Mamoiada è un piccolo paese (2.600 abitanti circa) che si trova al centro della Barbagia di Ollolai, in un territorio fertile e ben servito dai numerosi corsi d’acqua, che sin dai tempi antichi fu sede di insediamenti nuragici. Il paese è situato a 644 metri sul livello del mare e dista 17 km dal capoluogo di provincia Nuoro. Questa comunità è nota in tutto il mondo per aver conservato intatto una tradizione carnevalesca ( leggi anche: i Mamuthones e gli Issohadores) antica e primordiale, che intreccia legami forti con la cultura pagana e paleocristiana della Sardegna.
LA STORIA CELTICA
Già in epoca preromana Mamoiada e il suo circondario era oggetto di importanti frequentazioni umane. L’antropologia e l’archeologia hanno dato più volte risposte in merito, non solo constatando la fertilità della terra, ma anche grazie alle inequivocabili testimonianze lasciate sul terreno. Tra cui, Sa Perda Pintà la ” pietra dipinta”, nota anche come Stele di Boeli, una lastra di 270 cm di altezza, adornata in superficie con la raffigurazione di cerchi concentrici e coppelle che richiamano a immagini relative a fatti storici, sacri o leggendarà®. La somiglianza con altri reperti simili trovati in territorio celitico (Scozia, Irlanda, Galles e Bretagna) e nella vicinissima Corsica fa pensare che pure in Sardegna la cultura celtica, abbia fatto cenno di presenza.
ROMA FONDA UN PRESIDIO MILITARE PER ATTACCARE LA BARBAGIA
Data la fertilità dei luoghi e la posizione centrale lungo la strada Ulbiam-Caralis, Mamoiada fu, sin dall’epoca romana, sede logistica per le incursioni militari nella ostica Barbagia. Testimoniano oggi le origini romani del paese, il nome dato ad un rione “ Su astru” , da “Castrum”, piccolo presidio, e ad una fontana “Su antaru vetzu“, “La vecchia fonte” che si trova al centro dell’omonimo quartiere.
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NEL MEDIOEVO PASSA DI MANO DA ARBOREA AGLI ARAGONESI
Nelle epoche successive Mamoiada fece parte del Giudicato di Arborea, subì poi la dominazione Aragonese del XV secolo e nel 1604 fu assegnata al Ducato di Mandas. Testimoniano oggi le varie appartenenze alle giurisdizioni del passato le numerose chiese, soprattutto quelle disseminate nelle campagne, tra cui meritano citazione per la loro particolarità architettonica la Chiesa di Loreto (1600) con una cupola affrescata, e il santuario dei SS. Cosma e Damiano, circondato da alcune decine di piccoli alloggi per i pellegrini (‘umbissìas).