Posada è un borgo di pianura che si affaccia su uno dei litorali più belli d’Italia.
Il paese è un tranquillissimo centro alle porte della Baronia, subregione della Sardegna centro-orientale, con un assetto urbanistico e architettonico ancora direttamente riconducibile al medioevo, quando, l’area rivestiva un ruolo geopolitico fondamentale per la Sardegna giudicale.
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Posada è importante anche per il bacino idrico del retroterra, grazie al corposo apporto del fiume Posada.
Origine del termine “Posada”
La parola Posada è di origine spagnola e alcune tracce lessicali riconducibili al termine moderno, già comparivano in alcuni scritti ufficiali nel 1341. Il termine si riferisce alla parola “sosta“, in quanto l’area era conisiderata una tappa intermedia tra centro e nord Sardegna e tra costa ed entroterra.
Dalla malaria al turismo di qualità
Sebbene oggi, coi suoi poco più di 3 mila abitanti d’inverno e gli oltre 30 mila d’estate con l’arrivo dei vacanzieri balneare e, sebbene Posada, figuri nella lista dei Borghi più belli d’Italia, il paese ha alle spalle una storia tormentata e burrascosa, fatta di trascuratezza politica da parte degli organi centrali, saccheggi barbareschi, banditismo, peste, malaria e sfruttamento della popolazione maschile come carne da macello nei numerosi conflitti che hanno costellato la storia d’Europa fino alla Seconda Guerra Mondiale.
Medioevo
Intorno alla fine del 1200, in assenza di documentazione certa, si tende a collocare il periodo di costruzione del più importante monumento storico di Posada, simbolo del periodo giuicale e tratto distintivo del paesaggio di quest’angolo di Sardegna, il Castello della Fava.
Il Castello della Fava fu la struttura principale del periodo pisano, quando Posada divenne capoluogo della curatoria che gestiva amministrativamente tutta l’alta Baronia, comprese le odierne Siniscola, La Caletta e Torpè.
La malaria
L’area essendo un’estesa zona umida per la presenza delle abbondanti acque del Rio Posada, fu infestata dalla malaria che solo nel secondo dopoguerra venne definitivamente eradicata con lo storico intervento sanitario del Sardina Project.
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La malaria contribuì alla decimazione dei principali centri abitati della Baronia settentrionale e si sommava alle condizioni igienico-sanitarie spesso carenti a causa dell’utilizzo delle acque stagnanti per scopi alimentari. Le stesse acque dove animali da pascolo venivano portati ad abbeverarsi.
Aragona e Arborea ignorano Posada
Alle precarie condizioni igienico-sanitarie dell’area attorno al Rio Posada, fino all’età contemporanea, bisognava sommare le gestioni politico amministrative di questo distretto che, molto spesso, non essendo appetibile per altri scopi ed essendo solo considerata via di transito tra centro e nord Sardegna, veniva abbandonata e vessata.
Ecco allora che, nei secoli 1400 e 1500, alle epidemie bisogna aggiungere le disparità socioeconomiche prodotte dal feudalesimo; lo sfruttamento della forza lavoro nella guerra sardo-catalana; le continue scorrerie barbaresche che approfittavano della facilità d’approdo, della ridotta presenza umana e del fatto che la Baronia, di fatto divisa tra Saragozza e Barcellona, venisse letteralmente trascurata dagli organi centrali dello Stato, con la conseguenza che il sistema difensivo era praticamente assente.
Banditismo e peste
Altra piaga di questo territorio, fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale, fu sicuramente il banditismo, che saccheggiava le poche risorse locali aumentando il senso di impotenza e insicurezza della popolazione. In più, un decisivo colpo di grazia fu inferto, intorno alla metà del Seicento, dalla piaga della peste, capace di decimare le genti di ogni villaggio e decretando in molti casi il loro annientamento: fu questo il caso ad esempio della vicina Torpè.
Piemontesi e fascisti continuano il disordine amministrativo
L’arrivo dei piemontesi in Sardegna e poi l’assegnazione della Baronia al Regno d’Italia (ultima regione in ordine cronologico ad entrare a far parte del Regno nel 1861), non portò a Posada nuovi venti di risorgimento.
Anzi, il rapporto conflittuale e di diffidenza della popolazione nei confronti del dominatore rimase intatto e per certi versi si acuìi ulteriormente.
Posada anche sotto il Regno d’Italia rimaneva serbatoio di truppe, nonché subalterna pagatrice di tasse. Il malcontento popolare, già esacerbato dall’Editto delle chiudende del 1820 che aveva portato gran parte della popolazione a rimanere esclusa dall’uso diretto, rimase tale col disordine amministrativo della gestione piemontese prima e fascista poi.
Dopoguerra, inizia la nascita
Solo coi soldi provenienti dal Piano Marshall del secondo dopoguerra, Posada intraprese il cammino verso una maggiore serenità. Vennero bonificate le pauldi infestate dalla malaria, riordinato il sistema di canalizzazione delle acque, ampliata e soddisfatta in parte l’esigenza di un’abitazione salubre e dignitosa a quella parte della popolazione rimasta esclusa dal’abitato sorto ai piedi del castello.
La valle di Posada
Dal castello di Posada è possibile ammirare un paesaggio di notevole bellezza, la valle di Posada. Si tratta di una piana ottenuta per sedimentazione alluvionale alle foci del Rio Posada, che si articola in vari tronconi e lascia posto a numerosi stagni e impaludamenti, che ospitano rarità botaniche e faunistiche di notevole interesse naturalistico. L’area si è difesa naturalmente dall’aggressione antropica, già nel dopoguerra, quando la disinfezione antimalarica effettuata dalla Fondazione Rockefeller in esecuzione del noto piano Marshall, non ha lasciato tracce evidenti del suo passaggio, non essendosi reperiti residui contaminanti (DDT) ad una verifica esperita pochi anni addietro. Il patrimonio faunistico della valle di Posada può oggi contare sulla costante presenza di varie specie assai rare e interessanti, come la tartaruga d’acqua dolce, il cavaliere d’Italia e il pollo sultano, che nidifica proprio in alcuni luoghi del delta del fiume Posada, e il maestoso falco di palude riconoscibile da una macchia bianca sul capo. A mare invece, a fare da padrone, sono le lunghe e incontaminate spiagge che si estendono, intervallate da spettacolari scogliere, per circa 20 chilometri fino a punta di Orvile (Santa Lucia, Siniscola). Il litorale è stato più volte premiato per la sua bellezza e la sua incontaminatezza, tanto che nel 2014 ha vinto, assieme al Golfo di Orosei, il titolo di più bello d’Italia.
Lega Ambiente e il Touring club la nominano la più bella d’Italia
A Posada, Legambiente e il Touring club italiano, anche nell’estate 2014, hanno assegnato il riconoscimento delle Vele blu (premiate pure Baunei e Bosa), premio che ha rivitalizzato il sentimento ecologista della popolazione che già negli anni ’90 aveva intravisto la possibilità di realizzare sul territorio un parco fluviale. Ipotesi poi abbandonata a favore di una politica di espansione immobiliare, superiore alle reali necessità ricettive e con risultati al limite della tollerabilità ecologica che hanno fatto dubitare sulla validità della scelta. Oggi, la Guida Blu di Legambiente e del Touring club è diventata una bussola che orienta i turisti sulle mete da visitare. Le località premiate con le 5 vele rappresentano così l’eccellenza dei distretti costieri che vanno preservati per averne un sicuro valore economico.
- PER INFO: Pro Loco Posada, tel. 0784 870500