La Civiltà nuragica è stata la più importante espressione sociale, culturale, politica ed economica della presenza dell’uomo in Sardegna tra l’Età del Bronzo e l’Età del Ferro. Questa popolazione entrò in crisi intorno al VI° secolo, quando l’isola venne presa di mira dall’imperialismo cartaginese prima e romano poi.
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Le Culture Prenuragiche – < 1700 a.C.
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La Civiltà Nuragica – 1700 a.C. / 700 a.C.
La Civiltà nuragica ha lasciato ai posteri una considerevole quantità di testimonianze della sua presenza nel passato remoto della Sardegna, le più evidenti delle quali sono state i Nuraghi, costruzioni megalitiche dislocate in quasi tutto il territorio che avevano (si ipotizza) funzioni di presidio militare, di stoccaggio alimentare e di punto d’osservazione astronomico.
Oltre ai Nuraghi, i Nuragici hanno costruito anche Pozzi e Fonti Sacre, dove celebravano i loro riti in omaggio all’acque e Tombe dei Giganti, anche queste costruzioni megalitiche ma stavolta destinate alla tumulazione dei defunti e alla celebrazione di riti funerari.
I Nuraghi erano molto spesso l’edificio principale di un villaggio di capanne in pietra che venivano costruite attorno alle immediate vicinanze.
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Età del Bronzo: 2300 a.C. /800 a.C.
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Età del Ferro: 1200 a.C. / 550 a.C.
Significato di nuraghe
La parola “nuraghe” ha origine pre-indoeruopea e significa “cumulo di pietre”.
Nuraghe
cumulo di pietre
Prima dei Romani e dopo gli Egizi
I Nuragici vissero la loro epoca dopo la fine della Civiltà Egizia e prima della Civiltà Romana.
La più antica attestazione della parola “nuraghe”risale al I° secolo dopo Cristo, sebbene, come detto, il termine ha origine pre-latina. Ciò significa che non c’è alcun legame sulla radice del nome e l’arrivo dei Romani in Sardegna.
Nuraghe è una parola pre-latina
A Bortigali la prima attestazione del termine “nuraghe”
La più antica scritta “nuraghe” si trova sull’architrave del Nuraghe Aidu Entos, a Bortigali, dove si trova la dicitura ” Ili, iur in nurac Sessar“, ovvero “I diritti degli Iliensi nella regione del Sessar”.
Sessar e Nurac non sono parole latine. La prima è una locuzione geografica, la seconda evidenza la radice “nur-” che, secondo il glottologo dell’Università di Cagliari, Giulio Paulis, significherebbe “voragine” o “cavità a forma di pozzo” . Queste due parole potrebbero essere una descrizione delle camere centrali del nuraghe.
La parola nuraghe nel linguaggio moderno
Molte denominazioni geografiche ancora oggi utilizzate in Sardegna, hanno una chiara derivazione dalla parola “nuraghe”. Ovvero:
- Nuraminis, Comune del Sud Sardegna
- Nuraxineddu, frazione del Comune di Oristano,
- Nurachi, Comune della Provincia di Oristano,
- Nurri, Comune del Sud Sardegna,
- Tresnuraghes, Comune della Provincia di Oristano
- Nurra, sub-regione nord-occidentale della Sardegna
In Sardegna si stima
che esistano circa
6500
nuraghi
Sopravvisse ai romani
Nonostante l’arrivo di nuove culture la Civiltà nuragica sopravvisse a lungo in Sardegna anche dopo la fine del loro periodo di massimo splendore.
I primi luoghi in cui i Nuragici trovarono rifugio per scappare alle invasioni straniere furono le montagne dell’interno, in particolare quelle inaccessibili della Barbagia, dove mantennero ancora la loro identità per tutto il periodo romano.
Secondo le ipotesi di alcuni studiosi, la Civiltà nuragica, produsse gli ultimi echi della sua esistenza fino all’Alto Medioevo quando, dopo le ultime resistenze, cedette sotto il peso dell’omologazione culturale imposta dal Cristianesimo.
Il
Cristianesimo
chiuse le porte della storia alla
Civiltà Nuragica
Un lento processo di dissoluzione e trasformazione
La Civiltà Nuragica, secondo alcuni osservatori, non è morta di colpo, ma si è trasformata e progressivamente dissolta. L’arrivo dei Cartaginesi in Sardegna (VI°secolo a.C.) ha portato nell’isola nuove mode, nuovi culti e sopratutto la scrittura che ha fatto fare ai Sardi un notevole balzo in avanti verso il progresso.
I Cartaginesi portano
la Scrittura in Sardegna
Le culture prenuragiche
L’epoca nuragica è stata orientativamente periodizzata dal 1700 al 700 a.C. Prima dei Nuragici tuttavia, la Sardegna aveva già espresso alcune culture ritenute oggi di notevole valore archeologico, le cui numerose tracce sono sopravvissute al giorno d’oggi.
Tra i reperti delle culture prenuragiche sono da ricordare le Domus de Janas, i Menhir e i Dolmen.
Tuttavia nessuna di esse raggiunse mai l’importanza geopolitica che ebbe la Civiltà nuragica, sia all’interno del territorio sardo che nel più complesso e variegato panorama del Mediterraneo antico.
Nuragico e prenuragico
In Sardegna, l’archeologia di antiche popolazioni che abitarono l’isola offre agli appassionati e agli studiosi una variegata proposta di reperti. Essi, per essere compresi, seppur per sommi capi con la riserva tipica di chi si approccia con serietà a tali argomenti, così incerti per via della remotissima epoca a cui si riferiscono, quando non vi era ancora la scrittura e le testimonianze sono affidate solo ai manufatti, devono essere classificati e inquadrati almeno da un punto di vista temporale.
Vi sono dunque, per quanto riguarda l’antichità antecedente ai Nuragici, reperti che appartengono alle cosiddette “culture Pre-nuragiche”.
Testimonianze archeologiche pre-nuragiche:
- Domus de Janas
- Menhir
- Dolmen
- Monte d’Accoddi
Testimonianze archeologiche nuragiche:
- Nuraghi
- Sculture di Monti Prama
- Tombe de i Giganti
- Pozzi Sacri
- Bronzetti
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I primi insediamenti umani in Sardegna
Secondo le ricostruzione archeologiche, l’uomo arrivò in Sardegna provenendo dal continente africano, dal continente europeo e dalle altre coste del mediterraneo nel Paleolitico (2.000.000 di anni fa – 10.000 a.C.) quindi in piena Età della Pietra.
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Al nord la penetrazione prenuragica
Secondo l’archeologia moderna i primi veri e propri insedamenti umani furono localizzati nell’Anglona, la subregione del centro nord della Sardegna. Qui infatti giunsero, dalla Corsica, le prime popolazioni nomadi. E’ in questa parte dell’isola del resto che si trovano numerose Domus de Janas (tradotto “casa delle fate”) , le tombe scavate nella roccia, tra cui la più grande e spettacolare dell’isola e la domus de janas di Sedini.
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2500
Domus de Janas
Domus e Tafoni per seppellire i morti
In tutta la Sardegna oggi si stimano, con difetto, circa 2500 domus de janas e la loro distribuzione è dislocata in quasi tutti i territori, tranne la Gallura, dove invece, la sepoltura dei defunti si svolgesse all’interno dei Tafoni, le escavazioni artificiali dei graniti entro cui veniva adagiata la salma.
I protosardi già navigavano
Al prenuragico appartiene ad esempio la Cultura di Ozieri che, come le altre realtà coeve, già praticava le attività tipiche delle civiltà preistoriche, tra cui la pastorizia, la pesca e l’agricoltura.
Inoltre, in queste epoche, anche tra gli antichi sardi erano diffuse le tecniche di navigazione, attraverso le quali gli indigeni praticavano scambi commerciali con le altre popolazioni del mediterraneo.
Le altre testimonianze prenuragiche
Altre testimonianze della preistoria antecedente alla Civiltà Nuragica sono i Menhir e i Dolmen: le prime erano rappresentazioni litiche di guerrieri, le seconde di figure femminili.
Al periodo prenuragico appartiene anche l’eccezionale la piramide di Monte d’Accoddi, a Sassari, su cui l’archeologia non ha ancora fatto chiarezza sulla sua identità e sul suo significato.
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Cronologia della Civiltà Nuragica
Secondo lo studioso Giovanni Lilliu, la Civiltà Nuragica ha vissuto le seguenti epoche:
- Protonuraghi, Tombe dei Giganti, Cultura di Bonnanaro
- Nuraghi monolobati, Pozzi Sacri, Cultura di Bonnanaro
- Nuraghi polilobati, Bronzetti
- Villaggi costieri, Giganti di Monti Prama, Fenici in Sardegna
- Nuragico 1 – Protonuraghi / Tombe dei Giganti / Cultura di Bonnanaro
Apparteneva al Bronzo Medio e vennero costruiti in Sardegna i Protonuraghi, le Tombe dei Giganti e trovò espressione la cosiddetta “Cultura di Bonnanaro”.
- Nuragico 2 – Nuraghi monotorre / Pozzi Sacri / Cultura di Bonnanaro
Anche questo periodo apparteneva al Bronzo Medio e vennero costruiti i primi Nuraghi con pianta monotorre a Tholos e i Pozzi Sacri. Sopravvisse la Cultura di Bonnanaro.
- Nuragico 3 – Nuraghi polilobati / Bronzetti
Siamo nel Bronzo Finale quando inizia la terza epoca nuragica. In questo periodo i Nuraghi cominciano ad assumere forme più complesse, con l’affiancamento, alla torre principale di altre costruzioni sempre di forma lobata, ma di dimensioni minori. Si trattava di spazi interni accessori che ampliavano l’estensione complessiva dell struttura. Al Nurgico 3 appartengono anche i “bronzetti nuragici”, piccole statue in bronzo che raffiguravano momenti di vita quotidiana, dall’agricoltura nei campi, alla guerra, ai giochi marziali. Queste rappresentazioni hanno fornito agli archeologici informazioni chiave sulla ipotetica vita di quest’antica civiltà.
- Nuragico 4 – Villaggi costieri / Giganti di Monti Prama / Presenza fenicia
Siamo nel Ferro Primo e la Civiltà nuragica raggiunge il culmine della sua espansione nei territori dell’isola, andando addirittua a stabilirsi sulla costa, dove realizza grandiosi e attrezzatissimi villaggi che diventeranno non solo sedi abitative permanenti, ma anche presidi militari; empori commerciali dove si facevano affari con gli altri “Popoli del Mare” . Nel Nuragico 4 infatti si registrano le prime presenze fenicie, genti di mare di origine mediorientale e grandi protagonisti del commercio navale nell’antichissimo mediterraneo. Dal punto di vista culturale al Nuragico 4 appartengono anche i Giganti di Monti Prama che rappresentano l’ultimo filone di scoperte archeologiche della Civiltà nuragica, ritenute di eccezionale valore.
- Nuragico 5 – Ceramica / Invasione punica
Il Nuragico 5 fa parte del Ferro Secondo e vede la Civiltà nuragica all’inizio della fine. Sebbene a questo periodo appartenga la produzione ceramica che dimostra il livello culturale e tecnologico raggiunto da questa particolare popolazione del mediterraneo, è l’invasione punica fare il suo ingresso nella storia della Sardegna e innescherà nei nuragici, un lento e progressivo decadimento, militare in primis, culturale, politico ed economico in secundis.
La Cultura di Bonnanaro
1800 – 1600 a.C.
Bonnanaro è un piccolo paese del Mielogu (poco meno di 1000 abitanti) nel cui territorio sono stati rinvenuti i più importanti ritrovamenti di una popolazione prenuargica che visse in Sardegna tra il 1800 e il 1600 a.C.
Per questo motivo, a Bonnanaro è stato dato il nome di questa antica cultura che visse in Sardegna principalmente sul versante occidentale dalla Nurra al Sulcis Iglesiente.
I Protonuraghi di Bonnanaro
La Cultura di Bonnanaro costruì i Protonuraghi che furono delle edificazioni a forma di torre schiacciata. Dal punto di vista architettonica avevano già elementi di forte similitudine con i Nuraghi veri e propri, come ad esempio l’uso di grosse pietre sovrapposte, ma a differenza di questi ultimi, risultarano meno sviluppate in altezza (anche più basse di dieci metri rispetto al classico nuraghe monotorre) e più estese in superficie.
La Sardegna ancora oggi ospita tracce di questa antica popolazione prenuragica, come dimostrano gli insediamenti attribuiti delle seguenti località:
- Portoscuso (Su Stagnioni),
- Florinas (Su Campu Lontanu),
- Muros (Su Turricola),
- Teti (Albini)
- Bonarcado (Costa Tana).
Dall’Europa alla Sardegna
La Cultura di Bonnanaro fu probabilmente originaria dell’Europa centrale perché vi sono analogie tra le sue produzioni ceramiche – la ceramica campaniforme – e quelle di altre popolazioni ad essa contemporanee presenti nell’Italia settentrionale e nell’Europa continentale.
Minoritari ma dominanti sugli indigeni
La Cultura di Bonnanaro convisse – siamo tra l’Età del Rame e l’Età del Bronzo Antico – con altre popolazioni indigene della Sardegna come la Cultura di Albealzu-Filigosa (Macomer), la Cultura di Ozieri e la Cultura di Monte Claro (Cagliari).
La convivenza nella stessa terra di queste tre popolazioni non fu sempre pacifica. Anzi, l’ultima arrivata e la più piccola dal punto di vista dell’estensione territoriale e del valore demografico, fu spesso in conflitto con le altre due. Una rivalità che portò alla supremazia della Cultura di Bonnanaro sulle altre.
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Da pacifici contadini a pastori guerrieri
La Cultura di Bonnanaro, secondo l’archeologo Giovanni Lilliu portò in Sardegna un cambiamento culturale, dello stile di vita e del modello economico.
I bonnanariani portarono ad uno sconvolgimento dei dogmi religiosi con l’abbandono dei simboli della natura rigogliosa e dell’idolo femminile. L’introduzione dei loro culti avviene anche vandalizzando la simbologia locale, come ad esempio distrugendo gli steli antropomorfi della Tomba dei Giganti di Aiodda.
I Bonnanaro diffondono in Sardegne credenze individualistiche che saranno da fondamenta alla successiva società gerarchica dei Nuragici. In particolare per quanto riguarda il culto della figura del capo e dell’eroe.
La Cultura di Bonnanaro innescano dunque il passaggio delle culture sarde da una società pacifica di contadini, ad una guerriera e pastorale.
Da questo punto di vista i Bonnanaro sono considerati precursori dei Nuragici che ebbero proprio nel culto della guerra uno dei fondamenti della loro civiltà.
La cultura guerriera dei Bonnannaro
- abbandono del culto della natura rigogliosa
- introduzione del culto dell’eroe e del capo
- introduzione di un’economia pastorale, dedita alla vita nomade e di conquista alla ricerca di pascoli
L’introduzione del Bronzo in Sardegna
La Cultura di Bonnanaro ottenne il predominio sulle altre culture indigene anche grazie all’utilizzo di una nuova tecnologia per la produzione di armi da guerra, il Bronzo.
Grazie alla introduzione della nuova lega metallica, anche una buona parte dell’oggettistica di uso quotidiano cambia radicalmente e amplia il grado di efficienza in molti campi, dalle tecniche di coltivazione, a quelle della caccia, alla guerra. Questo avvenne perché il nuovo materiale si prestava, come noto, ad una migliore lavorazione in fase di realizzazione e ad una migliore resa qualitativa in fase di utilizzo degli arnesi.
Grazie alla grande presenza di miniere la Sardegna offrì le condizioni ambientali favorevoli per evolvere tecnologicamente con l’adozione della nuova lega. quella del Bronzo.
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Bronzo
combinazione in soluzione
di rame e stagno (o arsenico)
I Protonuraghi
I bonnanarini iniziarono a costruire intorno al 1800 a.C. i Protonuraghi, realizzazioni murarie con massi regolari impilati su un perimetro irregolare.
I Protonuraghi, a differenza dei Nuraghi veri e propri erano dunque delle realizzazioni simili ai secondi, ma erano più basse (anche dieci metri in meno) e più estese in superficie. Ciò significa che la camera interna del Protonuraghe poteva raggiungere anche dimensioni doppie rispetto al classico nuraghe a tholos.
I Protonuraghi erano diffusi in tutta la Sardegna centro-occidentale, sebbene l’esemplare più noto oggi ancora visitabile e in ottime condizioni strutturali è quello del Nuraghe Albucciu, ad Arzachena.
La Civiltà Nuragica
Da culture locali a Civiltà nuragica
Nel frattempo, la popolazione sarda, ereditaria delle Culture Prenuragiche come la Cultura di Bonnanaro (porzione occidentale sarda, dalla Nurra al Sulcis Iglesiente); la Cultura di Albealzu-Filigosa (Macomer), la Cultura di Ozieri e quella di Monte Claro (Cagliari), dette luogo ad una omogenizzazione sociale, economica e politica in grado di assorbire i localismi preesistenti e trasformarli in una Civiltà vera e propria: fla nascita della Civiltà Nuragica.
Dalla Prima Età del Bronzo all’Età del Ferro
Dopo il passaggio dall’Eneolitico alla Prima Età del Bronzo la Sardegna attraversa dunque il Medio e il Tardo Bronzo e realizzando la Civiltà Nuragica che si protrasse nel suo massimo splendore fino all’Età del Ferro.
Differenza tra Cultura e Civiltà
Cultura e Civiltà sono due parole che si rischia di essere vicendevolmenete scambiate per identificare le caratteristiche di una popolazione.
In realtà esistono delle differenze concettuali che varie discipline, dai rispettivi punti di vista, hanno provato a identificare.
Cultura e Civiltà sono termini molto utilizzati in ambiti quali l’Antropologia, la Etnografia, la Filosofia, la Storia e l’Archeologia.
Specifichiamo in questo scritto i concetti di “Cultura” e “Civiltà” secondo l’Archeologia.
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La Cultura
In Archeologia, la Cultura è quella popolazione che si è organizzata “solo” in una struttura tribale e non ha ancora sviluppato una civiltà urbana. Nelle Culture non c’è una stratificazione sociale definita come nelle Civiltà.
In Sardegna le popolazioni prenuragiche sono state definite delle Culture le seguenti manfestazioni tribali di epoca prenuragica: la Cultura di Bonnanaro; la Cultura di Ozieri, la Cultura di Albealzu-Filigosa (Macomer) e quella di Monte Claro (Cagliari).
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La Civiltà
In Archeologia si inizia a parlare di Civiltà quando le popolazioni cominciano ad organizzare una vita sociale complessa con rappresentanze politiche e stratificazioni sociali.
Inoltre, in una Civiltà, le attività artigianali diventano attività economiche perché si legano agli scambi commerciali le quali trasformano gli oggetti artigianali in prodotti commerciali in grado di generare ricchezza. Inoltre, in una Civiltà, i membri che vi appartengono, per mantenere il loro status politico, devono versare dei tributi. Con la Civiltà nasce anche l’obbligo dei membri di rispondere alla chiamata militare in caso di guerra.
In Sardegna i Nuragici hanno realizzato la Civiltà nuragica.
- Cultura : struttura tribale senza stratificazione sociale
- Civiltà : attività artigianali, scambi commerciali, tributi, servizio militare
La Civiltà nuragica
La Civiltà nuragica fu protagonista della storia della Sardegna tra la media Età del Bronzo e l’Età del Ferro (1700 a.C.- 700 a.C.).
La Civiltà nuragica incentrà la sua economia sull’attività agro-pastorale ma sviluppò anche un’intensa e prolifica attività mineraria, imparando ad estrearre dal terreno e a lavorare rame e piombo, materie prime assai abbondanti nel territorio sardo.
La Civlltà nuragica organizzò una società molto gerarchizzata, con al vertice poltico la classe militare e la classe sacerdotale.
Alla prima facevano parte i Guerrieri, alla seconda i Saggi. Ai Saggi veniva riconosciuto il ruolo di dirigere le pratiche cultuali, specialmente quelle legate alla divinizzazione dell’Acqua, come dimostrano le tracce archologiche lasciate nei Pozzi Sacri.
I Nuraghi
Da Protonuraghi a Nuraghi
Intorno alla metà del I° millennio, 1500 a.C., le costruzioni dei Protonuraghi cominciano a lasciare il posto ad un altro tipo di edificazioni: sorsero in Sardegna sempre delle costruzioni a torre, ma meno estese alla base e più sviluppate in altezza (anche di dieci metri più alte) rispetto ai Protonuraghi.
L’archeologia ha codificato questi edifici come Nuraghi veri e propri.
I Nuraghi, secondo l’archeologo Giovanni Ugas sono stati costruiti dal 1600 a.C. al 900 a.C. e poi riutilizzati e trasformati dal 900 al 510 a.C.
Protonuraghi
1800 a.C.
Nuraghi
1700 / 700 a.C.
Le funzioni dei nuraghi
I Nuraghi erano delle torri megalitiche che furono costruite – si ipotizza – per scopi diversi:
- militari – Ultimo avamposto difensivo in caso di invasione; presidio militare; dimostrazione di potenza
- civili – Luogo di stoccaggio delle derrate alimentari. Possibile abitazione del capo tribù.
- astronomici – Punto di osservazione della volta celeste
Megalitico
Edificazione con
grandi pietre sovrapposte
1) Presidio militare
Se lo studioso Giovanni Lilliu sosteneva che la funzione del nuraghe era di essere l’ultimo avamposto difensivo dove la popolazione dei villaggi si rifugiava in caso di invasioni nemiche. Ma non solo. Sempre dal punto di vista militare i nuraghi erano dei presidi territoriali sia quelli posizionati in cima alle alture; che quelli lungo costa; che quelli realizzati in pianura.
I nuraghi comunicavano visivamente con le torri vicine: ciò significa che era possibile percorrere la Sardegna senza perdere di vista il nuraghe precedente o quello successivo.
Ogni nuraghe è in
comunicazione visiva
con il nuraghe più vicino
2) Dispensa alimentare
Altre ipotesi sull’uso dei nuraghi ai tempi del nuragici, fu quello di essere luoghi di conservazione delle derrate alimentari che venivano prodotte dai contadini e dai pastori del villaggio. Il microclima che si creava all’interno delle camere nuragiche consentiva infatti la conservazione di cibo in vista di una distribuzione successiva agli abitanti del villaggio.
Il nuraghe poteva essere luogo
di stoccaggio delle
derrate alimentare del villaggio
3) Punto di osservazione astrale
Infine è attendibile pure la tesi più recente secondo cui i nuraghi avessero una funzione di punto di osservazione astrale, in quanto, è emerso, dalla comparazione delle ubicazioni, che i nuraghi fossero stati costruiti in corrispondenza degli allineamenti astrali.
I complessi nuragici
Man mano che l’evoluzione tecnica e metodologica avanzava, sulla scia di probabili nuove esigenze difensive, ma anche perché la società nuragica si evolvette verso una civiltà complessa, i nuraghi, da semplici monocamere a torre, venivano costruiti aggiungendo altre torri, più piccole della principale, con camere secondarie, corridoi di collegamento, nicchie, feritoie, scale di ascensione alle cime, soppalchi, ballatoi esterni.
Accanto ai nuraghi semplici, i monotorre, nacquero così i nuraghi complessi che potevano avere fino a 10 torri. Oggi di questi ultimi esemplari rimangono pochissime tracce. I più longevi nuraghi complessi ancora in piedi sono trilobati o quadrilobati come ad esempio il Nuraghe Losa (Abbasanta), il Nuraghe Is Paras (Isili) o il Nuraghe Orolo (Bortigali).
E’ possibile attraversare tutta la Sardegna
senza mai perdere di vista
il nuraghe precedente o successivo
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Nuraghe semplice = monolobato
Nuraghe complesso = plurilobato
Dove si trovano i nuraghi
I nuraghi venivano ubicati in luoghi specifici, che potevano essere:
- in cima alle alture
- nei crocevia delle pianure più produttive
- lungo le coste
I materiali da costruzione
I nuraghi come detto erano delle costruzioni coniche realizzate attraverso la sovrapposizione di grossi blocchi di pietra.
Il maeriale utilizzato era quello disponibile nel territorio, generalmente basalto o granito, ma non mancavano i casi particolari di nuraghi costruiti con blocchi di calcare, come lo spettacolare Nuraghe Mereu nel Supramonte di Orgosolo; oppure con la marna (Nuraghe Genna Maria, Villanovaforru).
Le pietre più usate per costuire i nuraghi
Basalto, Calcare, Marna, Granito
Le pietre dei nurgahi venivano sapientemente preparate attraverso meticolose operazioni di riquadratura, al fine di essere sovrapposte l’una all’altra senza che vi fossero cedimenti.
Tra le pietre venivano utilizzate dei collanti a base di argilla e la disposizione era ad anello tale che, le pietre più grandi venissero poste in basso, perché erano quelle che dovevano reggere il peso della struttura, quelle via via più piccole venivano posizionate negli anelli superiori.
Tra un anello inferiore e un anello superiore, la sporgenza era di pochi centimetri, anche solo uno in certi casi.
Anche un centimetro di sporgenza tra l’anello superiore e l’anello inferiore
I nuraghi opere architettoniche fondamentali
La costruzione dei nuraghi, messa in atto dagli antichi abitatori della Sardegna tra l’Epoca Egizia e l’Epoca Romana, è stata ritenuta un passaggio fondamentale nella storia dell’architettura.
Il fatto che molte strutture siano arrivate intatte fino ai giorni attuali dimostra infatti che i nuragici possedessero conoscenze costruttive notevolmente avanzate e, secondo alcuni osservatori, rivoluzionarie.
Nel Mediterrano occidentale infatti, a quell’epoca, non esistevano strutture megalitiche sviluppate così ampiamente in altezza, come i nuraghi.
I nuraghi furono i grattaceli del Mediterraneo occidentale
Una grande scoperta archiettonica
La portata rivoluzionaria dei Nuraghi è stata ritenuta tale perché non esistono tracce di realizzazioni simili, di tale portata, nel Mediterraneo occidentale.
Modalità di costruzione del nuraghe
Il fatto che i mattoni con cui venivano costruite queste torri megalitiche, erano delle grandi pietre di peso anche nell’ordine delle 6 o 7 tonnellate. Come fecero, queste popolazioni quasi primitive, senza l’uso di macchinari moderni ad impilare e smuovere pietre di tali dimensioni è un mistero che ancora non è stato svelato.
Si ipotizza però che per costruire le torri venissero utilizzati la trazione animale, le leve e i terrapieni che facevano da rampe su cui venivano fatte rotolare le pietre.
Ingresso a sud o sud-est
L’ingresso del nuraghe era posizionato solitamente verso sud o sud-est; aveva forma trapezoidale e un’architrave litica che la definiva nel tratto superiore. In alcuni nuraghi, sopra l’architrave dell’apertura trovava spazio anche una finestra di scarico di forma triangolare.
All’apertura seguiva spesso un breve corridoio che portava direttamente alla camera centrale che aveva una forma circolare.
Il pavimento era
il banco di roccia affiorante
I nuraghi venivano spesso costruiti su banchi di rocce affioranti che facevano spesso direttamente da pavimento della struttura.
Le pietre più piccole in alto
Le pietre perimetrali della camera centrale venivano sovrapposte disponendo quelle più grandi nella porzione più bassa, perché su di esse doveva scaricarsi il peso delle pietre superiori. Man mano che il cerchio murario saliva si usavano pietre via via più piccole e leggere. Per coprire eventuali spazi vuoti tra le pietre portanti si utilizzava altro pietrame di riempimento fissate ad incastro.
La camera centrale si articolava in due o tre camere superiori, con appositi soppalchi in legno mentre il soffitto si sviluppava a tholos, cioè con perimetri concentrici sempre più piccoli fino a restringersi all’apice in cui si posizionava la pietra di chiusura.
La camera centrale aveva delle nicchie, ovvero degli spazi interni ricavati nel perimetro che avevano una forma triangolare con base in basso.
Al piano superiore per scampare agli assalti
Ai piani superiori dei nuraghi si accedeva con una scala a chioccia, ricavata scavando le facce interne delle pietre perimetrali.
La scala in pietra tuttavia non sempre collegava direttamente il piano terra col primo piano, ma si fermava ad un paio di metri d’altezza dal pavimento e ad essa si arrivava tramite un’altra scala, stavolta amovibile e in legno.
Probabilmente questa era una soluzione tattica di estrema difesa in caso di attacco nemico: gli ultimi abitanti del villaggio scampati agli assalti si potevano infatti rifuggiare ai piani superiori.
In cima alle torri, nei nuraghi più complessi e articolati, si potevano trovare anche dei ballatoi (probabilmente per il personale di vedetta) con dei parpetto in legno e argilla.
I villaggi nuragici
I villaggi nuragici erano l’insieme di capanne che venivano costruite nelle immediate vicinanze del nuraghe.
I villaggi furono quasi delle opere urbanistiche con vie di comunicazione e quartieri.
Le capanne potevano essere di varie dimensioni. Quelle più piccole probabilmente erano destinate ad essere abitazoni delle classi più inferiori, come contadini e pastori. Quelle più grandi di guerrieri, capi tribù o sacerdoti.
Le capanne erano quasi tutte circolari (alcune di forma ellittica), avevano pavimento in pietra e con le basi degli anelli realizzate con pietre sovrapposte. Il tetto era in paglia, canne o legno.
Alcune capanne erano più grandi, con all’interno anche dei sedili in pietra e probabilmente erano i luoghi di riunione dei capitribù o dei sacerdoti. Mentre le altre, quelle più piccole e semplici di forma circolare probabilmente erano le case dei contadini e dei pastori.
Non è escluso che il capotribù in più alto grado, probabilmente vivesse nel nuraghe.
I villaggi nuragici
furono realizzati
agli albori dell’urbanizzazione
Distribuzione dei nuraghi
Non esiste un censimento preciso del numero di nuraghi esistenti in Sardegna.
Vi sono solo delle stime sulle zone della Sardegna in cui queste costruzioni si trovano attualmente con maggiore densità.
La Carta Nurografica della Sardegna
La Carta Nurografica della Sardegna è una mappa che rappresenta la distribuzione attuale dei nuraghi in Sardegna con una stima della densità media al chlometro quadrato.
La grafica è stata elaborata dall’archeologo belga Timbert Kriek.
La religiosità dei Nuragici
I Nuragici erano una popolazione dallo spirito profondamente religioso e questo sentimento lo manifestavano in alcuni rituali le cui consuetudini è stato possibile risalirne osservando i numorsi reperti archeologici rinvenuti dalla ricerca, sopratutto dalla metà del ‘900 in poi.
Il culto dell’acqua
Tra le più note espressioni di fede dei Nuragici vi era sicuramente il Culto dell’Acqua, come dimostrano i numerosi rinvenimenti registrati su tutto il territorio regionale. Tra di essi ricordiamo:
- I Pozzi sacri
- Le Fonti sacre
I Pozzi sacri
I Pozzi sacri erano ubicati in un territorio pianeggiante e ad essi si accedeva tramite un atrio posto all’altezza del pian terreno che si apriva “come fosse la bocca della terra“. Questa suggestiva interpretazione si palesa ad esempio osservando il Pozzo di Santa Cristina (Paulilatino).
All’atrio seguiva un piano inclinato verso il basso, regolarmente pavimentato, oppure, più raramente attraverso alcuni scalini che davano accesso alla camera a volta dove si trovava l’acqua.
Pozzi e Fonti si possono confondere
I Pozzi non sempre sono facilmente distinguibili dalle Fonti, come dimostra il sito de Su Romanzesu a Bitti, che è considerato un ibrido delle due strutture.
Le Fonti sacre
Le Fonti sacre, a differenza dei Pozzi, erano costruite in corrispondenza dei declivi collinari, la dove potevano intercettare la vena di acqua sorgiva. Ad esse si accedeva con apposito atrio della parte anteriore, ma, rispetto ai Pozzi, adottavano al loro interno delle soluzioni tecniche e architettoniche più raffinate e complesse. Queste strutture infatti, dovevano essere capaci di intercettare il passaggio dell’acqua nel rispetto dell’efficienza idraulica e, al tempo stesso, offrire degli spazi accurati per la pratica del culto, con particolari finezze decorative: canalette in pietra, giunzioni in piombo, cameretta interna a tholos.
L’eleganza architettonica delle Fonti sacre può essere chiaramente contemplata, osservando ad esempio, lo spettacolare complesso de Su Tempiesu a Orune, forse il templio dell’acqua più bello della Sardegna.
Glossario nuragico
Archiettura del nuraghe
Megalite = pietra di grandi dimensioni
Basalto = roccia effusiva con cui venivano costruiti la maggior parte dei nuraghi
Tholos = costruzione circolare di forma tronco-conica assai diffusa tra età del Bronzo e del Ferro
Nicchia = spazio ricavato nella parete interna della camera centrale
Corridoio = spazio interno di collegamento tra l’ingresso e la camera centrale
Architrave = elemento architettonico che definisce il limite superiore della porta
Finestra di scarico = apertura soprastante all’architrave che fungeva da ingresso luce e scarico
Lobato = a forma di lobo. In riferimento al profilo della torre del nuraghe che disegna un arco
Polilobato = nuraghe con più torri che disegnano un profilo a più archi (o più lobi)
Scala a chioccia = struttura di collegamento veriticale tra il piano terra e i piani superiori del nuraghe
Ballatoio = passaggio accostato situato in cima e sporgente rispetto alla parete esterna del nuraghe. Era dotato di parapetto in legno o argilla
Soppalco = struttura in legno posizionata nell’ultimo spazio disponibile in altezza, la cui copertura è la cima del nuraghe
Pietra di chiusura = l’ultima pietra posizionata in cima che serviva a chiudere la volta del nuraghe o a fare da pavimento di un eventuale terrazzo
Strutture archiettoniche accessorie al nuraghe
Capanne = struttura abitativa di forma generalmente circolare che si trovava attorno al nuraghe e costituiva insieme ad altre il villaggio nuragico
Villaggio nuragico = aggregazione di capanne nel territorio immediatamente vicino al nuraghe
Architetture religiose
Pozzo sacro = struttura sotterranea dove si celebrava il culto animistico e astronomico delle acque. I pozzi si trovano in corrispondenza di acqua sorgiva
Tempietti a megaron = edifici di culto che da terra si sviluppano in altezza
Tomba dei giganti = monumento sepolcrale a forma di barca rovesciata presso cui si svolgevano riti religiosi in omaggio ai defunti
Piccola rassegna di nuraghi in Sardegna