Il primo insediamento che può essere definito organicamente “urbano” nel territorio dell’attuale città di Olbia è ascrivibile a una fondazione punica tra il V e il IV secolo a.C. Appena qualche secolo prima, Fenici e Antichi Greci (Olbia deriva dal greco Olbiòs , cioè “felice”), erano già stati sullo stesso sito ed erano entrati in contatto commerciale con le popolazioni indigene dell’Alta Gallura (Corsi della Gallura) e della Sardegna settentrionale (Balari del Monteacuto).
Foto dei reperti: Museo Archeologico di Olbia
Il nucleo originario di Olbia
I Cartaginesi cinsero di mura l’area e affidarono alle torri il compito di avvistamento di eventuali pericoli provenienti dall’esterno. Il nucleo urbano era compreso tra l’attuale via Asproni e piazza Matteotti mentre in via Torino sono ancora visibili le ultime tracce dell’antiche mura.
Scipione sconfitto ad Olbia
Essendo questo tratto di costa sarda, il più vicino a Roma, nel 259 a.C., Lucio Cornelio Scipione, durante la Prima guerra punica, fece ad Olbia il primo tentativo di sbarcare in Sardegna, ma solo a partire dal 238 la Capitale occupò saldamente il centro gallurese, inserendosi nel tessuto economico, sociale e politico e sostituendosi formalmente a Cartagine. Un insediamento che inizialmente fu molto graduale e tutt’altro che invasivo, perché solo dopo la metà del I secolo a.C. i segni della tradizione punica cominciarono a venir meno, in primis negli interventi di revisione urbana con la costruzione di edifici pubblici (due templi) e soprattutto nello smantellamento di attività economiche come quelle dei fabbri non più in linea con la vocazione commerciale della città . L’Olbia romana arrivò a contare una popolazione di 5 mila abitanti nel periodo di massimo splendore.
Ercole sopraintende il passaggio di consegne tra Cartagine e Roma
Un altro aspetto che contribuì all’integrazione dei Romani nella Olbia cartaginese, fu la dedica al culto di Ercole, il simbolo della forza fisica. Una figura propria della mitologia romana che derivava – come spesso è accaduto nella storia italica – da quello dell’eroe Eracle. Durante il conflitto e il primo confronto coi Sanniti, furono proprio la popolazione della Campania a farlo conoscere per ricaduta ai romani, i quali, lo adottarono e lo adattarono alla loro tradizione. A Olbia, l’incontro-scontro tra Romani e Cartaginesi, avvenne non a caso sotto il patrocinio di Eracle/Melqart/Ercole che sanciva il reciproco riconoscimento e il definitivo passaggio di consegne della città . A Cartagine, il culto di Eracle, altro non era che quello della divinità fenicia di Baal o Melqart, il dio del mare, coniato nelle prime monete fenicio-puniche che nel dritto riportavano la testa di Melqart ricoperta da una leontea ( la tipica rappresentazione occidentale di Ercole), mentre nel rovescio c’erano navi e ambienti marini (quella fenicia). Ad Olbia, a Ercole, fu tributato come primo atto ufficiale di Roma in terra gallurese la statua di culto nel santuario poliadico dell’acropoli.
Olbia città residenziale
Quando Roma decise di inquadrare il dominio della Sardegna quale fondamentale fonte di reddito della cittadinanza aristocratica, anche Olbia fu sottoposta a una radicale trasformazione urbana che potesse rispondere alle nuove esigenze commerciali di stampo capitalistico. Ecco allora che furono ristrutturati tutti gli edifici del IV secolo e resi funzionali ad una fruizione esclusivamente residenziale; scomparirono una parte delle attività artigianali legate soprattutto all’economia stanziale di stampo punico e soprattutto fu iniziato l’accentramento delle attività commerciali nel porto che diventò anche base militare per le nuove politiche espansionistiche nel mediterraneo occidentale. In questa nuova politica, si inquadrano anche la creazione del Foro romano (nei pressi dell’attuale Municipio), delle strade lastricate, delle terme pubbliche e dell’acquedotto che, costruito tra il I e il II secolo in località Tilibbas, serviva a trasportare per ben 7 km circa, l’acqua delle sorgenti di monte Cabu Abbas proprio alle terme della città (Vecchio Ospedale).
Nascono le ville e inizia la viticoltura
Con l’introduzione di un sistema economico capitalistico, seppur in forma primitiva, nascono anche nelle campagne di Olbia e della Sardegna, numerose ville/fattorie di proprietà di nuove genti di origine romana e italica. Come dimostrano oggi le tracce di un rudere ancora presenti a S’Imbalconadu, sulla riva destra del fiume Padrogianus, a pochi chilometri dalla foce, dove, decorazioni artistiche, colonne e pavimenti cementizi sono la nuova identità architettonica della dominazione romana in Sardegna. Le ville che nascono per essere presidio logistico innescano il processo delle nuove produzioni agricole come la viticoltura, la cui introduzione fu anticipata da quella del culto di Dionisio, il Dio del vino, che servì a indottrinare le popolazioni locali ad omologarsi alla cultura romana ed emanciparsi dalla primitività .
Olbia meglio di Karalis
Nel frattempo si sviluppano i collegamenti stradali utilizzando peraltro i vecchi tracciati individuati dagli stessi cartaginesi: verso Sud, sulla costa orientale Sarda, la Karalibus-Olbiam; verso Ovest (Sassari Olbia) e verso Nord, in direzione di Tibula (Santa Teresa di Gallura) e di Castrum Ianuense (Castelsardo). Questo indirizzo urbanistico serviva a ottimizzare i servizi e gli scambi con il nuovo centro gravitazionale della città che conferiva al porto olbiese il rango di scalo principale per i collegamenti tra Roma e la Sardegna, anche e soprattutto per la maggiore vicinanza geografica rispetto a Karalis.
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