Urss è l’acronimo del vecchio stato federale che nacque dalle ceneri dell’Impero russo il 30 dicembre del 1922 e occupava parte dell’Europa orientale e dell’Asia settentrionale.
Urss voleva dire “Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche” ed era una federazione di stati composta da 15 repubbliche, ovvero, in ordine sparso:
Russia, Lettonia, Estonia, Lituania, Ucraina, Bielorussia, Armenia, Georgia, Moldavia, Uzbekistan, Azerbaigian, Turkmenistan, Kirghizistan e Kazachistan.
Dati geografici dell’Urss
- Estensione: 22.402.000 km
- Popolazione:
Urss e Impero Russo
L’Urss aveva un’estensione territoriale quasi identica all’Impero Russo, rispetto a cui non comprendeva l’Alaska, la Finlandia e la Polonia.
Il monopartito comunista
L’Urss era governata e rappresentata politicamente da un solo partito, il Partito Comunista dell’Unione Sovietica. Ad esso facevano riferimento i Soviet, le assemblee regionali e nazionali che rappresentavano gli operai. A capo del partito vi era il Segretario Generale.
L’opzione comunista al posto di quella democratico-liberale
L’Urss nacque succedette all’Impero Russo quando questo cadde sulla spinta della rivoluzione comunista che portò il più grande paese europeo a non scegliere la via dell’emancipazione democratico-liberale come già era avvenuta in gran parte dell’Occidente e optare per un regime monopartitico, autocratico e monarchico.
Le tre rivoluzioni
La caduta dell’Impero Russo avvenne dopo tre tentativi di rivoluzione:
- la Rivoluzione russa del gennaio 1905 – Disconoscimento dello Zar
- la Seconda Rivoluzione del marzo 1917 – Caduta dello Zar
- la Terza Rivoluzione del novembre 1917 – i Bolscevichi al governo
1900, la Russia pronta ad esplodere
Come già aveva segnalato con apposita lettera allo zar, lo scrittore e filosofo Lev Tolstoj nel 1902, ormai la situazione sociale del popolo russo era una polveriera pronta ad esplodere, tale era il malcontento generale per l’amministrazione zarista e tali erano le condizioni di povertà e di assenza di prospettive delle classi sociali. A ciò si aggiunse che il regime zarista adottava sempre più un dispotismo violento nei confronti delle genti, in grado di sopprimere senza mediazione qualsiasi tentativo di opposizione o protesta, compreso il semplice dissenso.
La Prima Rivoluzione russa, il 1905
La Prima Rivoluzione russa, quella del 1905, anche se si risolse in un nulla di fatto dal punto di vista politico per le istanze avanzate dai protestanti, fu un presagio a ciò che sarebbe successo pochi anni più tardi con le due rivoluzioni del 1917. Nel 1905 tuttavia avvenne il primo vero distacco tra la popolazione e lo Zar, la quale non riconobbe più questa istituzione come rappresentativa della Russia.
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La Seconda Rivoluzione russa, marzo 1917, cade lo Zar
Il 23 febbraio 1917 operai e militari insorgono a Pietrogrado contro lo zar Nicola II e la dinastia Romanov. Pochi giorni dopo lo zar abdica; il 27 dello stesso mese si formano i Soviet dove socialrivoluzionari e menscevichi consegnano il potere alla borghesia che organizza il Governo provvisorio.
Il ritorno di Lenin
Nel frattempo torna dall’esilio Lenin che, col suo Partito bolscevico, punta a rovesciare il governo borghese e a prendere il potere.
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La crisi del Governo borghese
Il Governo provisorio a pochi mesi dal suo insediamento subisce la protesta di menscevichi e socialrivoluzionari a proposito della continuazione della Russia nella Prima Guerra Mondiale.
La Guerra Civile Russa 1918-23
La Terza Rivoluzione russa, ottobre 1917
Operai e soldati a luglio del 1917 riprendono a manifestare contro il Governo. Le proteste nascono spontanee ma i bolscevichi colgono l’occasione e mettono alla testa delle stesse. Ad agosto i conservatori guidati da alcuni militari alta tenenza tentano un colpo di Stato con l’obiettivo secondario di sciogliere i soviet. L’impresa però non riesce in quanto gli stessi soldati dei ranghi più bassi si coalizzano con gli operai e, capitanati dai bolscevichi, fermano il colpo.
A novembre soldati (tra cui i marinai della Flotta del Baltico) e operai, insorgono nuovamente ancora una volta guidati dal Partito Bolscevico e arrivano a prendere il Palazzo d’Inverno, dove risiede il governo. La sera del 7 novembre 1917 il Congresso panrusso dei Soviet si sostituisce al governo e gli stessi bolscevichi prendono in mano i territori.
Nel 1918 l’Armata Rossa si sostituisce all’esercito zarista
come rappresentante delle forze militari russe
Il timore di un contaggio comunista in Occidente
Le forze straniere a vocazione liberal-democratica si preoccupano della sovversione comunista in Russia perché il desiderio di riscatto sociale con possibile deriva violenta da parte delle classi operaie potrebbe contaggiare anche il tessuto sociale e politico di queste nazioni.
Tentativi sovversivi dall’estero
Gli inglesi occupano militarmente i porti di Arcangelo e Murmansk nella Russia nord-occidentale; ad oriente i giapponesi si impadroniscono di Vladivostok; in Finlandia, Lettonia, Estonia, Lituania e Ucraina i tedeschi aiutano alla costituzione di regimi locali di stampo nazionalistico.
La guerra civile in Russia contro il comunismo
In Russia invece la guerra civile si diffonde a tutti i territori, con l’arresto in massa e le fucilazioni degli oppositori. Nel contempo nascono 18 tentativi di governo opposto a quello bolscevico; si costituiscono vari corpi militari come l’Armata Bianca, l’Armata Verde e l’Armata Nera.
- L’Armata Bianca fu un esercito controrivoluzionario costituito da sostenitori dello Zar, democratici e socialisti riformisti.
- L’Armata Verde fu costituita dai contadini. Assunse una posizione neutrale rispetto al governo bolscevico ma ebbe il compito di difendere i poderi da assalti di terzi.
- L’Armata Nera fu una forza militare sostenuta dai lavoratori anarchici.
Russia sovietica più piccola di quella zarista
Dal 1918 al 1923 l’Armata Rossa combatte contro le forze controrivoluzionarie in tutto il paese e riesce solo in parte a riconquistare tutti i territori che prima appartenevano alla Russia zarista. Se infatti, le vittorie più significative si registrano in Ucraina, in Georgia, in Armenia e in Azerbaigian (Crimea e Caucaso), le regioni baltiche di Estonia, Lettonia e Lituania saranno riassoggetate solo nella Seconda Guerra Mondiale. Anche la Polonia e la Finlandia mantennero la loro indipendenza grazie al Trattato di Versailles.
La nascita dell’U.R.S.S.
Dopo aver represso tutte le resistenze controrivoluzionarie con la forza, finita dunque la Guerra Civile Russa, il 30 dicembre 1922 nasce l’Unione Sovietica di cui Lenin diventa capo politico.
Trockij o Stalin
La dirigenza di Lenin tuttavia dura solo due anni, perché nel 1924 il fondatore del Partito Bolscevico si ammala e muore. A questa fase pre-costituenda si succede una guerra interna al partito per decidere quale linea il governo comunista avrebbe dovuto seguire. Sul campo si fronteggiarono dunque le seguenti fazioni:
- la linea trockijsta – Estendere la lotta armata della classe operaia anche ai paesi capitalisti;
- la linea staliniana – Concentrare le forze per mantenere la condizione socialista in Russia.
L’ascesa di Stalin
Delle due linee il Partito Bolscevico scelse con decisione di appoggiare la seconda, quella dell’allora segretario di partito Iosif Vissarionovic Dzugasvili, ovvero di Stalin che in breve coagulò attorno a sè la maggior parte del partito e radicalizzò l’opposizione a Lev Trockij.
Il risultato fu la progressiva eliminazione fisica di tutti gli oppositori alla linea staliniana che culminerà nell’esilio di Trockij e nel suo assassinio nel 1940.
Il Comunismo senza gli Operai non può esistere
Affinchè la rivoluzione comunista si mantenesse in vita era necessario rinforzare la classe sociale in grado di sostenerla. La popolazione doveva identificarsi nel pensiero comunista e questa operazione era possibile svolgerla se questa classe sociale esisteva ed era in salute.
La classe sociale che più si identificava con il comunismo era quella operaia. Ma, nel momento in cui i comunisti andarono al potere in Russia, il paese aveva un tessuto industriale risicato in quanto, la gran parte della popolazione che sotto il governo zarista era rimasta in condizione di subalternità era costituita da piccoli contadini.
Ecco perché la prima vera azione politica di Stalin una volta preso il potere fu di avviare una rapida industrializzazione della Russia. E a questa si affiancò la riforma agraria.
La lotta di classe diventa politica
- Perché il Comunismo si specchia nella Classe Operaia e viceversa
Il motivo per cui tra Comunismo e Classe Operai avviene una saldatura ideologica è dovuto al fatto che la classe operaia, quella costituita da proletari, cioè da “cittadini” che non possiedono nulla tranne la propria forza lavoro, si contrappone alla classe borghese, quella costituita dai proprietari delle fabbriche, i capitalisti.
Il Comunismo offre dunque alla classe operaia l’opportunità di avere un’identità politica forte e fare da contrappeso allo strapotere borghese-capitalista che invece, in virtù della sua solidità economica e finanziaria, riesce ad avere un potere politico solido.
Il KGB
Nel frattempo, nella neonata Urss governata dittatorialmente da Stalin, questi, per contenere i nuovi fermenti controrivoluzionari sempre in agguato che potrebbero risvegliarsi in corso d’opera, venne costituita la Polizia Segreta, quella che sarà prima il NKVD, quindi il GPU e poi il famigerato KGB dove crescerà anche l’attuale presidente russo Vladimir Putin.
Le grandi purghe
La repressione staliniana agli oppositori politici interni fu capillare, efficacie e sistematica, che raggiunse il picco dell’atrocità nel triennio 1936-1939 quando si raggiunse il numero di 110 milioni di uccisioni ad opera della polizia segreta nei confronti dei dissidenti staliniani.
I Gulag
Per chi riuscì a scampare alla morte l’epilogo esistenziale furono i campi di concentramento negli angoli più remoti del territorio russo (Siberia), dove vennero costituti i cosiddetti “gulag” .
La parola “gulag” vuol dire letteralmente “manicomio” furono dei campi di lavoro in cui vennero internati circa 18 milioni di persone, tra oppositori interni e prigionieri stranieri.
Gulag
18.000.000 di internati
L’appoggio ai democratici spagnoli
Una delle poche occasioni in cui la linea politica staliniana sconfinò in quella trockijsta fu in occasione della Guerra Civile Spagnola (1936 – 1939) quando l’Unione Sovietica fornì sostegno militare ai repubblicani spagnoli per resistere alle forze franchiste invece sostenute dai governi fascista e nazista di Italia e Germania. Gli altri paesi occidentali liberal-democratici (Regno Unito e Francia), pur mantennero una posizione formalmente neutrale sostennero informalmente le forze nazionaliste da cui nascerà la dittatura fascista di Francisco Franco (1936-1975).
Il patto di non aggessione con la Germania nazista
La Germania nazista di Adolf Hitler nell’estate del 1939 si propose di allargare la propria sfera di influenza militare ai territori della vicina Polonia. Per fare ciò il cancelliere nazista propose alll’Unione Sovietica la spartizione della Polonia sul confine dei fiumi Vistola, San e Narev.
Per rendere accomodante questa proposta la Germania porpose un Patto di non aggressione (agosto 1939), il cosiddetto “patto Molotov-Ribbentrop“, che prevedeva tra le altre cose il “protocollo segreto” in cui vennero stabilite le rispettive sfere di influenza. Ovvero:
- l’Urss poteva assoggettarsi i paesi rimasti fuori dalla prima costituzione sovietica e già appartenenti alla Russia zarista, ovvero: la Finlandia, l’Estonia, la Lettonia e la Lituania. Nonché la porzione della Polonia ad est dei fiumi Vistola, San e Narev. All’Urss venne anche dato il via libera per la conquista della Bessarabia, la subregione della Romania.
- la Germania si riservava l’occupazione della Polonia occidentale rispetto ai fiumi Vistola, San e Narev, concentrando le forze sul proprio confine occidentale in caso di reazione delle altre nazioni europee (Gran Bretagna e Francia) in difesa della Polonia.
1939, la spartizione della Polonia
La Polonia occidentale venne annessa dalla Germania nazista il 1° settembre dello stesso anno senza una dichiarazione di guerra. Il 17 settembre dello stesso anno l’Urss invade la Polonia orientale.
La Seconda Guerra Mondiale
L’Operazione Barbarossa
Il 22 giugno del 1941 scatta l’Operazione Barbarossa: la Germania nazista invade la porzione orientale della Polonia varcando il confine fluviale del Vistola, San e Narev. Motivato dall’ideolgia pangermanista, il Terzo Reich mira a riportare le comunità tedesche presenti in Europa Orientale dentro lo stato tedesco; a sottomettere e schiavizzare gli slavi, nonché ad appropriarsi delle riserve petrolifere del Caucaso.
La risposta sovietica fu lenta ma efficace. Quando le truppe dell’Asse erano sul punto di assediare vittoriosamente le due più grandi città sovietiche, Mosca e Stalingrado, l’esercito dell’Armata Rossa, anche grazie agli aiuti militari provenienti dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna, riuscì a bloccare l’invasione tedesca e ricacciarla fino a Berlino dove, nel maggio del 1945, entrò in città facendo cadere definitivamente il Terzo Reich.
La Guerra Fredda
A febbraio del 1945 Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Sovietica si riunirono a Yalta in Crimea, in rappresentanza dei rispettivi capi governo: Roosevelt, Churchill e Stalin. In questa conferenza Stati Uniti e Urss decisero quali sarebbero state le sfere di influenza dopo il conflitto mondiale.
Si materializzava così il confronto politico tra i due nuovi soggetti della geopolitica internazionale, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica.
Le sfere di influenza europee degli Stati Uniti ricadevano nel cosiddetto blocco occidentale, ovvero:
- Grecia
- Italia
- Germania Ovest
- Danimarca
- Paesi Bassi
- Belgio
- Lussemburgo
- Francia
- Gran Bretagna
- Irlanda
- Spagna
- Portogallo
Le sfere di influenza europee dell’Unione Sovietica ricadevano nel cosiddetto blocco orientale, ovvero:
- Bulgaria
- Romania
- Ungheria
- Ceccoslovacchia
- Polonia
- Germiania Est
1960 /1980 la Guerra Fredda al picco di ebollizione
Il 5 marzo del 1953 muore Stalin e in Unione Sovietica si scatenò una nuova lotta per la conquista del potere. Vinse Nikita Chruščёv che adottò una politica interna in direzione di una destalinizzazione, ovvero un allentamento delle violenze verso gli oppositori politici (compresa la chiusura dei Gulag) e una politica estera che portò a varie tensioni con gli Stati Uniti.
Le crisi peggiori che Stati Uniti e Unione Sovietica ebbero durante la reggenza Chruščёv furono:
- EGITTO, 1956 – l’appoggio alle nazioni asiatiche e africane che si stavano emancipando dalla dominazione coloniale occidentale, tra cui la difesa dell’Egitto che fu minacciato dal Regno Unito e dalla Francia per voler nazionalizzare il Canale di Suez ( Crisi di Suez, 1956);
- CUBA, 1959 – la crisi missilistica cubana, con l’installazione di missili nucleari a Cuba dopo la rivoluzione socialista del paese. Questa operazione fu giustificata dal fatto che gli Stati Uniti avevano appena realizzato postazioni missilistiche nucleari in Italia e in Turchia.
La stagnazione 1964/1982
A Chruščёv alla guida dell’Unione Sovietica succedette con un blitz intrapartito Leonid Breznev che vide il paese passare dalla crescita del dopoguerra alla stagnazione. L’Unione Sovietica iniziò in questi anni a pagare il prezzo del precedente periodo in cui, a causa del confronto di deterrenza con gli Stati Uniti, aveva dirottato gran parte delle risorse pubbliche alla Difesa, trascurando per contro il benessere della popolazione, ormai orientata verso la richiesta di nuove libertà sulla scia delle influenze sociali e politiche del mondo occidentale.
Il riformismo di Gorbacev
Nel 1985 Michail Gorbacev venne eletto segretrio del Partito Bolscevico (allora già Partito Comunista) e nel 1988 Capo di Stato Sovietico.
Questo nuovo personaggio fu il fautore di una serie importante di riforme di “glasnost” ovvero di “trasparenza”.
La Perestorika
L’insieme di queste riforme venne chiamato “perestroika”, cioè “ristrutturazione”.
Con Gorbaceov i gangli industriali e produttivi dell’economia sovietica vennero convertiti da una gestione centralizzata ad una autogestita che fu una sorta di privatizzazione primitiva, nel senso che lo Stato ritirava la sua mano di controllo nelle operazioni fondamentali delle aziende e del mercato, ovvero la determinazione delle quantità di merci o di beni da produrre; il prezzo che dovevano avere sul mercato e la distribuzione delle risorse economico-finanziarie sulla cittadinanza ricavate dalla loro vendita.
L’esito di questo intervento fu nefasto, perchè il sistema economico non resse la velocità di cambiamento: l’economia subì quindi un collasso a causa di pesanti alterazioni nella filiera produttiva.
Lo smantellamento degli arsenali
In politica estera Gorbacev invece avviò una serie di negoziati col principale rivale militare, gli Stati Uniti, che portassero alla riduzione degli armamenti in particolare sul fronte degli arsenali nucleari.
L’allentamento della censura mediatica
Un altro intervento che portò al cambiamento dell’Urss fu l’allentamento della censura giornalistica e del diritto di critica nei confronti del Partito Comunista
La dottrina Sinatra
Tra il 1989 e il 1990 andò in disfacimento il controllo dell’Unione Sovietica verso i paesi dell’Europa orientale che erano rimasti sotto la sua orbita dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
I primi apesi a chiedere e ottenere l’indipendenza dall’Unione Sovietica furono i paesi baltici di Estonia, Lettonia e Lituania. Segu poi la Germania dell’Est che si sganciò dall’infulenza sovietica con un evento clamoroso, la caduta del Muro di Berlino.
Nel 1991 venne sciolto il Patto di Varsavia che sancì de facto la fine dell’infuenza sovietica negli altri paesi est europei: Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Romania e Bulgaria.
Il Putsch di agosto
Col disoglimento del Patto di Varsavia e l’annullamento del controllo sui paesi dell’Est Europa, l’Unione Sovietica si stava avviando verso la dissoluzione.
Tuttavia, prima che le altre nazionalità che componevano l’Unione si dichiarassero indipendenti da essa, ci fu un ultimo tentativo degli alti vertici comunisti di riprendere in mano la situazione e frenare il processo.
Fu il fallito colpo di Stato denominato “Putsch di agosto” , ovvero una rivolta miltare e politica interna al Partito Comunista di governo che mirava alla detronizzazione di Michail Gorbaciev il quale veniva indicato come responsabile politico di questo indebolimento.
- Contrari alla liberalizzazione del Paese
Il colpo di Stato iniziò il 18 agosto del 1991 quando i membri del Comitato GKČP, un gruppo di alti funzionari governativi che si opponeva alla politica di Gorbacev e alla sua perestorika, misero sotto controllo le comunicazioni interne del presidente e lo invitarono a dimettersi e a dichiarare lo “stato di emergenza”. L’obiettivo era quello di frenare la svolta liberale che Gorbacev stava improntando per l’Unione Sovietica.
- Gorbacev detronizzato per “motivi di salute”
Gorbacev, poco prima di questi eventi, aveva lasciato Mosca per una breve vacanza in Crimea. Il suo rientro nella capitale fu pertanto impedito dall’insediamento al governo dei membri del GKČP che – nel contempo – comunicarono al paese, a mezzo stampa, che Gorbacev non poteva governare per motivi di salute.
- La militarizzazione di Mosca e delle altre capitali
ll GKČP in pochi passaggi sostituì il presidente Gorbacev e il suo governo con nuovi funzionari direttamente nominati dalle fila dello stesso GKČP. Dopo di che venne militarizzata Mosca e le altre grandi città del paese dove potevano sorgere i sussulti più indipendentisti: Ucraina, Estonia, Georgia e Lettonia.
La cospirazione militare tuttavia giunse presto a un punto morto, quando il Soviet supremo della Lettonia, guidato da Borís Nikoláevič Él’cin (noto in Occidente con il nome di Boris Elstin), si schierò contro i golpisti. Nonostante il mandato di arresto nei suoi confronti che egli riuscì a scampare dirottando l’atterraggio di un suo volo da un aeroporto ad un altro, questi organizzò in pochi giorni un movimento di politici, militari e giornalisti, che dichiarò incostituzionale il golpe del GKČP.
L’ascesa di Boris Elstin
Si determinò dunque un braccio di ferro tra i conservatori del GKČP e i costituzionalisti guidati dal nuovo astro nascente della politica russa, Boris Elstin che si propose come una via di mezzo tra il radicalismo comunista del GKČP e il lento tentativo di Michail Gorbacev di modernizzare l’Unione Sovietica.
- La folla si schiera con Elstin
Boris Elstin riuscì infatti a creare un movimento di militari e politici che ebbe la forza di impedire il compimento del golpe militare, grazie anche ad un’abile operazione mediatica in cui coinvolse alcuni media stranieri: in pochi giorni infatti l’opinione pubblica prese posizione e scese in piazza contro i militari comunisti.
L’operazione riuscì completamente, al punto che i media stranieri si schierarono a sostegno di Elstin; i militari rimasti fedeli al Comitato comunista fraternizzarono con la folla e non accettarono l’ordine di combatterla; così come i primi alti gradi del golpe conservatore scelsero di abbandonare la causa e affiancare Elstin.
- Il nuovo capopopolo sostenuto anche dall’Occidente
Il 17 agosto del 1991 Elstin prese il comando delle forze militari e di sicurezza sovietiche; ordinò la creazione di un governo in esilio a Parigi e ridette il potere agli organi esecutivi delle repubbliche.
Ormai poi anche i soviet regionali e locali avevano abbandonato la causa conservatrice comunista e si erano schierati con Elstin.
- L’accusa a Gorbacev
A questo punto era quasi tutto pronto per il rientro di Gorbacev dall’esilio forzato in Crimea e allo smascheramento definitivo della messa in scena del Comitato.
L’operazione tuttavia non fu indolore neanche per il presidente sovietico, il quale venne subito accusato di aver perso il controllo della situazione e sopratutto di aver messo in pericolo il paese col rischio che le armi nucleari finissero in mano ai golpisti.
- I Comunsti tentano un’ultimo golpe prima di andare via
Il 20 agosto del 1991 Eltsin tramite decreto prese l’autorità sull’esercito e lo fece ritirare dalle vie di Mosca. Prima del completo smantellamento del giogo militare tuttavia il Comitato riuscì a riorganizzare un ultimo tentativo di assalto golpista che costò la vita a tre cittadini comuni.
Le conseguenze di questi incidenti portarono il Comitato ad essere definitivamente condannato anche dall’opinione pubblica.
Gorbaciev torna a Mosca. Lo scontro in parlamento con Elstin
Il 22 agosto Gorbaciev rientra finalmente a Mosca e viene obbligato da Elstin a dimettersi da Segretario generale del Partito Comunista alla luce del tentativo di golpe dei suoi membri più estremisti. Tutto ciò nonostante lo stesso Gorbacev avesse promesso l’espulsione del Partito.
Il 6 novembre 1991 Elstin proibisce l’attività del Partito Comunista. Era ormai chiaro che il Colpo di Stato fu usato come pretesto per mettere all’angolo Gorbacev senza passare dalla rivolta armata ed evitando un passo indietro verso il ritorno del comunismo conservatore al governo.
1991, dissolvimento dell’URSS
L’8 dicembre 1991 i presidenti di Russia, Ucraina e Bielorussia dichiararono la dissoluzione dello Stato sovietico.
L’11 marzo 1990 la Lituania aveva dichiarato la propria indipendenza. La seguirono, nel corso del 1991, prima le repubbliche baltiche e poi le altre repubbliche sovietiche:
- 9 aprile – Georgia
- 20 agosto – Estonia
- 21 agosto – Lettonia
- 24 agosto – Ucraina
- 25 agosto – Bielorussia
- 27 agosto – Moldavia
- 30 agosto – Azerbaigian
- 31 agosto – Kirghizistan
- 1º settembre – Uzbekistan
- 9 settembre – Tagikistan
- 21 settembre – Armenia
- 18 ottobre – Azerbaigian
- 27 ottobre – Turkmenistan
- 12 dicembre – Russia
- 16 dicembre – Kazakistan
L’eredità politica e militare dell’Unione Sovietica fu raccolta dalla Federazione Russa, che sostituì l’URSS alle Nazioni Unite e al Consiglio di sicurezza come membro permanente.
Le ex repubbliche socialiste sovietiche
- Estonia – Capitale: Tallinn; popolazione: 426.538 (2017)
- Lettonia – Capitale: Riga; popolazione: 632.614 (2019)
- Lituania – Capitale: Vilinius; popolazione: 544.386 (2016)
- Bielorussia – Capitale: Minsk; popolazione: 1.975. 000 (2017)
- Ucraina – Capitale: Kiev; popolazione: 2.884. 000 (2017)
- Moldavia – Capitale: Chisinau: 532.513 (2014)
- Georgia – Capitale: Tibilisi; popolazione: 1.114. 000 (2016)
- Armenia – Capitale: Erevan; popolazione: 1.075. 000 (2016)
- Azerbagian – Capitale: Baku; popolazione: 2. 236. 000 (2016)
- Turkmenistan – Capitale: Ashgabat; popolazione: 5.110. 000 (2016)
- Uzbekistan – Capitale: Tashkent; popolazione: 2.393. 000 (2016)
- Tagikistan – Capitale: Dushanbe; popolzione: 770.027 (2013)
- Kirghizistan – Capitale: Biskek; popolazione: 976.734 (2017)
- Kazakistan – Capitale: Astana; popolazione: 1.002. 000 (2017)