Nell’Islam alcuni animali sono considerati “impuri”, ovvero non è consentita l’introduzione delle loro carni nell’alimentazione perché potrebbero generare impurità. L’impurità, intesa da un punto di vista etico ma anche strettamente igienico, è generata, secondo l’Islam, dal fatto che alcuni di questi animali si cibano di elementi che potrebbero portare malattie: come carcasse di altri animali. E’ dunque per gli osservanti musulmani cibarsi di maiali, cinghiali, asini, cani, cavalli e asini. Vietate anche le carni di elefante, orso e carnivori in genere. Tanto più se l’animale è stato protagonista di un’aggressione ad una persona o l’avesse addirittura sbranata.
- La macellazione e il consumo di carne animale consentita invece sono operazioni che non possono essere fatte se non viene pronunciato preventivamente il nome di Allah.
IL RUOLO DEL CANE
Con l’introduzione dell’Islamismo nella cultura araba è stato poi disciplinato il rapporto con gli animali domestici, in particolare col cane che fino ad allora conviveva in promiscuità con l’uomo, consentendo addirittura di cibarsi dallo stesso piatto.
VIETATO IL MALTRATTAMENTO
Il rapporto con gli animali nella cultura musulmana, a prescindere dal fatto che in alcuni casi non sia consentito cibarsene, è orientato al rispetto della loro condizione di vita: sono puniti dunque in maltrattamenti e gli abusi su di essi. Gli animali sono considerati capaci di percepire e vedere gli angeli, a differenza dell’uomo che invece non ha questa facoltà.
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