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Home » Storia » Case cantoniere

Case cantoniere

Dossier

di Redazione
in Storia
Tempo di lettura: 8 minuti
Case cantoniere

In Sardegna vi sono poco meno di cinquanta case cantoniere, tra quelle ancora in piedi e funzionanti e quelle abbandonate e in stato di rudere. Il caratteristico colore rosso pompeiano le fa notare a colpo d’occhio in mezzo alla macchia, alla roccia o a un tratto di strada e rimane il tratto distintivo di alcuni paesaggi sardi. Altri elementi tipici di queste costruzioni sono le scritte sulla facciata indicanti la denominazione della strada ed il chilometro in cui la stessa cantoniera è collocata. All’ingresso, molte presentano il maestoso scalone di ingresso, finemente lavorato in pietra ed il disimpegno di ingresso, rivestito in perline di legno e molto ben illuminato dalle ampie vetrate. Maestosità e imponente bellezza sono i qualificativi con cui si possono descrivere queste testimonianze architettoniche di un recente passato che ha segnato fortemente la storia e l’economia della Sardegna.

PER LA SARDEGNA
LE STRADE SONO FONDAMENTALI

Nella prima metà del ‘900 le politiche di insediamento di nuove infrastrutture in Sardegna da parte dello Stato, hanno dovuto fare i conti con la mancanza di vie di comunicazione efficienti, soprattutto dei territori più interni. A ciò, in quegli anni primordiali per la viabilità meccanizzata sarda, si è sopperito grazie al prezioso contributo dei cantonieri e dei loro direttori dei lavori, i capocantonieri, ma anche delle loro abitazioni, le case cantoniere, che sono servite da luogo di lavoro e di vita negli angoli più selvaggi e belli dell’isola. Dal mare alla montagna, da nord a sud, oggi è ancora possibile visitare alcune delle più belle e storiche case cantoniere e immaginare come poteva essere, fino al secondo dopoguerra, la vita di chi si occupava della manutenzione delle strade. Fino agli anni ’80, le case cantoniere rimasero in servizio, poi, pian piano, l’insostenibilità dei costi di gestione, ha imposto allo Stato di tagliare le spese e progressivamente la loro utilità è venuta meno. Molte case cantoniere già allora erano state abbandonate, soprattutto quelle della prima e della seconda tornata costruttiva (1830-1919 e 1920-1939), poi venne il turno delle altre. Oggi, l’Anas (Azienda Nazionale Autonoma delle Strade), ente proprietario degli immobili, in qualità di gestore unico della manutenzione delle strade sta dismettendo alloggi e magazzini, nel quadro di un piano di valorizzazione e rilancio del patrimonio immobiliare. Molte case cantoniere avranno comunque l’obbligo di rimanere “in attività “, specialmente in qualità di magazzino ed autorimesse (una ogni 50 chilometri di rete stradale). La stessa Anas ha stimato che il 20% degli edifici verranno ceduti, e molti di essi sono situati in posizioni di alta appetibilità e immediata valorizzazione, come ad esempio le case cantoniere di Geremeas e Solanas (provincia di Cagliari).

  • LEGGI ANCHE: IL SARDINIA PROJECT, LA SCONFITTA DELLA MALARIA IN SARDEGNA

DAL 1830
LE STRADE AI CANTONIERI
In Sardegna le case cantoniere cominciarono ad essere costruite a partire dalla prima metà dell’800 dal governo Sabaudo, il quale volle trovare una soluzione alla miglioria dei collegamenti stradali, che, finalmente, erano stati ritenuti di fondamentale importanza per l’economia della regione, in particolare del commercio, perché, di industria sarda, ancora poco si parlava. Il 30 aprile del 1830 fu emanato il Decreto Regio con cui si disciplinava la manutenzione delle strade che veniva affidato definitivamente al Corpo dei Cantonieri. Nonostante ciò anche con l’Unità d’Italia del 1861 la situazione delle strade sarde, che seguivano ancor gli antichi tracciati romani, si mostrava quasi ovunque disomogenea, specialmente nelle zone montane e dell’interno, come Barbagia, Mandrolisai, Goceano. Il Governo Lamarmora del 1864, emanò le leggi fondamentali per lo sviluppo delle strade in Sardegna, classificandole in Nazionali, Provinciali, Comunali e Vicinali, gestite rispettivamente dallo Stato, dalle Provincie e dai Comuni. Tuttavia le strade sarde risentivano di continue carenze, sia perché lo Stato puntava ancora al trasporto su rotaia del Continente, sia perché gli investimenti nel settore Strade venivano più volte ridotti per ristrettezze di bilancio, non essendo, detto settore, considerato strategico e prioritario.

1903: STAZIONI E PORTI TUTTI COLLEGATI
Davanti a questo stallo una svolta ci fu nel 1903 quando, si ideò l’avvio della realizzazione delle strade di collegamento per le stazioni ferroviarie e i porti postali (Cagliari, Olbia e Porto Torres) con costi ripartiti tra Stato, che si accollava il 50% della spesa, Provincie che dovevano sostenerne il 25%, e Comuni, che avevano il compito di sopperire al rimanente 25% di spesa.

PRIMA GUERRA MONDIALE: NASCE L’ANAS
Nel 1914 però scoppio la Prima Guerra Mondiale, e le strade sarde rimasero abbandonate in una condizione disastrosa. Non tutto tuttavia rimase abbandonato: vi fu una reazione dello Stato almeno sul piano formale con la creazione di un ente specifico che si doveva occupare propriamente delle strade, della manutenzione e dell’apertura: l’ANAS, l’Azienda Autonoma Statale della Strada.

DURANTE IL FASCISMO
LE CASE CANTONIERE
AUMENTANO DI NUMERO

Il governo Fascista nel frattempo aveva preso il potere, ed avviò anche nell’isola, un’enorme opera di bonifiche, di nuove costruzioni di strade e di numerose rivisitazioni urbanistiche dei principali centri abitati. L’obiettivo era il sostegno dell’economia che in quegli anni faticava a raggiungere il segno positivo. Gli enormi stanziamenti di fondi per opere pubbliche contribuirono a creare posti di lavoro e a ridistribuire po’ di ricchezza. Una strategia similare ma dalle dimensioni colossali fu attuata più o meno in contemporanea negli Stati Uniti, dove il Presidente Roosevelt, per risollevare dalla crisi la sua nazione ideò e attuo il famoso New Deal che con successo, nel 1929, portò alla realizzazione di importanti riforme economiche e sociali. In Sardegna furono questi gli anni della realizzazione di molte case cantoniere che dovevano operare su un raggio di azione di 5 km circa, in modo da garantire una capillare presenza sul territorio di cantonieri e di stradini. Con la massiccia costruzione di case cantoniere sotto il governo fascista, si formalizzò la definitiva figura del Cantoniere e del Capocantoniere.

IL CANTONIERE: UNA VITA SENZA SCONTI
Tra gli obblighi contrattuali che questi professionisti dovevano assolvere vi era quello che: “…ciascun cantoniere deve avere la sua abitazione il più possibile in prossimità del tratto di strada a lui affidato. E non può cambiare abitazione senza preventiva approvazione dell’Ingegnere Capo.”
“I cantonieri che abitano nelle case cantoniere o di ricovero esistenti lungo le strade nazionali sono tenuti a conservarle in buono stato e saranno responsabili delle degradazioni che avvenissero per loro incuria. Inoltre saranno in obbligo di lasciare la camera comune solamente di giorno, e la scuderia anche di notte, a disposizione dei viandanti a piedi e a cavallo che vi possano giungere in qualunque ora; e devono pure all’occorrenza, dare ricovero agli agenti della forza pubblica ed ai militari in servizio. I piazzali e i terreni annessi alle case cantoniere saranno pure mantenuti in istato da servire all’uso cui sono destinati.”

“Ogni cantoniere deve provvedersi e mantenere a proprie spese i seguenti oggetti, cioè:

  • Un badile;
  • Una vanga;
  • Una zappa;
  • Un piccone a punta e taglio;
  • Una mazza di ferro;
  • Un raschiatoio per raccogliere fango;
  • Due trolli di legno ferrati per la polvere;
  • Una ronca per il taglio delle sterpaglie alte e basse;
  • Un roncone per il taglio delle sterpaglie alte e basse;
  • Una pala di legno per la neve;
  • Una carriola o carretta a mano;
  • Una secchia per trasportare l’acqua;
  • Una lanterna;
  • Un anello di ferro del diametro interno di millimetri 45;
  • Una corda lunga 20 metri per l’allineamento dei cigli;
  • Due canne cilindriche lunghe due metri, con graduazione a decimetri e mezzi decimetri;
  • Un’asta cilindrica di legno alta due metri, munita inferiormente di punta di ferro, e superiormente di una lastra di ferro ovale, nella quale sta scritto il numero del cantone;
  • Un camiciotto di tela, conforme ai modelli che saranno approvati dall’Amministrazione;
  • Un cappotto di panno, conforme ai modelli che saranno approvati dall’Amministrazione;
  • Un cappello, conforme ai modelli che saranno approvati dall’Amministrazione;
  • Una piastra d’ottone con scrittovi sopra il nome della strada e il numero del cantone, da portarsi al braccio sinistro;
  • Un libro (che gli verrà dato dall’ufficio del Genio Civile dietro rimborso del valore di stampa) in cui si troverà Il Regolamento di servizio.

E poi:

“Nonostante poi qualsiasi intemperie, il cantoniere non deve abbandonare il tratto di strada affidatogli, ma ricoverarsi nel più prossimo luogo per riprendere il lavoro appena lo potrà e per accorrere ad ogni bisogno, […] sono eccettuati soltanto i giorni festivi[…]. Non può però il cantoniere allontanarsi mai dalla strada, ma anche quando debba rifocillarsi o riposare dovrà restare in luogo vicino alla stessa ed esposto alla pubblica vista“.

Lavori d’obbligo dei cantonieri. I principali tra i lavori di cui è tenuto il cantoniere sono quindi i seguenti:

  1. Sgombrare la superficie stradale dal fango e dalla polvere
  2. Appianare le rotaie che venissero a formarsi, e riempirle con ghiaia o pietrisco minuto.
  3. Spargere la ghiaia o pietrisco, sia per parziali e piccoli risarcimenti, sia per più estesi ricarichi, a seconda del bisogno ed in conformità degli ordini e delle istruzioni ricevute. Tali operazioni dovranno essere eseguite per modo da conservare al piano stradale la sua sagoma normale.
  4. Tenere in buon ordine i marciapiedi, per modo che la loro superficie non presenti depressioni, conservi il suo regolare declivio verso i fossi laterali e sia sgombra dalle erbe che si rendono incomode al passaggio.
  5. Rimuovere le materie che per frane o per altra qualsiasi causa venissero ad ingombrare la superficie stradale e ristabilire le porzioni scoscese del corpo stradale.
  6. Escavare i fossi stradali e spurgare le chiaviche ed i ponticelli non meno di due volte all’anno, cioè sul cadere della primavera e dell’autunno.
  7. Svellere le erbe e le piante che nascono nei muri delle opere d’arte appartenenti alla strada, tosto che apparisca la loro vegetazione.
  8. Rompere, particolarmente nei tratti in pendenza, i ghiacci che si formassero sulla strada, ovvero stendervi sopra uno strato di minutissima ghiaia o sabbia.

SOCCORSO AI VIAGGIATORI
“Sarà altresì dovere dei cantonieri di prestare gratuito soccorso ai viaggiatori ed alle vetture nel caso di intemperie o di disgrazie. Sarà riguardato come gravissima mancanza per parte dei cantonieri il chiedere ricompensa per il prestato aiuto.”

LA TIPOLOGIA COSTRUTTIVA
Le case cantoniere di Sardegna e d’Italia avevano tutte una medesima tipologia costruttiva, che prevedeva un piano situato di poco interrato dal livello della strada adibito a rimessa e garage e in più due appartamenti che trovavano posto ai piani superiori. Le case cantoniere erano a tipologia bifamiliare.
Per entrambi i nuclei famliari l’appartamento ha il suo fulcro nel grande androne d’ingresso vetrato che funge anche da disimpegno, su cui si affacciano tutti i locali. Previsti un bagno, una sala-cucina e due camere da letto. L’ingresso del primo piano avviene o dall’esterno, mediante la scalinata, o dall’interno per mezzo di una scala interna comune che rende totalmente autonomi i due appartamenti. Per l’appartamento al secondo piano invece, l’ingresso è uno solo, in corrispondenza del blocco scale che prende posto nel vertice inferiore della pianta. I due appartamenti erano dotati anche di un ampio giardino sul retro dell’edificio e di un pollaio.

LA FINE DI UN’EPOCA
La vita del cantoniere è oggi notevolmente cambiata, soprattutto grazie alla tecnologia che ha permesso di accorciare i tempi di lavoro, renderli meno faticosi e soprattutto di avere uno stile di vita più consono alla socialità . Così, se nel 1830 il cantoniere, faceva parte di un corpo armato che oltre agli attrezzi da lavoro, aveva in dotazione anche fucili e sciabole; se fino al secondo dopo guerra, la Sardegna era dotata di un’infinita rete di strade non asfaltate dove i carri con le loro ruote deterioravano il manto stradale e il lavoro del cantoniere era continuo dall’alba al tramonto, con poche ore di riposo; oggi, la pulizia delle strade è sempre affidata a questi professionisti, ma non c’è più l’obbligo di presidiarle costantemente vivendo tutta l’esistenza lavorativa nelle bellissime (e forse odiatissime per chi si spaccava la schiena al servizio dello Stato) case cantoniere.

Tag: DossierStoriaStoria della Sardegna
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