Nel ricchissimo elenco dei fiori spontanei della Sardegna la Veccia Villosa è sicuramente un delle più presenti nei panorami campestri dell’isola.
Il colore viola tendente all’azzurro del fiore a forma di calice gozzuto, tappezza, con i suoi denti ineguali a fauce obliqua, il sottobosco campagnolo e collinare sardo fino ad un’altezza di 1000 metri. La Veccia ha un fiore a “cirro” cioè che assume una forma arricciata e la caratteristica morfologia del fiore si riproduce anche nel fusto, il quale, da solo, non avrebbe la forza per reggersi e quindi, per svilupparsi, “approfitta” della robustezza delle piante vicine (rovi ad esempio) attorcigliandosi al loro fusto fino a raggiungere la massima altezza possibile (1,80 cm) per beneficiare direttamente della luce solare.
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Il termine “veccia” deriva dal latino “viere” che significa “legare” in riferimento alla pelosità della pianta con cui riesce ad ancorarsi al fusto di un’altra pianta.
La Veccia Villosa è una pianta appartenente alla famiglia delle Fabacee di cui fanno parte anche le fave; è dunque una leguminosa. Resiste al freddo e alla salinità, ricresce facilmente quando viene falciata ed è usata come pianta da foraggio o da mangime. Impollinata dalle api, la Veccia cresce molto bene anche ai margini degli stagni fiorendo sempre tra marzo e giugno.
Oltre che in Sardegna questa tipica pianta cresce anche in quasi tutte le regioni d’Italia, escluse la Liguria, il Lazio, la Basilicata e l’Umbria.
La Veccia Villosa assume un nome che può variare a seconda delle aree geografiche. Tre di queste sono fra le più note:
- Veccia pelosa
- Veccia villosa
- Vezza salvadga