Le città di fondazione fascista in Sardegna
Negli anni ’20 e ’30 del Novecento il regime fascista diede vita in Sardegna a tre nuove città di fondazione: Carbonia, Arborea e Fertilia. Curiosamente, tutte sorsero nella parte occidentale dell’isola. La creazione di questi insediamenti rispondeva a precise esigenze politiche, economiche e abitative del regime, che mirava a trasformare il territorio e a rafforzare la propria presenza anche nelle aree periferiche del Paese.
📜 Cronologia delle città di fondazione fascista in Sardegna
🏛 Arborea – 1928
Fondata come Mussolinia di Sardegna, Arborea nacque per volontà del regime fascista con lo scopo di
bonificare e valorizzare le paludi dell’Oristanese. Oggi è conosciuta per la produzione agricola e lattiero-casearia.
⛏ Carbonia – 1938
Costruita per ospitare i minatori delle vicine miniere di carbone del Sulcis, Carbonia divenne in breve uno dei
centri industriali più importanti della Sardegna. La sua architettura riflette l’urbanistica razionalista tipica del periodo.
🌊 Fertilia – 1936
Sorta vicino ad Alghero, Fertilia fu concepita come città agricola e successivamente popolata da profughi giuliano-dalmati
nel secondo dopoguerra. È un esempio unico di città di fondazione sul mare.
Urbanistica e architettura delle città di fondazione fascista
Le città di fondazione in Sardegna, realizzate tra gli anni ’20 e ’30, rappresentano la celebrazione dei nuovi stili architettonici e urbanistici del periodo fascista. Il modello predominante fu quello del razionalismo, che però venne spesso integrato con altri linguaggi architettonici allora in voga. A titolo di esempio, l’urbanista Flavio Scano adottò elementi del macchinismo futurista per la progettazione dell’attuale Arborea (allora “Mussolinia”), mentre l’architetto Carlo Avanzini sperimentò un incontro tra il neomedievalismo eclettico e il razionalismo puro di Giovanni Battista Ceas.
Arborea: la prima città di fondazione in Sardegna
Fondata nel 1928 e inizialmente chiamata Mussolinia di Sardegna, Arborea fu la prima città di fondazione italiana del periodo fascista. La sua creazione segnò l’avvio delle grandi opere di bonifica integrale, che avrebbero interessato fino al 1936 numerose aree del territorio italiano e dell’“Impero”. Arborea divenne così un modello di insediamento agricolo moderno, capace di unire funzionalità e ideologia.
Meglio borgate che città: il caso Castiadas
Non tutti i progetti del periodo fascista portarono alla nascita di vere e proprie città. Spesso si trattava, infatti, di piccoli nuclei rurali, definiti “aree di insediamento agricolo sparso”, che seguivano una filosofia sostenuta dallo stesso Mussolini: privilegiare la produzione agricola rispetto alla crescita urbana. In Sardegna un esempio significativo fu Castiadas, dove alle famiglie venivano assegnati appezzamenti agricoli con abitazioni rurali integrate.
Questi insediamenti comprendevano soltanto gli edifici pubblici essenziali: la chiesa, la casa del fascio, un ambulatorio, talvolta il municipio, la caserma della milizia e le scuole. Accanto a essi trovavano spazio anche i servizi di base come il consorzio agrario, lo spaccio, il barbiere e la locanda. L’organizzazione ruotava attorno a una piazza centrale o a un asse viario principale, creando un senso artificiale di comunità, utile al regime per mantenere il controllo sociale sulle popolazioni delle campagne.

Carbonia: l’insediamento residenziale urbano
A differenza di altri insediamenti rurali del periodo fascista, in Sardegna Carbonia fu concepita come un vero e proprio insediamento residenziale urbano. La città, fondata nel 1938, venne progettata con una copertura territoriale molto più ampia, destinata ad accogliere un centro urbano intensivo, distinto dalla campagna circostante. Carbonia divenne così sede di attività economiche, di luoghi di aggregazione sociale e di funzioni amministrative e istituzionali centralizzate, rappresentando uno degli esempi più emblematici di città di fondazione in Sardegna e un simbolo dell’urbanistica fascista in Italia.
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Città di fondazione
La definizione di “città di fondazione” è piuttosto generica e non può essere applicata indistintamente a tutte le tipologie di insediamenti creati ex novo dal regime fascista in Italia. Quasi ovunque, l’obiettivo principale era quello di seguire un programma di pianificazione territoriale e agricola di ampia scala, noto come bonifica integrale. Questo progetto prevedeva il risanamento idrico o il disboscamento di vaste aree, la suddivisione del territorio in appezzamenti agricoli e la creazione di infrastrutture per sostenere i nuovi insediamenti.
Fecero eccezione alcuni casi particolari: tra questi Littoria (oggi Latina), fondata nel Lazio all’interno dell’Agro Pontino, un’area che necessitava di servizi urbani e infrastrutture di grande scala, e in Sardegna Carbonia, nata non per scopi agricoli ma per rispondere alle esigenze industriali legate allo sfruttamento delle miniere di carbone.

I presupposti ideologici delle città di fondazione
Alla base della realizzazione delle città di fondazione fasciste vi erano motivazioni strettamente legate all’ideologia del regime. Uno dei pilastri era rappresentato dalle istanze antimodernistiche e antiurbanistiche, che spingevano a preferire i piccoli centri rurali rispetto alle grandi città industrializzate. In quest’ottica, ad eccezione di Carbonia – concepita come centro minerario – le nuove città sarde dovevano incarnare l’ideale del “ritorno alla terra” e della “civiltà contadina”.
Lo stesso Mussolini espresse chiaramente questa visione già nel 1927, durante il celebre “Discorso dell’Ascensione” in Parlamento, sottolineando i rischi della crescita urbana incontrollata, dell’inurbamento del proletariato e dello spopolamento delle campagne.
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Sul piano ideologico, la fondazione di nuove città rispondeva anche alla necessità di contrastare la denatalità, considerata un grave pericolo per un Paese che aspirava a diventare una potenza coloniale, pur con un notevole ritardo rispetto agli altri Stati europei.
All’atto pratico, la creazione delle città di fondazione mirava a generare nuove opportunità di sfruttamento agricolo, incentivando la nascita di una classe di piccoli proprietari terrieri e mezzadri, ritenuta fondamentale per rafforzare le basi economiche e sociali dell’Italia fascista.
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📌 Presupposti ideologici delle città di fondazione
- Antimodernismo e antiurbanesimo → il fascismo preferiva i piccoli centri rurali alla grande città industrializzata.
- Ritorno alla terra → valorizzazione della civiltà contadina come modello sociale ideale, in opposizione all’inurbamento di massa.
- Politica demografica → contrastare la denatalità attraverso la creazione di comunità agricole stabili, considerate fondamentali per l’espansione futura dell’Italia.
- Classe di piccoli proprietari → fondare una nuova base sociale di mezzadri e agricoltori, pilastro dell’economia rurale del regime.
FERTILIA
Fertilia: città di fondazione fascista vicino ad Alghero
Fondata nel 1936 lungo la costa nord-occidentale della Sardegna, nei pressi di Alghero, Fertilia è una delle principali città di fondazione fascista dell’isola. Progettata secondo i canoni dell’architettura razionalista, nacque come insediamento agricolo nell’ambito delle politiche di colonizzazione e bonifica volute dal regime. La sua struttura urbanistica prevedeva una piazza centrale con gli edifici simbolo del potere politico e religioso, mentre attorno si sviluppavano le abitazioni dei coloni e i servizi comunitari. Dopo la Seconda guerra mondiale Fertilia assunse un nuovo ruolo storico, divenendo luogo di accoglienza per i profughi giuliano-dalmati in fuga dai territori ceduti alla Jugoslavia. Ancora oggi il borgo conserva le tracce dell’architettura fascista in Sardegna, integrata con la memoria delle vicende migratorie del Novecento.
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Scheda tecnica
Fertilia città di fondazione
- 📅 Anno di fondazione: 1936
- 📍 Localizzazione: Litorale nord-occidentale della Sardegna, nei pressi di Alghero
- 🎯 Finalità originaria: insediamento agricolo nell’ambito della colonizzazione fascista
- 🏗 Stile architettonico: razionalismo fascista con piazza centrale, chiesa, edifici amministrativi e case coloniche
- 👥 Evoluzione storica: nel dopoguerra ospitò numerosi profughi giuliano-dalmati
- 🏢 Edifici simbolo: Casa del Fascio, chiesa parrocchiale, municipio e strutture comunitarie
- 📚 Eredità storica: testimonianza dell’architettura fascista in Sardegna e memoria delle migrazioni del Novecento

ARBOREA
Arborea: la prima città di fondazione fascista in Sardegna
Fondata nel 1928 con il nome di Mussolinia di Sardegna, Arborea fu la prima città di fondazione realizzata dal regime fascista sull’isola e rappresentò un modello per le successive esperienze urbane. La sua nascita fu strettamente legata al progetto di bonifica integrale dell’Oristanese, che prevedeva il risanamento delle paludi e la trasformazione di vaste aree in terreni agricoli produttivi. L’urbanistica di Arborea rispondeva a un impianto razionalista, con una piazza centrale attorno alla quale si disponevano la Casa del Fascio, la chiesa, gli edifici amministrativi e i servizi comunitari. L’obiettivo del regime era creare una comunità agricola autosufficiente, popolata da coloni provenienti da altre regioni italiane, che incarnasse l’ideale fascista del “ritorno alla terra” e della valorizzazione della civiltà contadina. Arborea rimane ancora oggi una delle testimonianze più evidenti dell’architettura fascista in Sardegna e del rapporto tra ideologia politica e pianificazione territoriale del Novecento.
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Scheda tecnica
Arborea città di fondazione
- 📅 Anno di fondazione: 1928
- 🧭 Denominazione originaria: Mussolinia di Sardegna
- 📍 Localizzazione: Oristanese (pianura di Arborea)
- 🎯 Finalità: colonia agricola nell’ambito della bonifica integrale
- 🏗 Impianto urbanistico: razionalista con piazza centrale, assi ortogonali, servizi comunitari
- 🏢 Edifici/elementi caratterizzanti: Casa del Fascio, chiesa, municipio, scuole, consorzio agrario, case coloniche
- 🌿 Tratti distintivi: rete poderale pianificata, canali di bonifica, insediamento a forte vocazione rurale
- 📚 Eredità storica: modello di città di fondazione agricola e testimonianza dell’architettura fascista in Sardegna

CARBONIA
L’urbanistica di Carbonia come città di fondazione fascista
Fondata nel 1938, Carbonia rappresenta uno degli esempi più significativi di città di fondazione fascista in Sardegna. La sua urbanistica rispondeva ai principi del razionalismo architettonico, adattati però alle esigenze di un centro minerario destinato a ospitare migliaia di lavoratori del bacino carbonifero del Sulcis. Il progetto si basava su una pianta ordinata e funzionale, con un centro urbano compatto separato dalle campagne, nel quale si concentravano le principali funzioni amministrative, i luoghi di aggregazione sociale, i servizi pubblici e le residenze. Attorno alla piazza centrale si sviluppavano gli edifici simbolo del potere politico e istituzionale, come la Casa del Fascio, il municipio e le sedi sindacali, mentre i quartieri operai erano disposti secondo uno schema regolare e razionale. Questa organizzazione urbanistica faceva di Carbonia un modello di città “moderna” del regime, concepita come strumento di controllo sociale e come vetrina dell’ideologia fascista in Sardegna.
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Scheda tecnica
Carbonia città di fondazione
- 📅 Anno di fondazione: 1938
- 📍 Localizzazione: Sulcis, Sardegna sud-occidentale
- 🎯 Funzione principale: centro minerario per lo sfruttamento del bacino carbonifero
- 🏗 Stile architettonico: razionalismo fascista con piazza centrale, edifici istituzionali e quartieri operai pianificati
- 👥 Popolazione prevista: oltre 20.000 abitanti
- 🏢 Edifici simbolo: Casa del Fascio, Municipio, piazza Roma, quartieri residenziali operai
