La ceramica artistica in Sardegna comincia ufficialmente solo nel 1919, quando a Cagliari, lo scultore Francesco Ciusa apre la ditta S.P.I.C.A. (Società per l’Industria Ceramica Artistica) che riporta i temi delle tradizioni popolari nella terracotta rustica. L’azienda chiuderà nel 1925 perché lo stesso Ciusa decise di accettare la direzione della Scuola d’Arte Applicata di Oristano, ma nel frattempo molti dei suoi allievi avevano iniziato a lavorare indipendentemente in laboratori allestiti nei paesi di origine: ad Assemini (Ca) nel 1919 il pittore e ceramista Federico Melis, con la collaborazione di Vincenzo Farci aprì ad Assemini la prima scuola-bottega d’arte ceramica, poi trasferita a Cagliari nel 1927. A Dorgali invece prese vita una scuola-bottega grazie a Ciriaco Piras, altro allievo di Ciusa, che impiantò una produzione ceramica avvalendosi dei disegni di Salvatore Fancello, giovane artista formatosi a Monza, ma con un forte senso della tradizione sarda che aveva saputo reinterpretare con linee spezzate e rapidi segni.
UTENSILERIA
Fino a quelle date la ceramica sarda era stata quasi tutta incentrata nella produzione seriale di oggetti di uso comune: basti pensare che ad Oristano nel lontano 1692 esisteva una corporazione dedita alla realizzazione di stoviglie che imponeva l’obbligo di non variare le forme e i canoni fissati in origine. Questa politica lavorativa rimase in piedi per secoli nell’isola, smorzando le potenzialità dei vari artisti sardi che non poterono aderire all’effervescenza creativa che invece andava sviluppandosi nel resto d’Europa.
IL GENERALE LAMARMORA
Si dovette aspettare la prima metà dell’Ottocento per vedere all’opera i primi artisti sardi, quando, un “certo” generale La Marmora concesse proprio ad un vasaio oristanese il permesso di realizzare pezzi diversi da quelli usuali. La strada per una nascita artistica della ceramica sarda divenne più scorrevole nel ‘900 quando il grande scultore Francesco Ciusa (vincitore del primo premio della Biennale di Venezia nel 1907 con la scultura “La madre dell’ucciso” il cui originale in gesso è oggi esposto nella Galleria comunale d’arte di Cagliari) aprì a Cagliari la Società per l’Industria Ceramica Artistica e poi ad Oristano Scuola d’Arte Applicata di Oristano. Ciusa fu maestro di molti filoni della ceramica artistica sarda, che si svilupparono inizialmente in tre centri dell’isola: Assemini, Oristano e Dorgali. Fu dopo Venezia che gli artisti sardi presero dunque fiducia nel loro lavoro e pian piano si affermarono a livello nazionale e internazionale in vari ambiti, culminando nel premio Nobel alla Letteratura assegnato a Grazia Deledda nel 1928.