Michail Sergeevič Gorbačëv (Privol’noe 1931 – Mosca 2022), italianizzato in Michail Gorbaciov è stato uno degli uomini politici più importanti del ‘900.
Gorbaciov è stato infatti il propugnatore della Perestorjka, la serie di riforme che dette l’impulso definitivo alla fine dell’Unione Sovietica, l’URSS, alla riunificazione della Germania e alla fine dell’influenza sovietica nei paesi dell’Europa dell’Est.
Le ricadute della sua politica si ebbero direttamente sulla geopolitica internazionale che, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ad allora, fu caratterizzata dalla Guerra Fredda. Con la dissoluzione dell’Unione Sovietica infatti si sciolsero le tensioni con gli Stati Uniti e il mondo andò incontro ad un momento di relativa distensione tra i due blocchi.
Michail Gorbaciov fu insignito del Premio Nobel per la Pace nel 1990 in riconscimento del ruolo benefico che ebbe in questo periodo nella storia del mondo.
I paesi del Patto di Varsavia
I paesi che fecero parte del cosiddetto Patto di Varsavia, l’accordo di cooperazione militare imposto dall’Unione Sovietica ad alcuni paesi dell’Europa orientale fu sottoscritto nel 1955 e fu sciolto nel 1991.
A seguire l’elenco e la cartina geografica che indicano quali furono i paesi che appartennero al Patto di Varsavia:
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Repubblica Democratica Tedesca – Capoluogo: Berlino
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Polonia – Capoluogo: Varsavia
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Cecoslovacchia – Capoluogo: Praga
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Ungheria – Capoluogo: Budapest
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Romania – Capoluogo: Bucarest
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Bulgaria – Capoluogo: Sofia
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Albania – Capoluogo: Tirana
Le cariche politiche di Michail Gorbaciov
- Marzo 1985 – Segretario Generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica
- Settembre 1988 Capo di Stato dell’Unione Sovietica
L’ammodernamento dell’Unione Sovietica
Dal 1985 al 1991 Michail Gorbaciov è stato Segretario del Partito Comunista dell’Unione Sovietica. L’11 marzo succedette alla guida del Partito Comunista dell’Unione Sovietica a Kostantin Cernenko, deceduto appena il giorno prima.
Gorbaciov mise in atto una politica di revisione riformista, la cosiddetta “Perestroika”, dell’economia sovietica, tale che, secondo gli intenti, potesse uscire dallo stato di stagnazione che da lunghi anni la riguardava.
Il programma di riforme fu incentrato su due punti chiave:
- Uskorenie
- Glasnost
Uskorenie – “Muoversi”
Nell’aprile del 1985, al plenum del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, Michail Gorbaciov, proclama ufficialmente l’uskorenie, in italiano l’ “accelerazione” , ovvero il processo che il paese comunista doveva imprimere al suo sistema economico per recuperare il ritardo rispetto ai principali paesi industrializzati del mondo. In particolare quelli occidentali, verso cui il confronto geopolitico mondiale era diretto.
Questo recupero poteva avvenire, secondo Gorbaciov, attraverso l’intensificazione dello sviluppo scientifico-tecnologico, in particolare per quanto riguardava i settori dell’ingegneria meccanica e dell’agricoltura.
Tuttavia, nonostante l’ingente investimento statale, le riforme, che dovevano essere gradualmente essere messe in atto in un arco temporale di tre anni, dal 1986 al 1990, non raggiunsero i risultati sperati e già nel 1987 le alte dirigenze riconobbero il fallimento delle misure.
Questa situazione aprì così le porte a un ulteriore aumento dell’autonomia delle imprese statali e al rinforzo del settore privato. Tale orientamento si discostò dai principi marxisti-leninisti e socialisti.
Glasnost – “Trasparenza”
Glasnost in italiano significa “pubblicità” che, in senso più generale per quanto riguarda la politica di Michail Gorbaciov, significa “rendere pubblico”, oppure “trasparenza”.
Si trattava di una nuova attitudine che Gorbaciov volle fare adottare nei dibattiti che riguardavano le grandi politiche del suo paese. Si trattava di una linea opposta rispetto alla tipica riservatezza che le alte dirigenze sovietiche avevano adottato fin dalla Rivoluzione, sopratutto quando si dovevano mettere a terra politiche che comprtavano importanti misure restrittive in termini di libertà individuale e diritti dei cittadini.
Stalinismo e Perestrojka
Tutto infatti, fino ad allora, era sottoposto al sigillo della massima segretezza per evitare che l’irrequietezza prodotta dalla dittatura comunista sulla popolazione e sugli oppositori politici si trasformasse in pericoloso complottismo. Lo stalinismo in tal senso fu un modello di riferimento opposto alla perestroika.
Insabbiare e negare
L’attitudine alla trasparenza tuttavia, ebbe subito una battuta d’arresto quando in Ucraina, si verificò il più grande incidente nucleare della storia, il cosiddetto “Disastro di Chernobyl”. In seguito a quell’evento, tutta l’alta dirgenza politica sovietica si adoperò al massimo affinché l’evento, con le sue dinamiche e sopratutto con le sue pesanti conseguenze, non fosse reso noto, sia alla cittadinanza sovietica che all’opinione pubblica straniera. L’obiettivo era pertanto quello di contenere le conseguenze per un danno di immagine che avrebbe pesato a livello geopolitico e, a livello interno, evitare un pericoloso malcontento popolare che sarebbe potuto sfociare in pericolose forme di protesta.
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Il sostegno giovanile a Gorbaciov
A dare una spinta ulteriore al riformismo democratico di Gorbaciov vi fu anche la “manovalanza” della generazione Komsomol, l’organizzazione giovanile che un tempo era marxista-comunista, ma che proprio in questo periodo si smarcò definitivamente da questa ideologia per abbracciare il socialismo democratico.
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I giovani amministratori preparati a dovere e messi a disposizione del partito da questa associazione si proponevano come ostili alla stagnazione economica di matrice marxista e favorevoli ad un’apertura verso una mentaità tecnocratica e moderna. Queste nuove interpretazioni furono particolarmente evidenti tra gli esponenti provenienti da regioni ormai pronte a smarcarsi dall’Unione Sovietica come entità statali indipendenti, fu questo il caso dell’Ucraina.
Dall’Ucraina i giovani
dirigenti politici
aperti al liberismo
La Perestrojka
La Perestrojka, in italiano “ristrutturazione” o “ricostruzione”, fu una politica di riforme economiche e politico sociali messe in atto dalla dirgenza sovietica a metà degli anni ’80, con lo scopo di svecchiare il paese dalla stagnazione marxista-lenininsta e allinearlo ai livelli di modernità occidentale.
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Michael Gorbaciov fu il principale proponente delle riforme della Perestrojka che nell’aprile del 1985 già propose e furono approvate dal Comitato Centrale del Partito Comunista Sovietico, il partito unico del governo.
Le riforme prevedettero:
- lo svecchiamento delle alte dirigenze politiche ancorate al vecchio comunismo staliniano;
- la riduzione dell’arsenale nucleare in collaborazione con gli Stati Uniti d’America che, come controparte, provedette altrettanto a rallentare la corsa agli armamenti. Questa operazione portò all’allentamento delle tensioni della Guerra Fredda tra i due blocchi usciti vincenti dalla Seconda Guerra Mondiale: Stati Uniti e Unione Sovietica;
- il ritiro delle truppe sovietiche dall’Afghanistan (Accordi di Ginevra del 1988)
- la fine della dottrina di Breznev concedendo ai paesi europei del blocco comunista (Repubblica Democratica Tedesca, Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria) di tornare alla democrazia;
- aperture verso più avanzate forme di liberalizzazione aziendale, allentando il controllo statale tipico del sistema comunista staliniano;
- libertà di stampa e di professione religiosa: concessione del diritto di critica, anche in pubblico e anche verso le alte cariche politica da parte della stampa e dei cittadini
Ragazzino tedesco vola e atterra sulla Piazza Rossa di Mosca
Il 28 maggio del 1987 atterra nella Piazza Rossa di Mosca, un aeroplano sportivo (tIpo Cessna) pilotato da un diciannovenne tedesco occidentale che era decollato da Amburgo e prima di arrivare nella capitale sovietica aveva fatto sosta ad Helsinki.
Nonostante i radar sovietici avessero intercettato il volo straniero nello spazio aereo sovietico, non vi fu accordo tra i capi militari per l’autorizzazione ad abbatterlo.
Questo fatto, mise in luce le pesanti criticità del reparto militare sovietico e Gorbaciov colse l’occasione per sostituire varie alte cariche, portando avanti, anche in quel settore un importante riformismo.
Uccidere Gorbaciov per invadere la Germania orientale
Nel 1989 durante una visita in Germania Est, fu architettato un complotto tra gli alti gradi comunisti staliniani, per uccidere Michail Gorbaciov. Con questo assiassinio si voleva avere il pretesto di invadere la Germania orientale e ripristinare il controllo del Patto di Varsavia. L’assassinio fu sventato grazie alla soffiata di una spia inglese.
Dal Soviet Supremo dell’Unione Sovietica
al Congresso dei Deputati del Popolo
Il Soviet Supremo dell’Unione Sovietica era l’organo rappresentativo e legislativo più alto dell’Unione Sovietica. Esso fu costituito nel 1938 e fino al 1988 svolse tale ruolo secondo una logica dittatoriale. Con la Perestrojka e i cambiamenti in senso democratico voluti da Gorbaciov, tali funzioni furono affidate al Congresso dei Deputati del Popolo mentre il Soviet fu relegato a funzione di controllo permanente.
1990, Gorbaciov Presidente
Il Congresso era composto da 2250 membri eletti per via democratica in rappresentanza delle varie repubbliche che costituivano l’Unione Sovietica.
Il 15 marzo del 1990 il Congresso dei Deputati del popolo elesse Gorbaciov presidente dell’Unione Sovietica.
Gl indipendentismi cominciano a crepare l’Unione Sovietica
Nel frattempo nelle periferie dello stato sovietico continuano a montare i moti separatisti, in partcolare nel Caucaso, nei Paesi Baltici (Estonia, Lettonia, e Lituania) e in Kazakistan. La reazione del neopresidente fu titubante in un primo momento e in linea con il sentimento democratico e liberale checaratterizzava lui e le sue riforme, poi però emerse il dovere verso l’appartenenza ad uno stato autoritario, per cui ordinò l’uso della forza e si registrarono, accanto alle prime vittime, l’irrobustimento dei sentimenti indipendentisti. Furono gli ultimi atti politici al vertice dello stato sovietico di Michail Gorbaciov.
L’emersione di Elstin
Nel 1990 fu eletto Boris Elstin Presidente della Repubblica Russa (da non confondere col Presidente dell’Unione Sovietica, che era Michail Gorbaciov). Questi seppur rappresentasse la testa dell’ala riformista all’interno del Congresso dei Deputati del Popolo dell’URSS ed era un’autentica spina nel fianco – dal punto di vista politico – al presidente Gorbaciov.
Boris Elstin, avversario di Gorbaciov, rapace populista, partendo dalle retrovie del Partito Comunista Sovietico, dopo esserne diventato segretario di livello nazionale, riuscì a ritagliarsi una grossa fetta di visibilità mediatica e politica nei disordini sociali creati dalla Perestrojka e dalla fine dell’Unione Sovietica. Egli, pur appartenendo all’ala riformista del Congresso dei Deputati del Popolo, attaccà platealmente Gorbaciov accusandolo di lentezza nell’applicazione della linea riformista e nell’eccessivo precauzionismo. Egli era per un liberismo più spinto e immediato e per una messa al bando del centralismo governativo del Partito Comunista.
L’economia del resto, tra le prime liberalizzazioni e le resistenze conservatrici, accusava pesanti segni di debolezza che si ripercuotevano direttamente sul malessere dei cittadini più poveri.
L’ultimo colpo di stato Comunista
Nell’agosto del 1991 ci fu il fallito colpo di Stato denominato “Putsch di agosto” , ovvero una rivolta miltare e politica interna al Partito Comunista di governo che mirava alla detronizzazione di Michail Gorbaciev il quale veniva indicato come responsabile politico di questo indebolimento.
- Contrari alla liberalizzazione del Paese
Il colpo di Stato iniziò il 18 agosto del 1991 quando i membri del Comitato GKČP, un gruppo di alti funzionari governativi che si opponeva alla politica di Gorbacev e alla sua perestorika, misero sotto controllo le comunicazioni interne del presidente e lo invitarono a dimettersi e a dichiarare lo “stato di emergenza”. L’obiettivo era quello di frenare la svolta liberale che Gorbacev stava improntando per l’Unione Sovietica.
- Gorbacev detronizzato per “motivi di salute”
Gorbacev, poco prima di questi eventi, aveva lasciato Mosca per una breve vacanza in Crimea. Il suo rientro nella capitale fu pertanto impedito dall’insediamento al governo dei membri del GKČP che – nel contempo – comunicarono al paese, a mezzo stampa, che Gorbacev non poteva governare per motivi di salute.
- La militarizzazione di Mosca e delle altre capitali
ll GKČP in pochi passaggi sostituì il presidente Gorbacev e il suo governo con nuovi funzionari direttamente nominati dalle fila dello stesso GKČP. Dopo di che venne militarizzata Mosca e le altre grandi città del paese dove potevano sorgere i sussulti più indipendentisti: Ucraina, Estonia, Georgia e Lettonia.
La cospirazione militare tuttavia giunse presto a un punto morto, quando il Soviet supremo della Lettonia, guidato da Borís Nikoláevič Él’cin (noto in Occidente con il nome di Boris Elstin), si schierò contro i golpisti. Nonostante il mandato di arresto nei suoi confronti che egli riuscì a scampare dirottando l’atterraggio di un suo volo da un aeroporto ad un altro, questi organizzò in pochi giorni un movimento di politici, militari e giornalisti, che dichiarò incostituzionale il golpe del GKČP.
Il Partito Comunista Sovietico
Le conseguenze del fallito colpo di stato comunista furono immediate per ciò che rimaneva dello storico monopartito governativo, la cui reputazione era ormai ridotta ai minimi termini anche tra i grandi sostenitori interni (complice sicuramente la deriva dittatoriale che aveva assunto fin dall’inizio).
Il Partito Comunista Sovietico in Russia fu messo al bando direttamente dal Presidente Elstin e furono confiscati i suoi beni.
Dal Comunismo al Socialismo democratico
Michail Gorbaciov fu eletto segretario del Partito Comunista Sovietico nel 1985 e in pochi anni implementò, proprio partendo dal Partito Comunista, le riforme della Perestrojka, finalizzate a portare l’Unione Sovietica verso uno “Stato di diritto socialista”.
Fu così che, a partire dal 1988, il Partito Comunista Sovietico iniziò a subire un drastico ridimensionamento, attuato sostanzialmente in tre fasi progressive:
- furono separati gli scopi del partito dagli scopi dello Stato, conferendo a questi ultimi una priorità rispetto ai primi;
- nel 1989 furono indette le prime elezioni libere all’interno del partito, aperte anche a candidati esterni;
- nel 1990 fu attuata la modifica costituzionale che sanciva la fine del monopolio governativo del Partito Comunista.
L’effetto collaterale di liberare altri nemici politici, i futuri oligarchi
La liberalizzazione del sistema politico determinò l’effetto collaterale di portare al cospetto di Gorbaciov, non solo l’acredine dei conservatori comunisti, contrari da sempre al suo riformismo socialista, ma anche dei liberisti più spinti, che volevano un cambiamento radicale e più veloce dell’orientamento governativo. Tra questi ultimi emerse la figura di Boris Elstin.
Elstin usa Gorbaciov e lo sputtana
Quando l’ala più conservatrice del Partito Comunista Sovietico fallì il colpo di stato dell’agosto 1991, il Presidente dell’Unione Sovietica, Michail Gorbaciov fu costretto politicamente e pubblicamente ad assumersi le responsabilità del disordine e si dimise dal partito.
Elstin, Il Partito Comunista fuori legge
Boris Elstin, invece, in qualità di Presidente della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, mise per decreto fuori legge il Partito Comunista Sovietico e nell’agosto del 1989 l’intera attività del partito a livello nazionale, ciò significa su tutto il territorio russo, fu sospesa dal Soviet Supremo dell’Urss, l’organo di controllo di maggior peso costituzionale in Unione Sovietica.
1992, Gorbaciov esce definitivamente di scena
Dopo di che, anche per Gorbaciov, venne il momento della sua fine politica: il 25 dicembre del 1991 rassegnò le dimissioni da Capo dello Stato dell’Unione Sovietica, mentre pochi giorni prima, i capi di stato di Russia, Ucraina e Bielorussia, sancivano la dissoluzione dell’Unione Sovietica con apposito trattato. Il 29 dicembre Gorbaciov andò via definitivamente dal Cremlino.
Incarichi onorai e simbolici
Dopo la travagliata esperienza governativa che portà alla fine dell’Unione Sovietica, Michail Gorbaciov, dedicò gli ultimi anni della sua vita a presidere fondazioni di ricerca in ambito sociale, economico e politico. Non solo, fu a capo del Partito Socialista Unito della Russia e dal 2004 espresse critiche pubbliche verso il Presidente Russo Vladimir Putin che, a seguito degli attacchi terroristici ceceni in Russia, si era auto assegnato il compito di nominare i governatori locali: Gorbaciov accusò Putin di “allontanarsi dalla via democratica”.
La morte
Michail Gorbaciov morì, a 91 anni, il 30 agosto 2022 al Central Clinical Hospital della Russia, in seguito a complicanze delle sue croniche malattie renali.
Gorbaciov e la Guerra in Ucraina
La morte di Michail Gorbaciov è avvenuta a pochi mesi dal 24 febbraio 2022, il giorno in cui la Russia ha iniziato una massiccia operazione di guerra nei confronti dell’Ucraina, responsabile secondo il suo presidente, Vladimir Putin di voler diventare l’avamposto Nato più vicino alla Russia.
Secondo alcuni storici Michail Gorbaciov viene ritenuto politicamente responsabile del disordine geopolitico nell’Europa orientale che ha portato all’aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina. Questo perché, dopo la fine del Patto di Varsavia e la Caduta del Muro di Berlino, non è stato in grado di assicurare con apposito trattato che la Nato inglobasse gli stati cuscinetto dell’Europa dell’Est così da garantire alla Russia la debita distanza geografica dallo storico nemico della Guerra Fredda.
Il Premio Nobel per la Pace
Michail Gorbaciov, il 15 ottobre 1990 è stato omaggiato a Stoccolma presso il Konserthuset, la “Sala dei concerti”, dal Comitato per il Nobel, del Premio Nobel per la Pace, con le seguenti motivazioni:
- Fine della Guerra Fredda – Michail Gorbaciov ha avuto “un ruolo guida nel processo di pace”, contribuendo in maniera chiara e netta ai cambiamenti nelle relazioni tra i due blocchi che si sono sfidati durante la cosiddetta Guerra Fredda ( 1947- 1991). La sua azione politica ha anche portato l’Unione Sovietica verso una “maggiore apertura contribuendo a promuovere la fiducia internazionale”.
- Libertà all’Europa Orientale – Con il fondamentale apporto della politica sovietica sotto la guida illuminata di Michail Gorbaciov è stato possibile ridare libertà agli Stati nazionali che erano entrati sotto l’orbita sovietica dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, come la Polonia, la Cecoslovacchia, l’Ungheria, la Romania, la Bulgaria e l’Albania.
- Freno agli armamenti – Con l’allentamento delle tensioni Usa-Urss e la fine della Guerra Fredda, è stato avviato un processo di riduzione degli armamenti più distruttivi in mano alle due grandi potenze, quelli nucleari a lunga gittata.