L’oasi di Najrān, dove oggi si trova la città araba di Ukhdūd, era, in epoca pre-islamica, la più grossa comunità cristiana della penisola araba e il terminale sud della via del Hijaz, l’importantissima tratta carovaniera che scorreva lungo le rive del Mar Rosso e metteva in comunicazione Gaza e gli empori siriani, con la costa meridionale della penisola. Questa centralità logistica dell’area, fece si che le popolazioni del luogo sviluppassero una capacità di sfruttamento economico dei grandi interessi commerciali. Questa brillantezza economica accese le invidie e gli appetiti delle popolazioni confinanti, come il sovrano himyarita Dhū Nuwās che, nel 523, da insolvente debitore decise di risolvere il rapporto con l’oasi invadendola militarmente, massacrando gli abitanti e costringendoli all’esilio. L’operazione fu tale che ebbe eco a Costantinopoli e, in nome di una vendetta nei confronti dei fratelli cristiani, con l’aiuto del Negus cristiano ʾElla ʾAṣbeḥa d’Etiopia fece invadere lo Yemen e cacciare via gli usurpatori himayariti. In seguito, l’Oasi passò di mano prima sotto l’egida persiana Sasanidi, poi divenne un protettorato islamico.
L’IMPORTANZA AGRICOLA DEL L’OASI DI NAJRĀN
L’Oasi di Najrān era (e tutt’oggi lo è), da un punto di vista geografico un’area verde nel cuore del deserto arabico che sorgeva attorno ad una sorgente di acqua. Si trattava dunque di un luogo di passaggio e di tappa obbligato per le carovane che attraversavano il deserto e per le popolazioni nomadi che in quel luogo andavano a rifocillarsi. Ovviamente, nell’Oasi di Najrān, come in genere nelle oasi nel deserto, l’apporto umano in termini di migliorie idrauliche finalizzate allo sfruttamento delle aree attorno alla sorgente, fecero sì che diventasse un insediamento umano permanente. Vennero così create delle grandi piantumazioni di palma da dattero che, grazie al loro sviluppo verticale, fornirono l’ombreggiatura necessaria ad alberi più piccoli, come l’olivo, il fico, l’albicocco e il pesco. Sotto l’ombra di queste ultime vennero poi piantumate le verdure e i cereali.
L’Oasi di Najrān, alla luce della sua importanza come punto di appoggio essenziale per le carovane commerciali e le rotte di trasferimento delle tribù nomadi, diventò ben presto, fin dalla sua origine, sede di controllo politico e militare. Già Tolomeo la identificò col nome di “Nagara” e qui facevano sosta le carovane che, in sella a dromedari e asini, trasportavano merci quali tessuti, cotone, incenso e acciai, mettendo in comunicazione gli empori siriani con l’India.
- LEGGI ANCHE: LA GIAHILIIAH, L’ARABIA PREISLAMICA
- LEGGI ANCHE: LA MECCA