Calasetta è un caratteristico borgo marinaro di circa 2.926 abitanti, situato all’estremità settentrionale dell’isola di Sant’Antioco, nell’arcipelago del Sulcis, proprio di fronte all’isola di San Pietro, raggiungibile con un comodo servizio traghetto. Il paese si trova a soli 9 metri sul livello del mare e si distingue per un territorio fortemente modellato dal rapporto con il mare: a ovest si incontrano basse colline, coste rocciose e falesie, mentre il versante orientale è caratterizzato da una costa bassa con acque poco profonde, affacciata sul canale che separa Sant’Antioco dalla Sardegna. Le spiagge di Calasetta, presenti lungo tutto il litorale, offrono ottime condizioni per la balneazione, ma è il lato occidentale — più esposto al maestrale e alle mareggiate invernali — a regalare i paesaggi naturali più affascinanti e selvaggi.
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🌊 Scheda informativa: Calasetta
- Località: Comune di Calasetta (SU), estremo Sud-Ovest della Sardegna – Punta settentrionale dell’isola di Sant’Antioco, nell’arcipelago del Sulcis
- Popolazione: ~2.900 residenti stabili (i “calasettani”, di origine tabarchina); forti presenze stagionali legate al turismo balneare
- Origini storiche: territorio abitato fin dalla preistoria (domus de janas e nuraghi); l’attuale centro abitato viene fondato nel 1770 da 38 famiglie liguri-tabarchine provenienti da Tabarka (Tunisia), su iniziativa del governo sabaudo
- Toponimo: interpretazioni diverse: da Calaxedda / Calasetta, diminutivo di “cala” (“piccola cala/porto”), oppure da Cal’e Sedda (“sella”), in riferimento alla particolare conformazione del rilievo presso la torre
- Geografia fisica: occupa la porzione nord-occidentale dell’isola di Sant’Antioco; territorio ondulato con basse colline (bricchi) e coste a falesia verso ovest; costa bassa con fondali poco profondi sul versante orientale
- Altitudine: centro urbano posto a circa 9 m s.l.m.; quote comprese tra il livello del mare e circa 140 m nelle colline interne
- Clima: mediterraneo caldo marittimo – inverni miti e ventosi, estati molto soleggiate e aride; il maestrale è il vento dominante e modella fortemente il paesaggio costiero
- Ambiente naturale: litorale con spiagge sabbiose e scogliere (es. Spiaggia Grande, Sottotorre, Le Saline); macchia mediterranea con ginepri, lentischi, cisti e la caratteristica “palma di San Pietro”
- Economia storica: inizialmente basata sulla pesca del corallo, poi sulla pesca del tonno e sulla piccola marineria; dall’Ottocento si sviluppano agricoltura (in particolare la vite) e allevamento
- Urbanistica: impianto a scacchiera di derivazione sabauda, progettato dall’ingegnere militare Pietro Belly secondo il modello del castrum romano; fulcro del paese è l’attuale Piazza Municipio (Piazza Pietro Belly)
- Patrimonio storico: torre costiera sabauda (detta torre spagnola, metà XVIII sec.) con funzione difensiva contro le incursioni barbaresche; chiesa parrocchiale di San Maurizio (XIX sec.), legata all’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
- Lingua/dialetto: prevale il tabarchino, variante della lingua ligure, con numerosi prestiti lessicali sardi; italiano diffuso in ambito pubblico e scolastico
- Area geografica: parte dell’Arcipelago del Sulcis, insieme all’isola di San Pietro (Carloforte) e a piccoli isolotti (Isola Piana, Il Toro, La Vacca, ecc.)
- Come arrivare: in auto da Sant’Antioco tramite SS 126 dir e strade provinciali costiere; Sant’Antioco è collegata alla Sardegna da ponte e istmo artificiale; porto di Calasetta con collegamenti traghetto per Carloforte (isola di San Pietro)
- Rapporti col territorio: forte legame storico e culturale con la comunità ligure-tabarchina di Carloforte e, al tempo stesso, stretti rapporti quotidiani con la Sardegna attraverso il vicino centro di Sant’Antioco
- Tratti distintivi: borgo marinaro noto come “la bianca” per il colore delle case, identità tabarchina e ligure, paesaggi marini ventilati, equilibrio tra cultura nord-occidentale e sardità del Sulcis
Poca acqua: resiste solo la Palma di San Pietro
Una delle caratteristiche più evidenti del territorio di Calasetta e dell’estremo sud della Sardegna è la scarsa piovosità, soprattutto durante l’estate. Questo clima arido limita la crescita della vegetazione e favorisce solo le specie mediterranee più resistenti, come rosmarino, lentischio, ginepro e mirto. Tra le piante più particolari spicca la meno conosciuta Palma di San Pietro, un’arecacea che gli antichi Greci chiamavano phoenix chamaeriphes, ovvero “pianta gettata per terra”. Si presenta come un cespuglio sempreverde alto pochi metri, apprezzatissimo già nell’Ottocento come pianta ornamentale, soprattutto nei giardini romantici. Questo elemento botanico, raro e caratteristico, rappresenta uno dei simboli naturali dei paesaggi secchi di Sant’Antioco.
Sant’Antioco semideserta nel Medioevo
Le origini del territorio di Calasetta affondano in epoca prenuragica e nuragica, come testimoniano le domus de janas di Tupei e i numerosi resti nuragici presenti nella zona. Nonostante la presenza di tracce fenicie, puniche e romane, la parte nord dell’isola di Sant’Antioco rimase quasi del tutto disabitata nel Medioevo. La ripresa avvenne solo nel 1572, quando gli Spagnoli costruirono diverse torri costiere per difendere queste coste esposte al mare aperto dalle frequenti incursioni saracene. Queste strutture fortificate segnarono il primo tentativo di rioccupazione stabile del territorio dopo secoli di abbandono.

Calasetta nasce dall’emigrazione forzata di esuli liguri in Tunisia
La storia moderna di Calasetta è profondamente legata alle vicende dei Liguri Tabarchini. Intorno al 1540, diverse famiglie provenienti da Pegli (Genova) furono spinte a lasciare la loro terra e salpare verso sud alla ricerca di nuove opportunità legate alla pesca. La navigazione li portò fino all’isola di Tabarka, in Tunisia, vicino all’odierno confine con l’Algeria. Qui il bey di Tunisi concesse alla famiglia genovese dei Lomellini il diritto esclusivo alla pesca del corallo, in cambio del riscatto del celebre corsaro turco Dragut, catturato proprio quell’anno dai Doria.
Dragut — tra i più temuti corsari del Mediterraneo — era noto per gli assalti alle navi mercantili cristiane e per i devastanti attacchi a città costiere come Rapallo, Portofino e San Fruttuoso. Fu catturato da Giannetto Doria, nipote di Andrea Doria, mentre si preparava ad attaccare la Corsica. La sua liberazione, ottenuta tramite concessioni economiche e commerciali, aprì la strada alla presenza tabarchina a Tabarka e, in seguito, alla fondazione dei futuri centri tabarchini in Sardegna, tra cui Calasetta.

Il Re di Sardegna offre ai Liguri Calasetta e Carloforte
La comunità ligure proveniente da Pegli rimase sull’isola tunisina di Tabarka fino al XVIII secolo, quando le popolazioni locali rivendicarono il controllo del mare e delle sue risorse, rendendo impossibile la convivenza. In un clima di crescente tensione, i coloni genovesi furono costretti ad abbandonare Tabarka, ma ottennero dal Re di Sardegna Carlo Emanuele III di Savoia la possibilità di fondare nuovi insediamenti nelle isole semidisabitate della Sardegna sud-occidentale. Nacquero così due dei centri tabarchini più importanti: Carloforte sull’isola di San Pietro (1738) e Calasetta sull’isola di Sant’Antioco (1770), oggi celebri per la loro identità ligure e per la lingua tabarchina ancora viva.
Ai Liguri si aggiungono i Piemontesi: nasce il Carignano del Sulcis
Dal primo sbarco alla fondazione ufficiale di Calasetta passarono pochi anni. L’impianto urbano venne progettato seguendo la forma dell’insenatura di Cala de Saba, dove sarebbero sorte le abitazioni e le attività produttive. I primi coloni furono 38 famiglie liguri, alle quali furono concessi terreni e importanti agevolazioni fiscali, con l’obbligo di non abbandonare il nuovo insediamento. L’orientamento del paese verso Carloforte e l’isola di San Pietro non fu casuale: quella fascia di mare era una delle principali vie di passaggio dei tonni, e la pesca del tonno divenne subito una risorsa economica fondamentale.
A partire dal 1773 arrivò una seconda ondata migratoria, questa volta piemontese: i coloni di Carignano (Torino) giunsero a Calasetta per introdurre la propria tradizione vitivinicola. L’esperimento agricolo fu ostacolato da una violenta epidemia che decimò la popolazione, ma lasciò un’eredità duratura. Da quelle prime coltivazioni nacque, secoli dopo, uno dei vini simbolo del Sulcis: il Carignano del Sulcis, oggi DOC e riconosciuto a livello internazionale. Anche il costume tradizionale di Calasetta conserva elementi della cultura carignanese, mentre dal punto di vista linguistico prevalse la parlata ligure, rendendo Calasetta — insieme a Carloforte — una vera isola linguistica ligure.
Il legame con la Liguria è ancora fortissimo: nel 2006, Calasetta è stata nominata Comune onorario della Provincia di Genova e ha celebrato il gemellaggio ufficiale con la sua terra d’origine, la frazione di Pegli.

Piemontesi e Liguri disegnano Calasetta ispirandosi ai fortini romani
L’impianto urbano di Calasetta nacque da un progetto preciso e strategico. Fu il piemontese Pietro Belly, ingegnere militare del Regno di Sardegna, a progettare il nuovo abitato ispirandosi al modello dei fortini e dei castra romani, con una struttura regolare e facilmente difendibile. L’edificazione dei primi lotti partì dall’incrocio di due assi viari principali — l’attuale via Roma (un tempo via Grande) e via Guglielmo Marconi — pensati per garantire un controllo efficace del territorio e una rapida risposta alle possibili incursioni dei pirati barbareschi. Il risultato fu una maglia urbana ordinata, essenziale e funzionale, che ancora oggi caratterizza il centro storico e ruota attorno alla piazza del Municipio (Piazza Pietro Belly), cuore della vita comunitaria.
A questo primo impianto di impronta sabauda seguì un ampliamento progettato dall’ingegnere Francesco Daristo, che introdusse elementi architettonici tipici delle cittadine liguri del Settecento. L’incontro tra geometrie piemontesi e stile ligure ha dato vita a un centro unico nel Sulcis, in cui l’ordine militare e l’identità tabarchina convivono armoniosamente nella trama urbana di Calasetta.
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Calasetta più sarda di Carloforte
Di fronte alla forte presenza ligure che caratterizza Calasetta e Carloforte, sorge spontanea una domanda: che ruolo hanno avuto i sardi in questo angolo di Sulcis? L’isola di Sant’Antioco, di cui Calasetta fa parte, è infatti geograficamente e culturalmente un frammento autentico di Sardegna. A differenza dell’isola di San Pietro — più isolata e totalmente plasmata dalla cultura tabarchina — Calasetta e il vicino centro di Sant’Antioco hanno sempre mantenuto un contatto più diretto con la “terra madre” sarda, favorendo scambi, contaminazioni culturali e interazioni economiche continue.
Questa prossimità ha contribuito a una maggiore influenza della sardità rispetto a Carloforte, pur senza sostituire l’identità ligure, che resta dominante nella lingua, nelle tradizioni e nella struttura sociale. In altre parole, la breve distanza geografica ha permesso alla cultura sarda di entrare più spesso nella vita quotidiana di Calasetta, ma non abbastanza da prevalere sulla radicata identità tabarchina: un equilibrio particolare che rende questo lembo di Sardegna un unicum storico e culturale.

San Maurizio di Calasetta e l’Oratorio
Le chiese urbane di Calasetta raccontano l’identità religiosa e culturale del borgo tabarchino, mettendo in dialogo tradizione ligure e radici sarde. Il cuore spirituale del paese è la Chiesa di San Maurizio, costruita nel XVIII secolo in stile sobrio e lineare, tipico degli insediamenti sabaudi. La facciata semplice e l’interno luminoso ospitano elementi che richiamano la devozione dei primi coloni provenienti da Pegli e da Tabarka.
Accanto alla parrocchiale, merita una visita anche il piccolo Oratorio di Sant’Anna, luogo di culto molto caro alla comunità e punto di riferimento durante le festività religiose estive. Questi edifici sacri, inseriti nel tessuto urbano ordinato di Calasetta, contribuiscono a definire il carattere del centro storico e rappresentano tappe ideali per chi desidera scoprire la storia e l’anima più autentica del paese.

Gli Spagnoli la presidiano
La Torre Spagnola di Calasetta, costruita nel XVI secolo lungo la costa nord-occidentale dell’isola di Sant’Antioco, è uno dei simboli più riconoscibili del paese. Edificata dagli Spagnoli come parte del sistema difensivo contro le incursioni dei pirati barbareschi, la torre aveva il compito di controllare il tratto di mare tra Calasetta e l’isola di San Pietro, garantendo collegamenti visivi con le altre torri costiere del Sulcis. La struttura, cilindrica e massiccia, è realizzata in pietra locale e domina ancora oggi il promontorio offrendo un punto panoramico suggestivo su Carloforte e sul Canale di San Pietro. Restaurata e valorizzata, la Torre di Calasetta è oggi una tappa imperdibile per chi visita il paese, unendo storia, architettura militare e paesaggi marittimi in un’unica esperienza.






































