La storia di Mosè è una storia leggendaria che fa parte dei capitoli più importanti della Bibbia ebraica e cristiana, in particolare dell’Antico Testamento. Non vi è pertanto nessuna attendibilità storica sulla sua esistenza e sul suo operato, ma è oggetto di fede della religione ebraica e cristiana che, ognuna, con rispettiva interpretazione, la inserisce nel quadro della propria storia.
Mosè è per gli ebrei e per i cristiani il maestro che guidò il popolo ebraico al ritorno in patria dall’esodo egiziano; mentre per i musulmani si tratta di uno dei profeti dell’Islam predecessori di Maometto. La sua figura è centrale anche l’Bahaismo e nel Rastafarianesimo.
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CHI ERA MOSE’
Abramo, il padre degli Ebrei, andò via dal Canaan, la terra d’origine del suo popolo, perché la terra era arida e non consentiva alla gente di sfamarsi. Decise quindi di guidare la sua gente verso un posto dove poter vivere meglio e la scelta ricadde in Egitto. Nel paese dei faraoni Abramo venne accolto ma fu subordinato assieme alle sue genti a condurre una vita al servizio degli egiziani e in particolare della corte del faraone.
Mosè era figlio di una famiglia ebrea di alcune generazioni successive a quella di Abramo. A quel tempo gli ebrei seppur inseriti nel tessuto sociale egiziano, erano ormai stanchi di vivere nella condizione di suddittanza che sfociava spesso in violenza gratuita e persecuzione di massa.
Abbandonato sulle rive del Nilo
Per paura che anch’egli venisse perseguitato, Mosè alla sua nascita venne portato dentro una cesta sulla riva del Nilo e abbandonato con la speranza che qualche benefattore lo trovasse e lo prendesse in custodia. A trovare quel bambino invece fu la figlia del faraone, che lo prese con sè e la portò a corte.
Mosè uccise un egiziano
Mosè quindi visse la sua infanzia e la sua giovinezza sotto la protezione diretta del faraone, ma non perse mai il suo senso di identità come facente parte del popolo ebreo. Un’appartenenza etnica di cui era orgoglioso e per cui aveva montato una grande rabbia di riscatto dalle persecuzioni e dalla segregazione. Tale rancore fu la motivazione che lo spinse a reagire con istinto omicida davanti ad una scena che gli comparve mentre camminava per strada: un sorvegliante egiziano che picchiava un ebreo. La reazione di Mosè fu di prendere a bastonate e uccidere l’aggressore.
LE DIECI PIAGHE
L’omicidio destò scandalo tra gli egiziani ed egli fu costretto a scappare dalla corte. Durante la fuga però, nei pressi del monte Oreb, ricevette la chiamata da Dio che lo invitava a tornare dal faraone per chiedere la liberazione di tutto il popolo ebreo e consentirgli di tornare in patria ad Israele. Il faraone tuttavia non accolse la sua richiesta. Dio allora punì il faraone e il suo popolo con le cosiddette ” dieci piaghe” che consistevano in:
- Cambiamento dell’acqua in sangue.
- Invasione di rane.
- Invasione di zanzare.
- Invasione di mosche.
- Invasione di cavallette.
- Morte del bestiame.
- Ulcere a persone e animali.
- Pioggia di fuoco e di grandine.
L’ESODO: LA FUGA CON LA SUA GENTE
Il faraone rispose a questa maledizione aumentano la persecuzione nei confronti degli ebrei. Mosè allora decise di radunare il suo popolo e di fuggire via verso la Palestina. Si diresse quindi verso il Mar Rosso con l’intenzione di attraversarlo e tornare nella Terra Promessa.
La fuga delle carovane ebree tuttavia ebbe una battuta d’arresto davanti alle acque del mare nei pressi del Golfo di Suez (Yam Suf): ma quando l’esercito egiziano era ormai alle calcagna, Mosè, con un colpo di canna sulla riva fece dividere le acque del mare e le sue genti poterono attraversarlo fino alla riva opposta.
L’esercito egiziano giunse sul posto subito dopo, ma una volta inoltratosi tra i fondali asciutti, l’acqua si rinchiuse e lo inghiottì.
I DIECI COMANDAMENTI
Mosè e le carovane al seguito proseguirono invece il loro cammino fino al monte Sinai dove fu chiamato da Dio attraverso il rovo ardente e ricevette le tavole della legge, i Dieci Comandamenti. Queste regole dovevano essere le linee guida spirituali che ogni fedele avrebbe dovuto rispettare per essere un ebreo, membro del popolo eletto da Dio.
I dieci comandamenti recitavano:
- Non avrai altro Dio all’infuori di me.
- Non nominare il nome di Dio invano.
- Ricordati di santificare le feste.
- Onora il padre e la madre.
- Non uccidere.
- Non commettere atti impuri.
- Non rubare.
- Non dire falsa testimonianza.
- Non desiderare la donna d’altri.
- Non desiderare la roba d’altri.
LA MORTE DAVANTI ALLA TERRA PROMESSA
Mosè a questo punto ripartì verso la terra di Canaan e dopo un viaggio di circa 40 anni nel deserto, giunse sul Monte Nebo dove, ormai vecchio e stanco incontrò la morte proprio in vista della Terra Promessa.
Il significato della storia di Mosè è tale per la tradizione ebraica che lo fa ritenere il suo più grande profeta.
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