Il Carnevale ottanese è sicuramente uno dei più noti e importanti della Sardegna. In questo fondamentale centro agricolo della Sardegna centrale si sono tramandate e conservate intatte alcune delle tradizioni più ancestrali della Sardegna antica, quella che già , in epoca nuragica, dialogava alla pari con le grandi civiltà del Mediterraneo, come gli Antichi Greci e i Latini. Durante il carnevale ottanese è possibile infatti rivedere come, determinate simbologie, perfettamente assimilate dalla cultura sarda, siano in realtà strettamente connesse alla cultura mediterranea più generale con particolare riferimento alla mitologia greca. I personaggi che si possono ammirare durante la sfilata di Ottana, sono tre: i Boes, i Merdules e Sa Filonzana.
LA RAPPRESENTAZIONE
I Boes e i Merdules è una raffigurazione che riprende il tema dello storico rapporto/conflitto tra uomo e animale, in cui il primo (il Merdule, ovvero il mandriano), cerca di prevalere sull’altro (il Boe, l’animale) al fine di averne un dominio e un utilizzo per scopi propri: è la tecnica dell’addestramento. La rappresentazione riproduce il Boe che viene inseguito dal Merdule, catturato e frustato. Personaggio meno conosciuto ma non marginale in questa recita è Sa Filonzana, che è colei che sancisce la morte dell’animale al termine del suo ciclo vitale.
- Su Boe
I Boes indossano “sa caratza” la maschera in legno di pero selvatico che riproduce il bue. La tradizione vuole che “sa caratza” possa essere realizzata in diverse fatture purché evochino messaggi positivi per il futuro: prosperità , speranza e fortuna. La maschera è accompagnata da un vestito in pelle di pecora, colore chiaro, su cui, nella parte dorsale, vengono caricati un grappolo di campanacci (Su Erru) il cui peso può arrivare fino a 30 kg.
- I Merdules
I Merdules, sono invece travestiti con un pellame di pecora bianca, ma anche – più raramente – nera e una maschera scura che recupera il volto di un uomo vecchio e brutto. La machera ovviamente esalta l’espressività che si carica di enfasi nel tradizionale rituale in cui è il merdule a cacciare e domare con modalità spesso brutali (armato di bastone, “su Mazzuccu” ) il povero Boe. L’addomesticamento si conclude con la presa al laccio (una fune di cuoio detta “Sa Soca“) dell’animale che, sottomesso, risponde non senza tentativi di ribellione.
- Sa Filonzana
Sa Filonzana è l’unico personaggio femminile della carnevalata ottanese che evoca una vecchia ingobbita che cammina azzoppata mentre fila la lana. La metafora del filo è la vita stessa di cui la donna è arbitraria proprietaria e che potrebbe tagliarlo davanti a chi non le offrisse da bere.
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ESIODO IN SARDEGNA
Sa Filonzana di Ottana è l’unico personaggio femminile del carnevale di Ottana ma anche della Sardegna, indossata però da un uomo, perché è consolidata tradizione accertata anche dalle fonti, che le donne, non potevano partecipare alla mascherata. Secondo la storiografia ufficiale c’è una relazione tra la leggenda del carnevale sardo più continentale, come quello di Ottana, e l’Antica Grecia, quando le “Parche greche“, dette “Moire”, diventate “Parche romane” nell’epoca successiva di Roma erano figure mitologiche (Teogonia di Esiodo) che rappresentavano le figlie di Zeus e Temi, e, più prosaicamente, le figlie della Notte cioè la personificazione del destino ineluttabile che ognuno di noi avrebbe alla fine della vita (il Giorno). Le Moire tessevano il filo del fato, lo svolgevano e poi lo recidevano segnandone la morte.
- Nel carnevale ottanese, Sa Filonzana è inserita nella recita dei Boes e dei Merdules, ordinando agli animali di morire dopo la cattura.