La località di Punta Molentis, nel territorio di Villasimius, non è soltanto una delle spiagge più belle della Sardegna, ma anche un importante sito storico di estrazione del granito, sfruttato sin dall’antichità: la cava di granito di Punta Molentis.
Come nel caso della vicina Cava Usai, anche qui il granito veniva lavorato e caricato direttamente dalla costa, grazie alla fortunata disposizione delle rocce a pochi metri dal mare.
I primi a utilizzare la cava di granito di Punta Molentis furono, con ogni probabilità, gli Antichi Romani, che apprezzavano la posizione strategica e il facile accesso marittimo. A differenza del più pregiato granito di Capo Testa, il materiale estratto a Villasimius era di qualità leggermente inferiore, ma più facilmente trasportabile grazie alla logistica favorevole. I manufatti, dopo essere stati tagliati, venivano direttamente caricati sulle imbarcazioni in sosta.
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Cava granito Punta Molentis, attiva fino al Novecento
L’attività estrattiva nella cava di Punta Molentis si è protratta nei secoli in maniera discontinua, fino alla prima metà del Novecento. L’ultimo sfruttamento importante avvenne attorno al 1850, quando due fratelli toscani avviarono un’impresa che passò in seguito alla famiglia Usai, da cui prende il nome l’altra celebre cava della zona. L’intero tratto di costa conserva ancora oggi numerose tracce visibili: tagli netti, spaccature geometriche e resti dei canali di lavorazione si alternano ai segni lasciati dal tempo e dagli agenti atmosferici.
Il maestrale e il paesaggio scolpito dal vento
A rendere ancora più suggestiva la zona è il ruolo del maestrale, vento predominante nel sud-est della Sardegna. Noto ai Romani come chorus o circius, questo vento soffia con intensità che può superare i 120 km/h, scolpendo la costa, erodendo le superfici e piegando la vegetazione. Gli effetti del maestrale si notano soprattutto nella vegetazione costiera, bassa e compatta, cresciuta in simbiosi con le rocce per resistere a condizioni estreme. Le raffiche più forti, che si presentano alle soglie dell’inverno, possono provocare vere e proprie burrasche marine, capaci di modellare anche l’aspetto dell’arenile.
L’arenile e la cava granito Punta Molentis
La spiaggia di Punta Molentis è composta da sabbia fine e chiara, con riflessi brillanti che contrastano magnificamente con il colore del mare. Alle sue spalle si innalza una collina alta oltre 100 metri, completamente rivestita di macchia mediterranea profumata, tra cui spiccano lentisco, cisto, rosmarino e ginepri.
Dalla cima della collina è possibile visitare l’omonimo nuraghe, che domina il paesaggio e offre un punto panoramico mozzafiato sulla costa. Le rocce granitiche del retrospiaggia si ergono fino a 15 metri e raccontano una storia doppia: quella naturale, plasmata dal vento, e quella umana, segnata dalle lavorazioni estrattive.
Tra natura e archeologia industriale
Oggi Punta Molentis rappresenta un raro esempio di convivenza tra patrimonio naturale e archeologia industriale. I visitatori possono ammirare il mare cristallino, rilassarsi sulla sabbia bianca, ma anche esplorare le tracce dell’antica attività estrattiva che ha dato forma a questo angolo di Sardegna. Le vecchie spaccature artificiali nel granito sono diventate parte del paesaggio, integrandosi con i segni del tempo e della natura.
Questa fusione tra elementi naturali e storici fa di Punta Molentis un luogo di forte identità culturale, perfetto per chi cerca non solo bellezza, ma anche memoria e significato.


