Arborea è un piccolo ma significativo comune della provincia di Oristano, situato nella parte più meridionale del Campidano di Oristano. Con una popolazione di circa 3.000 abitanti, il paese sorge in una vasta area agricola bonificata, tra le più fertili della Sardegna moderna. La sua posizione strategica, a pochi chilometri dal Golfo di Oristano, ne ha favorito fin dall’inizio lo sviluppo agricolo e zootecnico.
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Scheda informativa di Arborea
Nome del paese: Arborea
Origine del nome: deriva dal latino arboreta (“boscaglia, boschi”) e richiama l’antico Giudicato d’Arborea; il paese moderno nacque negli anni ’20 e ’30 del Novecento in seguito alla grande bonifica della piana
Nome degli abitanti: arborensi
Subregione di appartenenza: Campidano
Provincia di appartenenza: Provincia di Oristano (OR)
Numero di abitanti: circa 3.700 abitanti
Economia: agricoltura e allevamento intensivo, produzioni agro-industriali, latte e derivati, coltivazioni estensive; rilevanti anche le attività legate alle bonifiche storiche e alla gestione idrica del territorio
Siti turistici principali da visitare:
Il centro urbano razionalista progettato negli anni ’20-’30, con piazze, edifici e viali caratteristici
Le vaste aree agricole della piana, simbolo della bonifica del XX secolo
Le zone umide e gli stagni nei dintorni, importanti per avifauna e natura

Arborea: la prima città italiana di fondazione fascista
La storia di Arborea è strettamente legata al Ventennio Fascista e alla politica di trasformazione agraria promossa dall’epoca. Il borgo rappresenta infatti un capitolo fondamentale della storia urbanistica italiana del Novecento, essendo considerato la prima città di fondazione fascista.
Il progetto fu voluto direttamente da Benito Mussolini, che individuò nell’area paludosa della Pischera una zona ideale da bonificare e trasformare in un moderno insediamento produttivo. Arborea divenne così il primo esempio di città rurale pianificata secondo i principi dell’architettura razionalista e della propaganda fascista.
In Sardegna, dopo Arborea, seguirono altre due importanti città di fondazione: Carbonia, nata per supportare il polo minerario del Sulcis, e Fertilia, progettata per accogliere i profughi giuliano-dalmati nel secondo dopoguerra.
Cosa sono le città di fondazione
Le città di fondazione sono centri abitativi progettati e costruiti ex novo per volontà politica, economica o strategica, e non nati da un naturale processo di aggregazione della popolazione. Nel caso italiano, molte di queste realtà sorsero durante il Ventennio Fascista, quando lo Stato intendeva riorganizzare il territorio e favorire lo sviluppo agricolo e demografico attraverso nuovi insediamenti pianificati.
Gli obiettivi delle città di fondazione fascista
Nel periodo fascista (1922-1943) prese forma una corrente di pensiero anti-urbana, che vedeva nelle grandi città moderne una minaccia ai valori rurali e alla stabilità sociale. Le città di fondazione fascista dovevano quindi rappresentare un modello alternativo: piccoli centri autosufficienti, ordinati e produttivi, in cui la vita quotidiana ruotava attorno alla terra.
Questi insediamenti rispondevano a vari obiettivi:
rimettere l’agricoltura al centro dell’economia nazionale,
frenare l’urbanizzazione eccessiva dei grandi centri,
contrastare lo spopolamento delle campagne,
favorire l’aumento della natalità e rafforzare la presenza italiana nei territori poco abitati.
Il riferimento ideologico principale fu il celebre “Discorso dell’Ascensione” pronunciato da Mussolini in Parlamento nel maggio 1927, considerato il manifesto della politica ruralista fascista.

Da Mussolinia ad Arborea: la nascita del centro rurale
La fondazione di Arborea è uno degli esempi più emblematici di città rurale progettata durante il fascismo. Il 29 ottobre 1928, in agro di Terralba, alcuni coloni veneti furono i primi a stabilirsi nell’area dello stagno di Sassu, appena bonificato grazie a un vasto progetto di trasformazione idraulica e agraria.
Il primo nucleo abitato prese il nome di Villaggio Mussolini, che nel 1930 divenne Mussolinia, in onore di Benito Mussolini. Il centro fu organizzato secondo i criteri dell’architettura razionalista, con piazze geometriche, servizi pubblici, case coloniche e una rete agricola funzionale alle nuove aziende.
Nel 1944, dopo la caduta del regime fascista, Mussolinia assunse definitivamente il nome attuale di Arborea, un richiamo alla storica regione dell’Arborea, che in epoca medievale aveva dato origine al famoso Giudicato.
- “Arborea” deriva dal latino arboreta “boscaglia, boschi” che in sardo campidanese si traduce con “arburedu“.

L’urbanistica di Arborea: un modello rurale pianificato
L’urbanistica di Arborea rappresenta uno dei migliori esempi di città rurale pianificata in Sardegna. Oggi il paese è uno dei principali poli agricoli dell’isola, con oltre 300 aziende attive su una superficie comunale di 115 km², di cui 6.660 ettari destinati a seminativi. La solidità dell’economia locale – in lenta ma costante crescita – affonda le sue radici nella concezione originaria del centro: un insediamento progettato fin dall’inizio per sostenere agricoltura e allevamento, due settori che ancora oggi costituiscono il cuore produttivo del territorio.
Una città progettata attorno alla terra
Fin dalla sua fondazione, Arborea venne pensata come una città rurale moderna, dove l’organizzazione degli spazi era totalmente funzionale al lavoro nei campi e alle attività zootecniche. La struttura urbana riflette questa impostazione: viali rettilinei, ampi e alberati, disegnati per permettere il passaggio in sicurezza di trattori, camion e mezzi agricoli, sono la caratteristica distintiva del centro abitato. Questi assi viari delimitano grandi lotti e cortili spaziosi, su cui sorgono case indipendenti, aziende agricole e stalle.

Lo stile architettonico: tra liberty, neogotico ed eclettismo fascista
Il patrimonio edilizio di Arborea presenta un’interessante fusione di stili.
Le case storiche mostrano elementi liberty e neogotici, tipici della prima metà del Novecento. Le abitazioni moderne, realizzate nelle espansioni più recenti, richiamano spesso la stessa linea stilistica senza alterarne l’armonia complessiva, contribuendo a mantenere un equilibrato impatto visivo lungo le vie principali.
Accanto alle abitazioni private spiccano gli edifici pubblici, dislocati secondo un piano urbanistico rigoroso e costruiti secondo i criteri dell’eclettismo fascista, stile che caratterizza molte città di fondazione italiane. Scuole, sedi amministrative, l’ex Casa del Fascio e gli altri servizi sono distribuiti nei diversi quartieri seguendo fedelmente il disegno originario, conferendo al centro abitato un aspetto ordinato, razionale e facilmente leggibile.
I luoghi chiave per capire Arborea
Per comprendere davvero la storia e l’identità di Arborea, è necessario visitare alcuni luoghi simbolo che raccontano la sua origine come città di fondazione fascista e la sua evoluzione urbanistica. Il cuore storico del paese è piazza Maria Ausiliatrice, dove sono concentrati alcuni degli edifici più rappresentativi del Razionalismo del Ventennio.

Piazza Maria Ausiliatrice: il centro storico razionalista
In questa piazza si trovano alcuni tra gli edifici di maggior rilievo storico e architettonico:
Il Municipio, uno degli esempi più chiari dell’architettura istituzionale razionalista.
L’Albergo, pensato per accogliere tecnici, funzionari e visitatori durante i primi anni della bonifica.
La Chiesa del Santissimo Redentore, edificio religioso in stile razionalista con richiami simbolici alla rinascita rurale.
Questi edifici costituiscono un piccolo ma significativo nucleo monumentale del Razionalismo italiano, perfettamente inserito nella geometria della piazza.



Altri monumenti fondamentali
Accanto al centro principale, Arborea conserva alcuni edifici storici legati alla grande impresa delle bonifiche:
La Palazzina della Società Bonifiche Sarde (S.B.S.), sede amministrativa dell’ente che guidò la trasformazione agricola del territorio.
La Villa del Direttore della S.B.S., residenza elegante e funzionale, progettata per ospitare i dirigenti impegnati nell’organizzazione dei lavori di bonifica e nella gestione delle aziende agricole.
Questi edifici sono testimonianze dirette della fase pionieristica di Arborea e della sua impostazione come città rurale moderna.
I quartieri popolari e l’identità urbanistica del paese
Meritano attenzione anche i quartieri popolari, sviluppati verso Ovest secondo un modello insediativo tipico delle città agricole del Ventennio. Le case presentano:
tetti bassi a doppio spiovente,
cortili interni destinati al ricovero dei mezzi agricoli,
aree verdi curate, parte integrante della vita quotidiana delle famiglie di coloni e agricoltori.
Questi quartieri offrono una chiara lettura della funzione originaria della città: una comunità rurale efficiente, ordinata e legata al lavoro della terra.
Luoghi simbolo della bonifica e del regime
Completano il patrimonio storico di Arborea alcuni spazi legati alla propaganda e all’organizzazione sociale dell’epoca fascista:
L’ex Casa del Balilla, sede delle attività giovanili.
L’ex Casa del Fascio, edificio politico caratterizzato dalla torre littoria, oggi uno dei simboli architettonici del periodo.
L’Idrovora di Sassu e l’Idrovora di Luri, due importanti impianti idraulici che resero possibile la bonifica delle paludi e la trasformazione agricola della pianura.

La Casa del Fascio di Arborea
L’ex Casa del Fascio di Arborea, situata lungo Corso Italia, è uno degli edifici simbolo dell’architettura razionalista del Ventennio e rappresenta uno dei monumenti più significativi delle città di fondazione fascista in Italia. La struttura fu realizzata nel febbraio del 1934 dal Servizio Lavori della Società Bonifiche Sarde, con l’obiettivo di ospitare la sede locale del Partito Nazionale Fascista.
Il progetto fu affidato all’architetto romano Giovanni Battista Ceas, che adottò lo stile tipico del Razionalismo italiano, riconoscibile per le linee nette, la volumetria essenziale e il forte contrasto cromatico tra mattone a vista e intonaco chiaro. Il binomio arancio/bianco, associato alle forme pulite e squadrate, rende ancora oggi la Casa del Fascio uno degli edifici più identificativi del centro storico.
L’importanza dell’edificio fu tale che, già nel 1935, la Casa del Fascio di Arborea venne celebrata come uno dei principali simboli delle città di fondazione del fascismo, rappresentando un modello esemplare di architettura pubblica del periodo.
La Casa del Balilla: struttura e caratteristiche
Accanto alla Casa del Fascio si trova la Casa del Balilla, edificio concepito come polo sportivo e formativo destinato alle attività giovanili dell’Opera Nazionale Balilla. La struttura si sviluppa attorno a un blocco centrale che ospitava originariamente:
la palestra,
gli spogliatoi,
gli uffici amministrativi.
Ai lati del corpo principale si estendevano due ali in cemento armato, oggi parzialmente modificate, che si affacciavano su una grande piscina scoperta utilizzata per l’addestramento fisico e le attività sportive.
La facciata conserva ancora alcuni degli elementi originali più significativi del razionalismo:
il grande ingresso rettangolare,
le finestre a nastro tipiche del modernismo,
il rivestimento in mattoni a vista nella parte inferiore,
le sei finestre circolari nella parte alta, incorniciate da una muratura bianca, liscia e compatta.
Nel corso dei decenni l’edificio ha subito diversi rimaneggiamenti, soprattutto interni, che hanno alterato parte della struttura originaria. Tra le modifiche più significative vi è la rimozione della vasca circolare che conduceva alla piscina, uno degli elementi più particolari del progetto iniziale.
La torre littoria e la struttura della Casa del Fascio
La Casa del Fascio, adiacente alla Casa del Balilla, è facilmente riconoscibile grazie alla presenza della torre littoria, una torre quadrangolare alta e slanciata che costituiva il fulcro simbolico dell’edificio e dell’intero complesso architettonico.
La torre presenta:
una pianta quadrata,
un arco a tutto sesto alla base,
superfici lineari e prive di decorazioni superflue, in perfetto stile razionalista.
Il piano terra dell’edificio è leggermente rialzato rispetto al livello stradale e si raggiunge attraverso un portico sorretto da pilastri in mattoni a vista, altro elemento architettonico ricorrente nelle città progettate durante il Ventennio.
La struttura originaria era concepita per trasmettere solidità, ordine e monumentalità, rispecchiando i canoni estetici e ideologici dell’epoca.

L’Idrovora di Sassu: simbolo della grande bonifica di Arborea
L’Idrovora di Sassu, situata lungo la Strada Provinciale 49 Santa Giusta–Arborea, è uno degli edifici più rappresentativi della bonifica della Piana di Terralba e un capolavoro dell’architettura funzionalista del Ventennio. Progettata dall’architetto e ingegnere cagliaritano Flavio Scano, l’idrovora riprende forme moderniste e futuriste che, all’epoca, apparivano estremamente innovative e di forte impatto sul paesaggio rurale circostante.
L’impianto venne inaugurato il 4 novembre 1934 e aveva una funzione decisiva: prosciugare il grande stagno di Sassu, un’area umida di oltre 2.000 ettari ricca d’acque stagnanti, insalubri e responsabili della diffusione della malaria. L’idrovora era infatti una gigantesca macchina di pompaggio progettata per assorbire e trasferire altrove enormi masse d’acqua, rendendo coltivabili terreni fino ad allora considerati inutilizzabili.
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La portata dell’intervento fu così imponente che l’Idrovora di Sassu divenne il simbolo della seconda bonifica della zona e della vittoria della pianificazione ingegneristica sulla natura ostile. La sua architettura, solida e futurista, emergente nel mezzo della pianura allora quasi disabitata, rappresentò per anni un manifesto dell’ideologia produttivista e modernizzatrice dell’epoca.

La struttura architettonica dell’Idrovora di Sassu
Dal punto di vista architettonico, l’Idrovora di Sassu si presenta con una composizione volumetrica molto riconoscibile:
un parallelepipedo centrale, massiccio e lineare,
due corpi laterali a semicilindro, che alleggeriscono l’impianto e introducono una dinamica futurista,
sei finestre trasversali sul corpo principale, disposte in modo regolare,
dettagli verticali e semicolonne nelle sezioni più alte,
aperture orizzontali poste nella parte inferiore dei volumi cilindrici laterali.
Sul lato destro dell’edificio si trova anche la torretta delle linee elettriche, elemento tecnico che completava il sistema di alimentazione degli impianti di pompaggio.
La scelta dei materiali e dei colori segue i canoni del Razionalismo italiano:
mattone a vista per le parti strutturali e decorative,
intonaco chiaro per le superfici piene,
volumi essenziali e geometrici.
Questa combinazione cromatica e stilistica accomuna l’Idrovora di Sassu alla Casa del Fascio, alla Casa del Balilla e ad altri edifici pubblici costruiti ad Arborea durante il Ventennio.
L’Idrovora di Luri: l’altra grande infrastruttura della bonifica di Arborea
L’Idrovora di Luri rappresenta il “secondo polo” del sistema idraulico che rese possibile la grande bonifica della Piana di Terralba negli anni Trenta. Considerata l’alter ego dell’Idrovora di Sassu, presenta caratteristiche architettoniche differenti ma un’importanza storica, paesaggistica e culturale assolutamente equivalente.
L’impianto si trova nelle vicinanze dello stagno di San Giovanni e fu realizzato nel 1934 per prosciugare le aree paludose di Estius, Arba e Luri, terreni un tempo fortemente colpiti dalla malaria.
Grazie al suo funzionamento, vaste porzioni di territorio furono sottratte alle acque stagnanti e rese idonee alla coltivazione, contribuendo alla nascita del paesaggio agricolo che oggi caratterizza Arborea.
La struttura architettonica dell’Idrovora di Luri
A differenza dell’Idrovora di Sassu, nota per le sue forme futuriste, l’Idrovora di Luri presenta un’architettura più sobria, essenziale e meno celebrata dalla critica, ma non per questo meno significativa dal punto di vista storico.
L’edificio si sviluppa su una pianta rettangolare e mantiene una grande pulizia formale.
Le sue caratteristiche principali sono:
sei alte finestre collocate sui lati lunghi, che illuminavano gli ambienti interni destinati ai macchinari;
un ingresso sul lato corto, sovrastato da un’architrave con l’incisione “Società Bonifiche Sarde”, testimonianza diretta del ruolo dell’ente nella trasformazione del territorio;
la presenza di due finestre verticali che incorniciano l’ingresso, creando simmetria e linearità;
due semiruote dentate in rilievo, simbolo della funzione tecnica e industriale dell’edificio, che richiamano le attrezzature meccaniche interne.
Come in molte architetture del periodo fascista, anche l’Idrovora di Luri utilizza il classico contrasto tra mattone in cotto a vista e intonaco bianco, una combinazione cromatica che valorizza l’essenzialità delle forme e richiama il linguaggio del Razionalismo.






La Marina di Arborea: natura, lagune e turismo sostenibile
La Marina di Arborea è la fascia costiera che si estende a ovest del centro abitato, un territorio caratterizzato da spiagge ampie, estese pinete litoranee e una ricchissima zona umida tra le più importanti della Sardegna occidentale. Qui il paesaggio alterna dune sabbiose, boschi di pino domestico, stagni e valli da pesca che ospitano fenicotteri rosa, aironi, cavalieri d’Italia e numerose specie migratorie. La Marina è inoltre affacciata sul Golfo di Oristano, offrendo lunghi tratti di litorale ideale per passeggiare, andare in bicicletta o praticare sport acquatici leggeri.
Questa parte del territorio, trasformata in epoca moderna grazie alle bonifiche, è oggi un luogo perfetto per chi cerca mare tranquillo, natura incontaminata e turismo sostenibile. Le sue spiagge – come quella di Marina di Arborea e i litorali limitrofi che conducono fino alla storica Peschiera di Marceddì – sono facilmente raggiungibili e particolarmente amate dalle famiglie per la sabbia fine, i fondali bassi e la presenza di aree ombreggiate.
La Marina rappresenta anche un importante ecosistema produttivo: qui si trovano zone di itticoltura, antiche peschiere e aree destinate alla tutela dell’avifauna, contribuendo a creare un equilibrio perfetto tra attività umane e conservazione della natura.





































