Arzachena la cittadina della provincia di Olbia-Tempio è, dopo Olbia e Tempio Pausania, il comune più popoloso della Gallura (12.961 abitanti). Quello che fino al 1922 era solo una frazione di Tempio Pausania con un’economia incentrata principalmente sull’agricoltura, è oggi diventato un grosso centro turistico di fama internazionale perché all’interno del suo territorio è racchiusa la famosa località della Costa Smeralda. L’importanza economica di quest’area è data dall’impennata demografica subita a partire dagli anni ’60, che ha registrato fino ad oggi, indici quasi triplicati con un tasso di crescita ancora in corso intorno al +16& ogni dieci anni. Siamo nella porzione nord-orientale della Sardegna, a margine della storica regione della Gallura, dove arriva il penultimo tratto dell’Orientale Sarda, la storica Strada Statale 125 che congiunge Cagliari con Palau. Il territorio comunale di Arzachena si estende per circa 228 km2di cui, quasi 90, è solo costa. Baie, insenature e spiagge sono entrate a far parte, dal 1962, della celebre Costa Smeralda, l’area turistica fondata nel 1962 dal principe ismailita Karim Aga Khan IV.
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IL POPOLO VENNE DALL’ASIA MINORE
L’origine di “Arzachena” (così come Ardali, Bargasola, Libisonis, Scandariu, Sindia, Siniscola e Tiana) è, secondo le ricostruzioni della storiografia ufficiale, proveniente dall’Asia Minore, da dove sarebbero arrivate le genti in cerca di nuove terre agli albori della civiltà sarda. Il toponimo Arseguen sarebbe infatti di origine greca e l’Odissea parla del popolo dei lestrigoni che avrebbero abitato questa parte della Sardegna e scelto la città di ΑÏτακια come capoluogo del territorio. In epoca romana, l’area – nota col nome di Turibulum per via della grande roccia a forma di fungo che sovrasta l’attuale città e consisteva in due centri vicini, Turibulum maior e Turibulum minor – rivestiva già un importanza rilevante che mantenne poi in epoca giudicale diventando capoluogo della curatoria di Unale.
NEL CINQUECENTO LO SPOPOLAMENTO FU TOTALE
Il nome di Arsaghene, risale invece al 1421, riportato nella Carta d’infeudazione concessa da Alfonso IV di Aragona a Ramboldo de Corbaria. Nell’epoca di dominazione spagnola, il centro subì un esodo progressivo fino al totale spopolamento a causa delle due più brutte vicende della Sardegna passata: 1) le invasioni saracene – la triste piaga che investì tutte le coste della Sardegna per oltre 11 secoli, dal 705 al 1815 – e 2) le pestilenze mortali che ogni anno causavano centinaia di morti nelle principali aree abitative dell’isola.
I SACERDOTI NELLE CAMPAGNE PER DARE MORALE AI PASTORI E CONVINCERLI AD UNA VITA CIVILE
Bisognerà aspettare il XVI° secolo, e precisamente il 1716, per rivedere una comunità unita in questo lembo nord orientale della Gallura. Fu il re di Sardegna Carlo Emanuele III, a prendere direttamente in mano la situazione, attuando, da un lato, una politica militare di controllo dell’area e dall’altra, attraverso la collaborazione della Chiesa con l’invio di sacerdoti nelle campagne a rassicurare i pastori, una politica di ripopolamento e ricostituzione della comunità in una vita civile e cristiana. Il primo segno di questa rinascita si ebbe tra il 1774 e 1776, con l’edificazione della piccola chiesa campestre di Santa Maria d’Arzaghena (che poi diverrà Santa Maria Maggiore) attorno alla quale il paese prese pian piano sviluppo, tanto che, già nel 1909, poteva contare su 853 abitanti. Seguì, nel ’22, l’ottenimento dell’autonomia politica e amministrativa da Tempio Pausania e da lì, bypassata la Seconda Guerra Mondiale, cominciò uno sviluppo economico, da prima attorno alla tradizionale risorsa dell’agricoltura e della pastorizia e poi, con la nascita della Costa Smeralda, attorno al turismo che rappresenta oggi la principale risorsa della comunità .