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Home » Approfondimenti » Storia » Tarda Antichità » Le invasioni barbariche: dalla fine dell’Impero Romano all’emersione della Chiesa

Le invasioni barbariche: dalla fine dell’Impero Romano all’emersione della Chiesa

STORIA ANTICA

di Redazione
in Approfondimenti, Storia, Tarda Antichità
Tempo di lettura: 6 minuti
Le invasioni barbariche: dalla fine dell'Impero Romano all'emersione della Chiesa

LA TARDA ETA’ ANTICA
L’Età Antica è quel periodo, successivo alla Preistoria che riguarda:

  1. La storia delle civiltà mediorientali nei territori della Mezza luna fertile (Sumeri, Assiri, Babilonesi, Ittiti)
  2. La storia dell’Antico Egitto
  3. L’Antica Grecia
  4. L’Impero Romano
  5. La nascita di Cristo
  6. Le invasioni barbarica e la fine dell’Impero Romano
L’ultimo periodo dell’Età Antica è denominato Tarda Età Antica e va dalla nascita di Cristo, 1 d.C., al crollo dell’Impero Romano, nel 476 d.C. In questi ultimi quattrocento anni di storia si assiste a:
– 1 d.C. – La nascita del Cristianesimo
– 150 d.C. – L’indebolimento delle frontiere romane che subiscono la pressione dei barbari
– 64 d.C. – Le persecuzioni cristiane
– 284 d.C. – La prima suddivisione dell’Impero Romano in 4 aree: Cesare d’Occidente; Augusto d’Occidente; Cesare d’Oriente; Augusto d’Oriente
– 300 d.C. – Fine delle persecuzioni cristiane da parte dello Stato romano
– 330 d.C. – Lo spostamento della capitale dell’Impero Romano da Roma a Bisanzio divenuta nel frattempo Costantinopoli
– 384 d.C. – Nomina del Cristianesimo come unica religione dell’Impero
– 395 d.C. – La seconda suddivisione dell’Impero Romano in 2 aree: Impero Romano d’Occidente con capitale Ravenna e Impero Romano d’Oriente con capitale Costantinopoli
– 476 d.C. – Invasioni barbariche e crollo dell’Impero Romano d’Occidente


LE PRESSIONI BARBARICHE

Verso il 160 d.C. alcuni popoli che vivevano lungo i confini dell’impero si erano mossi dai loro campi e dalle loro abitazioni e avevano sfondato le frontiere. Solo dopo dure lotte quelle genti erano state respinte.

Pochi anni dopo, verso il 180 d.C., una gravissima epidemia di peste aveva colpito gran parte dell’impero, causando milioni di morti.

La minaccia di nuove invasioni aveva spinto l’impero romano a rafforzare l’esercito. Le conseguenze di questa politica furono:

  • grandi spese per rifornire di armi e cibo migliaia di uomini;
  • crisi dell’agricoltura, privata di tante braccia prima occupata nei campi e ora indispensabili per le legioni;
  • sempre maggiore importanza dell’esercito, ormai l’unica, solida base su cui si fondavano la vita e la potenza di Roma.

LA CRISI
Tra il 200 e il 300 d.C. tutti questi fattori di crisi si accentuarono sino a mettere in pericolo la vita stessa dello Stato.

– Le incursioni e gli attacchi di genti germaniche, africane, asiatiche divennero sempre più violente e frequenti: l’impero fu accerchiato e invaso da ogni parte.

– Con la fine delle conquiste finirono gli approvvigionamenti di ricchezze e la diminuzione della produzione agricola portò all’aumento dei prezzi, alla scarsità di beni in circolazione, quindi alla povertà , alla fame e alle ribellioni.

 

  • LEGGI ANCHE: CRISI E FINE DELL’IMPERO ROMANO

 

LE LEGIONI DIVENTANO MICROSTATI
Nel frattempo le legioni poste ai confini composte da una moltitudine di uomini stabilirono dei legami sociali sempre più stretti tra loro smarcandosi dall’identità comune di matrice romana e individuando la propria autorità non più nel lontano Senato di Roma ma nei loro capi militari che acquisirono pian piano sempre più importanza. Tra il 200 e il 280 d.C. gli imperatori furono quasi sempre eletti dalle legioni, le quali “mettevano all’asta” il titolo, assegnandolo a chi pagava di più.

DIOCLEZIANO E LA PRIMA SUDDIVISIONE DELL’IMPERO
Nel 284 a.C. fu eletto imperatore Diocleziano che riuscì a fermare ancora per qualche secolo la decadenza dell’impero. Egli infatti capì che lo Stato romano era troppo vasto, e che era indifendibile dagli attacchi esterni; per questo egli divise l’intero territorio in quattro parti¸ ciascuna affidata a un uomo responsabile unicamente del suo settore.

 

COSTANTINOE LA VITTORIA DEL CRISTIANESIMO
Ritiratosi Dicoleziano nel 304 d.C., le lotte intestine tra i territori all’interno dell’Impero Romano continuarono. Fu invece con Costantino (306 d.C.) che la situazione venne di nuovo messa sotto controllo: l’imperatore riuscì a tenere per sè la carica e regnò fino al 337 d.C. senza avversari.

Questa unicità di potere fece si che sotto il suo impero, vennero adottate una serie di riforme di forte impatto politico, sociale e culturale su quasi tutto il territorio romano. Tra queste, la più importante in assoluto fu quella del 313 d.C. quando venne riconosciuto il Cristianesimo come religione e ordinò la fine delle persecuzioni. La vittoria del Cristianesimo fu totale: con questo provvedimento l’impero romano riconosceva quella nuova religione che era stata più forte di tutte le persecuzioni, al punto che, grazie alla sua straordinaria diffusione, era diventata la religione più importante, più prestigiosa e più seguita. Lo stesso Costantino divenne cristiano e ciò dette al Cristianesimo una nuova, ulteriore spinta verso la sua totale affermazione. Grazie infatti all’appoggio politico del massimo rappresentante dell’impero, il Cristianesimo potè organizzarsi liberamente sui territori: i fedeli vennero così raggruppati in diocesi a capo delle quali vennero messi i vescovi. Tra questi il più importante venne riconosciuto quello di Roma, a cui venne dato il ruolo di rappresentante di Cristo e successore dell’apostolo Pietro.

COSTANTINO: DA ROMA A BISANZIO
Per essere più pronto ad accorrere verso le frontiere dell’impero minacciate dalle invasioni, Costantino abbandonò Roma nel 330 d.C. e scelse come capitale la città di Bisanzio, che chiamò Costantinopoli.

TEODOSIO: IL CRISTIANESIMO UNICA RELIGIONE DI STATO
Il trionfo finale del Cristianesimo avvenne invece nel 380 d.C. quando l’imperatore Teodosio proclamò il Cristianesimo unica religione dello Stato romano.


LE INVASIONI E IL CROLLO DELL’IMPERO
Tra il 350 e il 450 d.C. nuove popolazioni – Unni, Ostrogoti, Vandali, Visigoti, Franchi, Burgundi, Sassoni – si spostarono verso i confini dell’impero, ne sfondarono le frontiere e dilagarono in tutto il territorio romano.

Nel 395 d.C. Teodosio per organizzare una difesa lo Stato fu nuovamente diviso in due parti, un impero d’Occidente con capitale Ravenna e un impero d’Oriente con capitale Costantinopoli.

LA CADUTA DI ROMA
Nel 410 e nel 455 d.C. Roma fu assediata, conquistata, saccheggiata dai Visigoti e dai Vandali. L’impressione in tutto il mondo conosciuto fu enorme: dopo 1.000 anni di gloria quella città considerata sacra, imperdibile, maestra e dominatrice di tutte le genti, bruciava e crollava.

Poco più tardi, nel 476 d.C. un capo barbaro, Odoacre, deponeva Romolo Augustolo, ultimo imperatore. Ora restava in piedi il solo impero d’Oriente.

  • LEGGI ANCHE: LE ORIGINI DEL CRISTIANESIMO 


Con il terzo sacco di Roma ad opera dei Vandali nel 450 d.C. si assiste alla definitiva uscita di scena dell’Impero e all’insediamento, prima in forma di scorribande e saccheggi e poi in pianta stabile, dei popoli barbari che per circa trecento anni hanno premuto e poi sfondato da tutti i lati le frontiere di Roma.

LE INVASIONI BARBARICHE
L’Europa subisce insomma il fenomeno delle cosiddette “Invasioni barbariche”, ovvero l’ondata migratoria di genti di origine germanica, africana e asiatica che si abbatte massicciamente sul territorio dell’Impero Romano tra il 164 e il 476 e porterà alla fine di un periodo di relativa stabilità politica, economica e sociale in cui uno Stato unitario consente la convivenza di popoli diversi all’interno di un unico territorio legalmente amministrato.

LA CHIESA FA LE VECI DELLO STATO
Nel periodo che va dalla nascita del Cristianesimo alla caduta dell’Impero Romano, la Tarda Antichità , l’Europa attraversa una crisi dovuta all’insediamento di nuove genti, alla scomparsa dello Stato, alla diffusione della povertà e delle epidemie. In più, con la fine delle persecuzioni cristiane e il riconoscimento del Cristianesimo come unica religione di Stato, si assiste all’emersione, come figura guida alternativa della Chiesa, la sola istituzione che si prende carico di dare conforto materiale e spirituale alle popolazioni disorientate e impaurite. La Chiesa assolve in assenza dello Stato, alle veci dello Stato ma con un vantaggio: grazie al messaggio universale del Cristianesimo, può estendere la sua protezione a tutte le persone a prescindere dalle origini, senza distinzioni.

Autore dell’articolo: Pierpaolo Spanu
Foto di copertina: rappresentazione delle Invasioni barbariche tra il 150 e il 1066, in una raffigurazione grafica di William Robert Shepherd (Historical Atlas)

Tag: Impero RomanoInvasioni barbaricheStoriaTarda Antichita'
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