Una delle espressioni più note e caratterizzanti del pensiero gramsciano è senz’altro il concetto di “rivoluzione passiva” che il politico e intellettuale sardo coniò a cavallo della Prima e della Seconda Guerra Mondiale.
La rivoluzione passiva è il cambiamento graduale e non brusco o violento di un sistema economico, politico o sociale.
Questa “metodologia rivoluzionaria”si pone come via di mezzo tra la rivoluzione bolscevica, tipicamente violenta e burrascosa e la rivoluzione borghese (come ad esempio il Risorgimento italiano).
La prima porta a una sostituzione al potere della classe sociale attraverso metodi violenti coinvolgendo in prima persona le classi subalterne, la seconda porta invece solo a una apparente sostituzione al potere senza coinvolgere le classi subalterne.
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