Il termine “Europa” nasce non da una relazione con l’esperienza, ma da un ragionamento astratto. Esso compare a più riprese nella mitologia greca spesso in associazione ad “Asia” che significa ” là dove sorge il sole”.
Nella mitologia greca Europa era la figlia di Agenore e di Telefassa, mentre nell’ “Inno ad Apollo deflico“, Omero chiama “Europa” la porzione di territorio che si trovava a nord del Peloponneso.
IL RACCONTO MITOLOGICO DI EUROPA
Europa era una bella fanciulla che, insieme alle sue ancelle, si trovava in spiaggia a raccogliere fiori. Zeus, rimasto stupito dalla sua bellezza si trasformò in toro bianco e le si avvicinò: Europa, impressionata dalla mansuetudine del toro arrivò ad accarezzarlo e vi salì sopra. Zeus a quel punto prese il volo e portò via la ragazza fino all’isola di Creta. Qui, in un bosco di salici, Europa fu violentata dal re degli dei.
Nella lotta contro le invasioni dei Persiani, i Greci furono il primo popolo del continente europeo che si autodefinirono “distinti” dagli altri popoli che si trovavano al di là del Bosforo.
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ALESSANDRO MAGNO E ROMA NON FURONO EUROPEI
Le imprese conquistatrici di Alessandro Magno e, successivamente dell’Impero Romano, non furono rivolte al continente europeo ma puntarono in entrambi i casi a mettere sotto un unico disegno politico la porzione meridionale dell’Europa con l’Asia e il Nord Africa.
L’EUROPEISMO PRIMITIVO DOPO LA CADUTA DI ROMA
Il primo organismo politico a comprendere un territorio similmente corrispondente all’attuale estensione dell’Unione europea è stato l’Impero romano, anche se questo si sviluppava più sul Mediterraneo e comprendeva i territori del Nord Africa e del Medio Oriente che oggi, non sono identificabili come europei.
Gli organismi imperiali nati subito dalle ceneri dell’Impero romano d’Occidente, il Regno franco di Carlo Magno e poi il Sacro Romano Impero, tentarono di riportare in vita l’antico impero dissolto dalle forze barbariche, ma il baricentro degli ordinamenti politici più importanti cominciò a spostarsi dalla propaggine mediterranea a quella più continentale. Nel frattempo, grazie all’ascesa politica ed economica del Papato, consolidatasi in quasi tutta l’Europa occidentale nel Medioevo, l’identità culturale delle terre a nord del Mediterraneo si smarcò da quella di Bisanzio che invece consolidò la sua originaria matrice mediorientale.
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A questa prima metamorfosi generata dalla fine dell’Antica Roma si aggiunse alcuni secoli dopo la nascita del Regno russo che si incaricò di mantenere la tradizione orientale dopo la fine di Costantinopoli (1453).
CARLO MAGNO: EUROPA E OCCIDENTE DIVENTANO SINONIMI
Sebbene il concetto di Europa politica non sia attribuibile a Carlo Magno perché il suo ideale di riferimento non era la futuristica Europa, bensì il passato l’Impero Romano, durante il Sacro Romano Impero fu realizzato il primo tentativo di portare sotto un unico stato quei territori che dodici secoli dopo faranno parte dell’Europa moderna, che furono: la Germania occidentale, il Belgio, la Francia, l’Italia centro-settentrionale. Secondo lo storico Alessandro Barbero è con Carlo Magno che Europa e Occidente diventano sinonimi.
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KANT: APRIRE ALL’INTERESSE INDIVIDUALE
Il filosofo Immanuel Kant nel 1795, nella sua opera “Per la pace perpetua” sosteneva che il federalismo di Stati liberi doveva essere alla base del diritto internazionale. Secondo il filosofo era infatti fondamentale che le organizzazioni politiche statali, al fine di modificare la naturale tendenza alla guerra, dovessero stabilire rapporti che mettevano da parte un pò di libertà individuale avendo in cambio la sicurezza generale. Questo era possibile all’interno di stati repubblicani in cui rimanevano separati i poteri legislativi e giudiziari al fine di limitare il potere assolutista dello Stato e di favorire l’interesse individuale dei singoli cittadini. Il cittadino infatti, responsabilizzato a tutelare il proprio benessere avrebbe avuto meno disponibilità ad accettare lo stato d guerra che altrimenti gli metterebbe a rischio tale condizione. Viceversa, uno stato in cui a governare sono i pochi assolutisti, questi, possono arrivare ad accettare lo stato di guerra – anche per cause insignificanti – perché la loro condizione di benessere raramente viene intaccata e a morire in guerra vengono mandati sudditi. Per la prima volta con Kant i rapporti internazionali vengono concepiti sotto la disciplina del diritto e slegati dalla concezione di stato proprietà dei sovrani che decidono cosa farne sulla base di un loro arbitrio.
GLI STATI CRISTIANI UNITI
Ai primi del ‘700 negli alti ambienti ecclesiastici si accennò all’ipotesi di una federazione di stati cristiani che potevano avere un senato comune nella regione centrale dei Paesi Bassi.
HUGO: GLI STATI UNITI D’EUROPA
Al congresso internazionale di pace tenutosi a Parigi nel 1849, il drammaturgo e politico, Victor Hugo, prendendo ad esempio il parlamento inglese, propose nel suo intervento che anche gli stati continentali si organizzassero sotto un regime unitario e parlò per la prima volta di “Stati Uniti d’Europa” con un senato simile a quello d’Oltre Manica.
MAZZINI: LE INFRASTRUTTURE COME COLLANTE DEGLI EUROPEI
A riprendere il concetto di stato repubblicano, stavolta in chiave più moderna, di Immanuel Kant, vi fu il politico Giuseppe Mazzini, che, nei vari movimenti rivoluzionari da lui fondati, pose l’accento sull’importanza delle infrastrutture comuni tra gli stati europei (ferrovie, reti portuali, dogane, trafori stradali) come collante di pace tra i popoli. E tutto ciò doveva avvenire attraverso una volontà consapevole e democratica della società civile che doveva spingere i singoli Stati in quella direzione.
1922: L’UNIONE PANEUROPEA
Nel 1922 Il conte Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi, brillante filosofo-politico cosmopolita, nato a Tokyo ma di origine austriaca, che propose per la prima volta l’idea di un’Europa unita. Di questa idea scrisse le prime linee guida nel libro che pubblicò a Vienna e a Berlino l’anno dopo, intitolato “Paneuropa”, in cui lanciò il messaggio di convergenza dello spirito europeo tra i popoli del continente, che doveva avvenire prima dell’interesse economico. L’idea, rispondeva all’esigenza del continente di riservarsi una condizione di pace e di arginare la distruttività della guerra – definita da lui come una “guerra civile europea” – come nel precedente conflitto era chiaramente emersa. Al movimento di Coudenhove-Kalergi aderirono personalità di spicco della cultura e della politica europea del tempo, tra cui:
Albert Einstein, Sigmund Freud, Miguel de Unamuno, Ortega y Gasset, Thomas Mann e Rainer Maria Rilke. In seguito si aggiungeranno anche Robert Shuman, Winston Churchill e Alcide De Gasperi.
Il programma del movimento paneuropeo di Kalergi prevedeva già alcuni tratti oggetto ancora del dibattito odierno, ovvero:
- La cessione di uguali quote di sovranità in funzione federale europea;
- Convergere verso un’alleanza militare comune, disponendo dunque di un esercito comune europeo;
- Abbattere progressivamente le barriere doganali;
- Disporre di una moneta unica circolante;
- Minerale francese e carbone tedesco insieme
Nel 1923 Kalergi lanciò anche la proposta di mettere sotto un’unica autorità l’abbondante minerale dei giacimenti francesi con l’altra risorsa fondamentale per la produzione energetica, presente in quantità e di qualità invece nel territorio tedesco. Tale idea sarà poi concretizzata venti anni dopo con la nascita della Comunità europea del carbone e dell’acciaio.
Infine, nel 1929 il conte austriaco propose l’Inno alla Gioia di Schiller e Beethoven come inno europeo.
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VIENNA 1926: IL PRIMO CONGRESSO PANEUROPEO
Il 4 ottobre del 1926, a cavallo tra la fine della Prima Guerra Mondiale (1914-1918) e l’inizio della Seconda (1939-1945), 24 nazioni appartenenti al continente europeo si riunirono in veste dei loro duemila rispettivi rappresentanti. Al termine del confronto emersero alcuni elementi che saranno poi ripresi e approfonditi dal secondo dopoguerra:
- un sentimento patriotico europeo;
- la necessità di una collaborazione tra nazioni europee al fine di aumentare il peso specifico del continente davanti alle sfide globali che richiedono un costante confronto con soggetti politici più grandi, come gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica;
- la necessità di riconoscere il diritto all’autodeterminazione dei gruppi etnici che vivono in Europa, al fine di garantire una convivenza pacifica per la crescita economica e sociale dell’area;
LA SVOLTA TECNOCRATICA: L’EUROPA DALLA TEORIA ALLA PRATICA
A fronte di queste avveniristiche teorie multiculturali e multietniche l’Europa doveva però fare ancora i conti con i sentimenti nazionalistici dilaganti, che culminarono con l’ascesa al potere del nazismo, del fascismo e del comunismo rispettivamente in Germania, in Italia e in Russia (divenuta nel frattempo URSS). Il Vecchio Continente dovrà quindi superare l’ennesima tragedia di un altro sanguinoso conflitto, la Seconda Guerra Mondiale, per rivedere alla luce dell’opinione pubblica l’idea di un’Europa unita e in pace sui tavoli dei dibattiti e dei congressi. Al progetto originale di Unione Paneuropea si dette così un’impronta più tecnocratica, con la nascita del primo Consiglio d’Europa e di un’Assemblea parlamentare (Gstaad, Svizzera, 1947).