La Prima guerra cecena fu combattuta dal 1994 al 1996, tra la Russia e la Cecenia e finì con l’indipendenza della Cecenia.
La Seconda guerra cecena fu combattuta dal 1999 al 2009, tra la Russia e la Cecenia e finì con il riassorbimento della Ceceina nei territori della Russia.
Indice degli argomenti
- Geografia della Cecenia
- Il Caucaso
- La questione cecena
GEOGRAFIA DELLA CECENIA
La Cecenia
La Cecenia è oggi una repubblica facente parte della Federazione Russa che si trova nella porzione centro-orientale del Caucaso.
IL CAUCASO
Geografia del Caucaso
Il Caucaso è la catena montuosa di 1200 chilometri che si trova tra il Mar Nero e il Mar Caspio, la cui vetta più alta, il Monte Elbrus, raggiunge i 5.642 metri ed è una delle cime più alte del mondo.
Le cime del Caucaso dividono l’area in due macroregioni: il Caucaso del Nord e il Caucaso del Sud.
- il Caucaso del Nord: Federazione Russa
- il Caucaso del Sud: Georgia, Azerbaijan e Armenia
Le regioni caucasiche
La Cecenia si trova nel “Caucaso del Nord” che comprende anche altre regioni della Russia, ovvero:
- il Daghestan,
- l’Inguscezia,
- l’Ossezia del Nord,
- il Kabaradino-Balkaria,
- il Karachay-Cherkessia,
- il Krasnodar Kray.
Alla regione del “Caucaso del Sud” appartengono invece paesi indipendenti dalla Russia e quindi non facenti parte del territorio russo ovvero:
- la Georgia,
- l’Azerbaijan
- l’Armenia
Didascalia della Cartina politica del Caucaso
- 1 – CECENIA
- A – Daghestan (Russia)
- B – Inguscezia (Russia)
- C – Krasnodar Kray (Russia)
- D – Ossezia del Nord (Russia)
- E – Kabaradino-Balkaria (Russia)
- F – Karachay-Cherkessia (Russia)
- G – Adygea (Russia)
- 3 – GERORGIA
- 4 – TURCHIA
- 5 – ARMENIA
- 6 – AZERBAIJAN
Didascalia della Cartina politica del Caucaso / 2
- 1 – CECENIA
- 2 – RUSSIA
- 3 – UCRAINA
- A – TURCHIA
- B – IRAN
- C – IRAQ
- D – SIRIA
- E – GEORGIA
- F – ARMENIA
- G – AZERBAIJAN
Storia della Cecenia
Quando la Russia aveva già maturato quasi centocinquant’anni di zarismo ed era ormai matura una salda adesione al cristianesimo ortodosso, nel 1720, le popolazioni del Caucaso settentrionale aderirono all’islamismo sunnita.
Nel 1722, tuttavia, lo zar Pietro il Grande, prese di mira le regioni del Caucaso per costruirsi una zona cuscinetto tra la Russia zarista e l’Impero Ottomano. Il pretesto per aggredire l’area fu quello di difendere i critiani locali dalla dominazione islamica.
Inizia così il lungo tentativo della Russia di sottomettere e annettersi la regione del Caucaso. Un tentativo che tuttavia non è mai stato risolutivo in una direzione o nell’altra, nel senso che, sebbene oggi, nel 2023, la cartina geopolitica della regione indica che l’area del Caucaso del Nord è di pertinenza territoriale della Federazione Russa e che, il Caucaso del Sud è occupato da tre stati indipendenti, la Georgia, l’Azerbaijan e l’Armenia, l’area rimane una delle più instabili del mondo con continui stravolgimenti degli equilibri.
Il Caucaso del 1200
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Religioni nel Caucaso
- Georgia – Cristianesimo
- Azerbaijan – Islamismo
- Armenia – Cristianesimo
- Daghestan – Islamismo
- Cecenia – Islamismo
- Inguscezia – Islamismo
- Ossezia del Nord – Cristianesimo
- Kabaradino-Balkaria – Islamismo
- Karachay-Cherkessia – Islamismo
- Krasnodar Kray – Cristianesimo.
Islamismo sciita
&
Cristianesimo ortodosso
Sono queste le confessioni religiose
maggiormente presenti nella regione del Caucaso
LA QUESTIONE CECENA
Un popolo ribelle
Le popolazioni che attualmente (2023) si riconoscono nella regione della Cecenia, fin dalla metà del ‘700 furono note per il fatto di essere particolarmente ribelli alla dominazione russa, sia nella sua forma zarista, che in quella sovietica e federale.
Da oltre tre secoli dunque, la popolazione cecena persiste nel suo tentativo di indipendenza dalla Russia.
DZHOKHAR DUDAEV
Dzhokhar Dudaev (1944 – 1996) è stato il primo presidente della Repubblica di Cecenia. Egli, sebbene di etnia cecena, nacque in Kazakistan durante l’esilio a cui fu sottoposta la popolazione cecena in seguito alla deportazione di Stalin che colpì, oltre ai ceceni, diversi altri popoli di nazioni minori del Caucaso.
Dudaev, dopo essere tornato in Cecenia ed essersi diplomato come elettricista, cammuffò la sua etnia per evitare discriminazioni e riuscì ad entrare nell’esercito sovietico prima e nel partito comunista sovietico poi. Durante la sua carriera militare raggiunse posizioni di alto livello, come ad esempio fece parte dell’unità di bombardieri per l’Ucraina e la Siberia; prese parte all’invasione dell’Afghanistan. Il suo massimo incarico militare lo ebbe in Estonia dove fu Maggior Generale nel 1987.
Il separatismo estone lo ispira
In Estonia Dudaev acquisì la massima carica militare e aveva il compito di garantire l’ordine sovietico in una regione dove i moti separatisti stavano cominciando a scoppiare in una vera e propria rivoluzione indipendentista.
Il futuro presidente ceceno conobbe così da vicino il sentimento antisovietico della popolazione e il suo gran desiderio di indipendenza. La vicinanza di Dudaev al movimento separatista estone fu poi chiaramente dimostrata quando rifiutò l’ordine di Mosca ad attaccare la Televisione di stato e il Parlamento a Tallin in una delle tante manifestazioni popolari di insurrezione antisovietica.
Le dimissioni da alto militare
Le conseguenze di quel gesto fu un provvedimento disciplinare che comportà il ritiro della divisione aerea da Dudaev comandata (1990) e le successive dimissioni dall’esercito sovietico.
Il ritorno in patria con sentimenti indipendentisti
Lo stesso anno, nel 1990, Dudaev fece così ritorno in Cecenia a Groznyj dove subito si dedicò alla politica. Reduce dalla sua esperienza nel cuore del nazionalismo estone, aderì anche in Cecenia al movimento politico che mirava al raggiungimento dell’indipendenza del paese come Repubblica Sovietica.
La Cecenia vuole l’indipendenza
Quando l’Unione Sovietica iniziò a implodere la Cecenia fu una delle prime repubbliche ad iniziare un proprio cammino di indipendenza. Il movimento separatista ceceno aveva infatti già preso possesso alcuni mesi prima della fine dell’Unione Sovietica (dicembre 1991) della televisione e di alcuni edifici governativi.
Uccisione del capo comunista ceceno
Nel settembre del 1991 Dudaev apre il Primo Congresso Nazionale del Popolo Ceceno. Pochi giorni dopo, in una riunione del Partito Comunista Sovietico, viene ucciso per defenestrazione il rappresentate locale.
Cecenia e Inguscia insieme per pochi giorni
Nell’ottobre dello stesso anno Dudaev ottiene il sostegno popolare per spodestare l’amministrazione federale sovietica e diventa presidente della neonata Repubblica Autonoma Ceceno-Inguscia. L’Inguscia tuttavia si smarcò subito da questa unione e scelse per una soluzione ulteriormente autonoma dalla Cecenia, ciò anche per avere mani libere e fronteggiare l’altro scontro appena acceso, quello con la vicina Ossezia del Nord.
Elstin si accorge che la Cecenia può essere un problema serio
Elstin provò a sedare il separatismo con l’invio di alcune truppe, ma le forze di Dudaev (già capo dei ceceni indipendentisti) presero il controllo della situazione presidiando i centri nevralgici dell’amministrazione territoriale.
1991, Cecenia indipendente
La Cecenia nel dicembre del 1991 fu dunque uno stato indipendente de facto e Dudaev divenne presiente della Repubblica Cecena che comprendette allora anche la regione dell’Inguscezia. Nel giugno del 1992 tuttavia l’Inguscezia si seprò dalla Cecenia e decise di aderire alla Federazione Russa.
La Cecenia nel 1993 dichiarò ufficialmente la propria indipendenza dalla Russia. Tra i primi provvedimenti di Dudaev vi furono l’abolizione dell’insegnamento della lingua russa, la stampa di una moneta e di francobolli ceceni, l’introduzione della lingua cecena scritta in caratteri latini e non più cirillici come imposto fino ad allora dalla Russia, il diritto di ogni uomo di portare un’arma.
1993, conflitto interno
Nel frattempo la Russia non perse di vista l’obiettivo di sottomettere la Cecenia e decise di sostenere militarmente e finanziariamente l’Opposizione interna a Dudaev. Un’Opposizione che prima tentò di farsi sentire tramite il Parlamento chiedendo di indire un referendum sulla fiducia pubblica nei confronti dello stesso Dudaev. Questi rispose sciogliendo la massima assemblea del paese e la messa al bando di altri organi di potere.
L’Opposizione si arma e la Russia la sostiene
L’Opposizione rispose nel 1994 organizzando un gruppo armato, che ebbe l’appoggio finanziario e militare della Russia, per tentare un colpo di Stato.
La Russia, con l’appoggio esterno all’Opposizione voleva evitare di intervenire essa stessa nel confronto tra Dudaev e l’Opposizione. Facendo leva sui simpatizzanti sovietici in terra cecena avrebbe risolto la questione separatista senza intervenire militarmente. Ma il fallimento dell’operazione chirurigica fu tale che la Russia dovette aprirsi la strada adottando la soluzione militare.
1994, PRIMA GUERRA CECENA
Il 1° dicembre 1994 inizia la Prima Guerra Cecena, con l’aviazione russa che bombarda l’aeroporto della capitale Groznyj e distrugge l’aviazione militare cecena, costituita peraltro solo da aerei da addestramento sovietici requisiti dalla Repubblica Cecena nel 1991.
Nonstante il 6 dicembre Duadev e Gracev (Ministro della Difesa russo) avevano raggiunto un accordo per evitare l’intensificazione della spirale militare, la Russia cinque giorni dopo invase la Cecenia.
La Jihad contro la Russia
Dudaev, caduta la capitale, si rifugiò a Vedeno, la storica capitale della Cecenia, dove vi era una postazione missilistica. Nel frattempo, a fronteggiare i soldati russi a Groznjy rimasero i guerriglieri ceceni che furono sostenuti anche da una motivazione religiosa: il Gran mufti Achmat Kadyrov dichiarò infatti la Jihad, la “guerra santa” alla Russia.
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Una delle conseguenze di questa dichiarazione fu che alla causa cecena si unirono numerosi volontari (circa 5 mila) provenienti dai paesi vicini di religione islamica, come il Daghestan.
Mentre dall’Estonia, dove Duadev aveva raggiunto picchi di popolarità durante la sua esperienza di massimo militare sovietico che rifiutò di contrastare l’insurrezione indipendentista, giunsero soldatesse specializzate nel cecchinaggio.
Cecchine dall’Estonia
a sostegno della Cecenia
Il rifiuto dell’esercito russo
L’11 dicembre 1994 la Russia lancia un massiccio attacco missilistico sulla capitale della Cecenia, Groznjy, ma quello che doveva essere l’attacco finale venne temporaneamente fermato dallo stesso comandante russo, il generale Ėduard Vorobëv, di origini cecene, che rifiutò di dare il colpo di grazia alla principale città del suo paese.
A questo stop del militare di più alto grado, incaricato nell’offensiva contro la principale Cecenia, si accodò il rifiuto di altri 800 soldati di prendere parte all’operazione che fu ritenuta da tutti “un bagno di sangue” e il rischio di “un altro Afghanistan”.
Un intervento chirurgico andato male
L’obiettivo di Elstin era di risolvere la questione cecena con un intervento chirurgico, ovvero intimidire le rivolte indipendentiste cecene bombardando la loro capitale e mettendo in fuga il loro primo ministro, Dudaev. L’obiettivo tuttavia fu mancato, proprio perché una parte dell’esercito russo si rifiutò di proseguire l’attacco contro la capitale Groznjy.
La resistenza cecena
Accanto all’indecisionismo russo, prese vigore la resistenza cecena che in vari punti del paese resistette alle penetrazioni dei soldati federali, li costrinse alla resa, li catturò o li uccise.
I bombardamenti sui civili
La risposta russa a queste perdite furono i bombardamenti a tappeto anche su obiettivi civili che causò molte morti tra i cittadini ceceni, non solo tra i guerriglieri.
Groznjy come Dresda ’45
Il peggio della guerra arrivò a dicembre del 1994, con l’ennesimo bombardamento della capitale cecena, Groznjy, che fu paragonato per l’entità a quello di Dresda da parte degli Alleati durante la Seconda Guerra Mondiale.
L’assedio di Groznjy continuò fino a marzo del 1995 e produsse migliaia di morti tra i civili ceceni, ma anche tra i soldati russi, molti dei quali erano solo dei coscritti provenienti da altre regioni e senza esperienza.
Il bilancio, alla fine della guerra a Groznjy fu l’uccisione del maggior generale russo Victor Vorbev e la presa del Palazzo presidenziale da parte dei russi.
L’esercito russo impiega i soldati di leva
Il bilancio dell’assedio di Groznjy
Secondo lo storico e generale russo Dimitrij Volkogonov questo fu il bilancio di una battaglia ritenuta tra le più sanguinose della storia europea, il bombardamento di Groznjy tra il dicembre 1994 e il marzo 1995:
- 35 mila civili morti
- 2 mila soldati russi morti
Il massacro di Samaški
Nonstante l’operazione Groznjy non fosse andata benissimo per l’esercito russo, l’offensiva contro la Cecenia continuò il mese successivo. L’obiettivo ora si spostò verso le zone rurali del paese. Gli attacchi erano continui e spesso indiscriminati. Uno in particolare fece scalpore per la ferocia. Il 7 aprile 1995 la Russia fu responsabile del massacro di 103 abitanti del villaggio di Samaški.
100 persone del villaggio uccise
Guerriglieri bambino contro i soldati russi
Man mano che l’offensiva russa proseguiva la sua corsa verso la presa di controllo del territorio ceceno, i ceceni risposero con intense operazioni di guerriglia, causando la morte di migliaia di soldati russi. A questi attacchi presero parte anche bambini e bambine di 11 anni.
Il massacro degli indipendentisti
Il 15 febbraio del 1995, quando a Groznjy si stava tenendo una grossa manifestazione proindipendenza cecena, le truppe federali russe e i gruppi di opposizione a Dudaev, spararono sulla folla uccidendo migliaia di manifestanti.
La morte di Dudaev
Dudaev muore ucciso da un missile il 21 aprile del 1996. La sua posizione fu infatti individuata da un aereo russo da ricognizione mentre il presidente stava usando un telefono satellitare.
Elstin a picco di popolarità
Le perdite di soldati e civili su entrambi i fronti e l’utilizzo deliberato della violenza nelle peggiori manifestazioni tipiche della guerra portarono alla seguente situazione:
- la perdita di popolarità del presidente russo, Boris Elstin
- la paura dei russi di altre possibili rivolte in altre regioni della federazione
La riconquista di Groznjy
Nonostante la Russia avesse ritenuto di avere sotto controllo la capitale Groznjy con una guarnigione di 12 mila soldati, 5 mila ribelli ceceni riuscirono nell’agosto del 1996 ad attaccare i centri nevralgici della città in mano ai russi e a metterli nuovamente sotto controllo. Per la Russia è la dimostrazione che la questione cecena non è stata risolta a suo favore.
La fine della guerra e la vittoria cecena
Il 31 agosto di quell’anno Russia e Cecenia raggiunsero un accordo per il cessate il fuoco e la fine delle operazioni militari e di guerriglia da entrambe le parti. L’accordo detto di Chasav-Jurt comprendeva i seguenti punti:
- la demilitarizzazione della città
- il ritiro delle forze armate russe
- il cessate il fuoco
L’accordo di pace fu poi siglato a Mosca il 12 maggio del 1997 tra il presidente ceceno Maschadov e il presidente russo Elstin.
Didascalia della Cartina politica del Caucaso
1 – Cecenia
A – Daghestan (Russia)
B – Inguscezia (Russia)
C – Krasnodar Kray (Russia)
D – Ossezia del Nord (Russia)
E – Kabaradino-Balkaria (Russia)
G – Karachay-Cherkessia
Alla regione del “Caucaso del Sud” appartengono invece paesi indipendenti dalla Russia e quindi non facenti parte del territorio russo ovvero:
- la Georgia,
- l’Azerbaijan
- l’Armenia