Le religioni come altri processi umani hanno un concepimento, una vita e, a volte, una morte. Nel caso dell’Islam come di altre religioni, la forma più antica è quella che risale agli anni contemporanei e subito posteriori all’epoca del fondatore e dei suoi primi seguaci. Dopo di che iniziano una serie di cambiamenti nei rituali, nella dottrina o nella lettura e nella interpretazione del messaggio originale che generano correnti e spesso contrasti. Queste variazioni talvolta si caratterizzano geograficamente perché sono nuove visioni del messaggio da parte di etnie o culture diverse, che lo adattano al loro modo di vivere e di pensare.
ISLAM: LE PRIME DIVISIONI ALLA NASCITA
Nel caso dell’Islam ad esempio, già nel 600 quando ancora Maometto era in vita iniziarono a nascere, all’interno del movimento, correnti e visioni differenti del messaggio di Allah. Da lì fino allo svolgersi di tutte le successive epoche umane che arrivano alla contemporaneità, l’Islamismo si è riprodotto secondo varie interpretazioni, alcune delle quali hanno saputo convivere tra loro, mentre altre sono entrate in conflitti lunghi e sanguinosi che hanno portato divisioni tra popoli confinanti, tra etnie o tra paesi-nazione.
Attualmente, la più importante e antica divisione all’interno del movimento islamico è quella che si verificò nel 632, quando nacquero le correnti dei Sunniti e degli Sciiti. La ragione della disputa fu su quale doveva essere il successore di Maometto e a chi doveva essere affidata la carica di califfo.
LE CORRENTI ATTUALI DELL’ISLAM
Oggi dunque, all’interno dell’Islam, si possono individuare al suo interno due correnti principali: i Sunniti e gli Sciiti.
** I Sunniti
I Sunniti sono i musulmani che si manterrebbero fedeli alla tradizione, la Sunnah (Sunniti→ “gente della Sunnah”). Essi ritengono che siano degli errori tutte le modifiche apportate alla dottrina e alle regole non previste dalla tradizione. I Sunniti costituiscono l’83% dei musulmani e in origine affidavano la carica di califfo al parente più prossimo in linea maschile di Maometto. Col passare del tempo, man mano che ci si allontanava anagraficamente dall’epoca del profeta, furono però individuate delle dinastie ereditarie, come ad esempio quelle degli Omayyadi (661-750); degli Abbasidi (750-1258); dei Fatimidi (909-1171); dei Mamelucchi (1252-1517) e degli Ottomani (1517-1924); poi si passò alla nomina del califfo per libera elezione da parte della comunità.
** Gli Sciiti
Gli Sciiti sono invece i seguaci della shia, il “partito di Ali”. Si tratta dei musulmani che concordano nel ritenere legittimi successori di Maometto solo Alì e i suoi diretti discendenti. Alì era il cugino e genero del profeta, di cui sposò la figlia Fatima e a cui avrebbe confidato, poco prima di morire, i profondi segreti della rivelazione.
I discendenti di Alì sono considerati Imam, ovvero “guide” o coloro che “stanno davanti”, oppure ancora “custodi della sapienza rivelatrice”. Gli Sciiti pertanto, ai 5 pilastri dell’Islam, ne aggiungono un sesto, quello dell’Imam, il quale, ispirato da Allah diventa la guida della comunità. All’Imam viene perciò riconosciuta un’autorità incontestabile.
STATI SUNNITI E STATI SCIITI
Per capire alcuni aspetti della storia evolutiva che riguarda la comunità musulmana è importante conoscere quali sono attualmente gli stati musulmani sciiti e gli stati musulmani sunniti. Purtroppo, tra queste due visioni del messaggio di Allah vi sono dei conflitti e delle rivalità che affondano le radici nella profondità della storia, in particolare in quella delle comunità che sono nate e vivono in Medio Oriente. Le distinzioni tra le due comunità non sono infatti solo di tipo religioso-dottrinale ma anche etnico e tribale e dal 2010 queste diversità sono ritornate in conflitto a seguito delle “Primavere Arabe”.
LE PRIMAVERE ARABE
Le Primavere Arabe sono le proteste di piazza che sono iniziate tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011 in alcuni paesi arabi, quali: la Siria, l’Egitto, la Libia, La Tunisia, l’Algeria, l’Iraq, il Giordania, il Gibuti e il Bahrein. Proteste di minore entità ci sono state poi in Marocco, in Somalia, in Sudan, in Kuwait, in Arabia Saudita e in Mauritania.
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ARABIA SAUDITA E IRAN
Attualmente lo stato che guida la comunità sciita è l’Iran, mentre quello che guida la comunità sunnita è l’Arabia Saudita. Questa distinzione tuttavia è solo orientativa, in quanto, all’interno delle rispettive nazioni vi sono spesso componenti sia dell’una che dell’altra comunità: sono infatti presenti sunniti e sciiti in Iran, in Siria, in Libano, in Yemen, in Pakistan e in Turchia.
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NESSUN DIO ALL’INFUORI DI ALLAH
Il termine Allah “la Divinità” per eccellenza, designa, l’unico Essere Supremo. Il monoteismo costituisce quindi il fondamento dell’Islam, come afferma la sura 21 in cui Allah dice a Maometto:” Non c’è altro Dio all’infuori di Me: perciò adorate Me soltanto”.
Allah è il creatore di tutte le cose e a questo Signore spettano adorazione e sottomissione da parte degli uomini, suoi servi. L’ammonimento “abbi timore di Allah” che è presente in tutto il Corano, sottolinea la grande importanza attribuita a questo elemento dell’Islam.
La “professione di fede” o shahada, attestata ai primissimi tempi, ma non dovuta a Maometto, è l’elemento costitutivo della preghiera e rappresenta anche l’impegno che un Musulmano assume di combattere, anche con le armi, per l’estensione del dominio dell’Islam e, soprattutto di essere disposto a morire nella “guerra santa”. Colui che muore in tale guerra è chiamato “martire” o “testimone” (shahid). La shahada costituisce l’atto iniziale della vita religiosa islamica: colui che la pronuncia, per la prima volta, davanti a testimoni musulmani entra immediatamente a far parte della comunità. Essa dovrebbe anche essere l’ultima frase sulle labbra di un Musulmano in punto di morte.
PROFETI E GIUDIZIO UNIVERSALE
Per aiutare gli uomini traviati da Satana, Allah ha inviato 124 mila profeti, trecento dei quali sono messaggeri superiori e apostoli e 28 di questi ultimi vengono nominati nel Corano.
Il primo profeta è Adamo, seguono poi Abramo, Mosè e Gesù.
L’ultimo dei profeti è Maometto, chiamato appunto il “sigillo dei profeti” perché con lui si è conclusa definitivamente la Rivelazione.
Maometto che nella sua vita si è sempre considerato un semplice uomo, soggetto anche a peccati, nell’Islam posteriore viene innalzato al rango di essere superiore: vengono proclamati la sua purezza e la sua infallibilità e lo si dichiara “uomo assolutamente perfetto”. La vita del profeta assurge a modello di comportamento per tutti i Musulmani.
La teologia ortodossa, cioè sunnita, fissata dopo lunghi contrasti nel ‘900, sostiene che da un lato il destino degli uomini biene determinato da Allah nella sua universale e illimitata potenza, ma dall’atro afferma che , in occasione del Giudizio Universale, gli uomini verranno puniti con l’inferno o premiati col paradiso a seconda delle loro azioni. Tra questi ultimi anche coloro che perdono la vita per l’Islam nella “guerra santa”.
I DOVERI RELIGIOSI
L’importanza che riveste il comportamento etico, è di gran lunga superiore a quella attribuita agli aspetti dogmatici, la sharia (o “legge”), che rappresenta il fulcro dell’Islam. Per questo essa viene definita una “religione legale”.
La sharia in origine era la via che conduceva allo spiazzo dove si abbeveravano le bestie, finisce per designare, in senso figurato, il cammino da seguire, la legge canonica, i doveri religiosi.
Poiché nella mentalità islamica non v’è distinzione tra comunità religiosa e organizzazione politica, la sharia assurge a fonte del diritto sia religioso che statale, entrambi da ricondurre ad Allah, supremo legislatore. La sharia abbraccia dunque la vita religiosa, politica, sociale e individuale di tutti i Musulmani.
La sharia fa rientrare tutte le azioni nelle seguenti cinque categorie:
- I doveri (o le azioni necessarie), fard– si tratta di azioni che, se compiute deliberatamente, verranno ricompensate e, se trascurate, comporteranno invece una punizione.
- Le azioni raccomandate, mandub – sono quegli atti che, se deliberatamente compiuti, saranno certamente ricompensati, ma, se trascurati, non meriteranno nessuna punizione
- Le azioni indifferenti, mubah – sono quelle che non saranno né premiate né punite
- Le azioni riprorevoli, makruh – gli atti che, se compiuti, non verranno puniti, ma l’astenersi da essi varrà come merito
- Le azioni proibite haram – sono quelle che, se commesse, meriteranno una punizione, mentre chi riuscirà a evitarle verrà invece ricompensato.
Secondo i Sunniti, l’Islam poggia su cinque pilastri:
- La professione di fede
- La preghiera
- La carità
- Il digiuno del mese
- Il pellegrinaggio alla Mecca
Presso i Kharijiti e gli Ismailiti, oltre a questi cinque precetti, esiste un sesto pilatro, o dovere fondamentale: la guihad o “guerra santa”. Presso gli Sciiti, anche la fede negli imam viene considerata un altro dei doveri fondamentali.
La gihad (letteramente “sforzo” o “impegno”) intesa come “guerra santa” condotta dai Musulmani per allargare il dominio della legge di Allah, viene giustificata in base ai seguenti versi del Corano (sura9, 4-5):
“4. A eccezione di quegli idolatri con cui avete stipulato un trattato, che poi essi hanno osservato senza allearsi con nessuno contro di voi. Così attenetevi a questi trattati stipulati con loro, fino al termine stabilito. Certo Allah ama quelli che sono giusti.
5 Quando siano passati i mesi sacri, uccidi gli idolatri, ovunque li trovi, e prendili prigionieri, e assediali, e attendili in ogni luogo che si presti per un agguato. Ma se si pentono e osservano la preghiera e pagano la zakat, allora lasciali andare liberi. Certamente Allah è sommamente Misericordioso, Clemente.
La gihad, intesa in un primo tempo come lotta contro gli aggressori e gli apostati, venne condotta in seguito per ampliare e arricchire il dominio territoriale degli Arabi. Di particolare tolleranza godevano le comunità religiose che basavano la loro fede sulle scritture (le “genti del libro”), ovvero gli Ebrei, i Cristiani, i seguaci dello Zoroastrismo: tutti costoro dovevano tuttavia pagare una tassa speciale e adeguarsi all’ordine politico islamico, rimanendo esclusi dalle cariche statali.
In base al diritto islamico, il mondo intero è teoricamente suddiviso in due parti: il territorio islamico e il territorio della guerra. Mentre il primo comprende i paesi islamici, il secondo indica tutti i restanti, i quali sono quindi potenziali teatri di guerra fino al momento anch’essi non entreranno a far parte del dominio dell’Islam. In conformità a ciò, l’obbligo della gihad dovrebbe continuare a sussistere fino alla sottomissione del mondo intero alla legge musulmana e quindi agli ordinamenti politico-religiosi di Allah. Tale obbligo riguarda tutta la comunità musulmana, ma non è vincolante per il singolo.
Nella sharia vengono descritte ulteriori forme giuridiche e sociali: il diritto di famiglia, matrimoniale e di successione, il diritto civile e penale, il comportamento dei Musulmani nei confronti degli infedeli, le norme riguardanti l’alimentazione, i sacrifici e lo stato di guerra e il diritto degli schiavi.
L’unione matrimoniale per i Musulmani rappresenta un dovere sacro, e per questo viene disapprovato il celibato. Tra le altre cose la legge impone che le mogli vengano trattate tutte allo stesso modo, le condizioni economiche costringono la maggior parte dei Musulmani alla monogamia, ma il diritto matrimoniale concede al fedele libero quattro mogli e un numero illimitato di concubine. Maometto, tuttavia, ebbe nove mogli e tre concubine: egli però giustificò questo fatto come un privilegio a lui concesso da Allah, attraverso una rivelazione straordinaria (sura 33).
Un uomo può sciogliere il vincolo matrimoniale anche senza particolari motivazioni, attraverso una semplice dichiarazione di separazione; le donne musulmane, invece, possono ottenere il divorzio solo attraverso una procedura processuale.
Nessun uomo che non sia soggetto alla legge di Allah può avere come moglie una donna musulmana. Imitando un costume di coorte di origine bizantina, è stato introdotto dai califfi Abbasidi la consuetudine di isolare le mogli.
Dal 1926, in Turchia, con l’introduzione della monogamia, è scomparsa l’usanza dell’harem.
Accanto alle cose permesse (halal), ci sono quelle che la legge proibisce (haram): queste ultime appartengono al il consumo di carne di maiale o di qualsiasi atro animale, se non è stato pronunciato il nome di Allah durante la macellazione, come pure il consumo di vino.
La giurisprudenza, ovvero la scienza della sharia è chiamata figh, non esistono veri r propri codici di leggi: le prescrizioni sono state suddivise in tre grandi categorie:
- Doveri cultuali e rituali
- Rapporti giuridico civili
- Norme penali.
Queste ultime prevedono, particolari trasgressioni della legge – quali la lussuria, il furto, il brigantaggio e l’alcolismo – durissime pene, che possono andare dalla lapidazione a mille colpi di frusta, al taglio della mano destra.
Il diritto vigente nei paesi musulmani nasce dalle quattro radici dell’ordine giuridico: Corano, Sunnah, quiyas e igma.
Gli esperti di diritto riconosciuti dallo stato sono invece chiamati mufti (“colui che prende le decisioni”).
In Iran e in India, gli esperti di diritto sono invece chiamati mullah (persiano; arabo “signore”)-