I Lardiraius: le case in ladiri del Campidano
Fino agli anni ’60, nei paesi dell’hinterland cagliaritano – da Uta ad Assemini, fino a Serramanna e ad Arbus – era pratica comune costruire le abitazioni con i cosiddetti ladiri (dal latino later, “argilla”), ovvero mattoni crudi di argilla essiccati al sole. La tecnica tradizionale dei lardiraius , oggi considerata un patrimonio storico, culturale e identitario di molte comunità del Campidano, testimonia un sapere costruttivo antico e perfettamente adattato al clima locale.
📜 Origine del nome “Lardiraius”
Il termine lardiraius appartiene al dialetto sardo-campidanese e indica l’artigiano specializzato nella produzione di ladiri, i mattoni crudi di argilla e paglia essiccati al sole.
- Etimologia: dal sardo ladiri (“mattone crudo”) + suffisso -aius (indica mestiere o attività).
- Significato letterale: “colui che lavora i ladiri”.
- Area linguistica: Campidano e aree limitrofe della Sardegna meridionale.
- Contesto d’uso: termine tradizionale oggi usato in ambito storico-culturale e turistico.
Il nome riflette un mestiere che univa abilità tecnica e forza fisica, oggi simbolo del patrimonio identitario campidanese.
A Serramanna, negli ultimi anni è stato avviato un percorso di valorizzazione e sensibilizzazione legato a questa architettura, anche in chiave turistica. Nel centro storico (piazza Martiri) sono ancora visibili storiche abitazioni in ladiri, e il regolamento comunale consente ai privati proprietari di procedere solo a ristrutturazioni che preservino i muri esterni originali, garantendo così la salvaguardia dell’aspetto autentico del borgo.
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Caratteristiche tecniche e culturali de “I 𝗹𝗮𝗿𝗱𝗶𝗿𝗮𝗶𝘂𝘀”
Gli artigiani dei mattoni in **terra cruda** (ladiri), un patrimonio costruttivo del Campidano.
- Chi erano: artigiani locali abili nella produzione tradizionale di ladiri (mattoni crudi in argilla, fango e paglia).
- Zone tipiche: Serramanna e centri del Campidano, nell’entroterra cagliaritano.
- Attività tradizionali: preparazione dell’impasto (sa sciofa), stampaggio in “su sestu”, essiccamento al sole.
- Importanza culturale: tecniche tramandate per generazioni, simbolo di identità rurale e sostenibilità.
- Perché visitare: permettono di conoscere una forma antica di artigianato edilizio legato al territorio e alla memoria dei centri storici.
Fonte: tradizione costruttiva sarda e fonti locali
Lardiraius: tecnologia di importazione punica
L’uso dei ladiri – mattoni crudi di argilla essiccati al sole – fa parte della storia costruttiva della Sardegna e ha origini di importazione punica. La presenza di murature in ladiri rinvenute nel sito archeologico di Nora conferma infatti la diffusione di questa tecnologia già in epoca cartaginese.
La tecnica era largamente utilizzata in tutto il Nord Africa e nel Medio Oriente, aree in cui è tuttora praticata, soprattutto nei villaggi tradizionali dei deserti dello Yemen e dell’Algeria, ma anche in Egitto. Fu adottata in altre parti del mondo, come in Sud America (Perù e Cile) e nello Sri Lanka, dove rimane un metodo costruttivo sostenibile e adatto ai climi caldi e secchi.
In assenza di pietre: i Lardiraius la soluzione
A Serramanna e in gran parte del Campidano, l’uso dei mattoni crudi di argilla, paglia e fango – noti come ladiri – si diffuse perché il territorio non forniva pietre adatte alla costruzione. Al massimo si impiegavano i grossi ciottoli del torrente Leni, rotondeggianti e poco lavorabili.
Secondo le testimonianze dei vecchi muratori di Serramanna, la costruzione di una casa in ladiri seguiva fasi precise e ben codificate.
Le fasi di costruzione di una casa in ladiri
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Scavo – Nel punto stabilito per l’edificazione si realizzava una trincea, riempita con pietre e malta di fango o calce (antesignano del moderno calcestruzzo).
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Elevazione – Si costruiva uno zoccolo in pietrame alto circa un metro, sopra il quale venivano posati i mattoni crudi, fissati con malta di fango.
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Solaio – Il solaio era costituito da travi e tavolati in legno.
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Tetto – La copertura si realizzava con tegole artigianali a base di argilla.
Manutenzione delle case in ladiri
Le abitazioni in mattoni crudi richiedevano una manutenzione periodica, fondamentale per proteggerle dalle intemperie. La procedura tradizionale prevedeva:
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All’esterno: applicazione di scaglia di pietrame mista a malta di calce (oggi sostituita spesso da una reticella metallica fissata con chiodi).
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All’interno: stesura di un primo strato di intonaco di argilla per livellare le pareti, seguito da un sottile strato di calce.
L’arrivo del cemento soppianta il fango
Con il boom economico degli anni ’60, anche in Sardegna si assistette a un cambiamento radicale nelle tecniche costruttive. La diffusione del cemento e dei suoi derivati permise di velocizzare i tempi di realizzazione delle abitazioni e di ridurre sensibilmente i costi.
A Serramanna, i blocchetti cementizi – dopo una breve fase in cui si utilizzò la trachite proveniente dalle cave di Serrenti – sostituirono rapidamente i tradizionali mattoni in fango e argilla (ladiri).


Amianto e nuove problematiche abitative
Se da un lato il cemento semplificò la costruzione e abbatté i costi, dall’altro non sempre portò a un reale miglioramento della qualità abitativa. Le case in ladiri offrivano una naturale coibentazione, mentre quelle in blocchetti cementizi risultavano fredde e umide in inverno – con rischi per la salute come l’artrosi – e soffocanti in estate.
Per migliorare le prestazioni termiche, si iniziarono a costruire camere d’aria in laterizio o a utilizzare blocchetti di calcestruzzo e laterizi in modo quasi esclusivo.
Le coperture in lastre ondulate di cemento e amianto – ancora oggi non del tutto scomparse nonostante le norme igienico-sanitarie – deturparono il paesaggio urbano e peggiorarono l’isolamento termico, accentuando gli sbalzi di temperatura. La loro diffusione penalizzò anche gli artigiani di Furtei, storici produttori di tegole in argilla modellate e cotte a mano.
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Come si realizzavano i ladiri
Nelle campagne di Serramanna – in particolare nelle aie di Sa Rosa – e nei dintorni dei principali centri del Campidano, operavano numerose aziende artigiane specializzate nella produzione di mattoni crudi di argilla e paglia. I lavoratori, detti lardiraius, erano abili, infaticabili e dotati di grande resistenza fisica.
Le fasi di lavorazione
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Preparazione dell’impasto (sa scioffa) – L’argilla veniva cavata, sbriciolata, setacciata e mescolata con paglia tritata.
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Impastatura – Gli ingredienti venivano amalgamati con acqua usando sa marra (zappa) o i piedi nudi dell’operaio.
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Assestatura – L’impasto plastico veniva versato in stampi di legno (su sestu) e lisciato con mani bagnate.
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Essiccamento – I mattoni venivano allineati e lasciati asciugare al sole per più giorni.
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Impilatura – Una volta asciutti, i ladiri venivano accatastati in attesa della vendita.


Malattie e fatica dei lardiraius
Il lavoro dei lardiraius era estremamente faticoso e spesso causa di problemi di salute. Erano frequenti i casi di artrosi alle mani e alle ginocchia, dovuti alla prolungata permanenza nel fango durante la preparazione e la modellatura dei mattoni.
A loro si deve la creazione del paesaggio rurale tradizionale di gran parte dei centri storici campidanesi. La tecnica era antichissima, già nota attorno al 4000 a.C. presso Caldei ed Egizi, e tramandata fino all’epoca moderna.
📌 Informazioni Turistiche – Serramanna
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