La ricerca scientifica pura dal 1950 ha iniziato una stasi globale al punto che è crollato, a livello mondiale, il numero delle pubblicazioni dei cosiddetti articoli “dirompenti”.
Il motivo di ciò è che la domanda di ricerca non è più affidata alla libera azione di uno scienziato o di uno gruppo di scienziati (equipe) interessato a conoscere il perché di un fenomeno, ma alle esigenze del mercato che pilota l’interesse in funzione della commerciabilità.
Gli Articoli Dirompenti marcano l’assenza
Secondo il giornalista scientifico Max Kozlov della rivista americana “Nature”, a fronte di un aumento impressionante di articoli scientifici e tecnologici interessanti, mancano all’appello le pubblicazioni cosiddette “dirompenti”, cioè gli articoli che riportano dati scientifici capaci di innescare una rivoluzione a prescindere dalle esigenze contingenti del mercato.
Cosa è un Articolo Dirompente
Gli Articoli Dirompenti sono quella tipologia di articoli scientifici capaci di accendere una rivoluzione nel patrimonio di conoscenze umane e di innescare un cambiamento radicale a cascata sulla società.
Esempio di articolo dirompente:
la scoperta della doppia elica del Dna (1953)
La scoperta della doppia elica del Dna
Per capirsi meglio, un esempio di articolo “dirompente” è quello relativo alla descrizione della struttura a doppia elica del DNA, pubblicato nel 1953: la portata di tale scoperta, sebbene la sua portata rivoluzionaria sia stata valutata solo decenni dopo, ovvero quando tutta la comunità scientifica ha compreso l’importanza del DNA nei meccanismi dell’ereditarietà, ha cambiato la concezione sulle origini e sulle evoluzioni della vita in senso totale.
Secondo Max Kozlov, la percentuale di articoli scientifici dirompenti è diminuita del 50%
e tale regresso è iniziato nel secondo dopoguerra.
Cosa è la Ricerca scientifica
Per “ricerca scientifica”, secondo i criteri internazionali adottati in Occidente, si intende l’ “investigazione sui campi della natura o dell’uomo condotta con metodi scientifici, allo scopo di produrre un avanzamento delle conoscenze” (Treccani).
La Ricerva vera rompe l’assetto sociale
È chiaro, da quanto detto, che la ricerca scientifica pura, scevra da interessi di parte, quando si esprime nella sua integrità ha un effetto dirompente e destabilizzante nell’assetto sociale, perché, il compito insito nella scoperta, è proprio quello di mettere in discussione lo status quo, il “definito”, l’”acquisito”, ed è capace di “…alimentare sia paure che aspettative” (Treccani).
Scienza e diritto
convivenza possibile?
Il conservatore aborrisce per la Ricerca
Di fatto, la ricerca scientifica è il più potente motore di innovazione sociale, perché è grazie agli esiti ottenuti da essa che è possibile avere le precondizoni del progresso, ovvero portare l’essere umano a vivere in condizioni migliori.
A far sì che gli esisti di una ricerca possano avere un effetto sulla popolazione, ci pensa invece la politica, ma solo un certo tipo di politica, quella che nel mondo è una minoranza, la politica progressista.
Viceversa, la politica conservatrice, che nel mondo è la maggioranza assoluta e governa, con varie gradazioni di potere la maggor parte degli Stati, si occupa, tenendo la popolazione in una condizione di sottomissione, di ignoranza e di bigottismo, di fare ostruzionismo alla ricerca e impedire che questa possa destabilizzare le condizoni di potere esistenti. Un esempio storico di questo fenomeno è la politica sanitaria cinese che, durante la pandemia di Covid-19, ha determinato la morte di milioni di cittadini per non aver accettato il sostegno tecnico e culturale di centri di ricerca stranieri che, in tempi relativamente rapidi, erano già riusciti a mettere sotto controllo la pandemia nei loro rispettivi paesi.
La ricerca scientifica, dunque, non ha vita facile nella società umana, in quanto, solo a seconda dell’orientamento politico vigente in uno Stato questa può essere più o meno consentita, promossa, garantita e protetta.
Lo scontro tra Diritto e Ricerca
A porre un argine verso la liberalizzazione selvaggia dell’applicazione scientifica nella società, vi sono vari elementi. Oltre a quelli negativi dell’ignoranza di massa e della politica conservatrice, vi è anche il Diritto, ma solo quando questo è prodotto da una società conservatrice.
Cosa è il Diritto
Il Diritto è la scienza che studia le norme giuridiche da applicare ai soggetti facenti parte di una società umana. Più semplicemente il Diritto è l’insieme di regole di convivenza che si dà una comunità di soggetti per stare insieme.
A cosa serve il Diritto
Il Diritto, serve a garantire una condizione di coesistenza pacifica e prolifica tra i membri della società stessa.
L’applicazione del Diritto in democrazia e in dittatura
- Senza il Diritto, in un paese civile e democratico, il più forte e il più ricco, schiaccerebbero il più debole e il più povero.
- Senza il Diritto, in un paese incivile e autoritario, il più forte e il più ricco non potrebbero schiacciare il più debole e il più povero.
Il Diritto dunque cambia le sue caratteristiche a seconda che sia elaborato e messo in pratica da uno Stato democratico o autocratico. In tutti e due i casi il suo compito è di mantenere in ordine le condizioni esistenti e fa da argine a tutti gli elementi di disturbo o di rottura che potrebbero presentarsi, tra essi, vi è sicuramente la Ricerca scientifica.
Nella Ricerca scientifica è infatti insita la messa in discussione dell’esistente per consentire l’avanzamento della conoscenza.
Ricerca scientifica → mette in discussione lo status quo
Negli Stati democratici e progressisti, la convivenza tra Diritto e Ricerca è molto più pacifica e prolifica per entrambi gli ambiti, rispetto a ciò che succede negli Stati autocratici o dittatoriali. Questo perché, negli Stati progressisti il margine di tolleranza degli schemi di rottura, messi in atto dalla Ricerca per svolgere la sua opera, vengono è molto più ampio. Mentre, negli Stati autoritari la Ricerca viene finalizzata al mantenimento del potere e non ad un’applicazione di cui potrebbe beneficiare la popolazione.
Perché avviene lo scontro tra Diritto e Ricerca
La natura del confronto Ricerca e Diritto è dovuta al fatto che la Ricerca ha il carattere della libertà; il Diritto ha il carattere del limite, della regola.
DIRITTO = REGOLA = LIMITE
RICERCA = LIBERTA’
In Occidente, nelle cosiddette società liberal-democratiche, la coesistenza tra Ricerca e Diritto oggi può essere considerata pacifica, in quanto il processo di laicizzazione può definirsi compiuto dopo secoli di conflitto tra dogmatismo religioso e libertà di ricerca (vedi nel merito la storica vicenda di Giordano Bruno).
- LEGGI ANCHE: GIORDANO BRUNO
In uno stato moderno, democratico e aperto al progresso, il compito di “proteggere” la libertà di ricerca dovrebbe essere affidato allo Stato che, in nome dell’interesse pubblico, dovrebbe valorizzare e incentivare la ricerca.
La Ricerca pura e il Capitalismo
La Ricerca pura non serve al mercato
Dire tuttavia che la libertà di ricerca scientifica sia arrivata ad uno stato di compiutezza negli Stati liberal-democratici, potrebbe essere messo in discussione se si osserva il cambiamento che queste società hanno avuto dal secondo dopoguerra ad oggi, in particolare dagli anni ’70 del Novecento, con l’ulteriore rafforzamento del Sistema Economico Capitalistico che, a partire da questo periodo, ha raggiunta l’acume del suo livello di forza.
Le farmacie diventano negozi
Il cambiamento delle farmacie, avvenuto a cavallo degli anni ’80 e ’90 del Novecento in Italia, con l’avvento della vendita massificata dei prodotti farmaceutici, è un esempio classico in cui la Ricerca scientifica si è piegata agli interessi commerciali per sopravvivere, trascurando la Ricerca pura del farmaco. Oggi, se il farmaco non ha richiesta di mercato non viene prodotto.
Libertà di ricercare soldi
Il fatto che la vita degli stati moderni sia stata regolata dall’economia di mercato (processo iniziato primitivamente a partire dalla Rivoluzione Industriale), ha fatto sì che anche la Ricerca scientifica dipendesse per la sua stessa esistenza da ciò che il mercato richiede.
In questo modo la ricerca scientifica si slega dalla sua prerogativa intrinseca che la vorrebbe libera di muoversi dove l’interesse dello scienziato si posa e stabilisce un pesantissimo legame con il mercato che la vincola ai suoi interessi.
Nella Costituzione Italiana si tutela la Ricerca
Sulla Carta si tutela e si valorizza la Ricerca
Il dirottamento della ricerca scientifica verso interessi privati avviene nonostante esistano, ad esempio in Italia, ordinamenti statali di rilievo assoluto, come la Costituzione Italiana ad esempio, che norma e definisce l’ampio perimetro in cui la ricerca scientifica si dovrebbe muovere nei seguenti articoli:
- Articolo 9 “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica“
- Articolo 33 “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”
I confini della libertà di Ricerca
La scienza è teoricamente la sola che può definire di sè stessa i limiti di azione, distinguendo “cosa è scientifico e cosa non lo è”. Ovviamente il rischio è di cadere in una “autoreferenzialità ontologica” che peraltro è già presente in altri settori, come ad esempio la religione, la cultura o lo sport.
Questa “auto-perimetrazione” della scienza si scontra poi con il relativismo scientifico, tipico dell’azione di ricerca in cui gli scienziati inevitabilmente cascano: si va così a realizzare un continuo scontro tra “chi decide chi” è scientifico; chi applica il metodo scientifico e chi non lo applica.
Una importante discriminante della ricerca scientifica è inoltre la scelta del “metodo” che, se da un lato potrebbe “immunizzare” lo scienziato dal condizionamento politico, dall’altro lato però, egli, è condizionato dalla comunità scientifica che stabilisce il metodo.
1980, Stati Uniti
muore la scienza pura
Nasce la Ricerca privata
La Scienza in pasto al Mercato: gli Stati Uniti iniziano la prassi
Nei paesi occidentali, il rapporto tra scienza e politica, nell’ultimo quarto del Novecento, è stato pesantemente inquinato dall’insinuarsi di un terzo elemento, la Ricerca privata.
Questa irruenza è stata via via sempre più forte al punto che ha scassato il precedente assetto tra i primi due elementi e ha portato la situazione della Ricerca a una nuova riformulazione.
Il cuneo della Ricerca privata ha iniziato a infilarsi nella debole saldatura tra Ricerca pura e politica negli Stati Uniti, quando, a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 i finanziamenti alla Ricerca privata per la prima volta hanno superato quelli forniti dallo Stato alle università pubbliche.
Stati Uniti, 1980: i finanziamenti alla Ricerca privata
superano quelli destinati alla Ricerca pura
È questo il momento in cui, a finanziare la Ricerca, è prima di tutto l’industria che lo fa per soddisfare obiettivi di interesse commerciale e particolare, mentre i fondi federali, che invece dovrebbero pilotare la ricerca verso l’interesse pubblico e generale, cominciano a marginalizzarsi.
L’Industria finanzia la Ricerca
A prova di questo cambiamento che, secondo alcuni osservatori, è di carattere epocale perché ha portato la Ricerca privata a dominare politicamente su quella pubblica è stata la promulgazione nel 1980, del Bayh-Dole Act da parte del Congresso degli Stati Uniti. Questo provvedimento ha spinto i centri di Ricerca pubblica a brevettare le loro scoperte, al fine di ottenere finanziamenti pubblici sotto forma di entrate aggiuntive (royalties). Tali brevetti potevano poi essere venduti alle industrie che le immettevano sul mercato.
La politica di finanziamento della Ricerca pubblica, legata alle esigenze delle industrie, ha fatto si che le imprese, la cui finalità era aziendale (ovvero mantenersi producendo “utili”), condizionassero pesantemente la Ricerca scientifica. E così, se venti anni fa, sempre negli Stati Uniti, due terzi dei finanziamenti alla Ricerca, provenivano da fonti pubbliche e un terzo da private, oggi la situazione si è ribaltata.
Dagli Stati Uniti la privatizzazione della Ricerca
si estende a tutto il mondo
Il modus operandi ultraliberista americano si è poi diffuso a macchia d’olio nei principali paesi d’influenza: Europa Occidentale, Giappone, Australia. Unica rilevante eccezione pare ancora essere l’Italia che rimane comunque un paese dove il finanziamento alla Ricerca, pubblico o privato, è tra i più bassi del mondo occidentale.
IL BIOLOGO IMPRENDITORE
La trasformazione dell’economia della Ricerca in versione privatistica porta l’Industria a fare esplodere il settore dell’alta tecnologia, quella legata ai cosiddetti prodotti hi-tech che si sviluppa con un progresso tre volte superiore rispetto agli altri prodotti.
La Ricerca privata sostiene lo sviluppo dell’hi-tech
Sulla scia di questa trasformazione ecco che lo scienziato non è più il classico cervello in camice bianco che vive appartato alla ricerca di nuove soluzioni ai suoi quesiti, ma un ricercatore/imprenditore, capace cioè non solo di fare ricerca per “sapere”, ma anche di fare ricerca per “vendere”.
Ricerca per sapere vs Ricerca per vendere
È la cosiddetta “scienza imprenditrice” che trova terreno di coltura soprattutto nel settore dell’informatica e delle biotecnologie, che proprio a partire dagli anni ’90, cominciano la loro dirompente ascesa verso la centralità della società, la cosiddetta rivoluzione digitale i cui primi effetti si iniziano a vedere trent’anni dopo.
L’Etica della Ricerca pura
L’Etica della scienza pura è quella parte dell’Etica che si occupa di determinare quali siano i valori e le norme che devono sovrastare alla Ricerca scientifica, a prescindere dall’applicazione pratica di questa. Le questioni riguardanti l’etica della ricerca pura sono state affrontate da diversi studiosi in materie non solo strettamente scientifico-naturali, ma anche filosofiche e sociologiche. Già Platone, nel dialogo socratico Eutidemo, fa sottolineare a Socrate il valore etico della ricerca, anche a prescindere dalla verità scientifica, quando dice che
“…la sapienza è un bene, l’ignoranza è un male”.
La questione dell’ “Etica della ricerca pura” è stata sollevata più volte a partire dal ‘900 a livello internazionale, in quanto, con l’avanzamento dell’applicazione tecnica l’umanità si è posta più volte il dubbio su quale sia il limite oltre il quale la libertà di Ricerca si possa spingere per non infrangere le regole dell’Etica. Un dibattito di questo genere è ad esempio sorto in occasione della Ricerca sul nucleare e sulla sua applicazione in guerra in caso di conflitto: la divisione della comunità scientifica, in occasione dello sgancio della prima Bomba Atomica della storia, nella città giapponese di Hiroshima (Seconda Guerra Mondiale) da parte degli Stati Uniti d’America, è entrata nella storia.
- LEGGI ANCHE: ENRICO FERMI
In tempi più recenti invece, è stato il sociologo americano Robert King Merton (1910-2003) che, a cavallo delle due guerre mondiali, inquadrò la questione elencando i quattro principi fondamentali a cui, la ricerca scientifica pura deve attenersi affinché rispetti il criterio assoluto dell’etica. Ovvero:
- la ricerca deve essere disinteressata, ciò significa che questa deve essere fatta a prescindere dagli eventuali benefici materiali che potrebbe portare;
- la ricerca deve avere carattere di comunismo epistemico, ovvero deve favorire la cooperazione dei ricercatori i quali devono mettere in comune le rispettive scoperte per procedere nella ricerca. Evitando dunque il tranello della competizione e della brevettazione (come invece succederà, a partire dagli anni ’80, con la ricerca privata);
- la ricerca deve essere fatta rispettando l’imperativo dello scetticismo organizzato, cioè, il ricercatore deve sempre dubitare di affermazioni non supportate da dimostrazioni empiriche e razionali;
- la ricerca, infine, deve essere universale, ciò significa che non deve rispondere a criteri discriminanti di razza, sesso o età.