Ai confini del Monteacuto. E’ nota per le fontane e la storica produzione di coltelli a serramanico (Sa Resolza)
Con un territorio che supera in alcuni punti i 1000 metri di altitudine, Pattata (la Casa comunale si trova a 778 m.s.l.), è il paese più alto della provincia di Sassari. Siamo nel cuore di Monteacuto, storica sub-regione della Sardegna centro settentrionale che con i suoi 35 mila abitanti gravita attorno alla città di Ozieri. Pattada, col Monte Lerno, e Buddusò (che anticamente era però compresa nel Nuorese) è una delle uniche zone montuose di Monteacuto.
IL TERRITORIO
Il territorio di Pattada (nei primi 30 della Sardegna per estensione con 164,88 km2 di superficie) è uno dei più belli e caratteristici della Sardegna centrale, totalmente immerso tra le bellezze naturalistiche del Monteacuto, con al suo interno il lago Lerno e la sovrastante montagna: il monte Lerno, che con i suoi 1094 m di quota è il punto più alto della zona. Altra vetta interessante di questo territorio è il colle di San Gavino, da cui si possono ammirare varie porzioni del Sassarese, della Gallura e di buona parte della Barbagia. Pattada è nota per la ricchezza di acqua leggera e pura che alimenta numerose fontane la più famosa delle quali si chiama fontana de “Su Cuccuru“.
UN VERDE STORICO E UN VERDE PRESENTE
Attorno a Pattada c’era in passato una rigogliosa vegetazione, fatta soprattutto di lecci e roverelle. Oggi a seguito delle devastazioni degli incendi e delle numerose campagne di deforestazione, il patrimonio boschivo rimane importante anche se a regnare sono rimasti più che altro l’agrifoglio e il tasso.
Il monte Lerno è noto non solo per la sua altitudine ma anche perché tra le sue foreste abitano due dei principali esemplari della fauna sarda: il muflone e il cervo sardo. Oltre ovviamente a una bella popolazione di cinghiali e lepri. Tra gli uccelli invece, le vette della montagna sono tagliate frequentemente dall’aquila reale, dal falco, dal nibbio, dallo sparviero e dall’astore.
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PATTADA : “A PATTO DI STARE INSIEME”
Il nome di “Pattada” pare che derivi da “patto“, l’accordo politico che alcuni centri della zona strinsero per unirsi sotto un’unica bandiera. Secondo lo scrittore Bruno Sini “Pattada” sarebbe piuttosto una parola di origini fenicie perché “bath” “ada”, che vuol dire luogo sereno, è una combinazione che ha una notevole assonanza fonetica con il nome Pattada. Il linguista tedesco Max Leopold Wagner, dice invece che il nome Pattada significherebbe “altipiano” e avrebbe origine preromane.
La vicinanza di Pattada con Ozieri non può che aver avuto ricadute storiche importanti con la prenuragica Cultura di Ozieri dove anche qui lasciò numerose tracce della sua presenza. Non mancano tuttavia varie tombe dei giganti che sono invece segni di assidua frequentazione nuragica.
Durante il periodo medievale Pattada, prima, fece parte del Giudicato di Torres e poi passò a quello di Arborea; mentre sotto i catalano-aragonesi, fu sotto la signoria di Oliva fino al 1843.
SAPORE DI MEDIOEVO PER LE VIE DEL CENTRO
L’impianto urbanistico di Pattada ha ancora adesso precisi connotati medievali, con vicoli e strade in acciottolato sulle quali si affacciano piccole costruzioni in stile Liberty, intervallate a qualche facciata neoclassica e case in granito con i tipici infissi in legno. La pietra è uno dei materiali costruttivi più antichi e diffusi nell’abitato di Pattada, presente anche nella famosa Chiesa di Santa Sabina, ricca di elementi architettonici e decorativi di notevole pregio, come il massiccio portone bronzeo all’entrata principale, suddiviso in quadranti all’interno dei quali sono state rappresentate le più famose scene sacre.
LA CULLA DELLA POESIA SARDA
Tra i pattadesi illustri la storia ricorda soprattutto numerosi esponenti della poesia sarda, come il padre dei poeti sardi, Pedru Pisurzi o Pesuciu (1707), Padre Luca Cubeddu e Giovanni Maria Asara noto come “Limbudu” (1907).
LA RESOLZA PATTADESA
Il paese di Pattada è famoso in tutto il mondo per la produzione degli esclusivi coltelli a serramanico (sa resolza) divenuti col tempo esemplari richiestissimi dagli appassionati e dagli esperti del settore. L’importanza di questo strumento, tipico della vita quotidiana del pastore sardo, è divenuta tale negli ultimi trent’anni, anche grazie alla copiosa commercializzazione, al punto che essere indicato come uno dei simboli assoluti della Sardegna, al pari del formaggio pecorino o della bandiera dei quattro mori.
L’unicità e l’esclusività della resolza sta nella lavorazione che porta gli artigiani – i “frailalzos” (i fabbri) – ad ottenere esemplari unici e inimitabili, simboli di uno stile e soprattutto di una cultura. Non a caso, in suo onore, si celebra la sua importanza simbolica nella “Biennale del coltello di Pattada” che si svolge, ogni due anni, dall’11 al 31 di agosto: nel 2014 è giunta alla sua VI edizione.
L’origine del coltello pattadese è certamente primitiva, a quando cioè il pastore sardo cominciò a servirsi di armi da taglio per lavorare in campagna. Risale però alla seconda metà dell’Ottocento la forma attuale del manico, la tecnica di chiusura della lama e la particolarità stessa della superficie da taglio. Oggi, sa resolza, è universalmente riconosciuta come strumento indispensabile per il lavoratore della campagna, tanto che è spesso definita il “prolungamento della mano del pastore“. La ”resolza pattadesa”, attualmente, ha una fama internazionale grazie alla doppia valenza come oggetto da collezione e di uso comune. E la tradizione non si ferma, anzi si evolve in particolarismi sempre più arditi: gli artigiani pattadesi, ogni giorno, mettono in pratica nei loro laboratori, incredibili abilità artistiche e manuali, da cui ottengono lame e manici di eccellente valore artistico e pratico. Un lavoro riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo, che è riconosciuto come simbolo assoluto della Sardegna.