Per risolvere la guerra russo-ucraina, iniziata il 20 febbraio 2021 con l’aggressione della Russia all’Ucraina, entrambi i paesi devono scendere a compromessi.
La Russia fuori dalla Crimea e l’Ucraina fuori dalla Nato
I compromessi più ragionevoli prevedono il ripristino della sovranità ucraina in tutti i suoi territori nazionali compresa la Crimea e la rinuncia, da parte dell’Ucraina stessa, di un’adesione alla Nato.
2014, Prima violazione dell’integrità territoriale ucraina
Secondo il Memorandum di Budapest sulle garanzie di sicurezza siglato nel dicembre del 1994 e registrato ad ottobre del 2014 tra Russia, Ucraina, Stati Uniti e Gran Bretagna, si prevedeva la consegna da parte dell’Ucraina di tutte le armi nucleari ancora presenti sul suo territorio dopo la caduta dell’Urss e, la stessa ex repubblica sovietica ottenne l’assicurazione che sarebbe stata garantita la propria integrità territoriale, indipendenza e sicurezza.
** Secondo Kiev, il Memorandum sarebbe stato violato nel febbraio del 2014, quando la Russia, si annesse la Crimea, prima con il presidio militare dei cosiddetti “omini verdi”, militari russi senza banidera con mimetica verde, poi col referendum del 16 marzo (non unanimente riconosciuto a livello internazionale).

2022,
Attorno a queste condizioni ruoteranno poi tutti gli altri compromessi, come ad esempio:
- La possibilità che l’Ucraina entri nell’Unione Europea
- Il pagamento della ricostruzione dell’Ucraina per il 100% nei territori occupati dalla Russia e per il 75% in quelli non occupati ma aggrediti.
- La possibilità che nei territori ucraini russofoni possa vivere pacificamente una comunità russa a cui sia consentita la libera interpretazione della propria diversità culturale, seppur rimanendo sotto la legislazione nazionale ucraina.

Al bando la Globalizzazione
A queste condizioni sarà possibile arrivarci se nel mondo si rinuncia una volta per tutte alla sopraffazione del diverso e si accetti con tolleranza e apertura mentale l’esistenza di una comunità mondiale costituita da varie etnie, popoli, visioni politiche, culturali, civili, sociali, economiche.
La coesistenza delle diversità sarà possibile rinunciando alla globalizzazione come strumento di omologazione culturale ed economico che porta un solo soggetto, il più forte, a dettare la linea di comando per tutti .
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Siamo tutti uguali perché siamo tutti diversi
Uno dei principi base della democrazia è la rappresentazione paritaria delle diversità tra cittadini. Ciò significa che tutte le macroaree, ovvero l’Occidente, la Cina, la Russia, l’India, il Sud Est asiatico, l’Iran, il Mondo Arabo, l’Africa continentale accettino la convivenza e il rispetto delle diversità di opinione, di visione, di interpretazione della vita sociale e individuale.
Questo perché la presenza di un’opposizione, di una diversità, di un’alterità, di controppeso è il l’ago del bilanciamento tra forze ed evita che un blocco economico e culturale possa sopraffare l’altro.

La guerra in Ucraina nasce a Berlino nel 1989
La guerra Russo-Ucraina è nata dallo scontro tra blocchi di potere, in questo caso la Russia da una parte e l’Occidente dall’altra.
Dopo la caduta del Muro di Berlino infatti e il ritiro della Russia, allora Urss, della sua influenza culturale, politica ma soprattutto militare nell’Europa orientale (avvenuta in conseguenza del fallimento del regime sovietico), si doveva prevedere l’esistenza di “stati cuscinetto” tra blocco occidentale e Russia.

L’Est Europa un cuscinetto
Secondo gli accordi verbali (e non scritti con apposito trattato), quegli stessi stati europei che un tempo erano sotto l’orbita sovietica (Lituania, Lettonia, Estonia, Polonia, Cecoslovacchia, Romania e Bulgaria), dovevano rimanere in una condizione di neutralità politica rispetto ai due blocchi e fungere da “cuscinetto”.
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Gorbaciov non propone un trattato
Questa era infatti la proposta fatta da Michail Gorbaciov in quel lontano 1989, affinché l’allora Urss ritirasse la propria influenza da quei paesi. L’accordo tuttavia rimase un insieme di parole al vento, mai riportate in un disegno scritto, firmato e controfirmato da Stati Uniti e Russia.
La Nato ne approfitta e si mangia tutto
Le conseguenze di questo grave errore diplomatica dell’allora presidente sovietico sono quelle che hanno portato alla attuale guerra in Ucraina. E cioè: il progressivo assorbimento di tutti i paesi un tempo sotto il controllo sovietico nella Nato e la determinazione di un confine diretto tra i due blocchi.
Nato e Russia faccia a faccia
Cadendo infatti le figure di questi stati cuscinetto tra Russia e Occidente, i due blocchi si sono trovati faccia a faccia. Una condizione impossibile da sostenere man mano che è cresciuto da un lato l’appetito predatorio della Nato e dall’altro l’insofferenza della Russia (in particolare il regime putinano) che si è trovata sempre più accerchiata.
Putin difende se stesso non la Russia
A questo punto, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il possibile accordo tra Nato e Ucraina che prevedeva da qui a poco tempo l’ingresso anche di questo paese nell’alleanza occidentale. È stato inevitabile dunque che, un regime paramilitare come quello putiniano, timoroso che le bocche di cannone occidentale potessero orientarsi una volta per tutte verso Mosca e verso quel sistema di potere autocratico, si inventasse un “casus ” (il mancato rispetto dell’etnia russa in Ucraina) per attaccare prima egli stesso venisse attaccato.

Le armi sono merce
Bisogna infine considerare il business delle armi. Questo lucrosissimo interesse commerciale è infatti fiorentissimo praticamente in tutto il mondo, senza grosse distinzioni tra i vari paesi. L’economia che si basa sulla vendita delle armi ha un unico interesse: che queste armi si usino e si distruggano, affinché se ne possano vendere continuamente.
C’è chi dice no a Putin, ma non conta
In un regime autocratico e paramilitare come quello attualmente presente in Russia, con un complesso di inferiorità culturale nei confronti dell’Occidente, dedito da anni ad un riarmo preventivo senza precedenti, l’accumulo di materiale bellico e lo sviluppo di una visione marziale e militare nei centri nevralgici del regime (questi centri nevralgici non sono mai stati costituiti dalla popolazione russa subalterna e più pacifica e, tanto meno, quella più interessata alla contaminazione con la visione occidentale) era inevitabile che prima o poi avrebbe trovato sfogo in un qualcosa di grande, di importante, come l’aggressione ad uno stato sovrano.
Bisognava farla grossa
A soddisfare questi istinti marziali infatti non sono bastate le partecipazioni alla distruzione della Siria, i sostegni palesi o in incognito dei vari gruppi di potere antioccidentali in Africa. Con l’accumulo di questo nervosismo di Stato e il gonfiaggio dopato dell’ego di regime, prima o poi la tensione sarebbe dovuta sfociare un appassionante guerra di aggressione stile Seconda Guerra Mondiale.

L’America non dà l’esempio
Dall’altra parte invece, sebbene si parli del blocco occidentale come l’area del mondo più sviluppata dal punto di vista civile per l’esistenza di regimi democratici, il business delle armi è altrettanto florido.
Stati Uniti: armi per tutti
Nella democratissima America non a caso, a livello interno, le lobby delle armi sono in grado di piegare qualsiasi tentativo di chiusura – per via parlamentare – del mercato delle armi alla popolazione. Questa operazione è infatti la sola in grado di curare la deriva primitiva che sta portando la civilissima democrazia americana a convivere con la violenza sociale in grado di ammazzare impunemente e liberamente i cittadini inermi che si sono trovati davanti ad un pazzo con l’arma da fuoco in mano.
Le armi si producono, si vendono e si usano anche in Occidente
Al business delle armi in ambito “civile” si sommano, per i grandi industriali del settore, i lucrossissimi affari che si fanno con gli Stati di tutto il mondo, a cui si vendono ogni giorno armamenti di ogni tipo. Lo stesso governo americano non è esente dall’acquisto di questa merce e la Nato, in prima fila come organizzazione sovranazionale che per ragioni di sopravvivenza punta prima di tutto ad avere un arsenale aggiornato ed efficiente.
Ad un passo dalla guerra nucleare
L’accumulo di tutte queste energie deve essere prima o poi sfogato nell’esercizio della guerra, sia essa definita “preventiva” per evitare malumori dell’opinione pubblica, sia “di difesa” come nel caso della guerra in Ucraina dove, il progressivo armamento del paese aggredito, sommato alla resistenza russa di cui sopra, sta portando il confronto Russa / Nato al limite dell’olocausto nucleare.
