I Musulmani sono la seconda comunità religiosa del mondo dopo il Cristianesimo. La parola “musulmano” deriva da “muslim” che significa “dedito a Dio”.
L’Islamismo è invece la religione praticata dai musulmani. La parola “islam” vuol dire “abbandono” o “sottomissione” totale ad Allah. Allah è un termine arabo-semitico che significa “divinità”.
I musulmani credono nella rivelazione dell’unicità e dell’onnipotenza di Allah che fu comunicata a Muhammad (Maometto in italiano) durante un sogno dall’arcangelo Gabriele nel 610 a.C.
I Musulmani sono attualmente nel mondo circa 800 milioni di cui gli Arabi, il popolo di Maometto, dove è nato l’Islamismo, sono il 20%.
LA DIFFUSIONE ATTUALE DELL’ISLAM
I Musulmani sono diffusi ovunque sui cinque continenti e il loro numero complessivo equivale a circa il 17% della popolazione mondiale.
Di essi:
- Il 65% vive in Asia Occidentale e Meridionale;
- Il 26% vive in Africa.
DOVE L’ISLAM E’ RELIGIONE DI STATO
Attualmente, l’Islam è diffuso in 162 paesi. È pertanto religione di stato e maggioranza della popolazione in:
Penisola Arabica
- Arabia Saudita
- Yemen del Nord
- Kuwait
Asia Occidentale
- Turchia
- Siria
- Palestina
- Afghanistan
- Pakistan
- Iran
- Iraq
Asia Meridionale
- India
- Malaysia
- Maldive
- Bangladesh
Africa Settentrionale
- Egitto
- Libia
- Tunisia
- Algeria
- Marocco
- Mauritania
Africa centro-orientale
- Sudan
IN INDIA LA MAGGIOR CONCENTRAZIONE DI MUSULMANI
In India si trova la comunità nazionale con il maggior numero di musulmani. Questo perché, sebbene in rapporto alla popolazione indiana essi costituiscano solo l’11%, la densità demografica in questo paese è tale che l’Islam conta qui la maggior concentrazione di fedeli.
In Europa esistono circa 9 milioni di Musulmani, di cui:
- Oltre 2 milioni nei paesi della penisola Balcanica con particolare concentrazione in Albania (50-59% della popolazione), Montenegro e Macedonia (40-49%).
MAOMETTO
- Maometto tra storia e leggenda
La storia di Maometto così come quella di altri fondatori religiosi è un miscuglio di fatti leggendari e fatti storicamente accertati. Tra di essi la prima leggenda già compare durante la gravidanza della madre, secondo cui, ogni mese, una voce in cielo e una in terra le andava ripetendo: “Esultiamo, perché si avvicina il tempo in cui nascerà Abul-Kasim, degno di ogni benedizione!”.
LA STORIA DI MAOMETTO
Maometto nasce nel 570 d.C. e diventa orfano a 6 anni. Egli trascorre quindi la sua infanzia e la sua adolescenza sotto la custodia degli zii. La sua città natale è La Mecca (LEGGI ANCHE: LE CITTA’ DELL’ISLAM) e qui, il futuro fondatore dell’Islam, conduce la sua vita di aiuto pastore, cammelliere e mercante per l’attività dello zio. Lo zio, come ogni arabo di quel tempo, conduceva un’esistenza dura e precaria tipica del nomadismo dell’epoca quando la vita, in un ambiente ostile e inospitale come il deserto arabico, si basava sulla ricerca di una soluzione alla propria sopravvivenza.
Grazie a questa esistenza itinerante Maometto ha la possibilità di conoscere e aprirsi alle tante culture che i suoi traffici gli mettono in contatto. Tra gli eventi più determinanti per la sua formazione vi sono sicuramente gli incontri con l’Ebraismo e il Cristianesimo che in quel tempo continuavano la loro inarrestabile espansione nel mondo mediorientale e non solo.
La vita degli arabi allora, come fino alla metà del ‘900, era soprattutto una vita fatta di privazioni, di difficoltà e di pericoli tipici di un ambiente naturale poco ospitale per l’uomo, ma capace, per chi aveva tenacia, di forgiare il carattere indomito e volitivo che farà da sfondo alle conquiste dei secoli successivi, al punto che porterà quella che un tempo era una male unita popolazione nomade a governare uno degli imperi più grandi ed efficienti della storia, l’Impero Musulmano (622-750 d.C.).
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MAOMETTO POSSIBILE PROFETA
Nella sua vita giovanile di aiutante viandante alla mansione dello zio, in pochi anni, Maometto diventa esperto e abile viaggiatore, capace di condurre le carovane ovunque nelle pianure desertiche dell’antica Arabia, dal profondo sud (attuale Yemen) al nord (confini con l’attuale Iraq), fino a oltrepassare i confini settentrionali ed entrare in contatto coi popoli mediterranei del Medio Oriente. In Siria, in occasione di una spedizione carovaniera, Maometto conosce un monaco nestoriano che nota le sue abilità comunicative e di leadership, arrivando a predire la sua missione profetica, al punto che raccomanda allo zio di sorvegliarlo e proteggerlo.
IL LAVORO DI CAROVANIERE GLI FA CONOSCERE TANTE CONFESSIONI
Sono questi gli anni della prima vera ascesa al comando di Maometto: lo zio lo nomina “capo carovaniere” e lo mette in condizioni di frequentare in prima persona gli ambienti economici e sociali della città della Mecca che, a quell’epoca, era già crocevia obbligato per le tratte nord-sud tra l’Arabia Meridionale e la Siria, ma anche est-ovest tra l’India e l’Egitto.
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Maometto entra così in contatto con uomini di diverse religioni – Ebrei, Cristiani Nestoriani, Manichei – che saranno il serbatoio di idee che in parte rientreranno sotto forma di reminiscenze giovanili nel Corano, il testo che racchiuderà il messaggio divino di Allah. Date le sue capacità di comando, Maometto si guadagna ben presto la fiducia dei commercianti della Mecca al punto che verrà soprannominato al-Amīn, “il fedele”.
IL MATRIMONIO DI MAOMETTO
A 25 anni Maometto tuttavia, nonostante la conquistata posizione sociale e lavorativa, vive ancora in condizioni economiche modeste fino a quando entra al servizio di Hadiga, una vedova benestante di un ricco commerciante che faceva anch’egli la vendita e il trasporto di merci tra il nord e il sud della penisola arabica. In breve, grazie alle sue capacità organizzative, al senso di orientamento e alla evidente vocazione al comando, Maometto diventa così l’uomo di fiducia della donna e nel 595 entra addirittura nella sua vita privata, diventando suo marito.
Dal matrimonio di Maometto e Hadiga nascono tre figli, morti precocemente, e quattro figlie. Insieme adottano pure uno schiavo riscattato e conducono una vita coniugale felice per circa venticinque anni.
LA RIVELAZIONE DIVINA
All’età di 35 anni Maometto è ormai un affermato capo carovaniere con alle spalle un matrimonio con una ricca commerciante che gli garantisce uno status sociale stabile e di rilievo nella comunità araba pre-islamica di allora. In particolare, nella città della Mecca, dove lui ha il luogo di partenza delle sue spedizioni, raggiunge ben presto una certa visibilità per la sua affidabilità, al punto che viene prescelto dai capi religiosi locali per ricollocare in un angolo dell’edificio della Kaʿba, la “pietra nera”, un meteorite divenuto oggetto di culto della religione locale, che era stato provvisoriamente spostato durante le operazioni di rifacimento del tempio.
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IL LEGAME ISLAMISMO-GIUDAISMO
Secondo la tradizione Abramo aveva già collocato il meteorite in quell’angolo della Ka’ba perché era stato fissato come punto di partenza delle processioni rituali. Svolta quella mansione tuttavia, Maometto, ebbe necessità di fare un periodo di ritiro e andò a meditare lungo le pendici del monte Hira dove riflettete sul significato del giudizio di Dio sugli uomini e sulle mancanze del genere umano.
LA PRIMA RIVELAZIONE DI ALLAH
Fu così che, una notte, detta anche “Notte del Destino” (corrispondente all’ultima decade del mese del ramadan) dell’anno 610, Maometto si addormentò in una caverna ai piedi del monte Hira. Durante questo sonno, al futuro profeta gli apparve in sogno un angelo recante in mano un rotolo di stoffa coperto di segni, che volle comunicargli una prima rivelazione di Allah. Il messaggero gli tese la pergamena e lo esortò in questo modo: “Leggi!”. Al che Maometto rispose: “Non so leggere!”. Il messaggero di nuovo gli gridò di leggere e gli premette la pergamena sul petto. “Noi lo facemmo scendere nella Notte del Decreto (il Corano). La Notte del Decreto vale più di mille mesi”, gli disse l’angelo. In essa gli angeli e lo Spirito, al comando del loro Signore, discenderanno con divino Decreto che riguarderà ogni cosa.
MAOMETTO PENSA AL SUICIDIO, GARBIELE LO CONFORTA
Al termine di quel sogno Maometto improvvisamente si svegliò, ma quelle parole gli rimasero nel cuore e mentre si incamminava per scendere dalle pendici del monte sentì una voce dal cielo che lo salutava come inviato di Allah: “Maometto tu sei l’Eletto di Allah e io sono Gabriele”. Scorse a quel punto un angelo gigantesco che si manifestò dritto davanti all’orizzonte. A quel punto, sconvolto da tutto ciò, tornò a casa dalla moglie e le raccontò l’esperienza. Hadiga fu così la prima persona a credere nella sacra missione del marito. Egli però era ancora confuso, tanto che voleva fuggire da tutto. Si ritirò dunque di nuovo nel monte Hira dove però non trovò pace e, credendo che Allah lo avesse abbandonato, pensò di farla finita suicidandosi. A questo punto fu l’angelo Gabriele che gli parlò una seconda volta per ricordargli la fine dei giorni tristi della sua passata infanzia e giovinezza.
LA SECONDA RIVELAZIONE
Nei primi tre anni dalla Notte del Destino, la rivelazione di Allah rimase il segreto di pochi confidenti di Maometto, poi nel 612 ebbe una nuova rivelazione che gli disse “Colui il quale farà una buona azione sarà ricompensato con dieci volte tanto, ma colui che commette una cattiva azione, non gli sarà fatta ingiustizia” e lo esortò a dire: ”il mio Signore mi ha guidato sulla retta via, la via della religione di Abramo il giusto”. Ed ancora: “la mia preghiera, il mio sacrificio e la mia vita e la mia morte sono tutte per Allah”, il signore dei mondi.
ABRAMO NELL’ISLAM
Per l’Islam Abramo è l’antenato di Maometto tramite Ismaele. Egli è denominato “amico di Dio” e figura nell’elenco dei profeti di Allah. Tra essi vi sono anche Noè, Mosè, Gesù e poi, successivamente, lo stesso Maometto.
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L’ULTIMO E PIÙ GRANDE PROFETA
Maometto si considera dunque l’ultimo e il più grande dei 124 mila profeti di Allah, un messaggero di gioia per i credenti e un severo censore per gli increduli.
L’OPERA DI MAOMETTO COME PROFETA ALLA MECCA
L’annuncio profetico di Maometto si basava sulle rivelazioni ricevute ininterrottamente durante la sua vita e contenute nelle sure (o “parti” o “capitoli”) del Corano.
**Il Corano contiene nei suoi capitoli le rivelazioni ricevute da Maometto in vita.
LA PRIMA MISSIONE PROFETICA
Durante la sua missione decennale alla Mecca (621-622), il profeta annunciò alla gente la fine dei tempi ed esortò alla penitenza e alle opere di bene in vista del Giudizio Finale, propugnando con fermezza l’unicità di Allah, al quale i credenti dovevano completa sottomissione (islam). Giornalmente da allora, Maometto, ripeteva nei pressi della Ka’ba, con lo sguardo rivolto verso Gerusalemme, le verità rivelate.
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Le rivelazioni che ispirarono Maometto a una nuova religione si tradussero in una serie di norme che i fedeli avrebbero dovuto rispettare in caso di adesione:
- UN SOLO DIO – Esiste un solo dio, Allah, e Maometto è il suo profeta;
- PREGARE 5 VOLTE AL GIORNO – Ogni fedele deve pregare 5 volte al giorno, con il viso rivolto alla La Mecca (fino al 624 la direzione di preghiera era verso Gerusalemme);
- DIGUNO DURANTE IL RAMADAN – Ogni fedele deve osservare il digiuno durante il nono mese lunare, per commemorare la prima rivelazione a Maometto;
- ASTENSIONE DAI RAPPORTI SESSUALI DURANTE IL RAMADAN – Ogni fedele non deve avere rapporti sessuali durante il nono mese lunare, per commemorare la prima rivelazione a Maometto;
- OBBLIGO DI PELLEGRINAGGIO ALLA MECCA – Ogni fedele deve compiere, almeno una volta nella vita, un pellegrinaggio alla Mecca, la città santa dell’Islam dove Maometto ebbe la prima rivelazione;
- DOVERE ALLA GUERRA SANTA CONTRO GLI INFEDELI – I fedeli di Allah hanno il dovere di fare la guerra santa contro i non credenti;
- POLIGAMIA – Ogni fedele non può avere più di quattro mogli
- CONDANNA DELL’ALCOLISMO E DEL CONSUMO DI CARNE – Ogni fedele non deve mai bere alcolici né mangiare carne di maiale;
- NESSUN PERMESSO A RAFFIGURARE ALLAH – Non si deve raffigurare Allah in pitture o sculture, perché Dio è troppo grande e non può essere “rappresentato” in nessun modo artificialmente in scala, sarebbe un tentativo di ridicolizzazione e dunque un’offesa;
- OBBLIGO A LAVORARE E FARE PROFITTO- Ogni fedele deve lavorare, commerciare e guadagnare.
IL MOTIVO DEL SUCCESSO DELLA NUOVA RELIGIONE
Il credo proposto da Maometto trovò nella società araba preislamica e specificamente tra i marginati dalle attività economiche e sociali del tempo, il terreno fertile per innescare un processo di proselitismo molto più efficace e duraturo della religione pagana, politeista e classista fino ad allora imposta dal governo locale. L’islamismo ebbe il merito, similmente al cristianesimo, di interpretare il sentimento religioso anche di chi non aveva posto nella società per motivi economici o politici. Tale rappresentazione dava al povero un momento di conforto dinnanzi al disagio esistenziale che stava vivendo. L’islamismo ebbe quindi subito il favore tra i poveri e gli emarginati. Nel contempo però iniziò ad essere mal visto dai sovranismi politici ed economici che governavano la città della Mecca, in quanto destabilizzava la pace sociale tra classi dominanti e classi subalterne, minacciando di conseguenza il potere di chi lo deteneva. Maometto venne perciò ben presto considerato un pericolo, un esaltato e un destabilizzatore sociale.
GLI ULTIMI PRODOGI DURANTE IL PRIMO PROSELITISMO
A seguito di questa primissima fase di proselitismo la vita di Maometto ancora si arricchì di nuovi prodigi che allargarono ulteriormente il suo potere profetico: come quello del 27 del mese di ragab del 620, anno in cui morirono la moglie e lo zio, e Maometto venne rapito dall’arcangelo Gabriele sul cavallo bianco di nome Burak per essere portato dalla Mecca a Gerusalemme.
** Angelo = annunciatore, ambasciatore; Arcangelo = capo degli angeli
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IL PRIMATO DI MAOMETTO TRA I PROFETI
Durante questo viaggio notturno il profeta salì nei sette cieli dove incontrò prima Adamo (1° cielo), poi Giovanni e Gesù (2° cielo), quindi Giuseppe (3°), Idris (4°), Aronne (5°), Mosè(6°) e Abramo (7°). Tutti costoro lo accolsero come fratello e sommo profeta.
IL SECONDO MATRIMONIO DI MAOMETTO
In quello stesso anno del rapimento, Maometto aveva cinquant’anni e si sposò prima con la vedova Sawda e poi si fidanzò con la figlia diciassettenne di Abu Bakr che, dal 623, divenne la moglie prediletta.
L’ISLAM DIVENTA LEVA DI POTERE
Maometto trova i suoi primi seguaci tra le classi subalterne che diventano ben presto il primo organico seguito alla sua azione di proselitismo. La sua vocazione al comando, già notata in gioventù dal monaco nestoriano; già allenata nella sua vita lavorativa di capo carovaniere e intrisa successivamente di significato rivelatore grazie ai contatti onirici con l’arcangelo Gabriele, può adesso realizzarsi in quella di capo religioso a tutti gli effetti. Maometto diventa quindi profeta ma anche rappresentante politico di istanze rivendicatrici degli oppressi contro gli oppressori. Questa posizione di alta visibilità politica – ancora allo stato potenziale – lo espongono alla condanna immediata da parte delle autorità vigenti e del potere costituito, costringendolo alla fuga per non finire ammazzato. Inizia così l’esilio volontario nella vicina città di Medina, dove riorganizza pian piano la sua vendetta contro chi non ha creduto alla veridicità dei suoi sogni rivelatori e contro chi lo ha discriminato.
INIZIA L’ERA ISLAMICA: FUGA DALLA MECCA E RIFUGIO A MEDINA
Maometto quindi scappa dalla sua città, La Mecca, per fuggire a un tentato omicidio nei suoi confronti. Si trasferisce così nella vicina Medina, dove, a capo dei primi seguaci che diventano suoi sostenitori e suoi protettori fisici, inizia la nuova vita di condottiero. L’ostilità di autorità e commercianti meccani nei suoi confronti che lo hanno costretto alla fuga dalla sua città natale istigano in lui un desiderio di rivalsa. Il profeta, divenuto comandante, comincia così a organizzare spedizioni punitive coi propri seguaci attaccando le carovane che attraversavano Medina – città di passaggio obbligatorio nella via dell’Hijaz – e si dirigono alla Mecca. Dopo i primi assalti sperimentali, Maometto e i suoi, riescono in poco tempo ad assestare duri colpi al traffico carovaniere meccano, riuscendo a bloccare grossi convogli. Le capacità di condottiero e l’esperienza pregressa nel mondo carovaniere lo aiutano nelle operazioni, anche quelle più difficili. Come quella del 624 quando, con un gruppo di 300 uomini, riesce a predare una grande carovana di ritorno dalla Siria composta da ben 800 meccani.
INIZIO DELLA GUERRA SANTA: LA GIHAD
A dare ulteriore motivazione agli uomini di Maometto che combattono nelle difficili operazioni di assalto alle carovane meccane è una componente psicologica fondamentale: la convinzione che l’operazione di riscatto debba essere fatta in nome di Allah, perché è Dio che vuole la vittoria sui nemici dell’Islam.
La dimostrazione di questa volontà divina è data dalla forza con cui pochi uomini e male armati riescono ad avere la meglio su molti uomini e ben equipaggiati. Si ritiene cioè che è Allah a sconfiggere i nemici e a condurre alla vittoria (sura 8, 17). Si arriverà così, col tempo, ad attribuire l’espansionismo del dominio islamico mediante la forza delle armi al volere di Allah. Nasce il concetto di gihad o “guerra santa”, come strumento di espansione politica dei musulmani.
**La Guerra Santa (o gihad) viene concepita quando si è ritenuto che Allah abbia aiutato Maometto a sconfiggere gli 800 meccani con i suoi 300 seguaci durante un assalto ad una grande carovana proveniente dalla Siria (624).
Nella sura 2, detta “della Vacca”, si dice infatti: “E’ combattente per la causa di Allah contro coloro che combattono contro di voi, ma non trasgredite. Allah non ama i trasgressori. E uccidere tali trasgressori ovunque li incontriate; e cacciateli da ogni luogo onde vi abbiano cacciati; poiché la persecuzione è peggiore dell’assassinio. Ma non lottate contro di loro dentro o vicino alla Sacra Moschea, a meno che non vi provochino. Ma se essi vi aggrediscono, allora combatteteli. Così gli infedeli avranno ciò che gli spetta”.
LA PRIMA MOSCHEA
Quindici anni dopo questo storico avvenimento, nel 638, Maometto fa erigere a Medina la prima moschea islamica della storia. E’ questo il momento di inizio dell’era islamica.
LA VITA PRIVATA: POLIGAMIA MASCHILE
In conformità a quello che ormai è il rango di assoluto rilievo militare e religioso, Maometto ha la possibilità d crearsi un proprio seguito matrimoniale che si allarga oltre le norme prescritte dallo stesso Islam: egli si costruisce un grande harem del quale fanno parte nove mogli.
L’ISLAM RINNOVA L’EBRAISMO
Durante la prima opera di proselitismo che Maometto mette in atto alla Mecca, in cui riesce a formare un primo gruppo di seguaci appartenenti soprattutto alle classi più povere della società, entra in confronto dialettico con una delle più affermate dottrine religiose del tempo, quella ebraica che, già nella pagana e politeista La Mecca, ha una sua folta e organizzata schiera di seguaci. Si accende dunque fin da subito un confronto su chi ha la giusta interpretazione di Dio, tra ebrei e il nascente movimento islamico. Il confronto, alla luce dell’intransigenza reciproca porta in breve tempo alla rottura tra i due movimenti, tanto che Maometto ritiene di aver rinnovato l’Ebraismo, detta anche la “religione di Abramo”, arenatosi nella dottrina del Libro (il Vecchio Testamento).
MAOMETTO CAMBIA LA DIREZIONE DELLA PREGHIERA: DA GERUSALEMME A LA MECCA
Nel 624 Maometto, sulla scia del rinnovamento del culto e, forse per smarcarsi dalla tradizione ebraica, impone che il fedele all’Islam, durante la preghiera, debba assumere la qibla (la direzione durante la preghiera) non più verso Gerusalemme, bensì verso la Ka’ba. Inoltre, sceglie che sia il venerdì il giorno deputato al servizio divino e sostituisce il giorno di digiuno (ashura), che era stato introdotto sul modello giudaico, col mese di digiuno (il ramadan).
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LA RISPOSTA DELLA MECCA A MAOMETTO
I Meccani dopo aver subito gli attacchi alle loro carovane da parte di Maometto si riorganizzano e nel 625 attaccano direttamente la città di Medina. L’incursione ha un buon successo al punto che in battaglia oltre a sconfiggere i musulmani, arrivano a ferire lo stesso Maometto. Questi, sconcertato dall’efficacia dell’assalto pagano ipotizza che vi sia stato anche un atteggiamento collaborativo da parte degli ebrei di Medina verso i Meccani, e fa così uccidere seicento loro capifamiglia, vende le loro donne e i loro figli come schiavi e ottiene un’alleanza con i beduini per affrontare nuovamente il governo della sua città natale.
IL RITORNO ALLA MECCA
Nel 628 Maometto, ormai padrone di Medina, tenta insieme ai suoi seguaci armati un nuovo pellegrinaggio alla Mecca, ma l’operazione non riesce. Un anno dopo però, tessendo buoni rapporti con intermediari, riesce a ottenere un armistizio con i Meccani che riconoscono la pericolosità delle sue azioni e optano per un rapporto diplomatico. Maometto riesce così a raggiungere pacificamente la città. E’ la prima volta che accade. Sembrerebbe questa una prima concreta resa al potere nascente dell’Islam. Giunto a alla Mecca, Maometto prega e gira attorno al santuario della Ka’ba, visita il sepolcro della moglie e fa ritorno a Medina.
TERZO PELLEGRINAGGIO: NASCE LO STATO ARABO
Un anno dopo Maometto riparte con dieci mila seguaci e, ancora una volta senza incontrare resistenza, riesce ad entrare nella sua città natale. E’ il mese del ramadan dell’anno 630. Seduto su un cammello il profeta cavalca per sette volte introno alla Ka’ba, distrugge con un bastone i simulacri delle antiche divinità arabe, fa abbattere tutti gli idoli e le rappresentazioni degli dei fino ad allora adorati; fonda lo Stato Arabo (sorto dopo 20 anni dalla rivelazione di Maometto) e prende possesso della “pietra nera”: proclama così La Mecca, con il santuario della Ka’ba, la “città santa” dell’Islam. Dopo aver istituito il rito del pellegrinaggio alla Mecca, a cui prenderà parte una seconda volta prima di morire, Maometto fa ritorno a Medina.
IL PELLEGRINAGGIO D’ADDIO E LA MORTE
Tra il 630 e il 632, Maometto si dedica completamente ai suoi compiti di capo religioso e politico e nel 632 intraprende il suo ultimo pellegrinaggio. Con novantamila pellegrini si dirige verso la “città santa” e, giunto nella valle di ‘Arafat tiene un discorso di fronte a una immensa folla. Subito dopo, al suo ritorno a Medina, si ammala. L’8 giugno del 632 si reca per l’ultima volta in moschea; torna poi a casa e muore. La terza notte dopo la morte il profeta viene sepolto nello stesso luogo dove è spirato. La sua tomba si trova oggi nella moschea di Medina attorno alla quale è stata eretta una recinzione in ferro battuto su cui è scritta, in caratteri artistici, la sintesi del credo islamico “Non c’è alcun Dio all’infuori di Allah, Maometto è l’inviato di Allah “. Pochi anni dopo la sua scomparsa, il suo insegnamento è stato raccolto nel libro sacro del Corano.