Con i suoi poco più di quattromila abitanti, Orgosolo sorge nel cuore della Barbagia di Ollolai, a circa 620 metri di altitudine (non 20: il dato corretto è 620 m s.l.m.). Oggi il paese rappresenta una delle realtà storiche, culturali, turistiche e ambientali più significative della Sardegna. Il suo territorio, vasto e suggestivo, si estende per oltre 223 km², includendo foreste, altipiani, valli selvagge e alcune delle zone più affascinanti del Supramonte.
La forte identità comunitaria, l’inestimabile valore naturalistico del territorio e il patrimonio antropologico che caratterizza Orgosolo ne fanno un luogo unico nel suo genere, capace — da solo — di offrire un’immagine autentica e completa della Sardegna e della Barbagia.
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🌄 Scheda informativa: Orgosolo
- Località: Comune di Orgosolo (NU), Barbagia di Ollolai – Cuore montano della Sardegna centrale
- Popolazione: ~4.200 abitanti (gli “orgolesi”); comunità legata a tradizioni pastorali e cultura identitaria molto forte
- Origini storiche: insediamento antico, di probabile origine nuragica; noto in epoca moderna per il ruolo nelle vicende della Barbagia e per le trasformazioni sociali del Novecento
- Toponimo: probabilmente da radice prelatina legata a “luogo boscoso” o “villaggio tra le gole”; interpretazioni etnolinguistiche varie
- Geografia fisica: situato a 620 m s.l.m. sul versante meridionale del Supramonte; territorio caratterizzato da altopiani calcarei, gole, lecci e macchia mediterranea
- Clima: mediterraneo interno – estati calde e secche, inverni freddi con frequenti gelate; forte escursione termica
- Ambiente naturale: foreste di leccio e sughera, altipiani carsici e canyon; presenza del Monte Novo San Giovanni e dei boschi del Supramonte
- Fede e tradizione: forte identità religiosa e comunitaria; feste principali dedicate a Sant’Ignazio, San Michele e ai riti agro-pastorali
- Economia storica: tradizionalmente basata su pastorizia, lavorazione del latte, legname e artigianato rurale; nel Novecento noto per fenomeni di protesta e rivendicazione sociale
- Murales: dal 1969 Orgosolo è celebre per i suoi murales di carattere politico, sociale e culturale – oggi oltre 300 opere diffuse per tutto il paese
- Turismo: motore in costante crescita dagli anni ’90; attrattivo per i murales, la cultura barbaricina e gli itinerari naturalistici del Supramonte
- Luoghi d’interesse: percorso dei murales, centro storico, area montana del Supramonte, Punta Muratzu, Monte Fumai, il canyon di Gorropu (accessibile dai percorsi vicini)
- Patrimonio culturale: tradizioni del canto a tenore (patrimonio UNESCO), usi pastorali e riti stagionali, memoria delle lotte contadine e sociali
- Gastronomia: prodotti tipici barbaricini: pane carasau, pecorino, porceddu, ciccioneddos, miele, vini cannonau locali
- Lingua/dialetto: sardo logudorese barbaricino, tra le varianti più conservative della lingua
- Come arrivare: in auto da Nuoro (17 km) tramite SP 22; collegamenti stradali con i centri della Barbagia; aeroporto più vicino: Olbia-Costa Smeralda (~110 km)
- Periodo ideale: tutto l’anno; primavera e autunno per escursioni; estate per eventi culturali e percorsi guidati; inverno per atmosfera tradizionale e feste religiose
- Esperienze consigliate: itinerario completo dei murales, trekking nel Supramonte, visita alle Domus de Janas e ai siti nuragici vicini, degustazioni di cucina barbaricina
- Tratti distintivi: forte identità culturale, arte di strada unica in Sardegna, paesaggi montani selvaggi e storia sociale ricca
Il territorio di Orgosolo
Orgosolo offre ai visitatori un territorio straordinariamente vario e affascinante, che va ben oltre il famoso centro storico decorato da centinaia di murales – forse l’attrazione turistica più celebre del paese. Il paesaggio è dominato da un’alternanza di colline e rilievi montuosi, con un’unica area pianeggiante: la vallata di Lacoe, modellata dal corso del fiume Cedrino. Qui sorge la frazione di Glanoli, che si estende per circa 65 ettari all’interno di un rigoglioso bosco affacciato sul maestoso Supramonte.
In questa zona si trova anche una delle realtà spirituali più significative della Sardegna: il Centro di spiritualità Antonia Mesina, meta di gruppi religiosi, pellegrini e visitatori in cerca di meditazione, raccoglimento e crescita interiore. Circondato dal silenzio della natura, rappresenta un luogo ideale per ritrovare equilibrio e allontanarsi dalla frenesia del mondo moderno.
Paesaggio di media montagna
L’escursione altimetrica del territorio orgolese è particolarmente ampia: si passa dai 350 metri fino ai 1.400 metri delle cime più elevate. Tra queste spiccano Monte Armario (1.433 m), Punta Sa Pruna (1.416 m) e Monte Fumai (1.316 m), monti che definiscono il profilo imponente del Supramonte di Orgosolo. Non essendo una città moderna caratterizzata da edifici alti, il paese conserva panorami aperti e incontaminati: la natura abbraccia ogni periferia, regalando scorci mozzafiato che accompagnano l’abitato da ogni direzione.
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I dolmen e i menhir
Le prime testimonianze di presenza umana nel territorio di Orgosolo risalgono al Neolitico, come documentato da numerosi studi archeologici e dalla ricca letteratura specialistica. I dolmen e i menhir rinvenuti nelle località di Gorthene, Locoe, Oleìli, Galanoli e Sa Lhopasa confermano l’esistenza di antiche comunità preistoriche.
Queste popolazioni, insediate diversi millenni prima dell’età del Bronzo, svilupparono forme di spiritualità e ritualità comuni a molte altre aree della Sardegna, lasciando in eredità monumenti megalitici che testimoniano una cultura evoluta, pur nella sua semplicità.

Orgosolo e l’epoca nuragica
Alla fase preistorica seguì quella nuragica, ben rappresentata dai numerosi nuraghi presenti intorno all’attuale abitato di Orgosolo. Molti di essi sono oggi noti e visitabili, tra cui il celebre Nuraghe Mereu, un’imponente struttura in pietra calcarea bianchissima situata nel cuore del Supramonte di Orgosolo.
Questi insediamenti mostrano come l’area fosse intensamente abitata durante tutto il II millennio a.C., diventando un territorio strategico per la vita comunitaria e pastorale.

Il passaggio di giurisdizione continuo
Superata l’età nuragica e l’arrivo dei Romani – che per molti secoli tentarono senza successo di sottomettere la Barbagia – il territorio orgolese inizia a comparire nei documenti medievali solo dalla metà del Trecento. Nei testi compaiono i toponimi Orgusula e Orgosuli, probabilmente derivati da orgosa, ovvero “terra umida, ricca d’acqua”.
In questi anni Orgosolo versava le Rationes decimarum alla curia romana, segno della sua piena integrazione amministrativa.
Da Cagliari ad Arborea
Successivamente il villaggio entrò a far parte del Giudicato di Cagliari e della Diocesi di Suelli, sfuggendo al controllo pisano intorno al 1320.
Nel corso dei secoli XIV e XV, Orgosolo partecipò ai trattati di pace tra il Giudicato d’Arborea e i sovrani aragonesi, comparendo tra le comunità firmatarie. Si susseguirono poi diversi passaggi di giurisdizione: dal Giudicato di Torres al Regno d’Arborea, fino all’inserimento stabile nel sistema feudale aragonese.
Gli Aragonesi ad Orgosolo
Durante le dominazioni Aragonese, Spagnola e Sabauda, Orgosolo passò più volte nelle mani di famiglie nobiliari come gli Alagon, i Cubello, i Carroz e i Silva. Nel 1724 ottenne anche il possesso del villaggio disabitato di Locòe.
L’economia rimase a lungo basata sulla pastorizia transumante, che sfruttava le terre comunitarie della Barbagia. Orgosolo visse quasi senza scossoni i moti antifeudali e l’Editto delle Chiudende tra fine Settecento e inizio Ottocento.

La grande storia a Orgosolo
Antonia Mesina
Il Novecento ha lasciato un segno profondo nella storia di Orgosolo a partire dalla figura di Antonia Mesina (1919–1935), giovane martire orgolese beatificata dalla Chiesa cattolica. Morì per difendere la propria dignità opponendosi a un tentativo di violenza sessuale e venne lapidata dal suo aggressore.
Ogni anno, il 17 maggio, nella Parrocchia del SS. Salvatore di Orgosolo si celebra la sua festa liturgica, divenuta appuntamento spirituale e civile di grande significato per tutta la comunità sarda.
La Rivolta di Pratobello (1969)
Altro episodio di grande rilevanza storica è la celebre Rivolta di Pratobello del 1969, quando l’Esercito Italiano annunciò l’intenzione di trasformare l’altopiano di Pratobello in poligono di tiro. La popolazione – circa 3.500 persone – si oppose pacificamente occupando l’area per giorni.
La pressione civile ebbe successo: l’Esercito rinunciò al progetto.
La vicenda è considerata una vittoria storica della democrazia e della partecipazione popolare, nonché uno dei momenti simbolici della storia recente della Sardegna.

I murales di Orgosolo
I Murales di Orgosolo rappresentano uno dei simboli più riconoscibili della Barbagia e sono oggi un vero museo a cielo aperto. Nati alla fine degli anni ’60 come forma di protesta sociale e politica, questi dipinti murali raccontano eventi storici, lotte contadine, temi internazionali e frammenti della vita pastorale sarda. Passeggiando tra le vie del paese — soprattutto lungo Corso Repubblica e nel centro storico — si incontrano oltre 300 murales, realizzati da artisti locali e internazionali, che trasformano Orgosolo in un percorso narrativo unico. Colori intensi, stile figurativo e messaggi forti rendono ogni muro una testimonianza viva dell’identità orgolese. Oggi i murales sono una delle attrazioni più visitate della Sardegna centrale e un elemento chiave del turismo culturale del territorio.




Su Lionzu e il costume di Orgosolo
Il costume tradizionale di Orgosolo è uno dei più rappresentativi della Barbagia e riflette la forte identità culturale del paese. Il vestiario femminile è particolarmente ricco: comprende una gonna lunga in panno scuro pieghettata, il grembiule ricamato e la caratteristica fazzuledda (o mucadore), un velo colorato o nero che incornicia il volto. Le camicie presentano ricami minuti, spesso in tonalità rosse o dorate, mentre il corpetto – talvolta in velluto – esalta le linee tradizionali. Il costume maschile, più sobrio, è dominato dal nero e dal bianco: brache larghe, gilet in orbace e la tipica berritta accompagnano il mantello pesante usato nei mesi più freddi. Entrambi i costumi conservano elementi di antica tradizione pastorale e vengono indossati con orgoglio durante feste religiose, celebrazioni comunitarie e manifestazioni folkloristiche, diventando un simbolo dell’identità orgolese e barbaricina.





































