Alla periferia di Dorgali, a pochi passi prima dalla valle di Oddoene, esiste un angolo di territorio dove il paesaggio di campagna si articola in una successione di colori variegati che seguono l’alternarsi delle stagioni e un’orografia irregolare ma accessibile. Un terreno basaltico, fertile e ricco d’acqua che fin dall’antichità fu sede della presenza umana che fece da preambolo alla nascita di Dorgali.
- Come si arriva a Icorè
Proseguendo tutta via Bachelet, che si imbocca alla periferia meridionale del paese, è possibile iniziare un percorso naturalistico, storico e paesaggistico di notevole interesse.
PRENURAGICO A DUE PASSI DA CASA
Subito a destra in uscita di Dorgali, a pochi metri dalle ultime case, si trova la domus de janas di Isportana. Esplorata nel 1927 dal Taramelli, si tratta di un masso in basalto a pianta ovale, scavato e con due aperture orizzontali, parallele poste a 40 cm da terra. Presso quest’area sono stati rinvenuti diversi reperti nuragici come un meraviglioso lisciatoio in steatite, ritrovato negli anni ’30 proprio dallo stesso archeologo friulano, che – secondo le ipotesi – veniva impiegato per strofinare e lisciare le ceramiche in terracotta realizzate, presumibilmente, presso lo stesso villaggio nuragico di Isportana.
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- ICORÈ = VILLAGGIO
Isportana era il villaggio di una ventina di abitazioni popolato prevalentemente da agricoltori, sopravvissuto verosimilmente fino all’età giudicale, che visse il periodo di dominio bizantino in Sardegna, come dimostrano le tracce della chiesa parrocchiale dedicata a Santo Stefano e l’adiacente cimitero “Sa Tanca de Sant’Istene”,disposizioni urbanistiche queste che ricalcano una diretta influenza del culto cristiano orientale. A dare ulteriore manforte alla tesi bizantina, vi sta il fatto che l’area sia ancora oggi denominata “Icorè“, termine derivato da “cori“, parola greco-bizantina che significa “villaggio”. L’abitato secondo alcune ipotesi arrivò ad essere sotto il dominio del Giudicato di Gallura ma non resistette alla pressione fiscale esercitata dai domini pisano e aragonese, motivo per cui l’area venne progressivamente abbandonata. Inoltre, un possibile terremoto che rovinò le ultime abitazioni, avrebbe convinto i pochi abitanti rimasti a trasferirsi definitivamente al vicino villaggio di Dorgali. Oggi di quel villaggio rimangono pochissime tracce disseminate in varie tenute private ma riconoscibili solo da un occhio esperto e competente come quello dell’archeologo.
L’AGRICOLTURA DI ECCELLENZA
La località di Icorè è un’area molto fertile che si trova tra la periferia sud-orientale del paese di Dorgali e i piedi del colle di Sant’Elene che volge a sud. Si tratta di un territorio a forte vocazione agricola, sia per la vite che per l’ulivo, anche grazie a una sapiente lavorazione dei contadini locali che hanno sviluppato una tecnica tramandata nei secoli di generazione in generazione; a un’irrigazione sempre puntuale per la presenza di alcuni corsi d’acqua che solo nei giorni più caldi dell’estate fanno mancare il loro apporto idrico; a una terra di origine vulcanica in grado di fornire alle piante un robusto apporto di minerali e sostanze nutritive; a un’esposizione solare nelle giuste quantità , con zone d’ombra che mantengono tassi di umidità necessari al mantenimento di microclimi e, non ultimo, a una ventilazione talvolta energica ma quasi mai violenta, perché, la presenza di rilievi collinari molto vicini frena le vigorose spazzate di ponente e obbliga i blocchi d’aria a incanalarsi disciplinatamente senza lasciare molti danni.
ICORÈ L’ORTO DI CASA DORGALI
CANNONAU – Grazie a questa commistione di fattori positivi (clima, orografia, apporto idrico, ventilazione) da Icoré i contadini producono eccellenze su molti versanti. Prima di tutto le uve, che sono di particolare qualità , destinate in gran parte a un conferimento presso la locale cantina, la Cantina Sociale di Dorgali; altri contadini la destinano invece a una produzione commerciale propria; mentre altri ancora preferiscono utilizzarle per fare da loro il proprio vino di casa: quasi sempre un corposo cannonau, ottimo accompagnamento per i pranzi e le cene a base di carne, oppure per una piacevole bevuta in compagnia.
OLIO EXTRAVERGINE – Come detto, oltre alla vite c’è, a Icorè, anche lo spazio per gli uliveti che si presentano quasi sempre in filari regolari, ben calibrati nella crescita, puliti e tenuti sotto controllo dai proprietari. Anche in questo caso la produzione è di eccellenza, con qualificatissimi olii extravergini che diventano la vetrina della Cooperativa Olearia Dorgalese, oppure ricercate bottiglie di produzione propria vendute in un fiorente mercato interfamiliare.
AMARETTO e BIANCHINO – Infine, ma non ultimo, a completare il paesaggio arboricolo domestico, un certo spazio a Icorè lo ha da sempre il mandorlo, capace, come noto, di dare quel tocco di colore chiaro al verde circostante al momento della fioritura primaverile. Le mandorle, i frutti che l’omonimo albero produce, sono utilizzate prevalentemente dai pasticceri locali per produrre l’amaretto e “su maricosu” (il bianchino). Il primo è un morbido biscotto, tondeggiante e dalla superficie screpolata, a base di pasta di mandorle; mentre “su maricosu” si assomiglia alla meringa per l’aspetto esterno, ma poi sorprende per un cuore morbido senza crema e con una pasta a base di mandorle a scaglie e scorza di limone che esalta il sapore e impasta lievemente il palato durante la masticazione. Amaretto e bianchino sono tipici dolci da thè o da caffè, ma anche di accompagnamento a un bicchiere di vino bianco o a uno spumantino dolce che viene servito assieme ad un altro classico della pasticceria dorgalese, “su bistoccu“, un biscotto all’uovo che riprende il savoiardo piemontese.
Icorè è dunque un angolo del territorio dorgalese meno noto della più blasonata valle di Oddoene o della coltivatissima Isalle, ma è in grado di offrire ai visitatori interessanti e piacevoli momenti a contatto con la natura e il paesaggio, dove l’agricoltura, ancora a chilometro zero, la storia e l’archeologia, possono raccontare piacevoli momenti di calma, di libertà e di curiosità culturali e gastronomiche tutt’altro che scontate.