Tra il X° secolo e il IV° secolo in Europa è un periodo di grande espansione, fatto di intensificazione degli scambi commerciali in cui la città diventa il volano del processo.
Sulla scia di un incremento demografico le città aumentano di dimensioni e infittiscono i rapporti tra di esse. Ciò avviene in particolare, rispetto al resto d’Europa, nell’Italia centro-settentrionale, dove la nuova urbanizzazione produce sia l’aumento di estensione delle città già esistenti che la nascita di nuovi abitati, con relativo reticolo stradale di collegamento tra l’una e l’altra.
A fare da propulsore per la diffusione dei commerci sono le fiorenti città mercantili della costa, in particolare le cosiddette Repubbliche Marinare di Genova, Pisa e Venezia e quelle che sorgono nei crocevia delle rotte commerciali terrestri: Firenze, Ferrara, Piacenza, Milano.
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LE CITTA’ ITALIANE DI TERRA E DI MARE
Ma se Genova, Pisa e Venezia, grazie alle concessioni che ottennero partecipando alle Crociate riuscirono a farsi da vere intermediarie commerciali tra l’Europa, l’Africa, l’Oriente e il Medio Oriente, le città di terra trovavano fonti di ricchezza sfruttando altri snodi commerciali, come ad esempio i bracci fluviali del delta del Po (vedi Ferrara), oppure intercettando la via Francigena che dallo Stretto della Manica conduceva a Roma (fu il caso di Piacenza). Milano e Firenze invece già iniziavano a collocarsi negli affari commerciali dell’Italia centro-settentrionale grazie all’intensificazione delle loro produzioni locali che immettevano direttamente sul mercato dell’Italia centro settentrionale e dell’Europa continentale fino ai confini degli interessi anseatici.
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IL MERCANTE MEDIEVALE
Tra il 1100 e il 1500 i mercanti, ovvero l’evoluzione di quella categoria sociale che prima era stata solo di venditori ambulanti senza meta, raggiungono l’apice d’importanza economica, politica e culturale nella società europea.
Da Mercante itinerante →
ad Impresario stanziale
- La breccia tra nobili e popolo minuto: le basi della borghesia
I mercanti, nati come appunto anonimi girovaghi avventurieri, in questo periodo della storia arrivano a capire che, nella falla di controllo politico e sociale del feudalesimo, è possibile gettare le basi per un’identità politica che possa arrivare a costituire una vera e propria classe sociale intermedia tra nobiltà e clero da una parte e popolo nulla tenente dall’altro; accumulare ingenti ricchezze tramite i traffici; interfacciare con altri luoghi e fare da tramite per gli scambi culturali tra popoli diversi incentivando il rinnovamento delle visioni. Siamo agli albori della borghesia.
- Il compito del mercante
Dal punto di vista tecnico, la funzione del mercante è quella di acquistare i beni dai luoghi dove si trovano in abbondanza e venderli la dove essi mancano. Questa operazione si svolge avendo a disposizione mezzi di trasporto (navi, carri, animali da soma, schiavi) e soprattutto denaro tramite cui acquistare le merci. Il danaro, dopo i secoli bui dell’Alto Medioevo in cui ha rischiato di essere soppiantato dal baratto, ritorna ad essere il parametro che indica il valore di un bene trasformandolo in merce.
L’EVOLUZIONE DELLA FIGURA DEL MERCANTE
- Il mercante nell’Antica Grecia: l’agora
Nell’Antica Grecia il mercato, ovvero la compravendita di merci, già si svolgeva nelle piazze delle antiche città stato che derivavano a loro volta dagli spiazzi ricavati nei primitivi accampamenti. Si trattava solitamente di luoghi di incrocio tra importanti vie di comunicazione: erano le cosiddette “agorà“.
Qui si vendevano prodotti di ogni tipo, dalle derrate alimentari (carne, formaggio, olio, vino), al bestiame, al vestiario, al pentolame. Ad esporre i banchi vendita erano sia venditori ambulanti che stanziali, questi ultimi organizzati in botteghe dove venivano esposte anche altre merci, come profumi, pettini, gioielli. Nella stessa piazza si potevano trovare pure “servizi”, come quelli di medici o barbieri.
- Il mercante nell’Antica Roma: il forum
L’Antica Roma riprende la tradizione dell’agorà greca ma nelle piazze romane accanto alle operazioni di compravendita delle merci, si affiancano servizi di riscossione delle tasse, agenzie di cambio, spettacoli marziali (combattimenti tra gladiatori), adunanze pubbliche per comizi o giudizi. A Roma avvenne dunque la trasformazione dell’agorà greca in forum. Nel forum (o Foro) si affacciavano edifici pubblici, taverne, botteghe ma anche luoghi di culto (templi, basiliche) e addirittura carceri. Dalla piazza a cielo aperto nel II secolo si passò poi all’edificio vero e proprio del mercato.
- Il commercio nella Roma imperiale: la cattiva reputazione del commercio
Con la nascita dell’Impero Romano e l’estensione del territorio oltre i confini della penisola italica, il commercio viene svolto direttamente dai nobili, gli unici in grado di acquistare i beni e di trasportarli. Sebbene la società romana vedesse di cattivo occhio l’attività del commercio e considerava la proprietà di un latifondo una più nobile fonte di guadagno e di prestigio socio-politico, questa era largamente praticata, anche grazie allo sfruttamento dell’efficiente rete stradale – ideate prima di tutto per i trasferimenti degli eserciti da una regione all’altra – che consentiva il trasporto di ingenti quantità di merce per mezzo di carri ruotati.
A svolgere praticamente le operazioni di acquisto, trasporto e vendita, tuttavia non erano i nobili in persona, i quali figuravano solo come finanziatori e beneficiari del guadagno, ma i mercanti che, nell’Impero Romano, erano liberti, negoziatori o addirittura semplici schiavi.
A ROMA I MERCANTI ERANO SCHIAVI O LIBERTI
LA CRISI DEL COMMERCIO NELL’ALTO MEDIOEVO
Con la caduta dell’Impero Romano a seguito delle invasioni barbariche, vi fu una distruzione delle vie di comunicazione; un peggioramento delle condizioni di sicurezza dei viandanti e, non ultimo, l’indebolimento del potere d’acquisto dei nobili romani, le cui ricchezze (terreni e ricchezze mobili) erano ormai state cedute o derubate dai nuovi conquistatori.
Il commercio in questo primissimo medioevo, il cosiddetto Alto Medioevo, il periodo che va dalla caduta dell’Impero Romano all’anno Mille ( 476 – 1000), si ridusse quasi al punto di cedere il passo all’economia naturale, un modello economico cioè dove non si usava il denaro per il trasferimento di beni da una persona all’altra bensì il baratto.
ASSENZA DELLO STATO E PEGGIORAMENTO DELLE STRADE: IL COMMERCIO DIMINUISCE
Con la scomparsa dello Stato le condizioni manutentive delle strade dunque peggiorarono enormemente, fino al punto di obbligare le persone ad abbandonare il carro come mezzo di trasporto, in quanto le ruote non potevano più rotolare su una sede regolare come il lastricato. Ritorna dunque in questo periodo della storia l’uso dei soli animali da soma (muli, asini e cavalli), spesso non da soli, ma legati gli uni agli altri per formare lunghe file. Sui dorsi degli animali si caricavano le poche mercanzie che era possibile trasportare con questo sistema.
Anche in mare la situazione dei trasporti commerciali cambiò dopo la fine dell’Impero: se nei fiumi il trasporto avveniva per mezzo di semplici chiatte, in mare le tratte erano quasi sempre sotto costa e con piccole imbarcazioni, al fine di evitare saccheggi pirateschi, che ormai erano diventati una piaga sia nei mari del sud che in quelli del nord, almeno da quando l’Impero aveva il perso il controllo.
Le navi destinate al trasporto di merci durante l’antico medioevo erano soprattutto le imbarcazioni a vela. Costruite per essere molto capienti, ospitavano poco personale di bordo e navigavano molto lentamente seguendo l’andamento dei venti. Questo tipo di imbarcazioni impiegavano dunque molto tempo per andare da un porto all’altro e spesso dovevano fermarsi in qualche attracco di fortuna per riparare durante le tempeste. Altre imbarcazioni usate per il trasporto di merci erano le galee. Queste erano prevalentemente navi da guerra, destinate a ospitare molti rematori ma che talvolta avevano spazio in stiva per lo stoccaggio di piccole quantità di merce.
LE BARCHE A VELA ERANO LE PRINCIPALI IMBARCAZIONI
USATE PER IL TRASPORTO DI MERCI DURANTE L’ALTO MEDIOEVO
LE MERCI
Davanti alle difficoltà di trasporto (peggioramento delle condizioni di sicurezza; distruzione delle strade; riduzione delle capacità di carico dei mezzi di trasporto) i mercanti del primo medioevo (476-1000) erano costretti a commercializzare prevalentemente merci leggere e pregiate, le sole che potevano essere trasportate in quelle condizioni e di garantire un guadagno dalla vendita (al netto dei costi di trasporto). Ecco allora che le merci del primo medioevo erano soprattutto spezie e tessuti che venivano direttamente vendute ai ricchi.
Durante l’Alto Medioevo il tipico mercante viaggiava insieme alle sue merci, spostandosi da un mercato all’altro: era il mercante itinerante.
LA RIVOLUZIONE COMMERCIALE DEL 1000
Nel Basso Medioevo, tra il 1000 e il 1300, una volta che l’Europa supera il contraccolpo dell’arrivo di nuovi popoli che si stanziano e distruggono l’Impero Romano; una volta che la convivenza tra locali e invasori si riappacifica, la popolazione ritrova la serenità per effettuare gli spostamenti da una regione all’altra e questo determina il risollevarsi degli scambi commerciali nonché la ripresa dell’economia generale. Nel frattempo, la popolazione del continente riprende a crescere, passando in tre secoli da 25 a più di 70 milioni.
BASSO MEDIOEVO
LA POPOLAZIONE EUROPEA PASSA DA 25 A 70 MILIONI
LA CITTA’ LUOGO IDEALE PER IL COMMERCIO
L’aumento del commercio e della popolazione nel Basso Medioevo porta alla rinascita delle città che sono il luogo dove, la maggior concentrazione di persone in uno stesso luogo, consente ai mercanti di avere un maggiori possibilità di vendita.
Per il mercante del 1000 la piazza di vendita non è più dunque solo la corte del castello o la fattoria, ma soprattutto le vie e gli slarghi delle città.
LE CROCIATE APRONO AI MERCATI ORIENTALI
Una svolta alle fonti di approvvigionamento delle merci nei porti dell’Europa mediterranea avviene nel 1099 con la Prima Crociata, grazie alla quale le più importanti Repubbliche Marinare ottengono, in cambio del loro apporto militare alla causa, gli empori più importanti del Medio Oriente, strappandoli al dominio musulmano.
Dal 1000 il commercio in Europa vede il profilarsi di una nuova figura del mercante, non più solo quello itinerante capace di trafficare per lo più merci leggere e pregiate (tessuti e spezie), ma anche quello in grado di attrezzarsi con nuovi mezzi di trasporto (navi e carri) e di portare all’acquirente pure merci pesanti e di largo consumo, come olio, vino, legna, sale. Il mercante itinerante lascia dunque il posto al mercante sedentario, che è un vero e proprio impresario il quale stabilisce il suo quartier generale in una fiorente città commerciale; dirige da qui l’organizzazione dei trasporti delle merci non effettuando più egli stesso l’operazione di viaggio, ma pagando del personale operaio in grado svolgere le mansioni necessarie: come quella di contabile, di magazziniere, di cocchiere, di rematore. Inoltre è lui che dispone del denaro per acquistare depositi di stoccaggio delle merci nei porti stranieri (fondachi) ed è lui che paga consoli per lo svolgimento delle delicate operazioni di diplomazia, ammiccamento e penetrazione chirurgica nelle piazze straniere, evitando quanto più possibile gli effetti collaterali come conflitti con concorrenti, ruberie di merci, disturbo alla popolazione con cui si doveva dialogare e stabilire relazioni.
IL BASSO MEDIOEVO RISCOPRE GLI ITINERARI ROMANI
La nuova presenza di genti lungo i tragitti, sia in mare che a terra, fa sì che si recuperino i vecchi tracciati romani (o se ne creino di nuovi) in modo da essere nuovamente percorribili dai carri. A mare invece, le ditte che si occupano del traghettamento di merci con le navi, si dotano anche di un personale militare in grado di difendere le rotte dagli assalti dei pirati (Amalfi, Pisa e Genova bonificano quasi del tutto il Tirreno dalla piaga della pirateria saracena). E’ la nascita delle Repubbliche Marinare, i borghi marinareschi delle coste italiane e dalmate che da villaggi di pescatori diventano porti commerciali trafficatissimi in grado di far accumulare alle compagnie mercantili ingenti ricchezze, si trasformano in realtà politiche autonome o, nei casi più riusciti (Genova e Venezia), stati indipendenti dai grandi poteri come l’Impero e la Chiesa.
- La Fiera di Parigi
Tra le innovazioni introdotte da quella che sarà la futura classe sociale dei mercanti (che più sociologicamente si chiamerà “classe borghese”) vi è la “fiera”, ovvero un luogo di appuntamento in cui mercanti di ogni provenienza si riuniscono per vendere insieme le loro merci e per confrontarsi tra di loro, scambiandosi informazioni su nuove tratte commerciali, mezzi di trasporto o per stabilire possibili collaborazioni. In questi luoghi il denaro ritornò ad essere lo strumento delle transazioni commerciali e portò al disuso del baratto che nella parentesi dell’Alto Medioevo era tornato in auge.
Tra le prime e più importanti fiere del Medioevo vi è sicuramente quella di Parigi, nella regione di Champagne. Questo luogo, situato nel cuore dell’Europa continentale era il crocevia tra le vie commerciali che arrivavano dal sud (penisola iberica, italica e balcanica) e vie commerciali che arrivavano dal nord (penisola scandinava, Inghilterra e Irlanda). L’importanza strategica della Champagne gettò le basi per la scalata verso il potere politico della città di Parigi che diventerà in seguito così il centro commerciale d’Europa.