Il Santuario di San Costantino a Sedilo, noto come Santu Antinu in lingua sarda, è uno dei luoghi di culto più importanti e suggestivi della Sardegna. Sorge in località Nordai, una terrazza naturale con vista panoramica sul lago artificiale Omodeo. Il complesso, realizzato intorno al XVI secolo (anche se la data di fondazione rimane incerta), comprende la chiesa centrale e un perimetro di cumbèssias, le tipiche abitazioni destinate ad accogliere e offrire riparo ai pellegrini durante le cerimonie religiose.
Oltre al valore architettonico e paesaggistico, il santuario riveste un ruolo centrale nella storia di Sedilo e della Barbagia, poiché la sua origine si intreccia con una leggenda medievale. Secondo la tradizione, la fondazione del luogo sacro sarebbe collegata alle incursioni saracene che, tra Medioevo ed età moderna, devastavano le coste sarde lasciando un segno profondo nella memoria collettiva.
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Lo schiavo
Quell’epoca fu vissuta dai sardi con acceso terrore, ben riportato dai detti e dalle nenie che ancora circolano nella dialettica contemporanea. Le battaglie si svolgevano spesso in spiaggia e si concludevano quasi sempre con la sconfitta dei sardi e il rapimento di centinaia di loro, poi portati nei mercati africani e venduti come schiavi. Tra i rapiti, la leggenda narra la storia di un certo possidente di Scano Montiferro (paesino dell’oristanese a un’ora di auto da Sedilo) che fu trascinato in Africa e anch’egli venduto come schiavo: durate la prigionia ebbe la visione di un nobile personaggio aureolato che, affermando di essere Costantino Magno, gli promise la liberazione e chiesto di costruirgli una chiesetta al centro della Sardegna, vicino a Sedilo, in località Nordai. Tempo dopo la librazione avvenne e al suo rientro sull’isola si prodigò per realizzare quella promessa.

L’Ardia di San Costantino a Sedilo
Il Santuario di San Costantino a Sedilo è conosciuto in tutta la Sardegna e oltre i confini regionali soprattutto perché ospita ogni anno la celebre Ardia di Sedilo, una spettacolare corsa a cavallo in onore dell’imperatore Costantino. L’evento, che affonda le sue radici nella tradizione bizantina, è uno dei momenti religiosi e folklorici più sentiti dell’isola.
La manifestazione si svolge il 6 e 7 luglio e richiama migliaia di fedeli e visitatori. I cavalieri, guidati da un capocorsa scelto dal parroco, si lanciano in una discesa mozzafiato dalla collina del santuario fino al perimetro sacro, simulando la battaglia vinta da Costantino contro Massenzio al Ponte Milvio nel 312 d.C.
Il santuario, edificato nel XVI secolo in stile gotico-aragonese, diventa in quei giorni il cuore pulsante di Sedilo, unendo fede, memoria storica e spettacolo in una delle feste religiose più emozionanti della Sardegna.
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L’arco della cinta muraria del Santuario
Uno degli elementi architettonici più caratteristici del Santuario di San Costantino a Sedilo è l’arco che si apre lungo la cinta muraria. Questa struttura, semplice ma imponente, rappresenta il punto di accesso simbolico al recinto sacro, separando lo spazio esterno dalla dimensione religiosa e comunitaria che si vive all’interno. L’arco, costruito in trachite locale e più volte restaurato nei secoli, è diventato il varco scenografico attraverso cui passano i cavalieri dell’Ardia di Sedilo, accentuandone il valore rituale. La sua funzione non è solo pratica, ma anche altamente simbolica: attraversarlo significa entrare in un luogo carico di storia, fede e tradizione, dove ogni anno si rinnova il legame tra la comunità e il culto di San Costantino.

Il paesaggio naturale attorno al Santuario
Il Santuario di San Costantino sorge in una posizione suggestiva, su un’altura naturale che domina il territorio di Sedilo. Da qui lo sguardo si apre su un paesaggio ampio e variegato: a oriente si distende il bacino artificiale del lago Omodeo, il più grande dell’isola, che con le sue acque crea un contrasto spettacolare con la rudezza delle colline basaltiche circostanti. Attorno al santuario si alternano pascoli, macchia mediterranea e piccoli boschi di lecci e querce, habitat ideale per rapaci e fauna selvatica. Questo scenario, insieme al silenzio che avvolge la campagna, contribuisce a rendere il santuario non solo un luogo di culto e tradizione, ma anche un punto privilegiato per comprendere l’intimo legame tra i sardi e la loro terra.

I continui rifacimenti del Santuario fino al 1940
Le parti più antiche del Santuario di San Costantino a Sedilo sono la sagrestia e il presbiterio, riconoscibili dall’uso della trachite rossa, dalle finestre a strombo e dalla tecnica del muretto a secco, elementi che testimoniano una costruzione più antica rispetto al resto dell’edificio.
Al 1675 risale la realizzazione della facciata della navata centrale, commissionata — secondo la tradizione — da don Pedro Falqui di Nurqui, sacerdote originario di Sedilo, che all’epoca era ancora un piccolo villaggio. Pochi anni dopo, nel 1683, vennero apportati ulteriori interventi all’ingresso principale del santuario, noto come Su portale ’e ferru.
Un secolo più tardi, nella seconda metà del XVIII secolo, il santuario subì importanti trasformazioni: l’ampliamento delle navate, l’abbassamento del pavimento di circa un metro per dare maggiore slancio al presbiterio, la ricostruzione delle volte e il rifacimento della facciata.
Con l’inizio del Novecento proseguirono i rifacimenti: nel 1900 venne modificata la copertura della parte posteriore, demolite le cupole del presbiterio e sostituite con l’attuale protezione piana. Nel 1908 si procedette alla ricostruzione dell’altare, mentre negli anni successivi fu demolito il loggiato con colonne in trachite rossa sul lato nord-est per costruire l’attuale corridoio di accesso alla sacrestia. I lavori di restauro e modifica continuarono fino al 1940, conferendo al santuario l’aspetto che ancora oggi possiamo ammirare.
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