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Home » Approfondimenti » Storia » Storia dell'Uomo » Origine ed evoluzione dell’Uomo Moderno

Origine ed evoluzione dell’Uomo Moderno

di Redazione
in Approfondimenti, Storia, Storia dell'Uomo
Tempo di lettura: 7 minuti
Origine ed evoluzione dell'Uomo Moderno

Il processo di origine ed evoluzione dell’essere umano sono detti “evoluzione umana”, oppure “antropogenesi”, oppure ancora “ominazione”, e riguarda la descrizione, dal punto di vista fisiologico, linguistico, genetico, primatologico, archeologico e geologico dell’evoluzione dell’Homo Sapiens Sapiens, l’unica specie di “homo” sopravvissuta all’evoluzione e corrispondente al cosiddetto ‘ “Uomo Moderno”.

IL METODO SCIENTIFICO METODO SPARTIACQUE
L’Evoluzione umana è dunque la descrizione di un processo di cambiamento che ha visto nel corso della preistoria un continuo passaggio di consegne del successo di sopravvivenza tra specie animali affini per caratteristiche genetiche in primis e di conseguenza morfologiche e comportamentali. Il tentativo di una descrizione di questo processo è vecchio quanto il tempo in cui l’uomo moderno ha impiegato a riflettere su se stesso e sulle proprie origini. Un tentativo che è iniziato per vie congetturali ai confini con la superstizione e il pregiudizio, ma che poi si è pian piano evoluto verso un approccio scientifico sempre più attendibile da quando, appunto, il metodo scientifico, non si è insediato saldamente nel fulcro delle varie discipline di studio del fenomeno, che vanno dall’archeologia, alla geologia, alla genetica, alla linguistica, alla fisiologia passando per la primatologia. Ed è proprio dalla Primatologia, ovvero dallo studio dei Primati, che bisogna far partire il ragionamento sull’origine dell’Uomo Moderno. Andando a collocare un punto di partenza nella conformazione fisica e nel comportamento di un quadrupede arboricolo, il Proconsul, che viveva un paio di decine di milioni di anni fa in Africa centro meridionale. Ovviamente tutte le tesi qui esposte, secondo l’approccio popperiano, possono essere definite “tesi scientifiche” solo quando e se non assurgono al trono di dogmi e possono essere continuamente confutate e messe in discussione in funzione di una nuova scoperta e di nuovi ragionamenti, logici e scientifici.

  • Il Proconsul

Il Proconsul è il primate quadrupede vissuto in Kenya e in Uganda tra 25 ed 23 milioni di anni fa, da cui si sarebbe diramata la famiglia degli Ominidi, di cui fa parte anche l’Uomo (questa posizione tassonomica non è ancora unanimemente condivisa dagli scienziati).

Il Proconsul era un primate arboricolo, senza coda e con un cervello leggermente più grande delle altre scimmie ad esso contemporanee. Da questo arboricolo si sarebbero diramate le scimmie antropomorfe che assieme all’uomo sono incluse nella classificazione degli Ominidi.

GLI OMINIDI
Gli Ominidi, tra 15 e 20 milioni di anni fa, dalle foreste tropicali cominciarono a frequentare le savane e la pressione selettiva iniziò a favorire gli individui capaci di reggersi e camminare usando sempre di più gli arti inferiori. Ciò gli consentivano di avvistare in anticipo una minaccia e di avere statisticamente più probabilità di sopravvivenza.

  • L’Australopitecus

“Australopiteco”, dal latino “australis” cioè “meridionale” e dal greco “piteco” o “πίθηκος” cioè “scimmia”, è un termine che è stato coniato dall’antropologo australiano Raymond Arthur Dart (1893 – 1988), il quale, nel 1924, scoprì in Sud Africa un ominide (il “Bambino di Taung”) che aveva il cervello simile a quello delle scimmie ma una dentatura e la posizione eretta che lo faceva assomigliare all’uomo. Questa scoperta portò le teorie sulla storia dell’origine dell’Uomo a localizzarla in Africa anzichè in Asia.

Gli Australopitechi sono stati dei primati appartenenti alla famiglia degli ominidi che apparvero sulla Terra 4,2 milioni di anni fa fino ad estinguersi 2 milioni di anni dopo.

L’Australopiteco è l’ominide che si trova evoluzionisticamente poco dopo la linea di separazione tra scimpanzè e homo. Dopo la scoperta di Dart, in Sud Africa, seguirono nei decenni successivi ulteriori scoperte di reperti fossili che hanno portato pian piano alla ricostruzione della posizione filogenetica dell’Australopiteco e al rapporto che questi avesse tra i suoi predecessori, gli scimpanzè e i suoi successori, l’homo.
Nel 1935 sempre in Sud Africa vennero ritrovati ulteriori fossili del Bambino di Taung; nel 1959 in Tanzania fu riportato alla luce un cranio sempre della stessa specie; mentre nel 1974, in Etiopia, furono trovati i resti di una femmina di australopiteco (Lucy) che, grazie all’analisi morfologica delle ossa del bacino, del femore e della tibia, portarono i ricercatori a sostenere con maggior forza che l’Australopiteco fosse già capace di una andatura bipede.

  • Gli Australopitechi vissero per circa
    2 milioni di anni, arrivando a convivere anche con alcune specie di Homo.

L’Australopiteco aveva già la capacità di camminare su due gambe ma al contempo conservava ancora le abilità tipiche delle scimmie di arrampicarsi velocemente sugli alberi qualora incontrasse una minaccia. La sua alimentazione era onnivora: si poteva cibare di carne dalle carcasse dei grossi erbivori cacciati dai predatori della savana; oppure era egli stesso a cacciarsi piccoli roditori o uccelli, ma anche bruchi e uova. Per quanto riguarda il cibo vegetale sapeva nutrirsi come una scimmia di frutta e radici.

Gli Australopitechi erano primati di piccole dimensioni (avevano un’altezza compresa tra 1,20 e 1,50 cm) e ciò gli precluse una sopravvivenza prolungata perchè lo svantaggio competitivo divenne pian piano incolmabile. La specie presentava un importante dismorfismo sessuale, con i maschi molto più grandi delle femmine (si stima una robustezza fino al 50% maggiore, rispetto alla media del 15% dell’uomo rispetto alla donna). È molto probabile dunque che i grossi maschi fossero i capogruppo così come accade tra i gorilla.

IL GENERE HOMO
Al genere homo appartengono tutte le specie che rientrano nel genere di primati della famiglia degli ominidi da cui sarebbe poi derivata la sottospecie attualmente definitiva che è l’Homo Sapiens Sapiens a cui appartiene l’Uomo Moderno.

I primati appartenenti al genere homo hanno una capacità cranica superiore rispetto agli altri ominidi e ciò gli ha consentito di sviluppare un rapporto con l’ambiente più variegato e prolifico, permettendogli, tra le altre cose, di spostarsi e colonizzare altre parti del mondo rispetto all’habitat originario, ovvero le foreste tropicali dell’Africa centro-orientale.

Al genere homo appartengono una ventina di specie diverse che però si sono tutte estinte, tranne l’homo sapiens sapiens. Le specie più importanti di homo sono l’Homo Erectus, l’Homo Ergaster, l’Homo hHabilis e l’Homo Neanderthalensis. Con quest’ultimo l’Homo Sapiens condivide il 30% degli alleli derivati e ciò fa ipotizzare per alcuni studiosi la teoria secondo cui il Neanderthal sarebbe una sottospecie del Sapiens.

  • L’Homo Habilis – 2,5/ 1,0 milione di anni fa
  • L’Homo Erectus – 1,8 milioni di anni fa / 50 mila anni fa
  • L’Homo Sapiens – 200 mila anni fa

L’HOMO DI NEANDERTHAL
Nel 1856, presso la valle di Neander (Germania centro orientale), furono rinvenute sul terreno ossa umane leggermente diverse da quelle dell’uomo attuale. Questa scoperta, affiancata a successivi studi genetici, portò i ricercatori ad ipotizzare l’esistenza di un homo europeo distinto da quello africano, fino ad avanzare la teoria secondo cui l’uomo europeo (Neanderthal) e l’uomo africano (Sapiens) si sarebbero incrociati fuori dal continente africano quando quest’ultimo ha cominciato a migrare dai luoghi di origine africana.

L’HOMO SAPIENS SAPIENS
Con la locuzione latina “Homo Sapiens” che in italiano si traduce in “uomo sapiente” s’intende la definizione tassonomica dell’uomo moderno, ovvero dell’unico genere di Homo attualmente vivente sulla Terra e appartenente alla famiglia degli ominidi e all’ordine dei primati.

L’Homo Sapiens Sapiens compare sulla Terra 300 mila anni fa nella regione africana dell’attuale Etiopia occupando l’area in pianta stabile fino 65 mila anni fa quando ha cominciato a migrare e a spostarsi in altre regioni fino, via via, ad occupare tutto il pianeta e diventando il super-predatore alfa, ovvero l’animale capace di dominare assolutamente sugli altri.

LE CARATTERISTOCHE SPECIFICHE DELL’HOMO SAPIENS SAPIENS
Le caratteristiche che hanno consentito all’Homo Sapiens Sapiens di raggiungere la sua posizione di dominio sugli altri animali sono le seguenti:

Il cervello ­- L’uomo moderno ha un quoziente di encefalizzazione superiore rispetto agli altri ominidi e alle altre specie di primati. L’uomo moderno oltre ad avere un cervello di grandi dimensioni, esso è anche strutturato, sviluppato e con eccellenti capacità neuroplastiche, cioè la capacità delle sue cellule nervose di stabilire nuove e più funzionali (alle esigenze dell’ambiente) relazioni neuronali e ad eliminare quelle vecchie e inutili.

La postura – L’ Homo Sapiens Sapiens si è adattato alle modifiche del suo ambiente imparando ad assumere la stazione eretta in appoggio sugli arti posteriori e ad avere un’andatura bipede, lasciando liberi gli arti anteriori per specializzarsi ulteriormente nelle capacità prensili di velocità e precisione della mano (pollice opponibile).

La visione binoculare – Le parti del cervello umano dedicate alla vista sono più estese di quelle dedicate ad altri sensi. Ciò ha consentito all’uomo moderno di sviluppare questo senso più di ogni altro e di ottimizzare i vantaggi della visione binoculare che consente, grazie appunto alla disponibilità di due occhi posti uno a fianco all’altro di ampliare il campo visivo e di avene una maggiore profondità .

IL POPOLAMENTO DELLA TERRA
Secondo l’ipotesi dell’origine unica, l’homo sapiens sapiens dopo aver raggiunto il suo attuale stato evolutivo ha cominciato a trasferirsi a ondate successive nel resto del mondo entrando in competizione con le altre specie di homo e sostituendosi ad essi.

La popolazione originaria dell’uomo moderno che avrebbe colonizzato il resto del mondo si sarebbe originata dal gruppo Khoisan ancestrale da cui derivò il tipo etnico dei Khoisan, che rispetto alle altre specie di homo già diffuse nel mondo (Homo neanderthalensis e Homo heidelbergensis) era costituito da individui gracili, piccoli e snelli con una scatola cranica grande, un apparato masticatore più piccolo, la pelle rada di peli e un linguaggio evoluto. Queste caratteristiche furono probabilmente un adattamento ad ambienti acquatici e tropicali.

Da tale nucleo originario si sarebbero differenziate tre ramificazioni:

  1. Il tipo Khoisan
  2. I Pigmei africani
  3. Gli altri tipi etnici umani

Dal terzo tipo di ramificazione deriveranno le tre principali ondate che colonizzeranno il resto del mondo:

– La popolazione australoide – prima ondata, 60 mila anni fa – costituita da individui di pelle scura che non usava indumenti per proteggersi dal freddo e si mosse lungo le coste meridionali dell’Africa orientale alla ricerca di molluschi, giungendo fino all’Australia.

– La popolazione del l’uomo di Cromagnon – seconda ondata, 40 mila anni fa – costituita da individui di alta statura e carnagione più chiara che si spinse verso nord in direzione Europa.

– La popolazione asiatico-americana – terza ondata, 25 mila anni fa – che si spinse verso l’Asia centrale e da qui in America settentrionale.


La diffusione dell’homo sapiens sapiens, divenuto grande cacciatore, portò all’estinzione di numerose specie animali del Plesitocene e delle altre specie del genere Homo.

LEGGI ANCHE: DALLA SCIMMIA ALL’HOMO

LEGGI ANCHE: LA NASCITA DELL’UNIVERSO

Autore dell’articolo: Pierpaolo Spanu

Tag: StoriaStoria dell'Uomo
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