Quel “Capo di sopra”
che non vuole
saperne di star secondo
al “Capo di sotto”
Origine del nome Sassari
Il primo insediamento dove attualmente si trova la città di Sassari risale all’epoca nuragica, quando all’area venne dato il nome di “tataroju“, da “aro” e da “arum pictum” in riferimento alla pianta endemica, diffusa in tutta la Sardegna e in altre isole del Mediterraneo centrale (Corsica, Baleari, Isola di Montecristo), che in italiano si chiama “gigaro”.
Già nel medioevo però iniziò a comparire in alcuni documenti la denominazione “Thathari” che aprirà in seguito a Sasser, a Sassaris, a Sassaro (Pittau) e infine all’attuale Sassari.
Capi di Sotto e Sopra
La Provincia di Sassari, pur avendo ceduto buona parte del suo territorio alla nuova amministrazione provinciale di Tempio e Olbia con le elezioni del 2005, in termini di enti locali è ancora la più vasta area amministrativa della Sardegna.
Sassari è dunque il capoluogo di Provincia omonima ed è chiamata “Capo di Sopra“, perché ha sempre manifestato un forte desiderio di indipendenza nei confronti del capoluogo regionale, Cagliari, definito “Capo di Sotto”, perché si trova, non a caso, all’estremità meridionale dell’Isola. La rivalità tra Cagliari e Sassari è da secoli radicata sia in ambito politico che economico.
Sassari a Barcellona, Cagliari trema
Sassari è una delle sette città regie della Sardegna, insieme a Cagliari, Oristano, Bosa, Alghero, Castelsardo e Iglesias.
Fu il re Alfonso il Magnanimo d’Aragona a conferire a Sassari il titolo di città regia. E fu sempre lui a concedere titoli nobiliari ai cittadini sassaresi più importanti. I buoni rapporti con Barcellona diedero a Sassari un notevole impulso dal punto di vista politico ed economico, non a caso, nel 1438, la sede episcopale della Diocesi di Torres fu trasferita a Sassari.
Nel 1456 in questa città furono convocati i Parlamenti, vale a dire l’assemblea del popolo sardo (perlopiù nobili e rappresentanti del clero): l’obiettivo era di sottrarsi dalla sudditanza allo strapotere di Cagliari, obiettivo che tuttavia non venne mai raggiunto.
Le origini della città
Non si hanno notizie certe sulle origini della città di Sassari. L’ipotesi più verosimile è che essa sia il risultato del progressivo ampliamento di uno dei tanti villaggi medioevali che si trovavano nella zona collinare a ridosso del Golfo dell’Asinara. Tuttavia, si sa per certo che intorno al Mille i giudici di Torres iniziarono a soggiornarvi e che la rafforzarono con un castello, il Castrum Sassaris o Saxi, di cui già si trova notizia in un documento del 1118. Successivamente la città , man mano che acquistava importanza, fu coinvolta nella lotta in corso per il predominio su tutta la Sardegna e, nello stesso giudicato di Torres, nella guerra tra Pisa, Genova e i Giudici.
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Genova e Pista, Sassari s’imborghesisce
Nel Medioevo le due Repubbliche Marinare avevano messo tra le loro mire di conquista anche la Sardegna. La loro penetrazione era stata dapprima di tipo economico e poi politica, tanto da scontrarsi con l’autorità dei giudici, basata ancora su una legislazione premedioevale.
A Sassari, intanto, per via dei rapporti con le due repubbliche marinare, si era venuto a formare un nuovo ceto borghese di commercianti e artigiani. Gente attiva e aperta a nuovi traffici, insofferente verso il mantenimento dello status quo imposto dal regime giudicale, ritenuto ormai obsoleto e non più rispondente alle nuove esigenze di una città che voleva aprirsi.
Sassari in mano a Genova
In questo quadro, si inasprì il malumore popolare verso i governanti, al punto che l’uccisione del giudice Barisone III, da parte degli stessi Sassaresi, avvenuta nel 1236 fu una naturale conseguenza. Sotto queste spinte ribelli il giudicato andò gradualmente disgregandosi e Sassari ebbe la possibilità di conseguire una certa autonomia. Questa crescente importanza fu alla radice delle lunghe contese tra Pisa e Genova per la supremazia sulla città : fu tuttavia la repubblica ligure ad avere la meglio, dopo la battaglia della Meloria (1284).
Sassari in autonomia relativa
Con una convenzione stipulata tra Sassari e la repubblica marinara, Genova si impegnava ad intervenire in “protezione e difesa” di Sassari, mostrando così un sostanziale rispetto per l’autonomia e gli ordinamenti della cittadina sarda. Il governo locale fu affidato, oltre che al podestà genovese, al Consiglio Maggiore, composto da cento cittadini che tenevano la carica a vita. Il podestà , che veniva inviato ogni anno da Genova, assommava in sé un notevole potere, nonostante fossero previsti numerosi meccanismi limitativi e di controllo nei suoi confronti. Quanto al Consiglio Maggiore, esprimeva una sorta di esecutivo di 16 persone, il Consiglio degli Anziani. Intanto, il regno di Aragona, si veniva inserendo nelle lotte per il predominio del Mediterraneo, incoraggiato da papa Bonifacio VIII che nel 1297 investì Giacomo II del titolo di re di Sardegna.
Sassari vassallo di Barcellona
Il rapporto tra Genova e Sassari non fu però pacifico nel proseguo degli anni, anzi, anche in questo caso, i dominatori si rivelarono ben presto incapaci di interpretare le volontà autonomistiche e indipendentistiche del popolo sassarese. I tempi erano dunque ormai maturi per formare anche a Sassari un gruppo filo-aragonese, guidato dal notabile Guantino Catoni il quale, dopo aver convinto una parte del Consiglio Maggiore, inviò nel 1321 un’offerta di vassallaggio al sovrano aragonese che si accingeva alla conquista della Sardegna. La spedizione fu guidata dall’infante Alfonso che si affrettò ad inviare a Sassari un governatore.
Cagliari teme l’emersione di Sassari a rango di città
Fu subito chiaro che i nuovi alleati miravano ad un rigido controllo della città , sicché nel 1325, si verificò una prima ribellione che gli aragonesi repressero.
Lo spirito ribelle dei sassaresi convinse gli Aragonesi a istituire un presidio in città e fu così che iniziarono la costruzione di una fortezza per sorvegliare meglio la città ribelle. Si aprì così un lungo periodo di lotte che mise vari pretendenti in conflitto per la supremazia della città. Tra questi oltre agli Aragonesi vi furono anche Genova che spingeva da est dopo aver preso in mano Castelsardo e Arborea che puntò a Sassari per allargare l’argine territoriale all’avanzata dei dominatori esterni. Per due anni Sassari finì sotto il dominio dei giudici di Arborea . Nel 1369 Sassari fu occupata da Mariano d’Arborea, ma la contesa con gli Aragonesi si protrasse fino ad un nuovo tentativo, stavolta vincente alla fine del secolo.
Il dominio aragonese tuttavia si consolidò soltanto a partire dal 1420, mentre veniva rafforzandosi sempre più quella cerchia di nobili provenienti dalla Spagna che godevano di privilegi e traevano i loro proventi dai feudi che venivano loro concessi. Il controllo dei traffici di tutta la parte settentrionale della Sardegna con la presenza dei feudatari, era motivo di benessere e potenza, tanto da mettere in discussione il primato dell’isola a Cagliari.
La Sardegna fuori dalle rotte commerciali
e Sassari si indebolisce
Il nuovo contesto mediterraneo del XVI secolo, caratterizzato dalla sempre più massiccia minaccia turca e barbaresca, con l’emarginazione della Sardegna dalle rotte commerciali, portarono ad una progressiva crisi della crescita economica della città.
Iniziano le pestilenze
A ciò si aggiunsero le pestilenze, una delle quali, nel 1528, avrebbe provocato solo a Sassari, a detta di scrittori del tempo, non meno di 15 mila morti.
Sassari in mano ai Francesi
Poco prima, tra la fine del 1527 e l’inizio del 1528, avvenne l’occupazione della città da parte dei Francesi, che per un breve periodo la dominarono e la saccheggiarono.
I Candelieri
Nel frattempo, dietro l’esempio delle città spagnole, all’interno della comunità cittadina, prendevano importanza le categorie di artigiani e lavoratori detti Gremi. La loro principale manifestazione pubblica, conservata fino ad oggi dalla tradizione, è la processione del 14 agosto, nella quale vengono portati a braccia grandi Candelieri, uno per ogni categoria di lavoratori, in ricordo di un voto fatto alla Madonna per la fine dell’epidemia di peste del 1582.
Arrivano gli Austriaci
Agli inizi del ‘700, in seguito alle vicende della guerra di successione spagnola, Sassari conobbe per alcuni anni la dominazione austriaca; di questo periodo è ricordato il tentativo di ribellione contro l’imposizione dell’estanco, una nuova tassa sul tabacco, abbondantemente coltivato nelle campagne circostanti.
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1718: Sassari al Piemonte
Ritornata brevemente agli spagnoli, la città, con tutta la Sardegna, passò poi al Piemonte in conseguenza del trattato di Londra del 1718. Sotto i Savoia si ebbero dei benefici, ma anche dei periodi di stasi. Al tempo del re Vittorio Amedeo II (1720-1730), vi fu una prima riorganizzazione fiscale, fu confermata la legislazione preesistente e con essa gli Statuti sassaresi. Alcune prime misure furono adottate in maniera episodica da Carlo Emanuele III (1730-1773) che con i lavori di ripristino del porto di Torres, diede incremento agli scambi commerciali.
L’Università
Significativa è anche la riorganizzazione dell’Università (1764). La spinta riformistica si attenuò con Vittorio Amedeo III (1773-1796), quando tornarono condizioni di arretratezza. Questa situazione generale, unita ad una grave carestia, condusse la città a ribellarsi nell’aprile 1780.
Pena di morte ai ribelli
Dopo alcuni giorni fu ripristinato l’ordine ma ne seguì il cosiddetto decennio rivoluzionario in cui le rivolte venivano controllate con esecuzioni capitali. Nel 1796 fece suo ingresso trionfale, inviato da Cagliari, l’Alternos Giovanni Maria Angioy, dove il suo prematuro tentativo di abolizione del sistema feudale, si risolse ben presto in un nulla di fatto e fu seguito da feroci repressioni ai danni dei sassaresi.
Il nuovo collegamento con Porto Torres
Con Carlo Felice (1821-1831) prima e Carlo Alberto (1831-1849) poi, Sassari ottenne diversi benefici, quali, il trasferimento della prefettura in città;, il rafforzamento dei traffici commerciali tra Sassari e la penisola e la costruzione della nuova strada Cagliari-Porto Torres. Nel 1836, finalmente, fu dato il permesso di costruire al di fuori della cinta muraria, e la città iniziò ad espandersi nel territorio circostante.
Fine ‘800, la città si arricchisce
La fine dell’ ‘800 presenta una città in forte crescita economica e in continuo sviluppo, tant’è vero che nei primi anni del 900 si ebbe un certo incremento di industrie legate all’agricoltura.
Anima mazziniana
Si rafforzò così il ceto borghese cittadino che traeva benessere da tali attività e trovò all’interno di esso un esponente illustre, amico di Mazzini, Gavino Soro Pirino, il quale guidò la città dal 1877 al 1915.
La Nuova Sardegna
Protagonisti della scena politica sassarese furono, a partire dal 1891, tre giovani avvocati, Enrico Berlinguer, Pietro Moro e Pietro Satta Branca. Questi giovani, sempre nel 1891, fondarono il quotidiano La Nuova Sardegna, divenuto ben presto il giornale più diffuso nell’isola.
Il Partito Sardo d’Azione
Al termine della Prima Guerra Mondiale e col rientro dei reduci, anche Sassari partecipò al movimento rivendicazionista degli ex combattenti. Camillo Bellieni e Luigi Battista Puggioni, fondarono il giornale La voce dei combattenti (1919) e, furono tra gli artefici del Partito Sardo d’Azione. Negli anni antecedenti lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Sassari venne dotata di numerosi importanti edifici, quali le scuole elementari di S. Giuseppe, il Liceo classico e scientifico e il Palazzo di Giustizia. La città , risparmiata dalla guerra (si registrò solo la caduta di pochi spezzoni di mura nel maggio del 1943), superò il periodo bellico senza particolari traumi,. La popolazione tuttavia dovette sopportare una grave e prolungata carenza di generi alimentari.
Il dopoguerra
Dopo la crisi del dopoguerra, Sassari reagì ottenendo un lento sviluppo economico che portò la città a divenire negli anni il secondo centro cittadino della Sardegna per importanza politica, economica e culturale.
La crisi della città
Oggi Sassari attraversa un grave periodo di crisi politica ed economica. La città infatti fatica a tenere il passo con l’evoluzione di Olbia, centro di uno dei porti più importanti del Mediterraneo e scalo aereo di rilevanza internazionale.
Manca inoltre una valorizzazione in chiave turistica della città, slegata ancora rispetto ai grandi poli turistici della costa (Alghero, Stintino, Castelsardo) e mal collegata allo scalo di Porto Torres.