La pregiata arte della lavorazione della filigrana consiste nell’esecuzione di un delicato intreccio e nella curvatura di sottili fili d’oro, lisci o ritorti, che vengono uniti in dei punti di contatto mediante l’impiego di saldature realizzate con lo stesso materiale del filo, ovvero l’oro o l’argento.
La millenaria tradizione sarda della filigrana (filo a grani) risale ai primi insediamenti fenici, come ampiamente documentato dai siti archeologici di tutta l’isola. Molteplici esempi di gioielli lavorati con la tecnica della filigrana sono stati rinvenuti nel corso degli scavi archeologici effettuati a Kà ralis (l’antica Cagliari), Nora, Sulci, Nèapolis, Cornus e Tharros.
La piena affermazione della filigrana sarda giunge infine in età rinascimentale e, in particolare, sotto il dominio degli Arbonesi e nel periodo Corporativo. Terminata l’era spagnola, la filigrana pare quasi scomparire dalla produzione artigianale dell’isola per poi ricomparire a fine Settecento e affermarsi come principale prodotto orafo sardo nei secoli seguenti.
Introdotta inizialmente come complemento decorativo dell’abbigliamento riservato agli aristocratici, la raffinata lavorazione della filigrana si espanse successivamente, tra Settecento e Ottocento, anche nei costumi tradizionali e festivi delle classi meno abbienti.
La millenaria tecnica della lavorazione della filigrana è alla base di una ricca produzione di ganci, bottoni, gemelli, catene, spille, orecchini, amuleti, talismani e anelli di grande finezza artigianale.
Il gioiello più caratteristico della tradizionale filigrana sarda è il tipico bottone in filigrana d’oro, a doppia calotta, sormontato da un piccolo cilindro in metallo prezioso che racchiude al suo interno un turchese o un altro materiale prezioso. I bottoni, come quasi tutti i gioielli della tradizione sarda, avevano la funzione di decorare gli abiti tradizionali e cerimoniali, maschili e femminili, durante le principali ricorrenze della comunità . In particolare avevano la funzione di chiudere i polsini o il collo dei corsetti e delle camicie, sia di abiti maschili che femminili. Le dimensioni del prezioso gioiello variavano in base al ceto sociale di chi lo indossava o della zona di produzione. Il bottone che adornava l’abito da sposa era realizzato in filigrana d’oro e la sua grandezza dipendeva dalle possibilità di spesa dello sposo.
Il gioiello simboleggiava la fertilità e la prosperità , la forma infatti si ispira a quella del seno femminile. Tale simbologia risale alla dea fenicia della procreazione Tanit.
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GLI ARTIGIANI SARDI E LA RICORRENZA
Tutt’oggi le botteghe dei maestri artigiani sardi seguono l’antica arte della lavorazione a mano per la realizzazione di questi preziosi oggetti di alta oreficeria.
Un altro gioiello di filigrana tipico dell’isola è la fede nuziale di forma piatta, tradizionalmente decorata con gocce d’oro e d’argento.
Numerosi sono infine gli oggetti di filigrana di alta oreficeria che hanno decorato per secoli i costumi femminili, come le spille ornamentali che venivano appuntate sul velo che copriva il capo. Queste venivano fantasiosamente decorate con motivi geometrici e naturalistici che, ispirati alla natura e ai fiori, richiamavano l’influsso della simbologia di tutti i popoli che nei secoli avevano attraversato l’isola: fenici, romani, bizantini, spagnoli.
Esiste inoltre una tradizione religiosa e devozionale che ha condotto alla creazione di preziosi oggetti in filigrana, come l’amuleto noto nell’isola con il nome di Occhio di Santa Lucia. Si tratta di un opercolo di conchiglia racchiuso entro eleganti fasci d’argento lavorati in spirali di filigrana.
Nei secoli si è sviluppata anche la tradizione dei cosiddetti Breves, ovvero piccole teche e astucci che, concepiti per custodire immaginette e rosari, vengono lavorati in lamina d’argento e rifiniti con decori in filigrana. I Breves hanno una forma tendente all’ovale e possono essere indossati come spille.
DOVE SI LAVORA LA FILIGRANA
La plurisecolare lavorazione della filigrana prosegue tutt’oggi in molte località dell’isola, tra cui, al meridione, Cagliari,, Iglesias, Villacidro, Quantu Sant’Elena e Dorgali in provincia di Nuoro. Qui esiste ancora un consistente numero di artigiani che continua a realizzare manufatti di filigrana, nel rispetto dell’antica tradizione manuale del passato. Alcuni di questi laboratori artigianali sono entrati a far parte del progetto di Consorzio Ventuno che mira a lanciare la filigrana locale sul mercato internazionale dell’alta oreficeria.