La Manualità Artigiana del Passato
in un’ottica del Presente
La manualità, sia da un punto di vista artistico che artigianale, può essere intesa come un’estensione dell’ispirazione, un’attualizzazione dell’opera potenziale. Fin dall’antichità la manualità ha rivestito un ruolo fondamentale nel progresso dell’umanità, e con l’avanzare delle arti ha arricchito di dettagli ogni manufatto. La mano in sé, quindi, come simbolo dell’atto rispetto ad una potenza che è prodotta dall’ispirazione del momento o da una profonda riflessione. La mano che plasma partendo dalla materia prima, la mano che crea, la mano che dà forma all’idea. Ed è forse nella sua concretezza che va ricercata la sua funzione. Tuttavia il suo significato profondo non si limita a questo.
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Se pensiamo alla mano come intermediaria tra uno slancio interiore e la sua attualizzazione, non possiamo tralasciare il suo ruolo nell’ambito dell’affettività umana. Ogni slancio viene realizzato ed esplicitato attraverso un contatto diretto tra mani che si avvicinano e si sfiorano, che comunicano tra loro ancor prima dello sguardo o della parola. La mano diventa protagonista di uno scambio reale e attraverso il tatto raccoglie informazioni. Si trasforma quindi in un ricettacolo informativo che ci parla interiormente di qualcosa o di qualcuno. Non si parte più dalla potenzialità artistica di un’idea alla sua realizzazione concreta, ma al contrario qui si parte dalla realtà oggettiva di un contatto alla formazione di un senso nuovo tramite il pensiero che raccoglie dati.
Se prima tutto iniziava da un’astrazione, ora si inizia da un fatto. In questo senso la mano assume doppia funzionalità e doppia direzione: dal mondo delle idee alla realtà, e dalla realtà al mondo delle idee. In entrambe le funzioni la manualità si trova nel mezzo. Ciò che contraddistingue la manualità è quindi la capacità di realizzare informazioni astratte e allo stesso tempo generarne di nuove. A monte di tutto dimora lo slancio, che parte sempre dall’interiore. Ambedue le direzioni sono governate da una forma particolare di tensione, che sia tensione alla creazione o tensione alla conoscenza non fa differenza. Il nuovo plasmato e la realtà che diventa un’idea partendo dal dato sensibile.
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A questo proposito si inserisce il viaggio del “Sul Filo degli antichi mestieri”, il quale mette al centro la manualità artigiana del passato in un’ottica del presente che si proietta verso il futuro, tramite le nuove generazioni che apprendono gli antichi mestieri dalle figure dei nonni-artigiani.
La mano è anche l’entità che crea se stessa nella trasformazione dello slancio iniziale, e a questo proposito non si può evitare di pensare all’opera di Escher “Mani che disegnano” che rappresenta non solo la circolarità dell’atto creativo ma anche il senso di indefinito che in esso si cela. Le mani di Escher si autodeterminano, creano e obbediscono ad un impulso interiore, quello del disegno. Il loro agire si muove nella sfera dell’infinito e rimanda alla dicotomia tra ciò che vediamo e ciò che è, e quindi al relativismo. Quelle mani disegnano ciò che sono, disegnano se stesse, eppure in quel loro tratto leggero si nasconde il segreto dell’essenza. Ancora una volta è la mano ad essere protagonista, con le sue sfaccettature e i suoi modi di esprimersi, con i suoi significati profondi e i suoi slanci. E noi tutti ritroviamo nella sua instancabile opera l’essenziale dell’esistere, quel sapore di possibile che si cela tra le pagine del divenire universale.
“Sul Filo degli Antichi Mestieri”
un viaggio tra il passato e il presente”
Immaginiamo un filo, della lunghezza pressoché infinita, che connette il passato col presente e si proietta verso il futuro. Immaginiamo dei mestieri realizzati grazie alla manualità di artigiani che sono anche artisti, grazie al genio e alla pazienza di menti raffinate, propense alla creazione partendo da materie essenziali, semplici, immediate. E’ proprio da questi due elementi che nasce “Sul Filo degli Antichi Mestieri“ed in particolare dalla volontà di far rinascere antichi saperi, ormai in disuso, e trasmetterli alle nuove generazioni grazie ad un filo immaginario che sia in grado di unire e dare nuova luce al passato. Il passato che incontra il presente, quindi, la vecchia generazione che si unisce alla nuova, con la speranza di trasmettere dei valori e delle conoscenze che spesso vanno perdute nel limbo del tempo che passa. In questo progetto gli antichi artigiani, che sono anche nonni o addirittura bisnonni, insegnano e mostrano ai propri nipoti ciò che anticamente era la loro professione. Questa professione era ben lungi dal concetto moderno di lavoro, in quanto era ispirazione e creazione allo stesso tempo, fantasia e tecnica, maestria e precisione. I bambini di oggi sono forse abituati alla velocità con cui si ottengono le cose, alla fretta dei tempi moderni.
L’Antico Sapere degli Artigiani
Ecco allora che un sapere antico insegna a ritrovare il giusto tempo per ottenere dei risultati in qualsiasi campo, insegna la lentezza con la quale si può creare e dare vita ad un oggetto unico ed irripetibile. La lentezza nella creazione rimanda alla stessa lentezza con la quale la Natura crea e dà la vita, con la ciclicità degli eventi e con il rinnovarsi delle stagioni e dei tempi. Il bambino si fa fruitore di questa modalità dell’esistere e riscopre in se stesso uno spazio del divenire che tende ad allargarsi e a farsi più concreto nel momento in cui incontra l’antico. In questo spazio la materia prima, usata dai nonni-artigiani, plasma anche il carattere di ciascuno e lo rende unico nel suo processo di trasformazione. Nello spazio ritrovato il filo serpeggia tra le idee antiche e quelle nuove e si spinge un poco più in là, fino a toccare i contorni del futuro. Un futuro nel quale la tradizione antica non è semplice appannaggio per turisti, bensì diviene sostanza fondamentale del cambiamento. Vi è perciò anche una sfumatura di inclusività, di rapporto intimo ed interiore tra il vecchio e il nuovo, un rapporto di reciproca commistione e mescolanza. Si recupera il legame nonno-bambino, si crea il ponte tra antico mestiere e tempo moderno, si va ad unire e a preservare un antico sapere che altrimenti andrebbe dimenticato e a evidenziarne il ruolo in un’ottica di sviluppo sociale. L’artigianato come simbolo di un crescente bisogno di ritrovare le proprie radici in un mondo che tende a divorare le origini nel nome del progresso economico e tecnologico. I bambini che divengono apprendisti e allo stesso tempo depositari dell’antico mestiere grazie alla presenza dei nonni che fanno loro da guida attraverso i meandri del sapere.
“Sul Filo degli Antichi Mestieri” è un viaggio allo stesso tempo semplice e complesso, così come semplice e complessa è l’arte degli antichi mestieri, la sua materia prima e la sua essenzialità.
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Sadali
“Sul Filo degli Antichi Mestieri” prende vita nel Paese dell’Acqua…Sadali, , nel cuore della Barbagia di Seulo. In questo scenario antico e primordiale ritroviamo il senso più profondo del viaggio, ossia quello di valorizzare l’antico sapere alla luce delle nuove generazioni. Tra le mura della parte antica del paese incontriamo quella lentezza che anticamente scandiva il tempo degli artigiani, quel modo di vivere il proprio lavoro nelle sue infinite potenzialità con consapevolezza e impegno. Il tutto è accompagnato dal ritmo fluido che scorre nei fiumi e nelle cascate che caratterizzano questo luogo. E’ infatti l’Acqua ad essere vera protagonista. Il suo significato profondo serpeggia tra i meandri del Tempo, portando con sé antica conoscenza e memoria. L’Acqua è prima di tutto vita e prosperità, rigenerazione e creazione e in questo paese l’armonia della sua vegetazione e il rigoglio dei boschi testimoniano appieno la presenza di questo elemento naturale così preponderante. L’artigiano ben conosce la forza e la vitalità delle cascate che padroneggiano a Sadali e quella stessa forza la riversa fluida nella creatività del suo lavoro quotidiano. In questo scenario incredibile, dove Natura e Uomo si incontrano, l’antico mestiere diventa la bussola del Presente, lo Specchio nel quale intravedere nuove prospettive per il futuro, nuove strade da percorrere. Ed ecco perché si inserisce in quest’ottica il connubio con le nuove generazioni, con i bambini che sono anche nipoti di quegli stessi artigiani che intendo valorizzare.
L’incontro con la nuova generazione si fa fondamentale per proiettarsi verso un futuro che è carico di sementi pronte ad attualizzarsi e ad espandersi. Quella stessa semenza ha radici lontane nel Tempo, è antica ma non vecchia, è originaria ma non desueta. Nell’Origine delle pietre, che costituiscono la materia prima del paese antico, ritroviamo la stessa tenacia dell’uomo che ha edificato la propria esistenza partendo da elementi essenziali. E io a quell’essenzialità mi rivolgo per portare avanti questo viaggio, che intende indagare per conoscere e far conoscere ciò che di immutabile vive tra le vie del paese. Con l’aiuto e la presenza degli artigiani e dei loro bambini mi impegnerò per effettuare delle interviste mirate che andranno ad arricchire il reportage fotografico sugli antichi mestieri.Tutto questo avverrà con lo scenario quasi mitologico e fantastico di questo paese, con le sue tradizioni e le sue credenze profonde.
Sono pienamente convinta che la valorizzazione di un antico sapere sia fondamentale per rivedere il Presente nel nome del Futuro e creare così dei punti di contatto, delle ramificazioni che uniscano ed avvicinino. “Sul Filo degli Antichi Mestieri” è un viaggio in continuo divenire, è dinamico e aperto al cambiamento, che costituisce anche l’essenza della Vita stessa.
Nel suo continuo fluire diventa perciò nuova sorgente, nuovo fiume e nuova cascata con cui alimentare l’avvenire di tutti noi.
Rita Coda Deiana