La storia del rapporto tra l’arenile e le città di Cagliari e Quartu Sant’Elena le due città che si affacciano su questo lungo arenile è piuttosto recente e va di pari passo con l’avvento, anche in Sardegna, del turismo balneare di massa, fenomeno che inizia timidamente ai primi del ‘900 in corrispondenza della concezione del tempo libero come voce di consumo e di profitto nelle classi sociali che lo hanno concepito: la piccola e la grande borghesia.
Il Poetto non era era da sempre
Come riportano le cronache locali degli ultimi due secoli il Poetto non è sempre stata la spiaggia dei cagliaritani e dei quartesi, anzi, per la maggior parte della storia, queste due entità, città e spiaggia, sono rimaste geograficamente separate.
Giorgino
Il Poetto, assieme alle aree umide retrostanti dello Stagno del Molentargius era infatti considerato luogo malsano per la presenza delle zanzare e poco sicuro per l’esposizione alle invasioni nemiche dal mare (Saraceni). Ancora, il bagno in mare, i cagliaritani preferivano farlo ad esempio nelle spiagge del versante occidentale: Giorgino e Sa Pedixedda. Luoghi molto conosciuti in città grazie alla presenza dei pescatori che da li partivano per le battute di pesca.
I Bagni Carboni
Perché il Poetto diventi la spiaggia di Cagliari bisognerà aspettare la prima decade del ‘900, con l’intuizione di qualche coraggioso imprenditore del neonato settore balneare, il quale, nel 1913, realizza, nella sponda opposta della Sella del Diavolo (versante orientale) il primo stabilimento: erano i Bagni Carboni. Questi imprenditori erano peraltro già proprietari di un’identica attività proprio a Giorgino. L’evento al Poetto fu però uno spartiacque perché da quel momento seguirono i primi interventi pubblici che potevano soddisfare le esigenze di spostamento della popolazione, che, seppur solo d’estate, iniziava ad usufruire di un comodo servizio tramviario che dalla città portava direttamente in spiaggia (o meglio, nella nuova spiaggia di Cagliari).
I casotti
Nel frattempo, sorsero i primi casotti che erano baracche di legno amovibili sistemate a pochi passi dal bagnasciuga. Tra il 1920 e il 1930 i casotti diventarono un fenomeno di massa, raggiungendo in pochi anni le 40 unita. Le strutture prima vennero affidate alle associazioni religiose e poi, durante il Ventennio, come sedi per le tradizionali colonie marine, dove i bambini gracili o figli di famiglie meno abbienti, potevano trascorrere qualche giorno al mare per “irrobustire” fisico e disciplina.
Gli stabilimenti
Stessa sorte di retorica e propaganda fascista si abbatté tuttavia anche sugli stabilimenti balneari dove, il Lido e il D’Aquila, divennero luoghi ideali per le pompose manifestazioni d’intrattenimento pubblico. I casotti insomma, grazie al costo accessibile per la loro realizzazione; grazie alla possibilità di rimuoverli al termine dell’estate e grazie a una difficoltà di controllo del comune, crebbero in numero esorbitante tanto che la “densità abitativa” pose in breve problemi d’igiene e sicurezza pubblica. Addirittura, in alcuni casi, furono richieste le guardie giurate per la sorveglianza notturna. A metà degli anni ’50, si poteva parlare dunque di baraccopoli del Poetto, un vero e proprio modus vivendi della balneazione estiva che i cagliaritani interpretarono in maniera assolutamente originale rispetto ad altri territori della Sardegna e caratterizzando il costume e la società del capoluogo fino al 1985.
È chiaro pertanto che, parlare del Poetto e parlare dei casotti e del tram, equivalga a parlare di Cagliari del ‘900.
Si balla sotto le bombe
La frequentazione dei cagliaritani al Poetto rimase costante – anche se fortemente indebolita per ragioni di sicurezza e di ordine pubblico – pure durante le guerre mondiali. Anni difficili per la città ma che i suoi abitanti seppero dare un senso dignitoso e per certi versi straordinario. Basti pensare che le serate musicali e di ballo – fenomeno di costume divenuto di massa poi col boom economico degli anni ’60 – non vennero mai del tutto interrotte anche nelle due stagioni belliche. Nel frattempo, dal 1925, al Poetto fecero la loro comparsa anche le sale da gioco che rimasero operative anche durante il periodo bellico.
Sbarco alleato: i Nazisti ordinano l’abbattimento dei casotti
Durante le due guerre mondiali la spiaggia del Poetto subisce – per ovvie ragioni di sicurezza – i maggiori cali di frequentazione. Particolarmente delicato fu il periodo della Seconda Guerra Mondiale quando, nel 1943, il comando delle truppe naziste ordina, tramite il Potestà , di abbattere tutti i casotti per timore di un possibile sbarco alleato proprio sulla spiaggia del Poetto. Preoccupazione che per i sardi ha radici storiche, quando già nel medioevo, il litorale cagliaritano era sotto costante minaccia delle scorribande saracene, come dimostra ancora oggi la presenza della torre spagnola di Mezza Spiaggia che serviva proprio ad avvisare la popolazione e i militari di una possibile invasione dal mare. Minaccia che purtroppo si concretizzò nel 1793 quando i francesi sbarcarono proprio sul litorale e si stabilirono tra la chiesa di Sant’Andrea e quella di San Forzorio.
Lo smacco della guerra
La parentesi bellica, quando Cagliari è presa di mira dai bombardamenti alleati, lascia il segno pure sul Poetto. I cagliaritani vi tornarono definitivamente solo nel 1946, lo dimostra la schiera di casotti nuovamente risistemata a bordo spiaggia, ma stavolta, addirittura fino all’Ospedale Marino. I danni del conflitto sulle infrastrutture balneari ovviamente pesano sull’amministrazione comunale che opta per dare priorità assoluta alla ricostruzione della città . La spiaggia (sia a Cagliari che a Quartu) rimane quindi per lunghi anni un cumulo di macerie e per di più subisce un considerevole prelievo di sabbia specialmente in forma piratesca da parte di cittadini che approfittano dello stato confusionale della macchina pubblica per sottrarre arena alla spiaggia e utilizzarla proprio come materiale edile delle nuove case.
Al mare in tram: Cagliari unica in Sardegna
Il 12 luglio 1912 fu inaugurata la linea tramviaria che, a cadenza di ogni mezzora, portava passeggeri da Cagliari città al Poetto. Nel 1924 il Comune allarga la sua giurisdizione sulla spiaggia e venti anni dopo, nell’ottobre del 1947, viene spostato il capolinea centrale della linea 4 in piazza Matteotti (stazione delle Ferrovie dello Stato) e raccordato nei tempi con la linea extraurbana che dalla caserma Monfenera portava proprio al Poetto. Nel trasporto pubblico locale si parlerà di “linea extraurbana” per il Poetto fino a quando la linea 4 non sarà accorpata a quella del Poetto e diventerà la Linea P, che da piazza Matteotti porterà fino all’Ospedale Marino. Il cordone ombelicale tra Cagliari e il Poetto era ormai definitivamente ricostruito. La linea tramviaria per la spiaggia assunse il suo pittoresco tragitto fatto di fermate che divennero vere e proprie zone di frequentazione e punti d’incontro per tutti i cagliaritani che, individualmente o in gruppo, andavano e venivano dalla spiaggia. Questo binomio “tram-spiaggia”, fu unico in Sardegna: altrove sull’isola non esistevano altra località balneari che garantivano un moderno sistema di trasporto pubblico dà e per il mare. Gli elementi urbanistici, infrastrutturali e sociali, davano ancora una volta a Cagliari l’identità di città a tutti gli effetti.
Il Poetto è Cagliari
Tram e casotti portano il Poetto ad essere ormai un luogo densamente frequentato dalla cittadinanza e, con le alte temperature delle estati cagliaritane, sorgono subito problemi di decoro e salute pubblica, tenendo conto anche dell’adiacente Stagno di Molentargius con la presenza massiccia di zanzare (la malaria uccideva i lavoratori delle saline sin dal Medioevo). È sulla base di queste considerazioni che nell’autunno del 1931 iniziano i lavori di bitumazione del lungomare che dureranno un anno circa; gli stabilimenti balneari (per esempio il “Lido d’Aquila”) vengono ricostruiti in muratura e stessa sorte avviene per i bagni pubblici. Nel luglio del 1932 infine, vengono installati i telefoni pubblici. Un altro tassello che fa del Poetto non più un’appendice di Cagliari, ma parte integrante della città .
Quartu Sant’Elena rivendica i suoi spazi
Il fatto che Cagliari si identifichi col Poetto non è però immune da attriti campanilistici che si generano con il comune limitrofo di Quartu Sant’Elena che, al pari del capoluogo, pretende competenze sulla stessa spiaggia. È lo storico contenzioso tra Cagliari e la terza città della Sardegna che, sul finire del ‘900, è stata assorbita in continuità urbana con la stessa Cagliari, ma ha sempre mantenuto e rivendicato un’indipendenza amministrativa e un’alterità identitaria. Le schermaglie raggiungono il picco nel 1935 quando, tra concessioni, massicci prelievi di sabbia, atti di ritorsione reciproca al limite del vandalismo, è al Comune di Cagliari che viene riconosciuta la maggior parte del Poetto di sua pertinenza: sugli 8 chilometri di arenile, oggi 6 sono di Cagliari e 2 di Quartu. A riappacificare gli animi sarà solo il collegamento stradale che viene ultimato nel 1958, quando la litoranea del Poetto viene allacciata direttamente a Quartu Sant’Elena e per la città di Virgilio Angioni, il religioso fondatore dell’Opera del Buon Pastore, lo sbocco al mare è finalmente una realtà.
L’Ospedale Marino
Nell’aprile del 1937, sull’immediato retrospiaggia del Poetto, a pochi passi dal confine territoriale con il comune di Quartu Sant’Elena, viene inaugurato l’Ospedale Marino di Cagliari, ritenuto dall’architettura moderna il più importante edificio del Razionalismo moderno. Da questo momento, nel bene e nel male (a seguito di un lunghissimo stato di abbandono) l’Ospedale Marino farà parte della storia e del paesaggio del Poetto.
L’edificio fu progettato da Ubaldo Badas ma per dieci anni viene costruita solo la struttura portante, perché, a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, i lavori si fermano. Il committente era il Partito Nazionale Fascista e la funzione principale di questa infrastruttura doveva essere quella di accogliere la Colonia marina Dux. L’edificio da prima, sorgendo sulla spiaggia del Poetto, è di proprietà demaniale, poi, passa al comune di Cagliari nel 1942. L’ospedale cerca di sopperire al sovraffollamento delle colonie marine della città , specialmente per i soggetti affetti da patologie polmonari, sebbene le stesse vennero in realtà ospitate solo nei padiglioni di legno esterni poggiati sulla sabbia.
Nel 1947, l’amministrazione comunale fa concludere finalmente il progetto di Badas, seppur con alcune varianti, e l’Ospedale Marino rimane finalmente in funzione fino al 1982. Oggi, si valuta una riconversione.
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Anni ’50 arriva il cemento
Gli stravolgimenti alle condizioni naturali del posto sono una costante ovunque la mano venale dell’uomo entri in azione. A questa regola purtroppo non è scampato neanche il Poetto che, a più riprese, ha visto sottratta parte della sua bellezza originale per ragioni di “ammodernamento” e “adeguamento” infrastrutturale alla fruibilità pubblica e privata. Se i primi interventi non hanno impattato più di tanto grazie alle debolezze finanziarie di Comune e privati; grazie a tecnologie costruttive ancora obsolete (vedi casotti) e grazie a una coscienza pubblica tutt’altro che ignorante in materia (la stessa che nella prima bitumazione del Lungomare del ’31 chiese e ottenne che la strada fosse tracciata più lontano possibile dalla spiaggia), con l’avvento del Boom Economico e la ripresa dell’industria del mattone, anche il Poetto subisce il primo vero impatto con la cementificazione selvaggia. Al Lido nel 1948 viene prima rimossa la storica rotonda, quindi aumentato significativamente il numero delle cabine e, non ultimo, chiuso con due cancellate i due accessi laterali alla porzione di arenile occupata dallo stesso stabilimento. Per la popolazione è un affronto insopportabile. Nel frattempo, il conflitto di competenze tra Demanio e Comune diventa un classico per decine di anni e così, approfittando della confusione amministrativa, l’abusivismo mette radici che ledono l’indipendenza dei cittadini cagliaritani di usufruire liberamente della propria spiaggia. In mancanza di un piano organico di utilizzo del litorale, il moderno PUL, i casotti diventano abitazioni permanenti in muratura e aumentano ancora di numero: nel 1958 si arriva a contarne 1400! E ancora, gli stabilimenti, proliferano per rispondere alle esigenze del turismo balneare che ormai è una ghiotta realtà per la nuova imprenditorialità cagliaritana. In spiaggia invece ci sono i chioschetti di vendita delle bibite e dei gelati.
Tutti al Poetto: Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza ed Esercito
A dare manforte a quest’anarchia ci pensa pure lo Stato che, in via ufficiale, costruisce le sue strutture dedicate al personale delle Ferrovie dello Stato, delle Poste e della Manifattura tabacchi. Addirittura i lavoratori della Rinascente hanno un loro pezzo di spiaggia assegnato con la “carta che canta”. Seguono destinazioni riservate anche alle Forze dell’Ordine (Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza) all’Esercito e al corpo civile dei Vigili del Fuoco.
Dagli anni ’60 rischia il declino
A partire dagli anni ’60, tra abusivismo, boom economico e turismo di massa attore definitivo delle stagioni estive cagliaritane al Poetto, la spiaggia inizia un lungo periodo di difficoltà che ancora oggi non si è del tutto risolto. L’impatto antropico, anche sul vicino Stagno di Molentargius, che è un perno dell’equilibrio ecologico di tutta l’area, ha imposto alle autorità di intervenire con nuovi provvedimenti, ma il ritardo dell’amministrazione sulle esigenze reali della popolazione e dell’ambiente naturale, è un prezzo che ancora non si è pagato del tutto. La presenza di una città in ascesa demografica come Cagliari, capoluogo della Sardegna e unico vero agglomerato urbano a vocazione metropolitana al fianco di un territorio così delicato dal punto di vista ecologico è una convivenza difficile da realizzare e a rimetterci, troppo spesso è proprio il soggetto più indifeso: l’ambiente. È in questo clima di incertezze che nel 1973 il Comune manda in pensione i tram e li sostituisce con gli autobus, sistema di trasporto pubblico che, poco gradito dai cagliaritani, produce l’effetto di aumentare il traffico automobilistico privato. La concomitanza della motorizzazione popolare (Fiat 600, 1955 – 1969) accentua il fenomeno e il Poetto non resiste al nuovo impatto antropico. I casotti intanto rimangono ancora al loro posto e diventano oggetto di numerosi atti vandalici che peggiorano lo stato di decoro generale della spiaggia. Sono gli ultimi sussulti di vita per la storica baraccopoli cagliaritana. Gli anni ’80 ormai certificano che queste infrastrutture amovibili non hanno più ragione di esistere: i cagliaritani hanno la casa anche in mattoni davanti alla spiaggia e chi non ce l’ha, arriva sul posto con l’auto propria. Alle porte dell’ultimo decennio del ‘900 il Poetto è in uno stato di degrado che va di pari passo con l’indecorosa situazione della città , presa di mira dagli incivili che sporcano e deturpano i monumenti più importanti.
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Ormai è tardi (forse)
A questo punto emerge con forza l’attualità dell’erosione della sabbia sull’arenile. Per il Poetto e per Cagliari è un dramma e le responsabilità sono tutte per mano dell’uomo. Secondo gli accertamenti della società Mediterranea Survey and Service MSS le cause dell’erosione della sabbia al Poetto sono:
- i prelievi di sabbia durante la ricostruzione della città nell’immediato secondo dopoguerra
- la creazione della strada litoranea
- la realizzazione degli stabilimenti e dei bracci a mare del Lido e D’Aquila
- l’installazione dei casotti
- la costruzione delle villette
- la scomparsa della posidonia oceanica che ha determinato l’aumento del moto ondoso del mare
La soluzione è difficile da individuare soprattutto tenendo conto che gran parte delle infrastrutture non possono più essere rimosse. Si opta dunque, nel 2002, per un ripascimento artificiale che prevede il trasferimento in spiaggia di cumuli di sabbia prelevati dal fondo del mare a poche centinaia dalla riva. Scompare così definitivamente il colore bianco candido della sabbia del Poetto e si realizza un arenile artificiale di sabbia grigia che assume colori più lontani dal chiaro anche per la presenza tra i grani di frammenti di conchiglie e concrezioni marine. Una pezza peggiore del buco per una parte dell’opinione pubblica cagliaritana che ha creato uno scontento generale tutt’altro che sopito.
2010: Cagliari scopre il Turismo
Oggi Cagliari, grazie a una maggiore sensibilità culturale e ambientale della popolazione e a un rinnovato sistema economico cittadino che può diversificarsi anche con l’introduzione del turismo come voce di guadagno, ha fatto si che la sua spiaggia sia diventata oggetto di affettuose attenzioni e di una gestione che sta dando credito alla valorizzazione ambientale non solo in chiave di sfruttamento turistico ma altresì di ottimizzazione dell’equilibrio ecologico, l’unica carta da giocare per il prossimo futuro.
La storia del Poetto in cifre
- Medioevo – Il Poetto è sotto continua minaccia delle incursioni saracena. La vicinanza con la costa africana, le caratteristiche di accessibilità dell’arenile in fondo ad una baia, rendono l’area un bersaglio continuo che obbliga il comando militare aragonese a dotare la costa di apposita torre di sorveglianza: la torre di Mezza Spiaggia (Cagliari).
- 1793 – I francesi sbarcano al Poetto davanti a Quartu Sant’Elena e occupano gli spazi antistanti la chiesa di Sant’Andrea e di San Forzorio.
- 1912 – Viene inaugurata la linea tramviaria extraurbana che, a cadenza di ogni mezzora, porta passeggeri da Cagliari città al Poetto.
- 1913 – Nasce il primo stabilimento balneare al Poetto: i Bagni Carboni.
- 1920 – I cagliaritani iniziano a costruire i casotti: baracche in legno che servono per la permanenza in spiaggia nei mesi estivi. Nel 1930 arrivano ad esserci 40 “unità abitative”.
- 1923 – Aprono le prime piste da ballo al Poetto.
- 1924 – Un accordo con lo Stato consente al Comune di allargare la sua giurisdizione sulla spiaggia del Poetto.
- 1925 – Sul lungomare Poetto vengono aperte le prime Sale Giochi.
- 1931 – Iniziano i lavori di bitumazione del lungomare.
- 1932 – Gli stabilimenti balneari vengono ricostruiti in muratura.
- 1932 – Vengono installati i primi telefoni pubblici al Poetto.
- 1933 – Anche i bagni pubblici vengono ricostruiti in cemento e mattoni.
- 1937 – Sull’immediato retrospiaggia del Poetto, a pochi passi dal confine territoriale con il comune di Quartu Sant’Elena, viene inaugurato l’Ospedale Marino di Cagliari.
- 1942 – L’Ospedale Marino di Cagliari da prima, sorgendo sulla spiaggia del Poetto, è di proprietà demaniale, da quest’anno passa al comune di Cagliari.
- 1943 – Durante la Seconda Guerra Mondiale, il comando delle truppe naziste ordina, tramite il potestà , di abbattere tutti i casotti per timore di un possibile sbarco alleato proprio sulla spiaggia del Poetto.
- 1947 – Viene spostato il capolinea centrale della linea 4 in piazza Matteotti (stazione delle Ferrovie dello Stato) e raccordato nei tempi con la linea extraurbana che dalla caserma Monfenera portava proprio al Poetto.
- 1947 – L’amministrazione comunale fa concludere finalmente il progetto dell’Ospedale Marino di Badas.
- 1948 – Presso lo stabilimento del Lido, viene prima rimossa la storica rotonda, aumentato considerevolmente il numero delle cabine e chiuso con due cancellate i due accessi laterali alla porzione di arenile occupata dallo stesso stabilimento.
- 1955 – Alcuni proprietari dei casotti decidono di proteggere la loro baracca affidando la sorveglianza notturna a delle guardie giurate.
- 1958 – La strada litoranea del Poetto viene allacciata direttamente a Quartu Sant’Elena.
- 1959 – Il conteggio del numero dei casotti sul litorale del Poetto arriva a 1412 baracche.
- 1961 – La linea tramviaria extraurbana per il Poetto diventa la Linea P, piazza Matteotti-Ospedale Marino/Poetto.
- 1973 – Il Comune di Cagliari sostituisce i tram con gli autobus per il trasporto pubblico locale che porta e prende passeggeri dal Poetto.
- 1982 – L’Ospedale Marino di Cagliari chiude e passa le consegne ad altra struttura.
- 1990 – iniziano gli studi sul fenomeno dell’erosione della spiaggia del Poetto.
- 1999 – arriva il verdetto della ricerca che indica l’impatto antropico la causa principale della scomparsa della sabbia.
- 2002 – Iniziano i lavori di ripascimento della spiaggia del Poetto.