IL CASTELLO BALUARDO DI SARDITÀ
Quando nel 1297, Papa Bonifacio VIII, istituì il Regno di Sardegna e Corsica, concesse al re Giacomo II di Aragona di entrare in possesso delle due isole e di amministrarle. I Malaspina, temendo l’invasione aragonese, potenziarono il castello di Bosa, incaricando Giovanni Capula (lo stesso architetto che costruì la Torre dell’Elefante e di San Pancrazio a Cagliari) di ergere anche qui una grande torre di avvistamento, la Torre Maestra (1300). Il rinforzo difensivo tuttavia, si rivelò inutile, perché i Malaspina, poco dopo, furono costretti a cedere il castello agli invasori i quali, nel 1317, lo cedettero a loro volta al Giudicato d’Arborea. Dopo un lungo passaggio di mani nei decenni successivi, che comprese anche un’alleanza tra Arborea e Aragona, la fortezza divenne protagonista del tentativo della prima di unificare la Sardegna, fino a quando, nel 1409, gli Aragonesi sconfissero definitivamente il Giudicato d’Arborea e l’anno successivo, Bosa, passò totalmente sotto il controllo della Corona d’Aragona.
CON GLI ARAGONESI BOSA
FU ZECCA DI STATO
La città , entrata saldamente in mano agli invasori, mantenne una certa importanza, tanto che divenne un comune catalano a tutti gli effetti, con un organo cittadino dal quale erano scelti cinque consiglieri, uno per ogni classe di censo, di cui il primo rivestiva la funzione di sindaco e aveva il compito di rappresentare la città . Il castello invece rimase un presidio difensivo e fu diretto da un capitano, mentre, l’area del commercio attorno al fiume, fu affidata direttamente dal re di Aragona al doganiere, detto anche maggiore del porto. Un’altra figura di rilievo istituita durante la dominazione aragonese di Bosa, fu quella del podestà , che aveva il compito di amministrare la giustizia. Anche se, queste cariche, erano affidate a bosani o a sardi nativi in genere, ciò non bastò alla popolazione per instaurare con i dominatori un buon rapporto, e tanto meno col castello, che rappresentava la condizione di assoggettamento della città ad un potere straniero. Si dovette aspettare il 1421, per vedere che il parlamento sardo, promulgasse per la destituzione del castellano. Bosa, grazie alla sua particolare collocazione geografica, sulla sponda sarda prospiciente a quella aragonese, continuò comunque a mantenere certa vivacità commerciale, tanto che nel mercato locale fu pure immessa una zecca che emetteva monete di mistura del valore di un minuto.
IL CASTELLO DEI MALASPINA OGGI
Il Castello dei Malaspina di Bosa, oggi è un appuntamento d’obbligo per chiunque voglia visitare il paese di Bosa, ricco di storia e ambiente. La fortezza si trova a 81 metri s.l.m. ed è al centro di un’area di circa un ettaro, sebbene il castello vero e proprio, occupi un’ampiezza di 2000 mq. Ancora oggi l’infrastruttura è oggetto di studi e scavi archeologici per stabilirne definitivamente la cronologia, sebbene, si sia ormai concordi nel ritenere che l’evoluzione architettonica che ha portato al risultato attuale, si sia sviluppata in tre fasi: 1) primo impianto, XII secolo, in cui vennero eretti il muro e la torre nord; 2) secondo impianto, XIV secolo, fu ricostruita la torre a nord est; 3) terzo impianto, vennero edificate la grande cinta murarie con le sette torri annesse, e la chiesa di Nostra Signora de Sos Regnos Altos.
- Per informazioni su eventuali visite guidate, al Castello Malaspina, contattare il numero telefonico del sito archeologico in via Canonico Gavino Nino: 0785 377043.
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