Tra murales e chiese bizantine immerse nel verde un Borgo Autentico d’Italia
Onanì (o Onanìe in sardo) è il piccolo paese che si trova nell’entroterra della Sardegna, in una zona collinare a metà strada tra Bitti e Lula, tra i salti di Mamone e il Riu Mannu. Con i suoi 2300 ettari di territorio interamente coperto di rigogliosa macchia mediterranea e boschi di roverelle; con una storia che si affossa fin dentro i meandri della preistoria, passando per tutte le tappe della storia medievale, moderna e contemporanea della Sardegna, rappresenta dal punto di vista turistico e culturale una tappa doverosa per chiunque voglia assaporare ancora il piacere del tempo che si ferma e consente di fare un ampio respiro rigeneratore. Onanì nella sua sobrietà di paesino di montagna è infatti riconosciuto ufficialmente come uno dei 32 borghi autentici di Sardegna, ciò significa che, a dispetto della sua piccolezza demografica, ha vinto la battaglia con l’identità . In parole più semplici, Onanì, nonostante l’impressionante oscillazione demografica (vera piaga di tutta la Sardegna centrale), passata dai 261 abitanti nel 1861, ai 1459 nel 1961 fino agli attuali 398, ha saputo mantenersi come vivace comunità con profonde radici nel territorio. I suoi vantaggi competitivi sono infatti indiscutibili e questi anni, grazie ad un’amministrazione giovane ed energica, li sta portando pian piano a frutto: patrimonio storico-culturale, paesaggio, prodotti tipici, coesione sociale e qualità della vita, ma anche creatività , capacità produttive, presidio del territorio e tutela delle risorse. Onanì dunque, rappresenta oggi, per la Sardegna, un documento strategico di rinascita identitaria che potrebbe fare da argine alla deriva globalizzante, qualunquista e spudoratamente commerciale.
RADICI LONTANE
PER UNA SCOMMESSA SULL’IDENTITÀ
Il territorio di Onanì è stato popolato dalle comunità umane già in epoca nuragica e pre-nuragica, lo dimostrano la presenza del nuraghe Santu Pedru; le domus de janas, di Sorastru, Collovras e Nuragheddu; le tombe di giganti di San Bachisio e Tanca Pettorale. In seguito, Onanì, vide una centralità durante la dominazione bizantina, diventando sede di culto per Sant’Elena, San Gavino e i Santi Cosma e Damiano, cui furono dedicate le omonime chiesette campestri. Mentre, nel Medioevo, entrò a parte della curatoria di Bitti sotto il giudicato di Torres, mentre con gli aragonesi Onanì divenne feudo fino al XVII secolo quando entrò a far parte del marchesato di Orani.
Nei dintorni:
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A SPASSO NEI SECOLI
IN PERCORSO SPIRITUALE UNICO
Il centro storico del paese ruota attorno alla splendida chiesa parrocchiale Santo Cuore di Gesù, costruita a fine ‘800 e alla più antica chiesa della Madonna di Loreto, realizzata nel XIV secolo, anch’essa con un passato parrocchiale. Proseguendo in tema di architettura di culto, l’attenzione della visita a Onanì, non può che ricadere pure sulla chiesetta di San Pietro (XI secolo), che si trova alle porte dell’abitato sulla strada che porta alla vicina Bitti, le cui mura sono costruite in granito, mentre la copertura ha lasciato posto allo scisto. La facciata è romanica, è semplice e priva di ornamenti.
Il percorso culturale spirituale segue nei dintorni, dove è possibile fare piccole escursioni per arrivare alle tante chiesette campestri tutte di chiara ispirazione bizantina, come quelle dedicate a San Francesco, a San Bachisio nella valle del Riu Mannu, a Sant’Elena e ai Santi Cosma e Damiano. Sentimenti spirituali che proseguono ancora oggi e fanno da eccellente collante all’intera comunità che si riconosce nella venerazione ai Santi Antonio, Bachisio e Francesco: il 16 e 17 gennaio vengono accesi i fuochi per Sant’Antonio Abate, a maggio si festeggia San Bachisio con una tipica festa campestre infine il 17 ottobre si dedica la giornata a San Francesco.
UN MUSEO A CIELO APERTO TRA SPLENIDI MURALES E MAGNIFICHE REALIZZAZIONI IN FERRO E LEGNO
L’economia del paese ruota attorno alla pastorizia, condotta ancora seguendo metodi tradizionali e usufruendo di un territorio ricco e incontaminato. Ci sono poi le vare attività artigiane che vanno dai falegnami ai fabbri, che realizzano splendidi oggetti di vita quotidiana e di ornamento, passando per la tradizione gastronomica, con la produzione di pane carasau che rappresenta pure da queste parti un’eccellenza di chiara derivazione agro-pastorale. La vita sociale purtroppo risente della pochezza demografica, ma si avvale comunque di una qualità di alto livello, forse perduta altrove, ma che qui ha trovato modo di sopravvivere nei tempi lenti e a misura d’uomo. Una qualità espressa chiaramente nelle pitture disseminate lungo il paese: le pareti delle case e le principali vie di Onanì, sono infatti magnificamente adornate di bellissimi murales che parlano della vita quotidiana e degli eventi storici principali della comunità . Le opere sono state realizzate in parte dal pittore Pietro Asproni e da alcuni allievi dell’Accademia di Brera.