Il paese di Flussìo, un piccolo centro a cavallo tra Tinnùra e Magomadas, nell’altopiano basaltico della Planargia, è noto in Sardegna per la tradizionale lavorazione e produzione dei cesti in asfodelo. Pratica diffusa anche nell’attiguo paese di Tinnùra, col quale condivide la strada principale, che corrisponde alla Strada Statale 292.
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Dalla natura un nome, una storia, un economia
Il legame di Flussio col mondo vegetale, da cui estrare pure il materiale della sua principale attività artigianale, inizia già dall’origine del toponimo: il sostantivo sardo “frusiu”, cioè il pungitopo, è la pianta che cresce abbondante nella zona. Altre interpretazioni parlano di Flussio derivato dai nomi “Mura de Figos”, che richiamerebbero le piante di fico d’india che crescono ancora copiose nei pressi del paese.
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L’asfodelo sotto intreccio
Le principali attrazioni di Flussio sono dunque i caratteristici cestini artigianali, che ormai sono diventati autentici pezzi da museo dell’Artigianato Artistico Sardo. In lingua locale si chiamano comunemente corbule e sono ricavate dall’intreccio degli steli, le fibre vegetali dell’asfodelo, una pianta molto comune in Sardegna che nella piana di Flussio è diventata risorsa economica vera e propria. A partire dal mese di aprile infatti, lungo le strade del paesino, dopo che l’asfodelo è stato raccolto, viene messo ad essiccare nei marciapiedi, nei cortili e nelle piazze, diventando uno spettacolare ornamento urbano. Il rito di raccolta dell’asfodelo nei campi della Planargia è oggi diventato pure l’attrazione culturale della manifestazione “Tirende isciareu“, festa comunitaria durante la quale abili artigiani diventano altrettanto abili insegnanti che spiegano la raccolta del prezioso stelo nelle campagne del paese e la difficile realizzazione dei cestini: pratica purtroppo a rischio di estinzione a causa, da un lato, dall’alto rischio di infortuni, specialmente alle dita della mano, sottoposte a lunghe operazioni di passaggio e sottopassaggio delle fibre alla ricerca dell’intreccio perfetto e, dall’altro, dal fatto che queste preziose opere di storia dell’artigianato sardo, devono competere col mercato globale (cineserie ad esempio) che realizza prodotti simili a costi decisamente inferiori.
Pianta di asfodelo
La tecnica dell’intreccio su altri materiali
La tecnica dell’intreccio è utilizzata anche per la realizzazione di utensili resistenti come i contenitori necessari ai lavori della campagna: in questi casi, si usano materiali come la canna, il salice, l’olmo o l’ulivo, intrecciati soprattutto dagli uomini. Secondo la leggenda fu San Bartolomeo ad insegnare l’arte dell’intreccio.
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Il museo dell’asfodelo
Dal 5 gennaio del 2015, nei saloni dell’a ex Casa Comunale di Flussio (via Nazionale), ha aperto il Museo dell’Asfodelo. L’allestimento è stato curato dall’archeologo sunese Pier Tonio Pinna e mette in mostra l’antica arte dell’intreccio dell’asfodelo raccontando come le colbes e i canisteddos facevano parte del corredo in tante case della Sardegna, impiegati specialmente nelle fasi di lavorazione della farina e nel processo di panificazione. Oggi, i cestini in asfodelo di Flussio, sebbene risentano della crisi di produzione anche per una scellerata pratica di distruzione dei campi di asfodelo con le cosiddette “bonifiche del territorio”, nonché del tipico paesaggio sardo, sono diventati oggetti ricercati dagli appassionati dell’artigianato artistico più autentico e, nelle numerose rivendite in giro per la Sardegna, rappresentano uno dei pezzi forti dell’artigianato sardo, assieme alle ceramiche e alle coltellerie.
- Museo dell’Asfodelo, via Nazionale, 43. Telefono: 0785/34805.