Con l’ultimo bombardamento aereo su Cagliari, quello del 13 maggio 1943 che causò oltre 40 morti e la distruzioni estese dell’abitato, la Sardegna comincia a vedere un barlume di speranza sulla fine della grande guerra. È così che, 5 mesi dopo, da una grotta di Bortigali, si accendono le trasmissioni di Radio Sardegna. Si tratta di un evento storico di rilevanza internazionale che purtroppo gli stessi sardi hanno in parte troppo presto dimenticato.
LA GUERRA È FINITA
Era il 3 ottobre del 1943 quando in Sardegna, ormai libera dai tedeschi, pian piano ricomincia la vita. Sebbene vi fossero ancora 250 mila soldati sparsi per tutti i territori (che non riceveranno aiuto logistico e di sopravvivenza per lungo tempo); benché la popolazione fosse alla fame (la Sardegna cadde in un periodo di isolamento perché non arrivavano più le merci necessarie alla sopravvivenza della popolazione), c’era spazio e tempo per aprire una radio libera. A Bortigali, alle 13.15 di quella grande giornata, dalla redazione di Radio Sardegna e precisamente dal rifugio antiaereo ricavato da una grotta di Bortigali, oggi alle spalle della Scuola Primaria di via Montenegro a pochi passi della sede del Comando Militare dell’isola, alcuni ufficiali dell’esercito e un manipolo di tecnici “inventano”, con apparecchiature di fortuna, quella che sarà chiamata “la prima voce dell’Italia libera” (presto o quasi contemporaneamente nasceranno Radio Bari e Radio Palermo).
PRIMA DEL TRASFERIMENTO A CAGLIARI
Dalla postazione di Bortigali si trasmetteranno fino al gennaio del 1944 quando la radio sarà trasferita a Cagliari, notizie, intrattenimento e saluti dai tanti militari “continentali” presenti in Sardegna. Tra i direttori di quella radio vi fu il maggiore Armando Rossini (personale di fiducia degli americani poi divenuto amministratore delegato della Rai), mentre, tra i redattori c’erano Jader Jacobelli (anch’egli militare ufficiale in incarico ad Elmas imposto dagli americani) e i sardi Carlo Sequi e Guido Martis.
RADIO SARDEGNA ANNUNCIA AL MONDO
Radio Sardegna fu la prima radio libera in Italia dopo venti anni di dittatura e fu la prima radio al mondo ad annunciare, il 7 maggio 1945, la fine della seconda guerra mondiale. Questa iniziativa democratica fu ovviamente figlia di una serie di precondizioni che ne consentirono la sua realizzazione.
BORTIGALI FU UNA ROCCAFORTE INESPUGNABILE
Al termine della guerra, il Comando Supremo delle Forze Armate della Sardegna, aveva bisogno di un luogo fisso e lontano dai bombardamenti per gestire la logistica bellica. Come soluzione venne così adottata quella già collaudata dai tedeschi, il sito di Bortigali, dove fino a pochi giorni prima avevano creato un loro quartier generale.
BORTIGALI SEDE STRATEGICA DEI TEDESCHI
Bortigali, infatti, aveva una localizzazione geografica ideale per questo tipo di operazioni, al riparo quasi assoluto dai bombardamenti. L’orografia del terreno caratterizzata dalle grandi pianure del Marghine interrotte in quel punto dal monte Santu Padre (1025 m s.l.m.), impediva agli aerei alleati di centrare l’obiettivo al momento dello sgancio della bomba: il rischio, per i bombardieri e i caccia che venivano da sud, era di finire addosso alla montagna perché con la tecnologia di allora, era impossibile effettuare una così rapida risalita (i tentativi vi furono ma gli aerei finirono contro la roccia); e così, anche per chi veniva da Nord la manovra era impossibile: ancora una volta era la montagna ad essere un problema, perché copriva la visuale sul bersaglio e obbligava gli aerei a ritrovare subito quota appena giunti sopra il paese. Gli unici ad aver capito come bombardare Bortigali furono i tedeschi, i quali però, al momento della fuga risparmiarono il massacro. «Mio padre mi raccontava da ragazzo – dice il custode del rifugio – che quando i tedeschi andarono via, fecero precipitare da un loro aereo alcuni sacchi di sabbia direttamente sul centro dell’abitato. Quello fu per i bortigalesi un messaggio chiaro: “se vogliamo, noi vi possiamo annientare”. Fu sicuramente una riconoscenza nei confronti della comunità che per lungo tempo era stata tollerante nei confronti degli invasori che si erano stanziati nelle loro campagne».
A BIRORI LA RADIO MILITARE
Durante l’insediamento alleato in Sardegna che sostituì quello nazi-fascista, tra gli altri equipaggiamenti, il Comando Alleato trasferì le strutture radiofoniche che erano necessarie per le comunicazione con Roma e con le altre truppe sparse nell’isola. Come apparecchiatura fu adottata la stazione radio R6 a onde medie e fu posizionata a Birori, il paese vicino a Bortigali.
OPERAZIONE “CARNE TRITATA”
L'”Operazione carne tritata” fu il nome dato dagli alti comandi alleati per definire il depistaggio in cui i tedeschi e gli italiani vennero fatti cadere. Nel gennaio del 1943, il Presidente americano Roosevelt, il Primo ministro Churchill e gli alti ufficiali delle Forze alleate si riunirono in Marocco, a Casablanca, per decidere sul luogo dove cominciare la liberazione dell’Europa dal nazi-fascismo.
Al termine del confronto due furono le proposte rimaste sul tavolo: il generale Eisenhower propose di sbarcare in Sardegna; mentre Churchill puntò per la Sicilia.
Si optò come noto per la seconda soluzione ma per allentare la morsa dell’Asse che controllava gran parte del meridione italiano, si fece trovare il cadavere di un ufficiale del servizio segreto inglese nelle coste spagnole, con legata al polso una borsa contenente i piani (falsi anche questi) dell’imminente invasione della Sardegna. Di conseguenza i Comandi italo-tedeschi rafforzarono le difese nell’isola, scoprendosi in Sicilia. Addirittura fu trasferita da Roma la radio R6 onde corte, la più potente strumentazione radiomobile d’Europa, che fu posizionata nel paesino di Lei, sempre a pochi chilometri da Bortigali, ma questa volta più a Est.
LA RADIO ALL’OMBRA DI UN OLIVETTO DI BORTIGALI
Radio Sardegna entrò in funzione solo l’8 settembre, quando la R6 fu spostata di nuovo, da Lei a Bortigali e parcheggiata all’ombra di un oliveto alla periferia del paese. Col permesso del Comando militare, il 2 ottobre alle ore 13.15, Radio Sardegna iniziò ufficialmente le sue trasmissioni. La programmazione cominciò con 3 notiziari, dalla durata di 15 minuti ciascuno (13.15, 17.15, 22.00), ma dal 17 ottobre si aggiunsero due trasmissioni intitolate “Notizie da casa”. A novembre il tempo di trasmissione fu allungato e i notiziari divennero cinque, in più si aggiunse la trasmissione “Messaggi da e per il continente” e seguirono alcune trasmissioni musicali rese possibili grazie ai dischi raccolti fra i militari e fra gli stessi abitanti di Bortigali. In totale, Radio Sardegna raggiunse, nel suo primo ed unico inverno a pochi mesi dal debutto sulle ceneri della Guerra, a ben 150 minuti di trasmissione.
GLI AMERICANI A BORTIGALI
Quando gli americani sbarcarono in Sardegna (1943), vennero subito a conoscenza della radio a Bortigali e in un primo tempo pensarono di chiuderla pensando che si trasmettessero messaggi in codice ai fascisti. Poi optarono per tenerla in vita affidando le trasmissioni a personale di loro fiducia, come il redattore Jader Jacobelli e il primo direttore di Radio Sardegna, Armando Rossini. Nel frattempo fu chiusa la R6 a onde corte e fu indebolito il segnale che mise Radio Sardegna nell’impossibilità di farsi sentire nel Continente. Quindi, uno dei servizi pubblici più importanti, come la messa in comunicazione dei soldati bloccati in Sardegna con le loro famiglie sparse per l’Italia fu infattibile.
IL TRASFERIMENTO A CAGLIARI
Si decise allora di trasferire Radio Sardegna a Cagliari (gennaio del ’44), attrezzandola peraltro con una trasmittente più potente a 5 kw. Anche qui si scelse come sede tre grotte servite come rifugio antiaereo, quelle del quartiere di “Is Mirrionis”. A Roma intanto già si pensava di chiudere questa radio autonoma e in breve si passò ai fatti: prima fu indebolito il segnale, poi, Radio Sardegna divenne “Radio Cagliari” e nel 1952 la Radio perse la sua autonomia.
L’ANNUNCIO DI FINE GUERRA: RADIO LONDRA LO DIRAMA SOLO 20′ PIÙ TARDI
È il 7 maggio del 1945 quando Radio Sardegna annuncia per prima al mondo la fine della seconda guerra mondiale. Alfred Jodl, Capo di Stato Maggiore del governo Donitz, firma la resa della Germania e alle 14.15, uno dei marconisti di Radio Sardegna, Quintino Ralli, intercetta la trasmissione di un’emittente militare di Algeri nella quale si parlava della resa dei tedeschi. Chiamò così il direttore Amerigo Gomez che già era al corrente della notizie e così corse nella cabina di trasmissione, strappò di mano il microfono all’annunciatore e gridò: “La guerra è finita… la guerra è finita!“. Quell’annuncio non era stato ancora diramato da nessun’altra radio, la stessa Radio Londra ne diede solo venti minuti più tardi. La notizia venne così ripetuta ogni dieci minuti per tutta la sera, ma il giorno dopo nessun giornale raccontò il primato di Radio Sardegna.
RADIO SARDEGNA OGGI
Oggi Radio Sardegna non esiste più. Di quella storica esperienza che troppo spesso ha rischiato di essere dimenticata e di cui molti cittadini sardi non sono a conoscenza, sono rimaste pochissime registrazioni: alcune sigle e qualche annuncio. Le bobine degli anni successivi sono invece ancora conservate nell’Archivio Rai di Cagliari, ma il resto è affidato alla memoria storica dei nuovi italiani e dei nuovi sardi che vogliono continuare a rinnovarla.
BORTIGALI CAPITALE DEL MONDO
Bortigali è oggi un piccolo paese al centro del Marghine, alle prese con un pesante spopolamento ma che ancora conserva le emozioni delle storiche vicende di Radio Sardegna. Allora come oggi, Bortigali era un villaggio che viveva di pastorizia e agricoltura (ora la principale risorsa economica è la produzione di carne) all’ombra di Monte Padre che fu la protezione naturale dai disastrosi bombardamenti che gli alleati riversarono nei principali centri militari dell’isola. Allora Bortigali era un importante accampamento militare e sede del Comando delle Forze Armate della Sardegna, i cui ufficiali requisirono le case degli stessi bortigalesi per alloggiare.
IL RIFUGIO
Il rifugio antiaereo venne fatto costruire dal Comando militare nella primavera del 1943, scavando su un banco di trachite a pochi passi dalla sede del Comando stesso. Oltrepassando la porta d’ingresso che si trova in un luogo non visibile dalla strada principale, si apre un anticamera e poi subito un lungo corridoio a elle, su cui danno accesso cinque stanze per complessivi 125 mò. Una di queste stanze, la prima a destra, venne adibita a “cabina di trasmissione” con i microfoni collocati lontani dalle radio trasmittenti per evitare interferenze. Ora, quello storico luogo è nelle mani del Comune di Bortigali che si sta attrezzando a trasformarlo in un moderno museo in ricordo di quella breve parentesi in cui il paese divenne “capitale” del mondo.
17 APRILE 2015, MUORE QUINTINO RALLI
Quintino Ralli è morto il 17 aprile 2015 a 95 anni. Egli fu l’uomo che 70 anni prima, da Bortigali, diede al mondo la notizia che i tedeschi si erano arresi intercettando il segnale della radio americana di stanza ad Algeri, la quale comunicava alle forze alleate la resa della Germania: “L’Allemagne s’est rendue… la guerre est finie“. Ralli, nato vicino a Parma nel marzo del 1920, a venti tre anni venne inviato in Sardegna al quartier generale di Bortigali come tecnico di apparecchiature di ricezione. L’8 maggio del 1945, Ralli si sintonizzò su una Radio Militare di Algeri degli alleati e ascoltò la conversazione fra militari che annunciarono la fine della guerra.