Il Carnevale simbolo della Sardegna più arcaica
Il Carnevale di Mamoiada è la manifestazione identitaria più importante del paese e rappresenta, agli occhi di molti, l’essenza stessa della Sardegna arcaica. Conosciuto a livello internazionale, questo rito affonda le sue radici nelle più antiche tradizioni popolari dell’isola e si è trasformato negli anni in un vero emblema della sardità ancestrale. I protagonisti indiscussi della festa sono i Mamuthones e gli Issohadores, figure mascherate dal forte valore simbolico, che attraverso il loro rituale rievocano legami profondi con il mondo agro-pastorale e con i cicli naturali della vita comunitaria.
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🎭 Scheda · Mamuthones e Issohadores (Mamoiada)
Carnevale identitario · Barbagia
Maschere rituali della Sardegna più arcaica: origini, etimologia, iconografia e significati propiziatori.
Identità
- Luogo: Mamoiada (NU), Barbagia
- Periodo: dal 17 gennaio (Sant’Antonio) al Carnevale
- Contesto: rito comunitario, corteo e danza
🏺 Origini e significato
- Origini non chiarite dall’antropologia ufficiale
- Ipotesi: retaggi precristiani ed età nuragica
- Funzione: rito propiziatorio e di purificazione
🔤 Etimologia
- Mamuthones ← gr. Maimon: “colui che smania / posseduto dal dio” (acces. pop.: “pazzo”, “buono a nulla”)
- Issohadores ← soha: lunga fune (oggi in vimini)
🎨 Iconografia e costumi
- Mamuthones: maschera lignea nera, pelli ovine, campanacci (sa carriga)
- Issohadores: abito chiaro con corpetto rosso, berretto, soha per “catturare”
🕘 Danza e rituale
- Andatura cadenzata e passi pesanti dei Mamuthones
- Catene ordinate, suono dei campanacci a ritmo
- Issohadores guidano, proteggono e “catturano” simbolicamente
✨ Simbolismo
- Fertilità dei campi, buon raccolto, rinnovamento
- Protezione dagli spiriti maligni e dal caos
- Memoria di un rito pagano integrato nella tradizione cristiana
Le origini dei Mamuthones
Le origini dei Mamuthones non sono state ancora chiarite con precisione dall’antropologia ufficiale. Secondo alcune ipotesi, questa danza rituale potrebbe risalire addirittura all’età nuragica, quando nella Sardegna precristiana era diffusa la venerazione degli animali come forma di protezione contro gli spiriti maligni. Si tratterebbe dunque di un retaggio di rituali pagani, sopravvissuti all’avvento del cristianesimo e conservati nel cuore delle tradizioni popolari di Mamoiada.
Il termine “Mamuthones” deriverebbe dal greco Maimon, che significa “colui che smania, posseduto dal dio”, ma che nel linguaggio popolare può assumere anche il senso di “pazzo” o “buono a nulla”. Diversa è invece l’origine del nome Issohadores, che proviene da soha, la lunga fune di cuoio (oggi realizzata in vimini) con la quale questi figuranti catturano simbolicamente i Mamuthones. L’Issohadore rappresenta il mandriano, il custode delle bestie, cioè delle stesse maschere nere.
Secondo l’interpretazione antropologica più diffusa, ai Mamuthones si attribuiva un potere propiziatorio: il loro passaggio garantiva abbondanza e fertilità nei campi. Per questo motivo, nonostante l’aspetto inquietante, erano accolti con rispetto e onore. La comunità offriva loro cibi e bevande, trasformando la loro presenza in un atto di buon auspicio e in un legame profondo con i cicli della natura e del raccolto.

I fuochi di Sant’Antonio Abate
Tra il pomeriggio del 16 e il 17 gennaio, in Sardegna numerosi paesi legati alle tradizioni più antiche – tra cui Dorgali, Bosa, Desulo, Bolotana, Budoni, Escalaplano, Samugheo e Orosei – accendono grandi falò in onore di Sant’Antonio Abate. Questo culto, documentato già dal XIX secolo, affonda le radici nella devozione cristiana e nei riti pagani legati al fuoco. Antonio Abate, eremita egiziano del III secolo d.C., è venerato come strenuo oppositore dei demoni e delle fiamme infernali.
Secondo la leggenda, il santo avrebbe sottratto una scintilla al Regno degli Inferi per donarla agli uomini, regalando così all’umanità il fuoco, simbolo di vita e purificazione. Per questo motivo, la notte del 16 gennaio, i fedeli si raccolgono attorno ai falò invocando la sua protezione e chiedendo miracoli per la nuova stagione agricola, con la speranza di un raccolto abbondante e prospero.
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