Gli Stati Uniti, alla fine della Prima Guerra Mondiale si erano trovati ad essere, per ragioni geografiche (la protezione di due oceani) e geopolitiche (appartenenti allo schieramento dell’Intesa che vinse il conflitto) la prima potenza economica mondiale, perché di fatto, non avevano subito gravi danni dalla guerra e potevano presentarsi come Stato-guida per il mondo. In particolare per la risoluzione di conflitti regionali e macroregionali che erano stati la causa della Prima Guerra Mondiale.
Fu quindi il presidente degli Stati Uniti, Thomas Woodrow Wilson, che l’8 gennaio del 1918 definì davanti al Congresso in sessione congiunta, le nuove regole di convivenza mondiale secondo i criteri della “nazionalità”.
Wilson proponeva le seguenti linee guida per la costruzione di Stati Nazione dopo la Prima Guerra Mondiale:
- Promozione di una “pace senza vincitori”
- Concetto di eguaglianza tra le nazioni
- Autogoverno dei popoli
- Libertà di circolazione nei mari del mondo
- Riduzione degli armamenti
Dal nazionalismo alla democrazia
Il “principio di nazionalità” si basava sul concetto del “principio di autodeterminazione dei popoli” che, su base democratica, dovevano decidere a quale nazione appartenere e in quale spazio territoriale volevano occupare. Un territorio che doveva essere lo specchio di un insediamento etnico-identitario.
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Il principio di autodeterminazione dei popoli serviva sopratutto a ridisegnare confini territoriali e identità culturali alle popolazioni rimaste per secoli sottomesse ai grandi imperi multietnici, come quello Ottomano, quello Russo e quello Asburgico che, dopo la Prima Guerra Mondiale, caddero definitivamente.
Pulizia etnica e nazionalismo
La riorganizzazione di quelle aree (Europa orientale e Medioriente sopratutto) secondo i principi di nazionalità tuttavia offriva il fianco a pretesti nazionalisti che discriminavano altri popoli “minori” i quali non avevano avuto forza politica sufficiente ad essere presi in considerazione in questa nuova geopolitica.
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Ecco allora sorgere dal nazionalismo i malumori che porteranno a frequenti disordini in molte nazioni, sopratutto quelle di più recente costituzione, come l’Italia, la Germania, la penisola Balcanica e i paesi del Medioriente.