La vocazione mineraria del territorio di Lula è stata riconosciuta tale sin dagli antichi romani che da queste parti aprirono i primi giacimenti metalliferi usufruendo della manodopera a costo zero della schiavitù locale e d’importazione proveniente dai principali siti. Più recentemente alle falde della catena montuosa del Mont’Albo sono stati numerosi i tentativi di scavo poi trasformatisi in giacimenti minerari veri e propri: è il caso della miniera di “Su Ergiolu “, di “Guzzurru”, di “Argentaria” e soprattutto di “Sos Enattos” che a partire dalla metà dell’800 furono sottoposte ad un piano sistematico di sfruttamento che fecero da volano occupazionale per il Nuorese e il Centro Sardegna per oltre un secolo. Oggi, questi siti, sono stati inseriti nella lista del Parco Geominerario della Sardegna sorto sotto il patrocinio dell’UNESCO che li ha riconosciuti come patrimonio universale.
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GUZZURRA – (minerali piombiferi) – Il villaggio minerario di Guzzurra si trova in cima alla collina che si aggrappa alle falde occidentali del Mont’Albo. Sono ancora ben visibili e possono essere oggetto di visita guidata l’edificio della direzione, gli alloggi degli operai e la cisterna sotterranea. Fino alla definitiva dismissione l’area abitativa si completava pure di un piccolo ospedale e della stazione dei carabinieri. La miniera raggiunse il picco produttivo a metà dell’800 quando dava lavoro ad oltre 100 operai.
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SU ERGIOLU – (minerali piombiferi) – È il sito minerario adiacente che si apre a pochi passi da Guzzurra, seguendo il sentiero che scende giù nella valle. Anche qui sono visibili i resti della costruzione dove si trovava la macchina a vapore del pozzo d’estrazione e il camino suddiviso con apposita torre di scarico.
ARGENTARIA – (minerali piombo-argentiferi) – Anche quest’area è raggiungibile proseguendo il sentiero che bypassa il sito precedente di Su Ergiolu e ancora presenta i resti murari dei fabbricati che rimasero operativi sino alla fine dell’800, tra cui la splendida laveria “Su Barraccone“.
SOS ENATTOS – (zinco e piombo) È il sito minerario più noto del territorio di Lula e che oggi, dopo il riconoscimento di patrimonio dell’Unesco, è stato inserito di diritto nella lista dei Parchi Geominerari della Sardegna.
LA STORIA DI SOS ENATTOS
La miniera di Sos Enattos è ubicata nel territorio del Comune di Lula e iniziò la sua attività già in epoca nuragica, come ipotizzano le ricerche archeologiche nei siti di Su Tempiesu (Orune) e Sa Sedda ‘e Sos Carros (Oliena) dove sono stati rinvenuti reperti in piombo probabilmente proveniente dal vicino filone di Sos Enathos. Nelle epoche successive, la miniera mantenne un certo vigore, a partire da quella imperiale romana come dimostrarono le tracce degli antichi sfruttamenti rinvenuti negli anni ’60 del Novecento . Nel 1839 il conte Alberto Della Marmora, nei suoi studi in loco, pubblica una sua relazione nel trattato “A Lula, ai piedi del Monte Alvo” in cui riporta la scoperta di parecchi filoni metalliferi, tra cui quello dell’Argentaria e di Gossura. Tra i primi secoli dell’era cristiana e l’800 tuttavia, sebbene è ipotizzabile che il sito venisse sfruttato, non vi sono documentazioni certe che lo dimostrano. La storiografia ufficiale riporta documenti tecnici e contabili nel 1864 quando si parla di ” dichiarazione di scoperta del giacimento ” con successiva concessione mineraria che, dopo alterne vicende passò nel 1905 alla società mineraria franco-belga, la ” Societè Anonyme de Mines de Malfidano ”. Per un lungo periodo furono dunque imprese straniere a fare bottino dell’industria estrattiva di Lula e si affidavano a manodopera specializzata – sorvegliant, minatori, fabbri, falegnami – proveniente soprattutto dal Nord Italia, mentre, la cernita a mano e il lavaggio (effettuto con crivelli di varia tipologia) erano svolti da bambini e donne del posto. La filiera produttiva si avvaleva a quei tempi anche della prima fase di trasporto che consisteva nell’uso di carri trainati coi buoi i quali portavano il carico nella vicina Marina di Orosei per ciò che riguarda la miniera di Sos Enathos e di Siniscola per l’Argentaria e Guzzurra. Seguirono anni di attività non sempre florida, interrotta più volte da continui cambi di mano della concessione: nel 1951 la RIMISA S.p.A., nel 1971 l’Ente Minerari Sardo e, tra il 1979 il 1983 un’ennesima interruzione. Si passa poi all’ultima fase di vita, col rinnovamento del personale tra gli anni ’80 e ’90 che porta direttamente alla definitiva dismissione nel 1996, periodo in cui peraltro, numerose altre miniere della Sardegna chiudono i battenti. Nel 2003 il sito minerario passa alla Società IGEA SpA ( Società per gli Interventi Geo-Minerari ) della Regione Autonoma della Sardegna, che ristruttura l’area per una fruibilità turistica e la trasforma in Parco Geominerario sotto il patrocinio dell’UNESCO che riconosce tali siti patrimonio universale.
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Per le visite guidate alla miniera di Sos Enattos è possibile contattare al numero 0784.416614 per concordare un appuntamento.