La cultura di Abealzu – Filigosa è la cultura prenuragica che si sviluppò in Sardegna tra il 2700 e il 2400 a.C. Il nome deriva dalle località in cui sono stati ritrovati i più importanti rinvenimenti: Abealzu (Osilo) e Filigosa (Macomer). La popolazione occupava più o meno stabilmente, soprattutto il sassarese e alcune zone del centro sud della Sardegna: costruiva villaggi di insediamento, si dedicava alla pastorizia e all’agricoltura e produceva artigianato per scopi pratici, votivi e artistici, in metallo e in ceramica.
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NURAGHE RUJU SORVEGLIA LA STORIA
In località Filigosa a Macomer si trovano in un ottimo stato di conservazione quattro tombe, tre delle quali scavate ai piedi dell’omonima altura in cima alla quale svetta Nuraghe Ruju. L’orientamento delle sepolture è a proiezione orizzontale con appositi corridoi perfettamente ricavati sfruttando l’inclinazione naturale della roccia. Nella necropoli, gli scavi furono fatti nel 1965 da Ercole Contu e successivamente da Alba Foschi nel 1983: vennero recuperate ossa umane scarnificate che certificarono la frequentazione umana con finalità di rito sepolcrale. Si trattava di una forma di sepoltura cosiddetta “secondaria” che si distingue da quella “primaria” in cui il defunto non aveva subito alcun tipo di manomissione e i resti scheletrici risultavano essere in connessione fisiologica; quella “secondaria” invece prevedeva che i resti dell’inumato venissero raccolti in una sepoltura diversa da quella originaria e non in posizione fisiologica (fonte: Anthroponet). Il tipo di sepoltura secondaria, fu in uso anche in Sardegna dalla metà del III millennio fino agli inizi del II millennio a.C.
LA DESCRIZIONE
La Tomba I – Si apre con un lungo “dromos” il corridoio a cielo aperto di alcuni metri di lunghezza, scavato nella roccia, che conduce all’ingresso della sepoltura. Segue un vano maggiore su cui si aprono sei celle secondarie, due a sinistra e quattro a destra, di cui le prime sono attrezzate di coppelle emisferiche con alla base un lettuccio funebre lungo poco più di due metri. Il pavimento, al centro, conserva ancora il focolare con margine anulare in rilievo e coppella centrale di forma circolare. Sulla parete di fondo, invece, sono stati realizzati due portelli sopraelevati che conducono a due vani interni (uno poligonale e l’altro rettangolare).
La tomba II – Anche questa si presenta inizialmente col dromos che dà accesso alla cella maggiore. Il soffitto di questo vano è digradante e pure qui, al centro del pavimento, si trova il focolare rituale attrezzato di fossetta centrale. Al centro del lato di fondo, si può notare il portello quadrangolare con doppio rincasso a cornice che introduce ad un ulteriore piccolo ambiente di forma quadrangolare.
La tomba III – Dopo il dromos, volto a Sud, della lunghezza di oltre 10 metri e alto 1,30, apre a due vani, entrambi quadrangolari, il primo con al centro del pavimento il focolare circolare con anello in rilievo e coppella centrale, il secondo lungo 1,75×3,85 metri e alto tra i 1,10 e i 1,30metri.
La tomba IV – Si trova ad un livello superiore rispetto alle prime tre, e dopo il dromos (lunghezza m 8,20; larghezza m 0,40/2,10), immette a tre celle coassiali, mentre il vano laterale dà accesso al secondo ambiente (m 1,03×1,90) e al terzo (m 1,45x 2,15; h m 1,05), entrambi quadrangolari. Sulla parete di fondo di quest’ultimo vano è scavato il portello che immette ad una quarta camera questa volta di forma quadrata.
La necropoli Filigosa a Macomer, fu in uso anche in Sardegna dalla metà del III millennio fino agli inizi del II millennio a.C.
Visite guidate sulla necropoli Filigosa di Macomer:
- email: infotamuli.archeo@tiscali.it
- telefono:0785.790800/856-347 9481337
Orari:
- estivo 10,00-13,00 e 15,00-19,00 (su prenotazione orari extra);
- invernale non predisposto. Lunedì chiuso.