A Sedilo, ogni anno, il 6 e 7 luglio si celebra l’Ardia, la manifestazione tradizionale che consiste in una rituale processione a cavallo distribuita in tre tappe fino a raggiungere il santuario dedicato all’imperatore romano Costantino I (in lingua sarda “Santu Antinu”), che nel 312 sconfisse Massenzio, usurpatore a Roma, nella battaglia di Ponte Milvio.
Secondo la leggenda infatti, prima dello scontro decisivo, al giovane imperatore apparvero due visioni: una croce con intorno la scritta “in hoc signo vinces” ( “con questo segno vincerai”) e, in seguito, lo stesso Cristo che gli ordinava di apporre tale segno sugli scudi dei suoi soldati.
Nel 313, Costantino promulgò l’Editto di Milano che dette la libertà di culto ai cittadini dell’impero romano ponendo fine alle persecuzioni contro i cristiani. Questa politica liberale, fu determinante proprio per la diffusione della religione cristiana che, dopo la sua morte, si diffuse nei principali culti popolari dell’Europa romana, Sardegna compresa ovviamente. Tra i riti a lui dedicati, c’è quindi la suggestiva Ardia di Sedilo che si contraddistingue per la sua temerarietà e l’ardimento dei cavalieri in rappresentanza della grande devozione dei sedilesi. Oggi l’Ardia è diventata una delle più famose manifestazioni tradizionali sarde, a cavallo tra culto religioso, spettacolo folkloristico ed evento sportivo.
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LA CORSA
Il rituale della corsa inizia nel momento in cui i tre capicorsa, si radunano con gli altri cavalieri davanti alla casa parrocchiale e ricevono dal sacerdote gli stendardi benedetti (Sas Pandelas): il primo di colore giallo oro, il secondo rosso, il terzo bianco. Il parroco stesso, alcuni mesi prima, designa, desumendolo da un registro conservato in parrocchia secondo un ordine cronologico d’iscrizione, il nome del capocorsa (prima pandela), al quale spetta il compito di guidare l’Ardia. Al capo corsa si affiancano due cavalieri da lui scelti (sa segunda e sa terza pandela), mentre agli altri (le scorte o sas iscortas) è affidato il compito di impedire che il capocorsa venga superato dai restanti cavalieri, simboleggianti la paganità .
IL SIGNIFICATO
Il superamento de sa prima pandela rappresenterebbe la vittoria del paganesimo sul cristianesimo, oltre che un terribile affronto per gli alfieri. Il vocabolo “ardia” deriva, infatti, dal verbo bardiare che significa “proteggere, fare la guardia”.
Dopo la consegna degli stendardi, i cavalieri, guidati dal parroco e dal sindaco ed accompagnati da una banda musicale e dai fucilieri attraversano le vie di Sedilo e si dirigono verso il santuario di San Costantino, situato nelle immediate campagne del paese.
IL VIA DOPO LA BENEDIZIONE
Giunti a su Frontigheddu, promontorio sovrastante l’arco d’ingresso all’area del santuario, i partecipanti alla corsa sostano il tempo necessario per ricevere la benedizione dal parroco. D’un tratto, in modo imprevedibile e inaspettato, sa prima pandela, seguita dal resto dei cavalieri, lancia al galoppo il proprio cavallo. La corsa prima di giungere al santuario si svolge su un tratto di terreno impervio quindi, dentro il santuario, si svolgono intorno alla chiesa un numero di giri (che, generalmente, varia da cinque a sette) fino a che i cavalieri si precipitano verso sa muredda, il muretto circolare al centro del quale si trova la croce. L’Ardia si conclude quando il gruppo ripercorre il tratto di terreno che separa sa muredda dal santuario.
DOPO LA CORSA
Terminata la competizione a cavallo, si celebra la Messa, dopo di che l’intero corteo, seguito dalla folla, si dirige verso il paese fino alla casa del parroco, dove ha luogo la cerimonia della restituzione degli stendardi. La mattina il cerimoniale si ripete quello della sera precedente, ma stavolta con un’atmosfera più intima e raccolta. Il giorno dell’ottava, infine, si svolge, con lo stesso rituale dell’Ardia a cavallo, l’Ardia a piedi, alla quale partecipano un gran numero di giovani.