Era il 9 maggio del1951, quando la banda criminale di Pasquale Tandeddu, lo spietato bandito di Orgosolo che disseminò di terrore le montagne della Barbagia e dell’Ogliastra tra gli anni ’40 e ’50 del ‘900, intercettò nei pressi di Jenna ‘e Petta un pullman Selas (che faceva il collegamento tra Tortolì e Olbia) e una pattuglia di carabineri a bordo di una camionetta.
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Lo stop
I due mezzi, giunti in quel punto tra la cantoniera di Silana e quella di Bidiscolai furono costretti a fermarsi per la presenza di uno sbarramento stradale proprio organizzato dalla banda: l’obiettivo era rapinare i passeggeri della corriera.
Subito il fuoco
Allo stop la prima mossa dei criminali fu di aprire il fuoco contro i militari che, subito investiti da una raffica di proiettili, non fecero in tempo a mettersi in salvo. Per quasi tutti fu la morte immediata.
Il saccheggio
Subito dopo iniziarono le operazioni di saccheggio e rapina dei passaggeri del pullman. Dopo di che, quando il peggio sembrava essere finito, i banditi ordinarono all’autista e ad altri tre passeggeri di rimuovere i corpi dei militari dalla camionetta per accertarsi che fossero veramente morti.
Il colpo di grazia
Appena i quattro cominciarono ad avvicinarsi, uno dei carabinieri ancora in vita, scambiandoli per i malviventi ebbe la forza di esplodere dei colpi che tuttavia andarono a vuoto. Il militare fu allora finito da un altro bandito con un’ultima scarica di mitra.
La strage
I carabinieri che persero la vita furono tre – Antonio Sanna, Bruno Caielli, Antonio Luigi Pische – appartenevano alla Squadriglia Autocarrata dei Carabinieri di Nuoro, dislocata a Dorgali. In quel tragico momento pattugliavano il traffico stradale sulla Strada Statale 125.
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Il monumento di Sciola a Silana
Il monumento in pietra dell’artista Giuseppe Sciola che ricordano la strage di Jenna ‘e Petha, 1951