GEOGRAFIA
Il Goceano, l’antica sub-regione della Sardegna centro-settentrionale, estesa per 841 kmq di territorio è orlata dalla catena montuosa del Goceano e confina a Nord col Monte Acuto, a Sud-Est con la Barbagia di Nuoro, a Sud-Ovest col Marghine e a Nord-Ovest col Mielogu.
Dal punto di vista amministrativo in questa regione sono compresi i comuni di:
- Illorai,
- Burgos,
- Esporlatu,
- Bottidda,
- Bono,
- Anela,
- Bultei,
- Benetutti
- Nule.
I FIUMI
Il fiume principale è sicuramente il Tirso che attraversa il Goceano da nord-est a sud-ovest. Il Tirso, che nasce sull’altopiano di Buddusò, alle pendici della punta Pianedda (985 m s.l.m.), è noto alla letteratura geografica della Sardegna per essere anche il corso d’acqua più lungo dell’isola, con un letto che si estende per circa 152 km prima di sfociare nel Golfo di Oristano. Nel Goceano incontra vari affluenti, tra cui il Rio Mannu, al quale si unisce il Rio Minore.
I MONTI
Nel Goceano, la cima più elevata della catena montuosa è Sa Punta Manna del Monte Rasu (1259 m.), seguono, Punta Masiennera (1156 m) e Monte Fraidorzu (conosciuto anche come M. Paidorzu che raggiunge i 1002 m.) Sono poi di interesse montano anche il valico di Buccaidu e il valico di Ispedrumele, entrambi oltre i mille metri di altitudine.
IL PATRIMONIO NATURALISTICO DA PRIMATO MONDIALE
La natura che si è impadronita di questo cuore di Sardegna ha dato modo di realizzare nel corso del tempo, una dotazione boschiva tra le più interessanti del mediterraneo, ricca di endemismi sardo-corsi assai rari, oggi sotto tutela dell’Azienda delle Foreste Demaniali. Tra essi ricordiamo:
- – il bosco di Sa Cariasa (Illorai) – noto per la diffusa presenza di lecci e roverelle, queste ultime di notevoli dimensioni, tra le più alte in Sardegna.
- – la foresta di Taxus (Bono) – costituita da agrifogli con portamento arboreo, dall’endemismo di Rubus Arrigonii, una varietà di rovo unica al mondo il cui areale è limitato proprio ad alcune località del Goceano di Bono; e poi dai tassi, che qui, si presentano con individui millenari che raggiungono i 15-16 m di altezza e diametri oltre il metro.
ITINERARI STORICO-ARCHEOLOGICI
L’escursionismo ambientale è dunque una delle principali attrattive del Goceano, assieme a quello storico-archeologico, dovuta alla grande presenza di siti archeologici sia di età pre-nuragica, che nuragica, che fenicio punica e romana.
Patrimonio storico archeologico del Goceano:
- – 80 siti prenuragici
- – 340 siti nuragici
- – 4 siti fenicio-punici
- – 44 siti romani.
LE TERME DI SAN SATURNINO
Siamo in territorio comunale di Bultei, al confine con quello di Benetutti, nella piana del Rio Mannu, attraversata dalla Provinciale 86 che congiunge i due comuni. Si tratta di una delle zone molto note della Sardegna, grazie alla presenza delle omonime terme di Saturnino, ubicate in località “Su anzu” (il bagno) e considerate tra i più antichi stabilimenti termali della Sardegna, perché già nei secoli passati erano frequentati dai sardi provenienti da ogni parte dell’isola.
Secondo i dati, le acque termali di San Saturnino, sarebbero di tipo salso-bromo-iodica (temperatura di 36°-38°C). Sono utilizzate per la balneoterapia che si svolge solitamente in apposite una vasche in pietra contenenti acqua arricchita di ozono, il gas responsabile delle bollicine che assicura un’efficace azione vasodilatatrice.
LA CHIESA DI SAN SATURNINO
La chiesa di San Saturino a Benetutti è un fabbricato religioso risalente alla metà del XII secolo, realizzato sfruttando il basamento di un nuraghe e ubicato in cima a un rilievo della piana del Rio Mannu. Il principale materiale edile è la trachite rossa. Due sono gli ingressi e una sola è l’aula di rito. La poca luce invece è assicurata dai due monofori laterali e da quello absidale. Il campanile è a vela.
UN CENTRO ABITATO
Secondo le ricostruzioni storiche, la chiesa di San Saturnino venne donata da Atone, vescovo della diocesi di Castra, ai monaci Camaldolesi nel 1163. Di quella offerta fecero parte pure le chiese di Nostra Signora di Mesumundu e San Giorgio Analetto (Anela). Nel 1957 durante alcuni scavi in zona, fu trovata una pietra con iscrizione paleocristiana risalente al periodo bizantino. Tale scoperta fece ipotizzare la presenza di un centro abitato nelle immediate vicinante visto che l’area era già , da allora, oggetto di frequentazioni umane grazie alla presenza delle vicine acque termali.
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