Per il Fai, il Vecchio Ospedale di Nuoro è Art Decò da salvare
Nel 1900 in località “Sa Marine“, venne costruito il primo nucleo dell’Ospedale San Francesco di Nuoro, che ereditava il lungo lavoro di reperimento dei fondi da parte della Pia Opera San Francesco, del Comune di Nuoro, della Congregazione di Carità e di alcune facoltose famiglie. Queste ultime dettero il contributo decisivo di 35 mila lire (1000 lire ciascuna) affinché il progetto disegnato dell’architetto Pietro Nieddu diventasse realtà .
IL PRIMO OSPEDALE DI NUORO
Il primo ospedale di Nuoro divenne dunque operativo nel 1904 e, nel 1933, grazie ad un ampliamento, raggiunse il traguardo di 50 posti letto, con assistenza limitata alle urgenze chirurgiche, ostetriche e mediche. Quello stesso anno, il 21 aprile, l’Ospedale San Francesco di Nuoro venne ufficialmente inaugurato da tutte le autorità civili e religiose, compreso il Presidente del Consiglio, Benito Mussolini, che aveva contribuito a finanziarie vari ampliamenti. Seguirono anni di nuovi interventi migliorativi, soprattutto dal dopoguerra fino al 1970, quando la struttura venne progressivamente dismessa per essere sostituita dall’attuale Ospedale San Francesco, che fu costruito in località Biscollai.
Secondo la cronologia di sviluppo del Vecchio Ospedale di Nuoro, queste sono state le tappe principali:
- 1900 – Realizzazione del primo fabbricato in via Brigata Sassari.
- 1930 – Realizzazione del secondo fabbricato in via Demurtas con corpo di collegamento col precedente.
- 1940/48 – Realizzazione del cortile.
- 1950 – Realizzazione del Corpo d’Angolo tra via Deffenu e via Demurtas.
- 1960/65 – Realizzazione del fabbricato in via Deffenu.
- 1970/80 – Realizzazione di numerosi raccordi tra le varie strutture
L’ODISSEA DI FINE OTTOCENTO PER REPERIRE FONDI E STRUTTURE IN PIENA EMERGENZA COLERA
La necessità di costruire un ospedale a Nuoro nacque a metà dell’800 quando la città era invase da una forte epidemia di colera che uccise, tra il settembre del 1855 e il 1856, 43 persone; seguì nel 1860 quella di vaiolo, che a Lollove, su una popolazione di 243 abitanti ne vide morire quasi 130. Le gravissime emergenze sanitarie allora venivano gestite da pochissimi medici (massimo due in tutta la città ) che operavano in presidi sanitari improvvisati, spesso ottenuti con accorgimenti di fortuna, talvolta in locali adattati messi a disposizione dalla chiesa, altre volte in veri e propri magazzini. Il costo per realizzare una struttura ospedaliera vera e propria, rimase per diversi decenni, un’impresa impossibile per le casse comunali e neanche col contributo generoso di qualche famiglia benestante era mai stato possibile. Basti pensare che nel 1860, per adattare alla bisogna un magazzino a “ospedaletto”, bisognava spendere poco meno di 15 mila lire, quando il comune era capace di sostenerne appena un quinto.
IL RESTAURO CONSERVATIVO DEL VECCHIO OSPEDALE SAN FRANCESCO DI NUORO
L’intervento di restauro del Vecchio Ospedale San Francesco di Nuoro è stata un’opera voluta e sostenuta dall’Asl di Nuoro che oggi, in collaborazione col Fai, Fondo Ambiente Italiano (delegazione di Nuoro) ha reso divulgabile a tutta la popolazione per rendere noto dell’importante opera di recupero di un edificio storico della città di Nuoro. Quello che era uno splendido esempio di corpo murario realizzato in parti simmetriche e speculari ” oscillante per veste esteriore tra Storicismo e Art Dèco” (Architetto Franco Masala, da Architettura dall’Unità d’Italia alla fine dell’900 – Edizioni Banco di Sardegna, 2001) è stato finalmente restituito agli antichi splendori dopo un massiccio lavoro di ristrutturazione.
- LEGGI ANCHE: IL PALAZZO DELLE POSTE DI NUORO
IL SALVATAGGIO AL LIMITE DELL’OBLIO
Nel corso degli interventi, sono stati demolite le opere degli anni ’60 e ’80, come il corpo aggiunto su via Demurtas, la vecchia cabina elettrica dell’Enel, le scale esterne in cemento armato in via Brigata Sassari, e “ricondotta alla struttura originale degli anni ’50, quando le opere che caratterizzavano l’edificio, rendevano riconoscibili gli elementi storici” (fonte: Fai, Asl di Nuoro).