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Home » Località » Castiadas

Castiadas

CITTA' E PAESI DELLA SARDEGNA

di Redazione
in Località
Tempo di lettura: 5 minuti
Castiadas
Dal regno della zanzara Anophele a centro di produzione agricola di pregio

Castiadas non è un agglomerato urbano ben definito, qualificabile come villaggio, paese o città , bensì un insieme dislocato di borgate sparse per le campagne che ebbe il primo nucleo di insediamento moderno in località Piradis, dove attualmente si trovano le antiche carceri. Il territorio è ricco di testimonianze puniche e romane, specialmente in località Cala Pira e Santa Giusta, di complessi nuragici, menhir, domus de janas e tombe dei giganti, che certificano frequentazioni già in epoca nuragica e prenuragica. In epoca fenicia invece l’area acquisì un importante ruolo commerciale nella rotta tra la Sardegna e l’Etruria.

Castiadas: aree umide stagionali nei pressi delle spiagge dimostrano ancora oggi l’esposizione del territorio agli allagamenti
OLTRE TRE SECOLI DI ABBANDONO PER MALARIA
In epoca medioevale Villanova Castiadas entrò a far parte del Giudicato di Cagliari e con la conquista aragonese passò sotto il controllo della nota famiglia dei Carroz.
Alla fine del’ 500, l’area, particolarmente umida per la presenza di numerose paludi dislocate nella costa, divenne un ricettacolo di malaria e peste e fu così abbandonata completamente per i successivi 350 anni.
I PIEMONTESI BONIFICANO 
Intorno al 1850 il governo locale della Sardegna, sotto la guida Sabauda, a seguito delle continue infestazioni di malaria e di peste che decimava la popolazione e della necessità di aumentare le superfici coltivabili, decise di approntare una massiccia politica di risanamento delle aree umide più pericolose e di provvedere al prosciugamento di varie paludi, tra cui quelle attorno alla tristemente nota Villanova Castiadas.
Castiadas: aree umide stagionali nei pressi delle spiagge dimostrano ancora oggi l’esposizione del territorio agli allagamenti
I CARCERATI FORNISCONO LA MANO D’OPERA
I costi pubblici per sostenere le operazioni di bonifica di Castiadas erano ingenti e fu così che nel 1871, dalla Direzione Generale delle Carceri a Roma, fu dato il via all’istituzione di una nuova colonia penale agricola, finalizzata al recupero delle zone acquitrinose e paludose attraverso opportune sistemazioni idrauliche. Nel 1875, il sopralluogo del Genio Civile di Cagliari e di alti funzionari pubblici, convinse le autorità che il Salto di Castiadas, territorio totalmente degradato e completamente spopolato doveva essere risanato.
Castiadas: i plessi della colonia agricola penale voluta dal governo sabaudo nel 1875

NEL 1875 COMINCIANO I LAVORI DI COSTRUZIONE DELL COLONIA PENALE AGRICOLA DI CASTIADAS
Nel 1875 si preparò la prima cartografia dettagliata dell’area per un totale di 6523 ettari da destinare alla Colonia. L’area prescelta ricadde su una posizione elevata e arieggiata, vicino a sorgenti d’acqua e lontana da vie di comunicazione in località detta Praidis. Ai primi di giugno del 1875 cominciarono i lavori per la costruzione della colonia penale agricola di Castiadas, in un territorio non particolarmente ospitale a causa della massiccia presenza di zanzara anophele, ma anche insicura perché si riteneva crocevia di contrabbandieri.

Dello stesso argomento: 

  • LEGGI ANCHE: IL SARDINIA PROJECT, L’ERADICAZIONE DELLA MALARIA IN SARDEGNA NEL DOPOGUERRA

LA COLONIA PENALE PIU’ GRANDE D’ITALIA
Sotto la guida di sette guardie carcerarie, che misero a lavoro trenta detenuti, iniziarono le bonifiche di questa zona della Sardegna, rimasta disabitata per centinaia di anni. Al centro dell’area fu eretta la colonia penale più grande d’Italia che arrivò ad avere una densità abitativa intorno alle duemila persone comprese tra loro carcerati, agenti di custodia, impiegati e rispettive famiglia al seguito. La colonia penale di Castiadas era di tipo “agricola”, destinata cioè ad ospitare i condannati meritevoli di premio cui veniva dato l’incarico di fornire la loro mano d’opera per bonificare terreni incolti o malsani da riconsegnare alle comunità locali. Il regolamento penitenziario per queste colonie penali di fatto era meno rigido rispetto al regime penitenziario ordinario. Le attività lavorative erano quelle tipiche del settore: raccolta pietre, taglio cespugli e alberi, scasso dei terreni, zappatura, aratura, semina, sarchiatura, potatura. L’obiettivo era l’autonomia e l’autosufficienza della struttura e pertanto, accanto ai contadini, agli allevatori e mungitori, vi erano pure i casari, i macellai, i fornai, i manovali, i fabbri, i calzolai e i falegnami. La colonia di Castiadas venne così divisa in poderi, presidiati anche da Diramazioni (sorta di case coloniche attrezzate come piccoli stabilimenti carcerari) in cui venivano prodotti differenti tipi di colture, a seconda della qualità del terreno e delle risorse idriche presenti. Queste diramazioni diventeranno poi abitazioni private a tutti gli effetti.

Colonia penale di Castiadas, plesso del personale

LA CHIUSURA NEL 1956 
La colonia penale agricola di Castiadas rimase in vita meno di un secolo: il 30 giugno del 1956, dopo aver raggiunto importanti risultati nel campo dell’agricoltura e della pastorizia.  f I detenuti che erano ospitati furono trasferiti altrove, tra cui nella colonia penale di Is Arenas (Arbus) e all’Asinara (Porto Torres).

  • LEGGI ANCHE: L’ISOLA DELL’ASINARA
Uno dei plessi del complesso penitenziario di Castiadas: il caseggiato della direzione.


AI COLTIVATORI LA CASA IN CAMBIO DELLA COLTIVAZIONE DEI TERRENI

L’ETFAS, Ente di Trasformazione Fondiaria Agraria della Sardegna, nato a seguito della riforma agraria approvata in quegli anni, prese in appalto il territorio di Castiadas e lo suddivise in sette aziende, assegnando ad ogni coltivatore diretto lotti da 10/15 ettari se pianeggianti o da 30/40 ettari se collinari.

ANNI ’60: AI SARDI DEL SARRABUS SI AGGIUNESERO GLI ITALIANI DELLA TUNISIA
Nel frattempo, sebbene dopo tempi lunghi che comportarono notevoli disagi per gli assegnatari, furono lentamente costruite le case coloniche. Molte di queste sono ancora oggi abitate dai discendenti di quelle prime permanenze. Il possesso della casa era subordinato all’obbligo di coltivare la terra di pertinenza e produrre un reddito annuo non inferiore a 700, 800 mila lire (pari a circa 360/420 euro attuali). La provenienza degli assegnatari era variegata, ma quasi tutta limitrofa: Muravera, Villaputzu, San Vito e Villasimius.  Ad essi si aggiunsero negli anni Sessanta del Novecento, i profughi italiani provenienti dalla Tunisia, costretti ad abbandonare il nord Africa a causa degli sconvolgimenti politici che si verificarono allora in quell’area. L’assetto sociale dell’area di Castiadas subì così una nuova, importante, trasformazione a cui si accompagnò un sistematico sfruttamento economico delle produzioni agricole, attraverso la nascita dell’oleificio, del caseificio, della cantina sociale, delle prime officine meccaniche e degli spacci per la vendita dei prodotti agricoli.

Costa Rei (Castiadas)
Costa Rei (Castiadas)

IERI LUOGO DI DETENZIONE, OGGI MUSEO A CIELO APERTO
Oggi le vecchie carceri di Castiadas, rappresentano un’attrazione per il turismo culturale perfettamente inserite nel pacchetto di offerte promozionali del territorio, accanto a quelle ben più note del turismo balneare. Ai visitatori, sempre appassionati di archeologia carceraria rimane da ammirare integralmente un imponente edificio, parzialmente ristrutturato, con annesso un cortile interno; la villa del Direttore, le celle, gli uffici e la farmacia. Il plesso è anche impiegato dal Comune di Castiadas per la realizzazione di eventi culturali di vario genere come mostre di artigianato e pittura.

1986: CASTIADAS COMUNE D’ITALIA
Nel 1986 l’insieme delle case coloniche abitate ormai costantemente per oltre un secolo, maturò un’identità territoriale e culturale propria, che, sebbene derivata da un insediamento tutto sommato recente, poteva ambire ad una identità politica definita in un’amministrazione comunale vera e propria. Fu così che nel 1986 quel drappello di case coloniche, insieme al centro più vagamente urbanizzato di Pradis, dove era sorta la casa colonica, ottenne la propria autonomia rispetto a Muravera.
Oggi Castiadas, è un comune che può contare su 1350 abitanti stabilmente residenti, in un territorio vasto e costituito da cinque borgate:
  1. San Pietro,
  2. La Centrale,
  3. Olia speciosa,
  4. Camisa,
  5. Annunziata.
A cui si aggiungono quelle più piccole di Masone Murtas, Sitò, Masone Pardu, Sabadi, Monte Gruttas, Maloccu, Ortedusu, Cala Sinzias e Cala Pira.
Costa Rei (Castiadas). Quelle che un tempo erano delle paludi ora sono diventati dei giardini e delle villette a schiera che ospitano ogni anno il turismo nazionale e internazionale.
Costa Rei (Castiadas)
Costa Rei (Castiadas)
Tag: Agricoltura della SardegnaAree umide della SardegnaCarrozCastiadasCosta Orientale SardaDomus de janasGiudicatiLocalitàMalariaMenhirNuraghiNuragiciPaludiSud SardegnaZanzara Anophele
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